Gas nervino… di un tipo sviluppato da bugiardi

FONTE PRESSENZA.COM

18.03.2018 Redazione Italia

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Gas nervino… di un tipo sviluppato da bugiardi
(Foto di Wikimedia Commons)

di Craig Murray, 16/3/18
L’articolo originale si trova qui

Ho appena ricevuto conferma da una fonte ben piazzata  nel FCO (Foreign and Commonwealth Office – il Ministero degli Esteri Inglese – NdT) che gli scienziati di Porton Down (la sede centrale dei laboratori militari inglesi – NdT) non sono in grado di stabilire se l’agente nervino (usato per l’attentato a Skripal – NdT) sia di fabbricazione russa, e sono irritati per le pressioni che hanno avuto di affermare il falso. Porton Down ha accettato solo la formulazione: “di un tipo sviluppato dalla Russia” dopo un incontro alquanto difficile in cui questa formulazione è stata concordata come compromesso. Si presume che i russi stessero ricercando, nel programma ‘Novichok’, una generazione di agenti nervini che potessero essere prodotti da precursori disponibili in commercio come insetticidi e fertilizzanti.
In tal senso questa sostanza (quella usata nel presunto attentato a Skripal – NdT) è un ‘Novichok’, è di quel tipo. Proprio come io sto scrivendo su un laptop ‘di un tipo sviluppato dagli Stati Uniti’, anche se questo qui è stato fatto in Cina.

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Facebook oscura Cambridge Analytica, ha usato dati per campagna Trump

Fonte Primaonline

Riccardo Luna sta indagando su chi in Italia ha usato i servizi dì Cambridge Analytica e dice di essere “vicino alla soluzione”. Intanto ha fatto interessanti ricostruzioni su vecchi e nuovi protagonisti degli studi delle
Dinamiche Comportamentali che hanno l’obiettivo di studiare il funzionamento dei comportamenti di massa e come manipolarli.
Pubblichiamo qui di seguito il pezzo di Riccardo Luna uscito sull’Agi, di cui è direttore.

Il 17 marzo  Facebook ha deciso di oscurare sulla sua piattaforma Cambridge Analytica , la società dati britannica che ha aiutato il presidente Donald Trump durante le elezioni del 2016. La decisione e’ stata presa dopo gli articoli pubblicati sul New York Times e sul Guardian che raccontano della piu grande fuga di dati nella storia di Facebook che ha permesso a  Cambridge Analytica di sviluppare tecniche che hanno costituito la base del suo lavoro sulla campagna presidenziale di Donald Trump nel 2016.

L’ARTICOLO PROSEGUE ALLA FONTE PRIMAONLINE

Rio: assassinata la consigliera che doveva monitorare l’intervento militare

fonte Pressenza.com

16.03.2018 Mariano Quiroga

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Rio: assassinata la consigliera che doveva monitorare l’intervento militare

 

Se l’assassinio di leader indigeni nell’Amazzonia brasiliana è direttamente collegato alla polizia, a Rio de Janeiro, uno Stato sotto intervento militare, l’assassinio della consigliera municipale Marielle Franco congela il sangue.

La dirigente del  PSOL (piccolo partito di sinistra particolarmente impegnato sui diritti umani, N.d.T.), 38 anni, stava lavorando nelle favelas e aveva denunciato l’escalation di violenza in quei territori, sostenendo che sarebbe diventata più complicata con l’intervento militare.

Nelle prime ore del mattino si sono moltiplicati gli appelli a manifestare l’indignazione per il crimine e denunciare il “genocidio nero” di cui è vittima la popolazione più povera del Brasile. Azioni di protesta sono previste anche a Belo Horizonte e San Paolo.

Franco era entrata nel Consiglio comunale di Rio alle elezioni del 2016 come quinto consigliere comunale più votato, con 46.000 voti. Le bande di narcotrafficanti e le milizie di vigilantes avevano ammazzato circa 20 candidati a sindaco o consigliere a Rio prima delle elezioni di quell’anno.

La città aveva vissuto un’escalation di corruzione e violenza legata all’organizzazione dei Mondiali di calcio e poi delle Olimpiadi. Questo è stato fatto con  il violento spostamento di interi quartieri poveri finalizzato alla liberazione di spazi commerciali per i ricchi e i vips.

Due settimane fa, Marielle Franco aveva assunto il ruolo di relatrice della commissione della Camera dei consiglieri di Rio, che doveva monitorare le azioni delle truppe incaricate dell’intervento militare decretato da Temer, una misura senza precedenti dal ritorno alla democrazia nel 1985.

“Le operazioni di polizia nelle favelas e nelle aree emarginate generalmente causano aumenti significativi di sparatorie e morti”, nota un rapporto di Amnesty International, che a sua volta elenca le uccisioni della polizia nelle favelas nel 2017.

Amnesty denuncia inoltre il sovraffollamento delle carceri, le loro condizioni “subumane” e una chiara discriminazione, poiché il 64% dei detenuti è di origine africana.

Marielle Franco aveva postato su Twitter un commento sull’omicidio di un giovane mentre usciva chiesa di Jacarezinho: “Quanti altri dovranno morire perché questa guerra finisca?”.

Traduzione dallo spagnolo: traduttori Pressenza

Mezzo miliardo di dollari per aggiornare gli F-35 già acquistati dall’Italia

FONTE MILEX.ORG

Articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano l’11 marzo 2018DI ENRICO PIOVESANA

Pochi giorni fa l’Aeronautica Militare ha annunciato con orgoglio l’entrata in servizio del primo F-35 tricolore. Peccato che il nuovo cacciabombardiere, pagato la bellezza di 150 milioni di euro, così com’è non serva praticamente a nulla: vola e basta. Almeno di non spendere altre decine di milioni per aggiornare il suo computer di bordo. Lo stesso discorso vale per tutti gli F-35 pre-serie comprati dall’Italia: dieci già consegnati e un paio in arrivo.

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“Gli economisti non sanno più contare”: intervista a Christian Marazzi

Dietro la modesta ripresa economica interrotta dal susseguirsi di flash crash dei mercati finanziari, si nasconde l’incapacità dei modelli economici dominanti di leggere la realtà. Sullo sfondo, la svolta autoritaria del neoliberismo

Dopo un lungo periodo di relativa stabilità dei mercati finanziari a inizio febbraio si sono manifestate delle nuove turbolenze. Sono state fornite diverse spiegazioni contrastanti sull’origine di questo flash crash. I più pessimisti parlano dell’inizio di una nuova ondata di crisi, altri dicono che è il risultato di una ‘eccesiva autonomia’ degli algoritmi che controllano oltre il 60% delle transazioni nelle borse mondiali e sono capaci di determinare vere e proprie profezie auto-avveranti, altri analisti invece – e questo è il dato più interessante – spiegano la volatilità dei mercati con la ripresa dei salari in Usa e con l’accordo salariale che l’IG Metal ha raggiunto in Germania. Ne abbiamo parlato con Christian Marazzi, economista, docente presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.

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“Inchiesta, ricerca, studio. Dalla ruota del criceto si può uscire”. Intervento di Gianni Marchetto

E adesso, che si fa? Aspettiamo il prossimo giro: tanto una volta l’anno si va a votare. A Venaria per avere 1 consigliere, 2 se ci va di culo…
Avete in mente un criceto. È un animaletto grazioso ma (forse) anche un po’ stupidello. Mettetelo all’interno di un “girello” e lui correrà come un matto, pur rimanendo sempre nello stesso posto.
A me sembra che la sedicente sinistra radicale sia un po’ come il criceto nel girello. Corre sempre (ad ogni appuntamento elettorale) ed è sempre ferma, inchiodata lì sul 3%, e questo da quel dì: dal 2008 (Lista Arcobaleno).
Essendo però affare di umani si potrebbe declinare tale comportamento utilizzando alcune categorie che ci può prestare la psicanalisi: “la coazione a ripetere”.
Epperò: essendo degli umani provvisti di cervello, memoria, cultura potremmo decidere di uscire fuori dal “girello” e guardarsi intorno per guardare alle cose, agli uomini e ai loro modelli culturali (accorgendosi che se non è già cambiato, questo mondo sta’ cambiando) e non avere sempre la “fissa” di riempire la testa dei nostri interlocutori delle nostre idee, quasi che queste teste siano delle “vasche vuote” in attesa di essere riempite con il nostro verbo di “sapienti”. Non è così. Le teste sono piene, magari di cazzate, ma occorre farci i conti con un salutare “corpo a corpo”.
Sapendo che (forse) la democrazia rappresentativa ha “esaurito la sua spinta propulsiva” dopo essere stata per un secolo un formidabile ascensore sociale specie per le classi meno abbienti. Può essere questo uno degli effetti della “globalizzazione” che ha messo in mano a tecnici e burocrati le sorti di milioni e milioni di persone il cui destino almeno nel breve periodo è di essere governati dai “piloti automatici” e/o da gabellieri eletti/nominati (gli attuali rappresentanti nei vari gradi delle assemblee elettive). Tutta gente che manco sappiamo dove abitano, dove non sappiamo più dove sono le loro finestre a cui lanciare le nostre sassate.

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Paura e povertà: l’Italia del dopo-voto

ARTICOLO TRATTO DA EDDIBURG

di Mario Pianta

La mappa dell’Italia che ha votato ritrae soprattutto due fenomeni: paura e povertà. Il centro-nord (Lazio compreso) si è affidato a un nuovo Centrodestra a egemonia leghista: nel nord della Lombardia e del Veneto è oltre il 50%, con la Lega che arriva a punte tra il 33 e il 38% nelle sue zone di insediamento tradizionale; nel Piemonte lontano da Torino il Centrodestra è vicino al 50%, con la Lega meno forte; nel resto del Nord è quasi ovunque oltre il 40%; in Emilia, Toscana e Umbria la percentuale è oltre il 35%; nel Lazio che esclude Roma è al 40%.

Il centro-sud (Marche comprese) vede dilagare i Cinque stelle: sfiorano il 50% in Sicilia e nel nord della Campania, sono oltre il 40% in Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Sardegna. Più articolata è solo la fotografia dei collegi uninominali delle grandi città. Il Centrodestra ha vittorie in collegi a Torino, Milano, Venezia, Palermo. I Cinque stelle conquistano alcuni collegi a Torino, Genova, Palermo, Roma e hanno Napoli. Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma lasciano qualche circoscrizione al Pd.

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Tim Berners-Lee: servono regole per impedire che la Rete diventi un’arma

FONTE PRIMA COMUNICAZIONE
13/03/2018 | 10:54

 

 

 

C’è troppo potere nelle mani di Google e Facebook, il web si può trasformare in “un’arma”, serve “un intervento giuridico e normativo”. E’ questo il messaggio contenuto in una lettera aperta dal papà del World Wide Web Tim Berners Lee pubblicata dal Guardian in occasione del ventinovesimo compleanno della sua creatura.

“E’ un anno importante perché per la prima volta più della metà della popolazione mondiale è connessa” ha scritto Berners Lee, riflettendo sul fatto che “il web di qualche anno fa non è quello che i nuovi utenti trovano oggi” poiché all’inizio c’era “ricca selezione di blog e siti”, ora “compressa sotto il grande peso di poche piattaforme dominanti”.

Una concentrazione che permette a poche società “di controllare quali idee e opinioni vengono viste e condivise” e di “trasformare il web in un’arma”.

“Le società lo sanno e stanno mettendo in campo sforzi per risolvere il problema”, ha spiegato il professore del Mit, sottolineando che la soluzione non può venire però dalle stesse aziende che cercano di massimizzare i loro profitti e che i tempi sono maturi per “un intervento normativo e giuridico”.

Infine, una riflessione sulla concentrazione di potere anche nell’innovazione e nell’evoluzione delle tecnologie, poiché “le piattaforme dominanti” avendo mezzi per acquisire startup e i migliori talenti creano “barriere per i concorrenti”.

Di questo passo, ha concluso, “i prossimi 20 anni saranno molto meno innovativi degli ultimi 20”.

Sergio Caserta: Sinistra anno zero. Dalla disfatta identitaria all’inizio di un dialogo per il futuro

FONTE INCHIESTAONLINE.IT

 

Diffondiamo da il manifesto bologna in rete del 9 maarzo 2018

La Waterloo elettorale del 4 marzo che ha travolto la sinistra italiana nel suo insieme apre la strada a scenari politici inediti e inquietanti. Per la prima volta dal dopoguerra non esiste in parlamento e nemmeno nel Paese una forza politica dichiaratamente di sinistra, in grado di esprimere alcuna rilevante influenza sulle scelte fondamentali. Gramsci coniò il termine “egemonia” per indicare quel processo fatto di lotta e di cultura che doveva portare “l’intellettuale collettivo” ovvero il Partito alla presa del potere.

Oggi assistiamo al suo opposto, alla disfatta identitaria: quel che ha smarrito la sinistra in capacità d’interpretazione e rappresentazione della realtà è perfino peggio dei milioni di voti persi. La sconfitta viene da lontano e non riguarda solo l’Italia, ma l’intera Europa e il mondo occidentale, nel nostro Paese però ha assunto i caratteri di una ritirata generale: la sinistra è prima scomparsa dai luoghi di lavoro, poi da quelli di cultura, dai suoi insediamenti tradizionali, dalle vecchie e nuove periferie, si è trincerata nei talk show e nei salotti della borghesia e della finanza fintanto che la finzione ha retto, ora il re è nudo e non c’è alibi che tenga.

I risultati elettorali suonano come una campana a morto, senza differenze nemmeno tra cosiddetti moderati e radicali. Il PD che non si definiva nemmeno più di sinistra, si riduce a giocare come terzo in parlamento tra M5S e Coalizione di destra, dovendo obtorto collo ingoiare, Renzi o non Renzi, il boccone amaro di reggere con i suoi voti per responsabilità verso il Paese il raggruppamento cui verrà conferito l’incarico di governo, pena elezioni anticipate.

Come paiono lontani i giorni dell’avvento del ragazzo di Firenze che doveva rottamare tutto il vecchio della politica a sinistra: come l’apprendista stregone, fagocitato dalla sua bramosia di potere, ha distrutto l’intera impalcatura su cui era poggiato e sopra di lui ora sono solo rovine.

Le altre compagini di sinistra animate dell’intento di costruire un’alternativa sono state bocciate dalle urne perché risultanti poco credibili, di fronte alla vera fame di cambiamento dell’elettorato, cosicché delle falangi in lotta non resta che un cumulo di macerie fumanti. Ora si tratta di compiere se possibile, chi ne avrà la capacità(?), un’approfondita analisi dei fatti, vestirsi dei panni autentici dell’umiltà e ricominciare se ci sarà la dignità, a lavorare veramente dal basso per ricostruire una tram.

Sembra impossibile perché un vuoto abnorme s’è aperto davanti alla sinistra, il vuoto della mancanza assoluta di riferimenti sociali, prima ancora che politici. Occorrerebbero dei Francesco, inteso come il papa, che riescano a riaprire un dialogo autentico, che vadano a vivere vicino dove la gente soffre e a occuparsi di loro, e poi studiare, cercare di capire cosa sta accadendo nel mondo per impossessarsi di un linguaggio autentico che non può essere più quello semplicisticamente mutuato dai social network con cui ha pensato di abbindolare il Paese l’autocrate fiorentino.

Insomma è sinistra anno zero, come il titolo dell’incontro promosso dal manifesto in rete a Bologna, lunedì 12 marzo al centro sociale Giorgio Costa, alle 20.45, con la partecipazione di Nadia Urbinati, eminente politologa e altri compagni per un primo confronto a più voci sul presente e sui difficili scenari del futuro.

Grèves sans précédent dans les universités britanniques : les retraites ne sont que la partie émergée de l’iceberg

FONTE EQUALTIMES.ORG

 

Pendant 14 jours répartis sur quatre semaines de février à mars, de nombreuses universités parmi les plus prestigieuses du Royaume-Uni sont au point mort à cause de la grève organisée par les professeurs pour protester un nouveau régime de retraite qui réduirait leurs pensions de 10.000 livres sterling (11.200 euros ou 13.900 dollars US) par an.

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I neonazisti tedeschi alla conquista dei lavoratori

fonte fiom.cgil.it

Guido Reil è un minatore come suo padre e suo nonno prima di lui. E’ entrato nel sindacato a 18 anni e nel partito socialdemocratico a 20. Parlatore rapido, è stato rappresentante sindacale da più di 10 anni. Ma due anni fa, dopo l’arrivo in Germania di centinaia di migliaia di rifugiati, Reil ha scelto il partito di strema destra Alternativa per la Germania. Partecipando per la prima volta come candidato alle elezioni del suo distretto nel maggio scorso, il partito ha ottenuto il 20% dei voti e socialdemocratici sono scivolati di 16 punti percentuali rispetto alle elezioni precedenti. “Quelli sono i miei ex compagni” ha detto Reil. Sono venuti con me”.
Come fa un partito di estrema destra ad attirare elettori dal mondo del lavoro, un bastione tradizionale della sinistra? La domanda non è accademica. Va direttamente al cuore della emergente minaccia che AfD rappresenta per l’establishment politico tedesco, compresa la cancelliera Angela Merkel.

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Altri due U-212 per la Marina e 20 droni P2HH per l’Aeronautica per 1,8 miliardi di Euro

Ancora miliardi spesi per sistemi d’arma .

Fonte Milex.org

A inizio febbraio il ministro della Difesa uscente Roberta Pinotti – ricandidata in Liguria – ha annunciato davanti agli operai del cantiere navale Fincantieri di Riva Trigoso una nuova commessa per altri due sommergibili U-212 del valore di un miliardo di euro.
Un annuncio sorprendente, dato che questa decisione non è mai stata sottoposta al parere del Parlamento, all’oscuro della decisione della Marina Militare di acquistare altri due battelli sottomarini oltre ai quattro già autorizzati dalle Camere (la prima coppia nel 1995 e altri due nel 2008). Non risponde dunque al vero quanto dichiarato dalla Pinotti: “Il programma prevedeva sei sommergibili, quattro li abbiamo già consegnati, due li abbiamo deliberati nel bilancio 2018”. Nessuno ha mai deliberato l’acquisto della terza coppia. Il riferimento al bilancio 2018 indica solo il rifinanziamento da 36 miliardi del fondo investimenti quindicennale destinato alle opere pubbliche (rete ferroviaria, prevenzione antisismica, dissesto idrogeologico, edilizia scolastica e sanitaria, riqualificazione periferie, ecc.) di cui la Difesa aspira ad accaparrarsi almeno 7 miliardi, oltre ai 13 già incassati l’anno scorso (8 per nuovi armamenti). La ripartizione del fondo deve essere decretata dal presidente del consiglio Gentiloni prima delle elezioni. L’acquisto dei due nuovi sommergibili (in versione potenziata per missioni a lunghissimo raggio) prosegue l’ambizioso programma di rinnovamento della flotta da guerra italiana avviato nel 2014 con la Legge Navale (5,4 miliardi di commesse) con cui la Pinotti ha rilanciato il gruppo industriale pubblico, come ha ricordato con riconoscenza l’ad Giuseppe Bono: “Senza la Legge navale Fincantieri non avrebbe potuto quotarsi in Borsa. Voglio ringraziare il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, per la vicinanza che ci ha dimostrato e che speriamo possa continuare a garantirci anche in futuro”.
Pochi giorni fa il ministro uscente Pinotti ha sottoposto al dissolto Parlamento un decreto ministeriale per ottenere entro fine marzo il via libera delle commissioni competenti all’acquisto da parte dell’Aeronautica Militare di venti droni P2HH della Piaggio Aerospace per 766 milioni di euro, cifra che comprende dieci stazioni terrestri di comando oltre al sostegno logistico (qui il documento presentato dalla Difesa). Una commessa che consentirà all’azienda aeronautica di Villanova di Albenga (dal 2014 di proprietà degli Emirati Arabi) di evitare il fallimento (è in perdita di 247 milioni con debiti per 336 milioni) e il licenziamento di 1.300 dipendenti. L’operazione, da finanziare anche in questo caso con le risorse del già citato fondo investimenti, non risponde evidentemente a esigenze strategiche di difesa nazionale (l’Aeronautica possiede già 7 droni ricognitori Predator appena aggiornati e 6 droni armati Reaper) bensì a logiche di sostegno all’industria, anche in chiave di “prospettive di export” che, si legge nel decreto firmato Pinotti, sono “legate principalmente al ritorno di immagine conseguente all’impiego dei mezzi in attività dal forte impatto mediatico sia in territorio nazionale che all’estero”. Difficile distinguere tra campagna elettorale e campagna commerciale.

Argentina : Una foto de la violencia de género

 
Fonte Pagina12
El organismo encargado de las estadísticas presentó el Registro Unico de Casos de Violencia contra las Mujeres. Fue armado a partir de situaciones reportadas por más de 260.000 mujeres y contiene información útil para el desarrollo de políticas de Estado.
Imagen: AFP

 

Más de 260.000 mujeres reportaron situaciones de violencia de género entre el 2013 y el 2017. Los datos surgen de un registro de violencia de género abierto y difundido ayer por el Indec. Se denomina Rucvm (Registro Unico de Casos de Violencia contra las Mujeres) y es el primero que habilita datos duros para ser utilizados por políticas de Estado.

La data que recibe el Indec llega desde diversos niveles de organismos estatales, de diferentes áreas además (salud, seguridad, justicia, municipal, provincial, nacional), que a su vez reciben la información en forma directa de parte de las propias víctimas de violencia de género, o en forma indirecta, a través de la data recibida en investigaciones. En ningún caso se abren los datos personales de las denunciantes y víctimas.

Los recibidos para incorporar al Rucvm no pueden ser utilizados para hacer proyecciones y calcular cifras totales, ya que no son homogéneos: cada jurisdicción tiene sus particularidades; no todas las jurisdicciones envían data de todos los niveles; hay provincias que aportan más data de municipalidades que otras; las denunciantes tampoco vuelcan información homogénea. Los datos sirven para lo que dicen que son. Su articulación o la información que provea deberá servir para elaborar políticas de Estado.

Entre la información provista, el Rucvm informa que el 71,3 por ciento de los casos de violencia de género corresponden a quienes pidieron asesoramiento, orientación y asistencia en organismos públicos.

Luego están las denuncias judiciales (16,9 por ciento) y, en proporciones menores, las presentaciones policiales y consultas realizadas para la atención de la salud de las víctimas, las que suman estos dos últimos rubros, el 5 por ciento de los casos.

Il nemico interno/2 (articolo ripreso da Carmillaonline)

di Alexik

Prison Break Project, Costruire evasioni. Sguardi e saperi contro il diritto penale del nemico, Edizioni Bepress, 2017, pp. 277.

A volte si incontrano dei libri necessari.
Costruire evasioni. Sguardi e saperi contro il diritto penale del nemico, è sicuramente uno di questi.
E’ un libro necessario perché finalmente qualcuno – un collettivo di ricercatori precari – si è assunto l’onere di fare il punto, in una prospettiva sia storica che attuale, sull’insieme dei dispositivi repressivi elaborati negli anni dai poteri costituiti contro i movimenti conflittuali.
E’ un libro necessario perché indaga la repressione nella sua complessità: non solo come strumento giudiziario e poliziesco, ma come frutto di ‘una deliberata scelta politica che coinvolge governanti, politici, magistrati, funzionari di polizia, giornalisti e cittadini democratici’.

Uno scontro che non utilizza solo gli armigeri, ma si gioca anche sul terreno dell’immaginario attraverso una narrazione della realtà che rende l’azione poliziesca e giudiziaria accettabile, auspicabile, desiderabile da parte di un’opinione pubblica appositamente costruita.

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Milagro Sala protesta per l’aumento delle tariffe sanitarie in Argentina

04.03.2018 Mariano Quiroga

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Milagro Sala protesta per  l’aumento delle tariffe sanitarie in Argentina

 

Dalla detenzione arbitraria che dura già da 775 giorni, tradottasi ora in arresti domiciliari, Milagro Sala ha effettuato un’intervista a radio La Patriada, in cui ha criticato la decisione del governatore Gerardo Morales di aumentare le tariffe delle cure mediche per gli stranieri a Jujuy, provincia che governa al confine con la Bolivia.

Il governo nazionale è giunto a sostenere la proposta del viceré dell’altopiano, mentre la dirigente sociale e leader dell’organizzazione Tupac Amaru ha ricordato le dichiarazioni di Morales quando diceva “di discendere da boliviani” per ottenere voti e ha segnalato Jujuy come “il laboratorio di tutto il macabro che vogliono fare in Argentina”.

“Mi dispiace moltissimo, poiché tutti discendiamo da stranieri; io sostengo un progetto più ampio: una sanità gratuita per tutti”, ha dichiarato Sala senza riserve.
La deputata del Palasur resta nella casa che doveva essere un centro di riabilitazione per soggetti diversamente abili e vive “circondata da 26 gendarmi”.
“Molti italiani e spagnoli sono proprietari di parte della terra, mentre i boliviani si trovano in fattorie a lavorare in nero. È come se il progetto avesse avuto luogo contro i boliviani”, ha segnalato la dirigente, in merito alla doppia morale che impera presso i governanti argentini.
“La sanità e l’istruzione devono essere per tutti, senza eccezione alcuna”, ha chiarito, per poi ritenere che, in caso di cure sanitarie verso gli stranieri, è necessario riformare la Costituzione argentina che assicura tale diritto a tutti coloro che ne calpestano il suolo.
Negli ultimi giorni, il dibattito xenofobo si è nuovamente introdotto nei mass media, cercando di nascondere il crescente malessere esistente nei confronti del presidente Mauricio Macri, che inizia ad essere contestato in ogni evento di aggregazione sociale: da quelli di carattere sportivo, musicale o nelle manifestazioni di strada.

Traduzione dallo spagnolo di Cristina Quattrone

Le calvaire des réfugiés coincés dans les Balkans

fonte Equaltime

Le calvaire des réfugiés coincés dans les Balkans

NEWS

(Julia Druelle)

Une des choses les plus précieuses que Feitas Moussa possède est son incisive. Ce jeune Libyen de 29 ans la garde dans sa poche, soigneusement enveloppée dans un mouchoir. « Ils m’ont jeté par terre et m’ont roué de coups de pied », raconte Feitas à Equal Times en montrant une photo de son visage ensanglanté, prise juste après l’agression.

Eux, c’est la police des frontières croate. Les coups sont arrivés quand les policiers ont surpris un groupe de réfugiés – parmi lesquels se trouvait Feitas – lors du passage illégal de la frontière serbo-croate. « C’était violent », se rappelle Ahmad Arabaout d’Algérie, qui était avec Feitas cette nuit-là. Il s’en est sorti avec une coupure sur la joue droite.

Alors que les réfugiés avaient déjà pénétré sur le territoire croate, la police les a renvoyés en Serbie. Feitas et Ahmad se sont ensuite retrouvés à Šid, une petite ville endormie de 16.000 habitants dans la campagne serbe.

Si parmi les quelque 150 personnes qui se trouvent aujourd’hui à Šid il y en a qui sont là depuis des mois, voire un an, ce n’est pas parce que la volonté de partir leur manque. Même si la route des Balkans est officiellement fermée depuis la mise en place de l’accord entre l’Union européenne et la Turquie, en mars 2016, nombreux sont ceux qui, comme Feitas et Ahmad, essaient toujours de rejoindre l’Europe.

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Noi stiamo con Lavinia Flavia

 

FONTE EFFIMERA 

 

Questo appello esce in contemporanea su Euronomade.

A Torino, pochi giorni fa, la polizia ha pesantemente caricato con gli idranti una manifestazione antifascista. Alcune riprese video hanno inquadrato un’insegnante che gridava davanti alle forze dell’ordine: la sua immagine, accortamente selezionata e decontestualizzata, è stata catapultata nello spazio virtuale, fatta oggetto di insulti, incitamento alla gogna e strumentalizzazioni politico-elettoralistiche, nonché di sanzioni disciplinari e forse penali in via di definizione.

L’obiettivo politico, alle soglie di una vigilia elettorale esasperata e imbarbarita, è fin troppo semplice: provare a neutralizzare quell’ampio spazio di mobilitazioni democratiche che, lontane dall’ostruzionismo governativo nei confronti del corteo di Macerata e dalle retoriche false e liturgiche che l’hanno seguito, hanno dato nuova vitalità all’antifascismo non istituzionale come pratica concreta dell’antirazzismo e dell’antisessismo grazie in primo luogo al nuovo protagonismo delle soggettività dei migranti e delle donne.

La campagna di linciaggio massmediatico dell’insegnante e le successive puntuali dichiarazioni di diversi esponenti politici sono perfettamente connesse con le recenti politiche basate sull’ossessione per la sicurezza e il decoro, di cui è espressione emblematica il Decreto Minniti: che ha puntellato le città di dispositivi normativi funzionali al controllo e alla repressione delle condizioni di vita più disagiate e dei comportamenti sociali giudicati non conformi, lasciando spazio alle più sfacciate espressioni dell’estremismo di centro-destra (con tutta evidenza indisponibile ad “abbassare i toni” di odio ringhioso nei confronti dei capri espiatori da sacrificare alla crescente sofferenza sociale prodotta da una crisi economica e finanziaria senza credibili vie d’uscita).

Così, il marginale episodio di intemperanza verbale contro il dispositivo di polizia schierato a difesa dell’assembramento di un piccolo gruppo di nazifascisti (peraltro, vietato  dalla – disapplicata – legge penale 645/1952 e dalla Costituzione) è stato immediatamente amplificato e  interpretato all’interno di una logica e di una retorica sessiste che tendono a promuovere un’idea docile e normalizzata delle donne nello spazio pubblico. E a propugnare il disciplinamento della professione di insegnante con l’intento non tanto sottaciuto di conformare il ruolo della cultura e della scuola pubblica ai nefasti principi totalitari dello “stato etico”, restituendo un’immagine tutta ideologica del corpo insegnante da assoggettare a controllo “morale” anche fuori dal suo contesto professionale e lavorativo, in quanto suddito della legalità vigente e di uno Stato che lo vuole svincolato da ogni definizione contrattuale del suo lavoro. Il compito delle e degli insegnanti dovrebbe avere perciò sempre meno a che fare con la formazione culturale e la costruzione di una cittadinanza attiva e ridursi al dovere di vigilanza sulla riproduzione della futura forza-lavoro, da addomesticare alla precarietà e al ricatto dettati dalla gestione neoliberale della crisi economica.

Perciò siamo convinti che in questo momento sia necessario denunciare con forza le retoriche e le  politiche che stanno producendo indagini penali e sanzioni disciplinari, e lanciamo questo appello di solidarietà per Lavinia Flavia Cassaro con la convinzione che il suo caso sia paradigmatico di un attacco alla libertà di tutte e tutti e alla democrazia. Chiediamo pertanto, alle istituzione scolastiche che stanno procedendo contro Lavinia, di sospendere tali iniziative in quanto lesive della sua dignità e dei suoi diritti, riconoscendo che il ruolo di insegnanti non può essere ridotto a quello di chierici moralizzatori, né venire sottoposto alle necessità della propaganda elettorale, del controllo politico e degli inconfessabili interessi cui accetta di assoggettarsi il sistema dei media.

Bruno Giorgini: Bologna. Il democristiano Casini contro il riformista Errani

 

 

Nella notte in cui il PD affonda, Renzi è riuscito nel capolavoro di portare alla vittoria Pier Ferdinando Casini, democristiano DOC, contro Vasco Errani purosangue del riformismo emiliano. Casini che si è fatto fotografare in una casa del popolo avendo alle spalle le foto di Togliatti, Di Vittorio, Gramsci, Matteotti e al collo la sciarpa del Bologna: si potrebbe dire uno che ha la faccia come il c…ma nonostante il tetragono popolo del PD bolognese ha obbedito, votando come da ordini superiori Casini primo con oltre il 30%.

Errani invece cha a pieno titolo incarnava una continuità di buon governo attento anche alle classi subalterne, seppure sempre più tenue passando gli anni, si è fermato sotto il 10%.

Nel mezzo tra Errani e Casini si collocano la candidata del centrodestra Elisabetta Brunelli al 28%, e quella dei cinque stelle Michela Montevecchi attorno al 25%. Come dire: la ciliegina sulla torta. Forse i dirigenti del PD non se ne sono accorti ma c’è una paradossale perversione e una oscuratezza della ragione nella scelta di Casini come alfiere del riformismo nel corso del tempo prima socialista e comunista, quindi democratico, intessuto di cooperative, case del popolo, camere del lavoro, sindacati, movimenti più o meno di massa cui Pier Ferdinando è del tutto estraneo se non spesso ostile come qualunque bolognese sa e ricorda.

Questa scelta certifica in modo simbolico e insieme eclatante la vera e propria mutazione genetica del PD ormai compiuta che ha sciolto qualunque, sia pur vago, legame con le classi subalterne, per diventare compiutamente un partito coerente con gli interessi delle classi dominanti nella forma che già fu propria della Democrazia Cristiana. Soltanto che i modi dell’organizzazione capitalista sono nel frattempo cambiati in profondità e del PD per quanto succube alle logiche del mercato non sembra esserci gran bisogno per il governo in funzione del profitto.

Non a caso nell’intera Emilia Romagna collegio dopo collegio i candidati del PD sono in bilico o perdono, anche pezzi da novanta come il ministro Franceschini a Ferrara sconfitto dall’illustre sconosciuta Maura Tomasi candidata dal centrodestra. Lo stesso accade a Rimini o a Piacenza, e complessivamente in tutta l’Emilia il centrodestra ottiene più voti del centrosinistra, con la Lega che ovunque supera Forza Italia arrivando attorno al 20%. Un risultato ben oltre le previsioni di tutti gli osservatori. Insomma tra le tante cose che queste elezioni hanno fatto emergere, c’è anche la scomparsa dell’Emilia rossa, per circa un secolo o giù di lì fiore all’occhiello del riformismo progressista.

Se questo segni l’interruzione più o meno lunga oppure la fine di questa forma politica, è difficile dire. Certamente se ancora una dimensione di sinistra si vuole costruire nella società, ebbene bisognerà pensare un nuovo inizio, ricominciando da zero, nè più nè meno. Perchè come nel corso della notte ha detto una amica commentando i dati, “questa penso è una delle sconfitte più grandi che le menti più illuminate potessero darsi”.

La Difesa della Razza

di Alessandra Daniele

“La percezione del problema immigrazione è dieci volte superiore ai dati reali”.
Alessandra Ghisleri, sondaggista
“Chi controlla la percezione della realtà, controlla la realtà”. Philip K. Dick

Si stava parlando un po’ troppo di tasse, argomento sul quale gli italiani sembrano giustamente non credere più a nessuna delle iperboliche promesse dei cazzari.
La strage razzista tentata dal suprematista marchigiano ha riportato la campagna elettorale sul terreno più congeniale alle tre destre in corsa: la caccia al capro espiatorio, i migranti.
Il PD ha rivendicato i successi della Dottrina Minniti, cioè dell’efficienza dei campi di concentramento libici, mentre lo stesso Minniti minacciava di vietare le manifestazioni antifasciste.
In tema di disprezzo dei diritti umani Erdogan non ha molto da insegnargli.
Berlusconi ha promesso l’espulsione di 600.000 clandestini che in Italia non ci sono, anche a costo di espellere qualcuno sei volte di seguito.
Di Maio ha cercato di scavalcarlo a destra chiamandolo “Traditore della Patria”.
Nessuna delle accuse adoperate l’anno scorso anche dal M5S per cacciare dal Mediterraneo le ONG che salvavano vite umane è stata provata.
Di Maio negava d’aver usato la definizione “Taxi del Mediterraneo”, nonostante ci fossero le prove audio. Adesso probabilmente tornerà a rivendicarla.
Ci tiene a dimostrare che è pronto a rappresentare l’Italia.

Sappiamo benissimo che se Pamela Mastropietro fosse stata vittima d’un italiano, a nessuno sciacallo sarebbe fregato niente di lei.

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Le voci dei lavoratori traditi dalla sinistra

FONTE AREA7.CH

Le voci dei lavoratori traditi dalla sinistra 

di  Loris Campetti

È stato un viaggio istruttivo quello che a 50 anni dal “biennio rosso” ’68-’69 mi ha portato attraverso il Nord Italia, con tappe nelle storiche cattedrali del lavoro e nei nuovi luoghi dello sfruttamento. Ho incontrato operai, impiegati, tecnici, facchini, ciclofattorini, vecchi e giovani che mi hanno aiutato a trovare le prime risposte alle domande che mi avevano spinto a mettermi in viaggio:

1) Che resta della cultura operaia della solidarietà, della lotta per i diritti e di quell’idea antica che liberando se stessa la “classe” avrebbe liberato l’intera società?

2) Come è successo che i fari della sinistra accesi da mezzo secolo, alimentati dalla presenza operaia, si siano spenti e città come Torino, Monfalcone, Sesto San Giovanni, Genova, La Spezia, Livorno passassero alla destra, o ai 5 stelle?

3) Che effetto ha avuto nella soggettività e nei rapporti di potere l’alzo zero sulla legislazione del lavoro (allungamento dell’età lavorativa, massacro dello Statuto, jobs act e precarizzazione di massa)?

Con parole, esempi ed esperienze differenti, figure professionali diverse in aziende in crisi o floride hanno risposto quasi all’unisono. Risposte dolorose, di cui deve tener conto chi ha a cuore la sinistra e, dunque, sorte e ruolo di quella che fu la classe operaia. Gli intervistati ribaltano il luogo comune per cui gli operai avrebbero tradito la sinistra: “È vero il contrario”. Più che di tradimento parliamo di mutamento genetico, dentro una spettacolare eterogenesi dei fini. I lavoratori sono stati sostituiti nelle agende del centrosinistra dai consumatori; le loro forme storiche di rappresentanza, i sindacati, sono entrate nel mirino di Matteo Renzi (“è più utile Marchionne che la Cgil agli operai”); sulla base della bufala per cui i figli non avrebbero lavoro e diritti perché i padri ne hanno troppi e i “privilegi” (cioè i diritti) degli uni penalizzerebbero gli altri, s’è scatenata una guerra tra poveri che trasforma la lotta di classe tra il basso e l’alto in una lotta di classe orizzontale.

Ed ecco le conseguenze: “Renzi ha fatto contro di noi quel che non era riuscito neanche a Berlusconi? Non avrà più il nostro voto”. C’è chi (a Torino) racconta di aver scelto l’M5S come scopa per spazzar via Renzi e Fassino; qualcuno è passato in campo avverso (Salvini) ma, soprattutto, i lavoratori manifestano rabbia e distanza dalla politica (“sono tutti ladri”) disertando in massa le urne. A Monfalcone, grazie al crollo dei votanti ha vinto la Lega nonostante la destra abbia preso meno voti che alle elezioni precedenti in cui aveva perso. Qui la ex sindaca Pd ha accettato una mancia da Fincantieri per ritirare la costituzione di parte civile al processo sull’amianto.

Nella solitudine, il rischio che la solidarietà lasci il campo all’individualismo è forte e percepito dai delegati. Il nemico non è più chi sta sopra – il capo, il padrone – bensì chi sta sotto: l’immigrato che accetta i lavori e le condizioni peggiori, mentre le fabbriche, i cantieri, la logistica diventano una giungla sferzata dal dumping sociale. E nei nuovi lavori dove non c’è il sindacato, ognuno è solo di fronte al padrone. La crisi iniziata 10 anni fa ha frantumato il lavoro e fatto strame dei diritti, imponendo livelli di sfruttamento che retrocedono l’industria 4.0 e la logistica alle forme della prima rivoluzione industriale. Renzi, Gentiloni e l’intero Pd si scandalizzano se Amazon infila i braccialetti elettronici ai polsi dei suoi facchini per aumentare la produttività: ma chi è stato, se non loro, a cancellare nel 2015 con l’art.18 anche l’art.4 dello Statuto che vietava il controllo a distanza dei lavoratori?

Il libro nato dalla nostra inchiesta nella sofferenza operaia può aiutare a capire i processi in atto e a cercare gli antidoti necessari a fermare il riflusso. E forse persino a prevedere l’esito delle elezioni del 4 marzo.

Eccovi alcuni stralci significativi delle testimonianze contenute nel libro:

“La sinistra è una destra camuffata”

Daniela, operaia: “Sinistra? Quale sinistra? Io vedo solo una destra camuffata che ci ha rifilato le peggiori leggi sul lavoro. Una porcheria come il jobs act non ce l’aspettavamo dal Pd”.

Christian:“O si ricostruisce una sinistra degna di questo nome o non ci sarà futuro”. Matteo Renzi?: “Quelli come noi ce l’hanno con il Pd che non è più di sinistra, chi è a destra o sta con Grillo o crede che Renzi sia di sinistra perciò lo odia. Sia Grillo che Salvini hanno presa in fabbrica quando dicono: ‘Sono tutti ladri’”.

Beretta, Gardone Val Trompia

“Di politica neanche parlo”

Giunone, operaia, architetta e pugile: “In Luxottica non c’è conflitto. Domina l’individualismo, i dipendenti fissi se ne fottono di noi precari. Appena posso me ne vado, prima di diventare parte di questo sistema. Qui trovi intere famiglie al lavoro, il padre e il figlio, mentre il nipote vuole crescere in fretta per timbrare anche lui il cartellino. Come somministrata sono trattata peggio, il premio di produzione invece di 2.000 è di 800 euro ed è legato alla presenza, cioè non posso ammalarmi. Di politica neanche parlo, per non farmi il sangue amaro. Sull’immigrazione senti le solite litanie alla Salvini”.
Germano: “Persino gli operai romeni scimmiottano i bellunesi dicendo ‘vogliamo essere padroni a casa nostra’. Per gli operai i governi Pd non hanno fatto nulla di buono. Parafrasando il modo di dire dei greci verso gli italiani: Renzi-Berlusconi, una faccia una razza”.

Luxottica, Belluno

“Sul lavoro, nessuna differenza tra destra e Pd”

Guido Mora, segretario Cgil: “Nell’edilizia, le coop si sono trasformate in immobiliari: progettano, appaltano la produzione e commercializzano. È la nemesi di una storia secolare nata per garantire occupazione e tutelare bi lavoratori. Le cooperative non hanno più muratori e scimmiottano il modello privato, i dirigenti sono bocconiani”.

Vanni, socio operaio: “Io sono cresciuto dentro un modello che non c’è più. Non mi sono mai sentito padrone, faticavo con l’obiettivo di costruire lavoro futuro per i più giovani. Quando al centro, invece, vengono messi i soldi, cominci a pensare ‘ci metto i soldi e dunque sono padrone’. Oltre al capitalismo privato persino la malavita si è infilata. Parte di noi sta con il Pd fingendo che sia ancora il Pci ma molti sono disillusi. Alcuni stanno con il M5S che urla più forte, ma a prevalere è il non voto. Ora come ora annullerei la scheda. Mai voterei a destra”.

Caterina, facchina nella logistica: “Ci rompiamo presto con problemi alle spalle e alla schiena. Nessuno di noi sognava di fare il facchino, a fine giornata sei a pezzi, neppure il tg hai voglia di vedere, e la politica è sempre più lontana. E poi, sul lavoro non ci sono più differenze tra destra e Pd”.

Cooperative di Reggio Emilia

“Per fortuna c’è la Fiom”

Gustavo, argentino, operaio: “Cresce la paura per la concorrenza dell’Est, l’azienda vuole tagliarci salari, pause e aumentare i ritmi; ha fatto fuori i lavoratori non idonei, vogliono solo stalloni in officina e minacciano di trasferirsi in Polonia. Per fortuna c’è la Fiom, qui gli scioperi riescono”.

Trw, Zeppelin, Brescia

“Così vince la Lega”

Gianni, operaio alle navi da crociera: “Settori crescenti dello scafo sono appaltati a ditte che sfruttano lavoratori low cost. Una città piccola come la nostra è invasa da persone disposte ad accettare condizioni sempre peggiori. Nel carenaggio non c’è più un operaio nostro, idem in carpenteria. La città e il cantiere sono multietnici ma le diverse etnie non si parlano e Monfalcone non diventa multiculturale. Pochi giorni fa un operaio del Bangladesh dell’appalto è salito sul pullmino Fincantieri che porta i dipendenti dai paesi della cintura in fabbrica ma è stato costretto a scendere tra le proteste degli operai nostrani”.

Il capo Attilio: “Poco prima del processo per l’amianto la sindaca Pd ha accettato da Fincantieri una manciadi 140mila euro per ritirare la costituzione di parte civile del comune. Uno schiaffo in faccia a una città dove non c’è famiglia che non pianga un morto o un ammalato di mesotelioma pleurico”. Così, dopo mezzo secolo di sinistra il comune è stato consegnato alla Lega.

Fincantieri, Monfalcone

“Ho votato Appendino”

Canio, operaio in mobilità: “Quando Marchionne lanciò il referendum ‘lavoro in cambio di diritti’, Fassino dichiarò: ‘Se fossi un operaio Fiat voterei sì’. In quattro anni ai cancelli della fabbrica non l’ho mai visto, si occupava di tutto, tranne degli operai. Al ballottaggio tra lui e la grillina Appendino mi sono detto: mai per il Pd di Renzi e Fassino, mai per chi ha abbandonato il mondo del lavoro e ha fatto il jobs act; ho votato Appendino”.

Pininfarina, Torino

“Servirebbe un partito che stia con gli operai”

Fausto, ciclofattorino: “Siamo gestiti con un algoritmo e messi in moto da un’app. Sono uno di quelli che sfrecciano in bici per portarti la cena, che piova nevichi o splenda il sole, con slalom acrobatici tra vetture e rotaie del tram. Ci pagano a cottimo, quattro soldi a consegna. Abbiamo organizzato uno sciopero senza copertura di Cgil-Cisl-Uil e ci hanno licenziati tutti. Abbiamo tentato un confronto con la Cgil ma è stato un disastro, sono mosci, negano che il nostro sia lavoro subordinato. Servirebbe una legislazione adeguata per normare la gig economy garantendo i diritti. Io non mi riconosco nei partiti di governo, ma chi urla da fuori non è affidabile. Sono favorevole a un reddito di cittadinanza per evitare la schiavitù dei lavoratori, costretti ad accettare condizioni impossibili, divisi tra loro. Ma il M5S non mi convince. Sono ancora residente in Sicilia e se anche avessi potuto non avrei votato Fassino né Appendino. Servirebbe un partito che non stia con Marchionne ma con gli operai: non era nata per questo la sinistra?”.

Foodora, Torino

Memoria e immaginario: storia operaia (orale) tra racconto degli eventi e racconto come evento

fonte il  Manifestobologna.it

di Gioacchino Toni

Il volume di Alessandro Portelli La città dell’acciaio. Due secoli di storia operaia, nato dall’accorpamento di Biografia di una città (1985) e Acciai Speciali (2008), riesce a dar conto di diverse trasformazioni: dell’universo ternano che da rurale diviene prima industriale poi postindustriale; della storia orale che nel periodo che intercorre tra i due saggi qui riuniti da marginale è stata prima accettata e poi, forse, suggerisce l’autore, persino eccessivamente celebrata; del linguaggio degli intervistati che da «epico, vernacolare, intriso di politica, di identità e organizzazione di classe» dei più anziani, alcuni nati nel lontano 1890, diviene «ironico, disincantato, spoliticizzato, più istruito ma non meno arrabbiato» nei più giovani, specie quelli nati dopo il 1980; del registro orale che muta in scrittura e che da privato, nel divenire libro, si trasforma in racconto pubblico; dei nudi fatti storici che si modificano mescolandosi con i sogni e i desideri di chi li racconta.

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Predrag Matvejević: le foibe e i crimini che le hanno precedute

FONTE DELL’ARTICOLO Osservatorio Balcani Caucaso

(Nota redazionale dell’Osservatorio Balcani Caucaso)

Il noto scrittore di Mostar, docente all’Università La Sapienza di Roma, interviene sulla questione delle foibe e del giorno del ricordo con un articolo pubblicato sul quotidiano fiumano Novi List. La condanna di tutti i crimini e il rischio delle strumentalizzazioni. Ringraziamo Matvejević per averci reso disponibile il suo testo.

 

15/02/2005 – Predrag Matvejević: le foibe e i crimini che le hanno precedute

di Predrag Matvejević, Novi List, 12 febbraio 2005 (titolo originale “Foibe” su fašistički izum)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Luka Zanoni

Queste righe sono state scritte nel Giorno del ricordo in Italia, 10 febbraio 2005 – quel dispiacere lo condivido con molti cittadini di questo Paese. I crimini delle fosse e quelli che in esse vi sono finiti, ciò che le ha precedute e che le ha seguite, l’ho condannato da tempo – mentre vivevo in Jugoslavia, quando di ciò in Italia si parlava raramente e non abbastanza. Ho scritto pure sui crimini di Goli Otok, di cui sono state vittime molti comunisti, Jugoslavi e Italiani che erano più vicini a Stalin e Togliatti che al “revisionismo” di Tito. Ho parlato anche della sofferenza degli esiliati italiani dall’Istria e dalla Dalmazia, dopo la Seconda Guerra mondiale – l’ho fatto in Jugoslavia, dove probabilmente era più difficile che in Italia. Non so di preciso quanti scrittori italiani ho presentato, che allora erano costretti ad andare via e quelli che sono rimasti: Marisa Madieri, Anna Maria Mori, Nelida Dilani, Diego Zandel, Claudio Ugussi, Giacomo Scotti, ecc. Non ricordo quanti articoli ho pubblicato sulla stampa delle minoranza italiana, poco conosciuta in Italia, così da poterla appoggiare, desiderando che fosse meno sola e meno esposta – e anche loro mi hanno appoggiato quando decisi di andarmene.

Le fosse, o le foibe come le chiamano gli Italiani, sono un crimine grave, e coloro che lo hanno commesso si meritano la più dura condanna. Ma bisogna dire sin da ora che a quel crimine ne sono preceduti degli altri, forse non minori. Se di ciò si tace, esiste il pericolo che si strumentalizzino e “il crimine e la condanna” e che vengano manipolati l’uno o l’altro. Ovviamente, nessun crimine può essere ridotto o giustificato con un altro. La terribile verità sulle foibe, su cui il poeta croato Ivan Goran Kovačić ha scritto uno dei poemi più commoventi del movimento antifascista europeo, ha la sua contestualità storica, che non dobbiamo trascurare se davvero desideriamo parlare della verità e se cerchiamo che quella verità confermi e nobiliti i nostri dispiaceri. Perché le falsificazioni e le omissioni umiliano e offendono.

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Macerata: Fiom, domani alla manifestazione antifascista con Gino Strada ed Emergency

“Domani, sabato 10 febbraio, la Fiom sarà alla manifestazione contro il fascismo e il razzismo a Macerata con una delegazione. La delegazione sarà guidata dalla segretaria generale Francesca Re David, che sfilerà con Emergency e il suo fondatore Gino Strada, che ha la tessera onoraria della Fiom e con cui condividiamo da molti anni tante battaglie contro la guerra e la violenza, per la pace e i diritti”.

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

A proposito delle autorizzazioni alla manifestazione antifascista di Macerata

Lo squallore politico che sostiene le scelte di coloro che invitano i cittadini a stare a casa per tutelare la tranquillità ha superato ogni sopportabilità. La paura che la partecipazione dei cittadini possa turbare “l’ordine pubblico” è il sintomo grave della involuzione culturale e politica di una parte del gruppo dirigente del PD. Il compianto Sindaco di Bologna Renato Zangheri il 2 agosto del 1980 invitò i cittadini a partecipare in massa ai funerali delle vittime. L’immensa folla che riempì Piazza Maggiore rappresentò l’immagine potente e invincibile del presidio popolare a difesa delle istituzioni democratiche. Chi teme ora la partecipazione popolare a difesa della democrazia e del vivere civile è già sconfitto in partenza. Gli eredi indegni della DC di Zaccagnini e Martinazzoli e un personaggio inquietante come il Ministro Minniti, coloro che hanno conquistato la dirigenza del PD, ora hanno paura di una manifestazione popolare antifascista. Editor

Felicità della politica, politica della felicità. Cittadinanza, giustizia e benessere in una visione di genere

Associazione Orlando

Centro delle Donne, via del Piombo 5 Bologna Giovedì

8 febbraio ore 17,30
Presentazione e discussione di

Felicità della politica, politica della felicità. Cittadinanza, giustizia e benessere in una visione di genere

A cura di Enrica Asquer, Anna Scattigno, Elisabetta Vezzosi (Edizioni dell’Università di Trieste, 2016)

Intervengono
Raffaella Baritono, Roberta Ferrari, Annalisa Furia, Anna Scattigno
Coordina Elda Guerra

Dalla metà degli anni settanta il tema della felicità sembra aver perso la sua dimensione pubblica per essere
sempre più declinato in termini individualistici. Come pensare il modo in cui la ricerca della felicità, come dimensione utopica e non solo, possa tornare a essere progetto collettivo? Come restituire senso all’espressione “felicità della politica”? Scegliendo il genere come categoria innovativa e ripercorrendo nel lungo periodo i movimenti delle donne e il loro pensiero, dove il “privato” non è mai disgiunto dalla sua dimensione pubblica e politica, il libro reca un apporto originale al dibattito contemporaneo sulla possibilità della politica di tornare a essere partecipazione, attenzione ai valori della giustizia, dell’eguaglianza e della libertà, strumento di felicità pubblica.

Esito di una partnership scientifica tra la Commissione della Scuola Estiva della Società Italiana delle Storiche
e il Comitato Scientifico dei corsi Donne, Politica e Istituzioni dell’Università di Trieste.
Il volume è disponibile in open access sul sito dell’Università degli Studi di Trieste, OpenstarTs
(https://www.openstarts.units.it)
e su MediaLibrayOnLine (www.medialibrary.it)

LA LOCANDINA 

Rapporto MIL€X 2018: spese militari italiane in aumento, soprattutto per nuove armi, ma anche per il nucleare. Il commento del Nobel per la Pace Daniel Högsta (ICAN)

FONTE  MILEX.ORG

QUI IL PDF DEL RAPPORTO MIL€X 2018

ROMA, 1 febbraio 2017 – Il Rapporto MIL€X 2018 — presentato oggi alla Sala Stampa della Camera dei Deputati alla presenza di Daniel Högsta, coordinatore della campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) insignita del Premio Nobel per la Pace 2017 —  mostra un’ulteriore incremento della spesa militare italiana: 25 miliardi di euro nel 2018 (1,4% del PIL), un aumento del 4% rispetto al 2017 che rafforza la tendenza di crescita avviata dal governo Renzi (+8,6 % rispetto al 2015) e che riprende la dinamica incrementale delle ultime tre legislature (+25,8% dal 2006) precedente la crisi del 2008.

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Raid di Macerata, “atto da non sottovalutare, segno di disagio sociale”

 

Le reazioni al raid xenofobo che ha portato all’arresto del 28enne Luca Traini. Il card. Bassetti (Cei): “Episodio segno di un disagio sociale che nasce dall’insicurezza e dalla paura”. Gazzi (Assistenti sociali): “Nessuna giustificazione è possibile. Si abbassino i toni”. Ics: “Dopo Macerata, Trieste?”

ROMA – I fatti di Macerata, che hanno portato al ferimento di diversi cittadini stranieri e all’arresto del ventottenne Luca Traini, hanno provocato numerose reazioni da parte dei partiti e degli esponenti politici, con toni che sono rimasti altissimi e con una polemica che divampa, nonostante l’invito da più parti ad abbassare i toni. Generalmente più misurata la reazione delle associazioni e della società civile, seppur – in alcuni casi – con riferimenti espliciti e con un costante richiamo all’assunzione di responsabilità.

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Perché le proposte di Emma Bonino finirebbero per distruggere economia e diritti sociali

FONTE PRESSENZA.COM

La prima proposta, per ridurre addirittura di 22 punti percentuali il debito, è di bloccare “la spesa pubblica primaria nominale” al livello del 2017 per 5 anni.

Che cos’è la spesa pubblica primaria?
È la spesa pubblica al netto della spesa per interessi sul debito pubblico, cioè si tratta della spesa per far funzionare la macchina statale e distribuire servizi sociali e contributi alle famiglie. Che si tratti di spesa nominale vuol dire che non si considera l’aumento dovuto all’inflazione. In pratica, se blocco la mia spesa ai 100 euro del 2017, nel 2022 continuerò a spendere 100 euro, anche se con quella somma potrò comprare meno beni e servizi, perché nel frattempo il prezzo di acquisto è aumentato. È abbastanza semplice capire che, sebbene l’inflazione sia bassa, Bonino propone di diminuire l’importo reale della spesa, che già oggi è insufficiente a garantire adeguati servizi a tutti i cittadini, ad esempio nella sanità, nell’istruzione, nei trasporti, eccetera.
Ma c’è un’altra questione importante: la crescita del debito non dipende dalla spesa primaria.

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Ma come fanno gli operai

di Mauro Chiodarelli

 

Se vuoi ancora sentire parlare i lavoratori, operai e non, devi aspettare un libro Loris Campetti. Implacabile, ci ricorda che esistono che stanno sempre peggio e sono sempre più soli. Solitudine causata da un sistema politico ed anche sindacale, che non solo non li tutela o non è più in grado di farlo, ma che spesso “volutamente” non li vede o non li vuole vedere.

Nel suo nuovo libro, Ma come fanno gli operai (Manni editore), si intrecciano diverse storie, dalla Luxottica, alla Fincantieri, ai “pedalatori” di Foodora, alle coop reggiane miseramente fallite in mano ai “bocconiani”, ed altre ancora.

Non c’è lieto fine, non c’è all’orizzonte il sol dell’avvenire, ma il senso forte di una resistenza e di una lotta quotidiana individuale che vuole sopravvivere alla fine della lotta di classe. Attraverso le parole e le esperienze dei lavoratori, operai e non, vecchi e giovani, “tutelati” e “atipici” (ma chi lo avrà inventato questo termine idiota, come se la fatica avesse sfumature diverse) comprendi il perché di una disfatta frutto di anni di incapacità elaborazione e di ripensamento di strategie sia politiche che sindacali.

E se le elezioni di marzo saranno l’ennesima disfatta anche oltre il PD, anche di chi si dice collocato alla sua sinistra, grumi di ex intenti a pararsi il culo che sanno dare il meglio nella guerra per le candidature, o di rivoluzionari elettorali, senza rivoluzione e popolo al seguito, in quelle pagine puoi capirne il motivo. (Non me ne vogliate ma alla fine uno si stufa del niente che avanza)

Se ancora cercate un senso all’essere non di sinistra, che ormai ha assunto un significato negativo, ma all’essere comunisti o socialisti o semplicemente riformisti (nel senso alto indicatoci da Federico Caffè), non potete non leggerlo e perdervi l’occasione di discuterne direttamente con Loris.

Lo potrete incontrare a Bologna, il 23 febbraio al Centro Costa di Via Azzo Gardino, alle ore 18.30, in una serata organizzata dall’Associazione il manifesto in rete e dalla Fondazione Sabattini, a cui hanno assicurato la presenza Gianni Rinaldini e Michele Bulgarelli, Segretario provinciale Fiom.

Argentina. Benetton denuncia la comunità mapuche, la polizia interviene ancora una volta con arresti e sequestro dei loro cavalli.

FONTE PAGINA12.AR.COM

 

Violento operativo de Gendarmería tras una denuncia de Benetton
En Cushamen siguen los atropellos

A seis meses de la represión que derivó en la muerte de Santiago Maldonado, efectivos de la Gendarmería ingresaron esta mañana en la comunidad mapuche. Maniataron a varios de sus miembros e incautaron los caballos, que luego se llevaron en una camioneta propiedad del empresario Luciano Benetton. Denunciaron que el operativo fue ilegal y no descartan que haya sido para “plantar pruebas”.

Integrantes de la comunidad mapuche Pu Lof en Resistencia Cushamen, en Esquel, denunciaron que esta mañana efectivos de la Gendarmería realizaron un nuevo allanamiento ordenado por la jueza Graciela Rodríguez y el fiscal Díaz Meyer tras una denuncia de la estancia Leleque, propiedad del magnate italiano Luciano Benetton. Según contaron los integrantes de la comunidad, los efectivos los maniataron con precintos durante el operativo y se llevaron incautados sus caballos, a los que subieron a una camioneta de la compañía Tierras del Sud, propiedad de Benetton. Hay una mujer herida, que debió ser trasladada al hospital. Ayer se cumplieron seis meses de la desaparición y muerte de Santiago Maldonado, víctima de la represión de la Gendarmería en esa misma comunidad.

El relato de los integrantes de la comunidad se difundió por medio de la Red de Apoyo a las Comunidades en Conflicto, donde relataron que los efectivos llegaron a la comunidad a primera hora de la mañana y “mantuvieron precintados a los miembros de la comunidad en el sector de la guardia sin dejarlos siquiera ir al baño”. Contaron que en el procedimiento los uniformados se llevaron incautados los caballos que había en la comunidad, que subieron a un camión de la compañía Tierras del Sud, propiedad de Benetton. Luego del operativo, una mujer llamada Vanesa Millañanco debió ser trasladada al hospital de Maitén y dese la comunidad sostuvieron que se desconoce cuál es su estado de salud.

“Denunciamos este nuevo atropello a Pu Lof Resistencia Cushamen como totalmente ilegal debido a que no se contó con testigos del procedimiento, es decir que las fuerzas represivas hicieron lo que quisieron durante el tiempo que estuvieron dentro de Pu Lof y no descartamos que puedan generar algún tipo de montaje para culpar a los miembros de la comunidad a través de implantar falsas pruebas”, sostuvieron desde la comunidad en el comunicado. Apuntaron también contra la ministra de Seguridad, Patricia Bullrich, como responsable de una “cacería contra el pueblo Mapuche y una campaña mediática de difamación verdaderamente sin escrúpulos”.

Castelfrigo, il distretto delle carni: finte coop, stranieri sotto ricatto

FONTE   ILMANIFESTOBOLOGNA

di Giulia Zaccariello

Lavorare per 10, 12 ore, a volte addirittura 14. In un solo giorno. Con pause per il bagno conquistate con fatica, quasi fosse una concessione, mentre quintali di carne scorrono veloci sul nastro: i ritmi impongono a ciascun operaio di pulire decine, anche centinaia di pezzi. Sono questi i racconti che fanno da sfondo alla protesta degli ormai ex-operai in appalto della Castelfrigo, azienda di Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena, dove si sezionano parti di maiali, in particolare pancette e gole.

Qui i lavoratori lasciati a casa nell’autunno del 2017 dalle coop Work Service e Ilia D.A (a cui la Castelfrigo aveva dato in appalto i servizi di logistica) hanno superato il 90esimo giorno di sciopero. E da oltre un mese stanno vivendo, giorno e notte, davanti allo stabilimento, nelle tende montate dalla Flai-Cgil, dandosi il cambio per il presidio notturno e combattendo il freddo umido che punge la pianura, allungando le mani su una sorta di bidone stufa, utile anche per scaldare il cibo.

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Un gruppo di ospedali statunitensi produrrà farmaci generici per evitare la manipolazione del mercato farmaceutico

fonte pressenza.com

30.01.2018 eldiario.es

Quest’articolo è disponibile anche in: Inglese, Greco

Un gruppo di ospedali statunitensi produrrà farmaci generici per evitare la manipolazione del mercato farmaceutico
(Foto di Foto di IH vía eldiario.es)

Stanchi della scarsità dei farmaci e dei prezzi elevati, più di 450 ospedali negli Stati Uniti si sono uniti per creare un’azienda farmaceutica senza scopo di lucro.

Diverse società sono state indagate negli Stati Uniti e nell’Unione Europea a causa dei tentativi di manipolazione del mercato dei farmaci generici.

“È un’iniziativa molto importante e sarebbe interessante se potessimo copiarla anche in Spagna e in Unione europea”, spiega l’esperto di pianificazione della salute, Fernando Lamata.

Di Teguayco Pinto

La scorsa settimana, una rete di oltre 450 ospedali negli Stati Uniti ha annunciato l’intenzione di creare una società farmaceutica senza scopo di lucro per la produzione di farmaci generici, con l’obiettivo di combattere le carenze e gli alti prezzi imposti dall’industria. Con questo movimento, i gruppi ospedalieri intendono esercitare pressioni su alcune aziende che si sono dedicate all’acquisto di farmaci a basso costo e che poi hanno alzato drasticamente i prezzi, fatti che hanno generato grandi controversie e che hanno portato a diverse sanzioni e indagini sulle violazioni della concorrenza, sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea.

“La creazione di una società senza scopo di lucro per la produzione di farmaci generici mi sembra un’idea molto interessante e promettente”, ha detto l’esperto di pianificazione sanitaria, Fernando Lamata, a eldiario.es, “e penso che sia una reazione logica di un consumatore, come è un ospedale, di fronte ad un’escalation dei prezzi e alla carenza forzata imposta da parte di alcune aziende farmaceutiche”.

Durante l’ultimo decennio diverse società si sono dedicate ad acquistare vecchi farmaci che non hanno più un brevetto e che hanno un costo basso per poi aumentarne drasticamente i prezzi. Questa pratica viene solitamente messa in atto con farmaci per i quali non esiste una competizione a livello produttivo, come nel caso delle iniezioni di epinefrina, EpiPen, che ha aumentato il prezzo di cinque volte in soli 9 anni.

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Sulle lotte e le prossime elezioni: il punto di vista di Attac Italia

01.02.2018 Attac Italia

Sulle lotte e le prossime elezioni: il punto di vista di Attac Italia

Il prossimo 4 marzo l’Italia torna a votare.

Lo farà in una situazione sociale segnata dagli effetti delle politiche liberiste e d’austerità imposte dai governi succedutisi negli anni, con indicatori di povertà saliti alle stelle.

Lo farà in una situazione politica segnata da una separatezza ormai abissale fra paese reale e istituzioni, con un astensionismo destinato ad aumentare progressivamente.

Di fatto, queste elezioni arrivano in un paese nel quale il conflitto sociale e l’azione dei movimenti scontano un’insufficienza pesante, e dove alla narrazione austeritaria e securitaria corrisponde una preoccupante rassegnazione.

Viene al pettine un nodo fondamentale di questi anni: mentre le persone in campo per il cambiamento, sia esso un conflitto territoriale o una nuova pratica dell’agire comune, non sono mai state così numerose, la loro fiducia nella possibilità di una trasformazione più generale non è mai stata così bassa.

Si scontano, socialmente e politicamente, i pesanti limiti di una sinistra, anche “radicale” che, non avendo fatto un’adeguata analisi del capitalismo nell’epoca dell’economia del debito e della finanziarizzazione della società, ha di fatto interiorizzato la narrazione liberista, focalizzandosi nella rivendicazione di una qualche forma di redistribuzione.

Coerentemente con il nostro percorso associativo e di movimento, non guardiamo all’appuntamento elettorale come ad una scadenza decisiva, perché continuiamo a pensare che solo da una società in movimento possa scaturire l’energia per produrre istituzioni nuove e che oggi la rappresentanza sia molto più il problema che non la soluzione.

Anche perché, in un’epoca di progressivo spostamento dei luoghi della decisionalità fuori dalle assemblee elettive e del conseguente svuotamento di queste ultime, le istituzioni, invece di costituire un argine al pensiero unico del mercato, diventano sempre più spesso un’articolazione dello stesso.

Nella nostra riflessione e nelle nostre azioni abbiamo sempre identificato la necessità di una partecipazione popolare dal basso e inclusiva, come unica garanzia per avviare processi di riappropriazione sociale di tutto quello che ci “appartiene”: beni comuni, diritti sociali, ricchezza collettiva, democrazia.

Per questo, siamo convinti che, di fronte all’esito delle prossime elezioni, qualsiasi degli scenari paventati si realizzi (ritorno al voto per impossibilità di formare un governo, governo della destra, governo di “strette intese” Pd-Forza Italia, governo, forse più immaginario che reale, M5S-Lega), l’unica possibilità continui ad essere rappresentata dalla ripresa di una forte mobilitazione sociale che ponga le vite prima del debito, i diritti prima dei profitti, il “comune” prima della proprietà, gli amori prima dei generi.

Per queste ragioni, non vediamo nessuna possibilità di uscita dall’attuale impasse in proposte come quella di Liberi e Uguali, che non va oltre la riproposizione di un centro-sinistra liberista, pur emendato della recente spocchia (Renzi); e neppure in affermazioni come quella preannunciata del M5S, che in pochi anni ha dissipato tutte le potenzialità di rottura espresse dal voto di 5 anni fa, per inginocchiarsi all’altare della teologia della governamentalità (seduzione dei poteri forti e indifferenza verso i marginali comprese).

La sinistra candidata alla sconfitta certa

FONTE AREA7.CH

di Loris Campetti

Sesto San Giovanni, Monfalcone, Torino, Genova. Sesto con la Breda, la Falk, la Marelli era la Stalingrado d’Italia, Monfalcone con i suoi cantierini era più rossa della Jugoslavia di Tito, Torino era la classe operaia italiana per eccellenza, nord e sud uniti nella lotta e la croce su falce e martello. Genova e i camalli del porto che indossano ancora le magliette a strisce della rivolta antifascista del 1960. Le roccheforti della sinistra sono crollate alle ultime elezioni come castelli di sabbia, senza essere bombardate, il nord è smottato, il campo viene occupato dal nemico.

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Le false-buone soluzioni

 

In mezzo alla giungla fiscale italiana, alla riduzione della progressività da tempo (diminuzione delle aliquote e del loro rendimento) e all’evasione massiccia, qualcuno chiede il passaggio (come in diversi paesi dell’Est) alla flat-tax proporzionale. Macron in Francia l’ha appena avviata per i redditi finanziari, tra l’altro per attirare i capitali in partenza dalla City causa Brexit. La flat-tax sarebbe una semplificazione del sistema fiscale. “Pagare poco per pagare tutti”: gli evasori sarebbero incentivati a dichiarare tutti i loro redditi, perché poco tassati. L’aliquota unica però colpisce i meno abbienti al di sopra della no-tax area, può ridurre le entrate del fisco e non garantisce una riduzione effettiva dell’evasione, sempre più conveniente (se possibile senza troppi rischi) della flat-tax. Sarebbe una falsa-buona soluzione, che semplifica sì in apparenza, ma che potrebbe rivelarsi semplicistica.

Nel Welfare formativo, le rette universitarie alte “all’inglese” (da Cameron, 2010) con borse di studio sembrano una risposta all’osservazione sociologica classica: la formazione universitaria è seguita soprattutto da ragazzi di certi alti e medi, dunque possono pagarsela o fare un mutuo come negli Stati Uniti. Ma in molti Laender tedeschi o in Spagna non è proprio cosi e forse le rette ormai alte in Italia sono uno dei motivi della fuga di tanti giovani dall’Università. Una falsa-buona soluzione all’accesso selettivo e limitato all’Università?

Nel Welfare sociale, la graduatoria fiscale diventa oggi uno strumento di selezione importante: per esempio, l’accesso ai CRA bolognese (ex-RSA) dipende ovviamente dello stato di dipendenza della persona anziana o disabile, ma anche ormai fortemente del reddito tassabile, escludendo di fatto (con i tagli finanziari ancora in atto) persone bisognose, non poveri, ma non in grado di pagarsi una costosa casa di riposo privata..

Nella stessa logica,dal 2012 i tickets sanitaria “alla toscana” sono modulati secondo il reddito fiscale dichiarato ripartito in diverse aliquote: questa modulazione ovviamente sembra di rispondere a una logica di giustizia sociale e di semplicità. “Paga di più chi ha di più”. Ma il ricorso crescente al settore privato per la diagnostica e la specialistica con tariffe spesso appena superiori al ticket e tempi d’attesa minori cosi come il rischio di demotivazione di assistiti provenienti da gruppi sociali mettono progressivamente in causa l’universalismo del sistema (Nerina Derindin, 2013). L’apparente soluzione semplice e “equa” non coincide dunque sempre con l’esigenza di giustizia e di coesione sociale, per non parlare di logiche economiche perverse, quando il risparmio iniziale sulla prevenzione e le cure primarie costa caro in fine alla finanza pubblica sotto forma di ricoveri ospedalieri. Il servizio si fa allora controllore fiscale a scopo di selettività con la possibilità di veder il “Welfare per poveri (diventare) un Welfare povero”, degradato e stigmatizzante.

Invece, nel caso di una selezione di assistenza sociale, come l’ISEE (aggregando redditi familiari e patrimonio) per l’accesso agevolato al trasporto pubblico locale, alle rette di asilo nido, alle borse di studio…la logica selettiva ha la sua legittimità, in quanto permette l’accesso a servizi necessari.

Il rischio complessivo con una selettività fiscale-settoriale diventa quello della de-coesione sociale accompagnando la crescita accelerata delle disuguaglianze. Per evitare questa deriva crescente, certi propongono una riorganizzazione radicale del fisco generale e il nuovo indirizzo verso un Welfare universalistico (Elena Granaglia, 2018). E’ stata la logica dell’allocazione alloggio studentesco in Francia ALE, che non riguardava il reddito della famiglia dello studente permettendo l’accesso all’autonomia dei giovani, ma contribuiva a rassicurare i proprietari immobiliari sugli affitti morosi. Più che le fakes news, spesso poco credibili, salvo per i lettori già convertiti, le false-buone soluzioni possono essere fonti di confusione e di eccessive semplificazioni nel dibattito pubblico: tra quelle cervellotiche e semplicistiche, c’è spesso una via articolata, complessa, che richiede tempo e sforzo di riflessione,e, ogni tanto, radicalità.

Jean-Olivier, Pisa, 31.1.2018

Lula, Dilma, Brasile: la Torre di Babele

 FONTE PRESSENZA.COM 

29.01.2018 Redazione Italia

Lula, Dilma, Brasile: la Torre di Babele

… e mi dice: stai attento, ti fanno fuori dal gioco se non hai niente da offrire al mercato

(Edoardo Bennato)

Racconterò a seguire sulla prassi giuridica usata per distruggere due personaggi di cui do per scontato che se ne conosca la traiettoria umana e politica. Racconterò di come il pubblico ministero travisi e manipoli le norme legali vigenti per dimostrare le sue tesi nate da supposizioni e illazioni di natura esclusivamente politica. Racconterò la connessione spuria tra la grande stampa e la magistratura, sulle fughe di notizie che questa stessa magistratura fornisce alla grande stampa per creare un clima favorevole alle azioni intraprese e da intraprendere. Racconterò di come il giudice responsabile per la fuga di notizie, non viene punito, sospeso, né impedito in qualche modo di proseguire il processo. Racconterò che lo stesso giudice e il pubblico ministero, con il processo ancora in corso, partecipano a convegni, programmi di televisione, conferenze stampa in cui dichiarano la loro posizione riguardo all’imputato, alla sua storia di vita, tessendo commenti e esternando opinioni sulla sua moralità e il suo carattere. Racconterò che durante l’andamento del processo la moglie del giudice apre una pagina facebook in cui divulga le opinioni del marito sul processo stesso, gli imputati, i condannati. Racconterò che il giudice, in compagnia del pubblico ministero assiste, sacchetto di popcorn alla mano, alla prima del film sulla azione giuridica da lui diretta: un film prodotto dalla Rede Globo, la più grande impresa di telecomunicazione delle Americhe, da sempre nemica dichiarata dell’imputato e del suo partito. Racconterò che questo stesso giudice si dirige regolarmente al Wiston Center, per riferire al padrone l’andamento del processo. Racconterò che se in passato la scusa che il padrone usava per intervenire militarmente in america Latina era la paura del comunismo; se negli anni 80 e 90 era la guerra alla droga, spiegherò e dimostrerò – con i dati alla mano – che oggi il grande spauracchio è la “corruzione” del mondo politico: racconterò del golpe in Honduras; la distruzione economica del Venezuela; la manipolazione dei dati economici del Cile da parte della Banca Mundiale per favorire l’elezione di Sebastian Piñeira; le accuse contro Cristina Kirchner per impedirne l’elezione al senato argentino. Racconterò che la lotta alla corruzione ha distrutto tutte le imprese statali brasiliane, quelle legate all’industria navale, sidrurgica, edile, le opere di infrastruttura pubblica. Racconterò che la lotta alla corruzione ha permesso e giustificato la vendita del nostro petrolio nazionalizzato a imprese private internazionali. Racconterò di un processo-farsa, ripudiato da giuristi di fama mondiale e che sarà denunciato alla commissione dei diritti umani dell’ONU: un processo durato nove ore in cui i tre giudici di appello avevano già deciso e dichiarato in precedenza il loro voto e nel quale si sono limitati a elogiare e giustificare la sentenza anteriore di primo grado. Racconterò che il capo di gabinetto della presidente del tribunale organizza una sottoscrizione pubblica per chiedere (alla stesso presidente) la condanna esemplare dell’imputato. Racconterò della simultaneità di procedimenti politico-giuridici apparentemente indipendenti tra loro – ma collocati sullo stesso piano e avvenuti allo stesso tempo – e di come hanno coinvolto gli stessi personaggi legando le sorti dell’uno all’altro: l’impeachment della Presidente della Repubblica e il processo al più importante uomo politico della storia del paese.

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FALLIMENTO A DAVOS – R.Prodi – più disoccupazione e diseguaglianze, Eu 150mld? –

FONTE SINDACALMENTE 

Romano Prodi su Il Messaggero rifletteSul fallimento a Davos: più disoccupazione e disuguaglianza se il mondo rimane in mano ai big di Internet”. Silenzio a Davos.  L’iniquità del mercato se dilagano i big del web. Il compito che erano chiamati a svolgere a Davos i grandi della terra era quello di costruire un futuro condiviso in un mondo fratturato. Un compito nobile, la cui urgenza era sottolineata dalla contemporanea presentazione del rapporto Oxfam sulle disparità.

Rapporto in cui si legge che l’1% della popolazione mondiale controlla oltre la metà della ricchezza dell’intero pianeta e, soprattutto, che questo 1% ha incamerato l’82% della ricchezzacreata nello scorso anno. Lo stesso rapporto insiste sul fatto che a “coloro che cuciono i nostri vestiti, producono il nostro cibo quotidiano  e assemblano i nostri telefoni” è andata una parte trascurabile della ricchezza da loro stessi prodotta. (…)

Sul sito romanoprodi.it, nei giorni precedenti a Davos, è stato pubblicato un articolo in risposta all’articolo di Rita Querzè su Il Corriere della Sera del 24 gennaio 2018 in cui si legge:Oggi in Europa (a 28) si spendono 170 miliardi di euro l’ anno per tre fondamentali capitoli di spesa: educazione continua, salute e cura, alloggi con canoni accessibili. Il problema è che questi 170 miliardi non bastano a soddisfare i bisogni dei cittadini. Lo stato sociale arranca (non solo in Italia). Il risultato è che per questi tre capitoli di spesa mancano all’ appello altri 150 miliardi. Dove trovare questi soldi? …).

In allegatoIl Piano Prodi per l’investimento in infrastrutture sociali”. Alla domanda di Quarzè risponde il «Piano Prodi» per l’ investimento in infrastrutture sociali. Tutto è partito un anno fa, quando l’ Elti – l’ Associazione europea degli investitori di lungo termine di cui per l’ Italia fa parte la Cdp – ha chiesto al «professore» di presiedere una task force con un compito ambizioso: delineare i bisogni sociali insoddisfatti dell’ Europa e indicare una via per la loro soddisfazione. Ieri lo studio è stato presentato a Bruxelles. La stima dei fondi mancanti sarebbe di per sé frustrante se non venisse indicato il modo per reperire queste risorse. E la via sta nella finanza a impatto sociale. In grado di mettere insieme fondi pubblici con risorse private. Dando però a queste ultime una remunerazione di mercato proporzionata al rischio. (…)

Per più informazione aprire gli allegati.

Allegato Dimensione
fallimento_a_davos_piu_disoccupazione_e_diseguaglianze_prodi.doc 196 KB
il_piano_prodi_150_mld_per_welfare.doc 173.5 KB
 

Circa 130.000 metalmeccanici turchi si preparano allo sciopero in 180 luoghi di lavoro

 

 

FONTE  DAILY  SABAH

Circa 130.000 metalmeccanici turchi si preparano a colpire in 180 luoghi di lavoro, tra cui importanti società multinazionali come Renault, Ford, Bosch, Arçelik e Mercedes, sperando che faccia pressione sui datori di lavoro per aumentare i salari e fornire migliori benefici sociali.

I lavoratori membri della Turkish Metal Union (Türk Metal), la United Metal Workers ‘Union (Birleşik Metal-İş) e l’Unione dei lavoratori di ferro, acciaio, metallo e prodotti metallici (Çelik-İş) hanno annunciato lo sciopero la scorsa settimana e sono pronti a scioperare il 2 febbraio.[………] 

Nelle trattative, Türk Metal e Çelik-İş volevano un aumento del salario del 38% per i primi 6 mesi, mentre Birleşik Metal-İş ha premuto per un aumento di TL 695, tuttavia le loro richieste sono state soddisfatte solo con un’offerta di un aumento del 6,4% nelle retribuzioni per i primi sei mesi. I lavoratori e i sindacati hanno respinto l’offerta il 12 gennaio. […]

 

2 anni senza Giulio Regeni. 110 piazze d’Italia si tingono di giallo per chiedere verità e giustizia

FONTE ARTICOLO21.ORG

Tante le piazze da nord a sud che si sono tinte di giallo per ricordare Giulio Regeni a due anni dall’omicidio. Migliaia le persone che hanno preso parte in oltre 110 città, in tutto il Paese, a fiaccolate silenziose esattamente alle 19.41, l’orario dell’ultimo contatto telefonico di Giulio.
E’ partito dal piazzale antistante le scuole di Fiumicello (Udine), paese natale di Giulio Regeni, la ‘Camminata dei diritti’, la marcia che ha dato il via alle iniziative in programma per chiedere Verità e giustizia per il giovane ricercatore. Ad aprire il corteo sono i bambini del Governo dei giovani del comune di Fiumicello, che hanno portato una bandiera arcobaleno. Subito dopo ha sfilato la madre di Giulio, Paola Deffendi, con la bandiera gialla riportante la scritta “Verità per Giulio Regeni”. Tanti i ragazzi e le famiglie presenti, con in una mano la fiaccola gialla, nell’altra un nastro dello stesso colore che rappresenta le libertà e i diritti, che ognuno ha conquistato o ricevuto. All’arrivo ciascun nastro è stato legato in un punto del piazzale dei tigli per rafforzare la trama del legame sociale.

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ITUC Joins Global Solidarity Action in Support of Lula

The ITUC has issued a global call for solidarity with former Brazilian president Luiz Inácio Lula da Silva. On 24 January, a regional appeals court will decide on politically motivated and false charges against Lula. The judgement is largely seen as an attempt to stop him from standing for election again as well as to destroy his reputation.

Union activists across the world were invited to join the global call to stand up for democracy in Brazil: www.standwithlula.org/en

While trying to find a crime – any crime – to convict Lula in the courts, opponents of Brazil’s most important political leader engaged in a trial by media, in the most extraordinary defamation campaign against a public figure in the history of the country.

Lula’s lawyers have listed a number of violations of fundamental rights in the campaign against him, including deprivation of liberty, illegal phone tapping and leaking of correspondence, interception of his communications with his lawyers, the presumption of guilt without any evidence or trial, and the absence of an unbiased judge and of fair legal proceedings. This position was backed up by renowned international legal experts, such as high-profile British human rights lawyer Geoffrey Robertson.

A former trade union leader, Lula is the father of modern Brazil. Imprisoned by the military dictatorship, he later became the most successful president in Brazil’s history, lifting 33 million people out of poverty and making Brazil’s economy work for ordinary people. Such was his popularity that he helped to elect his successor, President Dilma Rousseff, in 2010 and 2014.

However, in 2016, a group of corrupt politicians led by Michel Temer ousted Dilma, taking power through a parliamentary coup. Since then, Temer has been seeking to dismantle Lula´s social legacy including with anti-union amendments to the labour code, cuts in public investments, attacks on social protection and even attempting to legalise forced labour by changing the definition of slavery.

“The Brazilian people have seen the possible. With the leadership of Lula, the taste of shared prosperity gave everyone hope. Yet since Temer’s business cronies took the reins, 22 million people are now under the poverty line and one in every five families have no income! This is unbelievable in a rich country,” said ITUC General Secretary Sharan Burrow.

“The elite and the corrupt of this nation cannot be respected if we are serious about healing our fractured world, about peace, democracy and human rights. The international labour movement stands with Lula for the fight for the Brazilian people and their democracy.”

Modena, la Camera Penale vuole mettere sotto osservazione il lavoro dei giornalisti. Fnsi e Odg: «Iniziativa inquietante»

 

«Apprendiamo con grande sconcerto e preoccupazione dell’intenzione di istituire un osservatorio per monitorare l’attività dei media locali. E non è la prima volta che sindacato e Ordine sono costretti a occuparsi di intimidazioni, esplicite o velate, fatte a chi si occupa di informare i cittadini sul processo ‘Aemilia’», commentano i vertici regionali e nazionali degli enti di categoria.
 

«Apprendiamo con grande sconcerto e preoccupazione dell’iniziativa intrapresa dalla Camera Penale di Modena di istituire un osservatorio per monitorare l’attività dei media locali sui temi di cronaca e politica giudiziaria sostenendo che l’analogo Osservatorio nazionale dell’Unione delle Camere Penali, dopo un’approfondita indagine, è giunto alla conclusione che spesso l’informazione ‘diventa strumento dell’accusa per ottenere consensi e così inevitabilmente condizionare l’opinione pubblica e di conseguenza il giudicante’». Lo affermano, in una nota congiunta, la presidente dell’Aser, Serena Bersani, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, Giovanni Rossi e il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna.«La Camera Penale di Modena – spiegano – fa esplicitamente riferimento al processo ‘Aemilia’, in corso da oltre un anno a Reggio Emilia, che per la prima volta ha alzato il velo sulle infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna, per decenni sottovalutate. E lo fa proprio in concomitanza con un’udienza dello stesso processo in cui un pentito ha rivelato che, tra i progetti degli ‘ndranghetisti in Emilia, c’era anche quello di uccidere un giornalista scomodo. Notizia che pare non aver toccato in maniera altrettanto significativa la sensibilità degli avvocati».

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Facciamo fuori i poveri, ma senza darlo a vedere…

Mio dio, quanti poveri… Non se ne potrebbero eliminare un bel po’? Fa veramente impressione vederseli tra i piedi dalla mattina alla sera… Castriamoli, dài, così ne nascono di meno…”

Non è una battuta letteraria, non è una citazione del Dickens che descrive un aristocratico del primo Ottocento, ma il pensiero attuale di un giovanissimo e rampantissimo deputato inglese. Non un deputato qualsiasi, oltretutto, ma nientemeno che il vicepresidente del partito Tory, appena nominato da Theresa May come reposnsabile del dipartimento giovanile con l’obiettivo di riconquistare le fasce più “fresche” dell’elettorato, ormai conquistate dall’anziano progressista Jeremy Corbyn.

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Brazil: another rural worker and rights defender murdered

FONTE IUF.ORG

18 January 2018 News

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Resplandes

 

The toll of violence against rural workers, peasants and all those defending human rights, the struggle for land and the rights of indigenous peoples in Brazil continues to rise. On January 9, rural worker and land reform militant Valdemir Resplandes was murdered by gunmen in Anapu, the city in the state of Pará where American activist nun Dorothy Stang was murdered in 2005.

Brazil’s bancada ruralista, the powerful agribusiness lobby whose votes in Congress help sustain President Temer, has aggressively pursued its agenda aimed at rolling back land rights and legal protections for small farmers and indigenous communities to feed their expanding appetites. Impunity protects the perpetrators of violence.

In September 2017, following the murders of Terezinha Rios Pedrosa and her husband Aloísio da Silva Lara, rural worker, peasant and cooperative leaders in the state of Mato Grosso, the IUF Latin American regional secretariat addressed a letter to the Brazilian authorities, asking how long union and peasant leaders and those defending the environment would continue to be murdered with impunity. There was no reply.

By the end of October 2017, the Catholic Church’s Pastoral Land Commission had already recorded 63 targeted rural assassinations – higher than any year since 2003.

Due anni a chiedere la liberazione di Milagro Sala

 FONTE PRESSENZA.COM

17.01.2018 – Buenos Aires Mariano Quiroga

Quest’articolo è disponibile anche in: Spagnolo

Due anni a chiedere la liberazione di Milagro Sala

Nella mattinata di ieri (16 gennaio) si è tenuta una manifestazione nel centro di Buenos Aires per chiedere la liberazione della leader sociale Milagro Sala, nel secondo anniversario della sua detenzione arbitraria e illegale a Jujuy, nel nord dell’Argentina.

Dall’Obelisco di Buenos Aires alla sua casa nella provincia di Jujuy i manifestanti hanno marciato cantando per la libertà di tutti i prigionieri politici in Argentina e contro Gerardo Morales, il governatore di Jujuy e Mauricio Macri, presidente del paese, per denunciare l’arbitrarietà di un potere giudiziario cheesegue gli ordini del potere politico.

C’è stata anche una conferenza stampa in cui è stato denunciato il governo autoritario, la sua non osservanza dei diritti umani, oltre che delle garanzie costituzionali e del diritto a un equo processo. È stato evidenziato l’importante ruolo della mobilitazione popolare che ha fatto si che il mondo guardasse con preoccupazione ciò che sta accadendo in Argentina, paese in cui stanno tornando pratiche totalitarie, persecuzioni politiche e repressioni.
Durante la mattinata sui social network è stato lanciato anche un “tuiteazo” con lo scopo di diffondere il messaggio di libertà per la parlamentare del Mercosur e presidentessa della Tupac Amaru.

#2AñosPresaPolitica e #LiberenMilagro sono stati alcuni degli hashtag più usati.

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Polizia anti-fake news: verso il Minculpop?

Preoccupazioni e critiche all’iniziativa di Minniti contro le bufale.

di redazione
Categorie: Politica
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Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha lanciato una task force di polizia per contrastare la diffusione delle fake news. Il Viminale presenta il progetto come “un servizio per i cittadini”, che potranno denunciare notizie false. Il rischio, però, è che si vada verso un “Ministero della Verità” e che si limiti il diritto d’espressione. Oppure che l’iniziativa sia inutile ed elettorale. Il commento di Leonardo Bianchi, news editor di Vice.

Una “task force”, un “servizio anti-fake news”. È stata descritta in molti modi diversi l’iniziativa presentata dal ministro degli Interni Marco Minniti per contrastare la diffusione di notizie false in rete. Un problema reale, ma la risposta che propone di dare il Viminale è inquietante, a detta sia di giornalisti che di debunker.
Il piano prevede che sia la polizia a raccogliere le informazioni infondate e a promuovere le smentite ufficiali. “Nessun Grande Fratello, ma un servizio pubblico per i cittadini” che potranno denunciare direttamente alle forze dell’ordine le presunte fake news, stando alle rassicurazioni dello stesso Minniti.

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Padroni del mondo di Bernie Sanders

FONTE FIOM.CGIL.IT 

 

 

Ecco a che punto siamo come pianeta nel 2018: dopo tutte le guerre, le rivoluzioni e i summit internazionali degli ultimi cento anni, viviamo in un mondo dove un gruppo minuscolo di individui incredibilmente ricchi può esercitare un controllo spropositato sulla vita economica e politica della comunità globale.

Nonostante sia difficile da capire, la verità è che le sei persone più ricche del mondo adesso possiedono più ricchezza della parte più povera della popolazione mondiale – 3,7 miliardi di persone. Inoltre, l’1% più benestante adesso ha più soldi del restante 99%. Nel frattempo, mentre i miliardari ostentano la loro ricchezza, quasi una persona su sette cerca di sopravvivere con meno di un dollaro e 25 al giorno e – orribile – circa 29.000 bambini muoiono ogni giorno per cause totalmente prevedibili come la diarrea, la malaria e la polmonite.

Al contempo, in tutto il mondo élite corrotte, oligarchi e monarchie anacronistiche spendono miliardi nelle stravaganze più assurde. […] In Medio Oriente, che vanta cinque dei dieci monarchi più ricchi al mondo, giovani reali fanno la bella vita in giro per il mondo mentre la regione soffre per il tasso di disoccupazione giovanile più alto del mondo e almeno 29 milioni di bambini vivono in povertà senza avere accesso ad alloggi decenti, acqua pulita e cibo nutriente. Inoltre, mentre centinaia di milioni di persone vivono in condizioni terribili, i mercanti d’armi diventano sempre più ricchi mentre i governi spendono migliaia di miliardi in armi.

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La verità nella politica

fonte nuovatlantide

di Raniero La Valle – 13 gennaio 2018

Nella campagna elettorale appena iniziata si pone un problema di verità, come si pose in occasione del recente referendum costituzionale. Si è dato per scontato, da giornalisti degli studi televisivi, col supporto del filosofo di studio, che “tutti” dicono bugie, perché la campagna elettorale sarebbe il luogo delle favole, non della realtà effettiva. Ma se “tutti” dicono bugie, non c’è ragione di sceglierne alcuno: dunque gettare il fango della menzogna su tutti i politici e su tutto il momento elettorale della politica, significa militare per l’antipolitica, stornare dal voto gli elettori di cui pure si lamenta l’astensione, incoraggiare i populismi e quindi in sostanza, ancora una volta licenziata la politica, conservare l’attuale dominio dei poteri qual è.
Non a caso la previsione-speranza che emerge da gran parte dei talk show televisivi è che, non potendosi dopo le elezioni mettere insieme una fiducia a un governo, resti a governare a tempo indeterminato (un precario in meno!) un governo senza fiducia, cioè in pratica quello che c’è.
Di questo deficit di verità, imputato ai politici, peraltro i giornalisti non sono esenti, anzi proprio per il loro ruolo molti di loro, nell’accanimento con cui cercano di promuovere uno e distruggere altri, sono gli officianti ministri della menzogna.
Per esempio è una bugia dire che tutti promettono di abbassare le tasse; non tutti lo fanno, e in ogni caso bisognerebbe spiegare che si parla di due cose diverse: una cosa è abbassare le imposte per tutti, e un’altra è abolire una tassa. Nel primo caso si tratta di togliere risorse alla fiscalità generale fino a promettere un’aliquota del 15 % per tutti, cosa impedita dalla sacrosanta progressività del sistema tributario, non a caso prevista dalla Costituzione all’art. 53 non nel titolo dei “rapporti economici” ma in quello dei “rapporti politici”, perché ne va della democrazia e della Repubblica; nel secondo caso si tratta di agire su una tassa di scopo, con cui si pagano dei servizi, che per altissimi motivi lo Stato può prendersi a carico, come fa per la sanità garantita a tutti i cittadini; sarebbe questo il caso dell’abolizione delle tasse universitarie per assicurare a tutti, ricchi o poveri che siano, il diritto allo studio fino ai gradi più alti.
Ma un problema di verità si pone anche quando l’ISTAT dà i numeri dell’aumento dell’occupazione, intendendo per occupazione anche un lavoro di un’ora alla settimana, e in realtà si sono perdute un miliardo e duecento milioni di ore lavorative; come c’è un problema di verità quando ci si gloria della riduzione dei flussi migratori, mentre in questo inizio di gennaio vi sono già quasi 200 migranti morti o dispersi nel Mediterraneo centrale, quando nell’intero mese di gennaio dell’anno scorso i morti furono 254.

Affari di guerra, riparte la corsa agli armamenti. Autore: Enrico Piovesana

Articolo pubblicato su MicroMega il 19 dicembre 2017

Il fatturato dell’industria della guerra torna a crescere grazie alla ripresa della corsa globale agli armamenti iniziata dopo l’11 Settembre ma frenata dalla crisi economica. Dopo cinque anni consecutivi di flessione, il giro d’affari dei produttori di armi è tornato a salire nel 2016 raggiungendo i 375 miliardi di dollari, quasi il due per cento in più rispetto all’anno precedente e – dato forse più indicativo – il 38 percento in più rispetto al 2002.

Lo certifica il prestigioso Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (SIPRI), sottolinenando come ciò sia dovuto non solo all’aumento del commercio internazionale di armamenti verso le aree di tensione, ma anche alla crescita della spesa militare in armi dei Paesi produttori.

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L’EMERGENZA DELLA MISERIA E LA MISERIA DELLA POLITICA

 

di Ivana FABRIS – Coordinatrice Nazionale Responsabile Movimento Essere Sinistra MovES

 

La miseria continua a crescere nel nostro paese.
La Caritas denuncia che solo a Roma i nuovi poveri sono 16.000, ALTRE 16.000 persone finite in strada.

Tra questi, anziani e bambini e tanti bambini con disabilità e ad essere colpito è soprattutto quel ceto medio composto da diplomati che mai avrebbe pensato solo pochi anni fa di subire questa sorte.

Persone assolutamente inserite nel tessuto sociale che sono finite così, in particolar modo per la perdita dell’occupazione.
Gli anziani a rischio, sempre solo a Roma, sono 1 su 3.
Per non parlare del precariato che equivale a vivere sulla porta della miseria assoluta.

Il dato più agghiacciante è quello dell’emergenza abitativa, una piaga cancrenosa che ha colpito tutta Italia ma che particolarmente a Roma è drammatica.
Sono circa 30.000 le famiglie coinvolte.
A Roma gli sfratti sono di circa 7-8000 l’anno.
Le richieste di casa popolare, circa 10.000.
L’offerta circa 1000.

 

Ma la miseria di chi è diventato povero è unicamente riconducibile alla miseria di un sistema politico che, pur definendosi di sinistra anticapitalista e antiliberista, continua e continuerà a NON farsi carico del problema.

 
Anche questa è di fatto un’emergenza, viste le condizioni del paese.
La miseria della classe politica rappresenta perciò l’altra faccia della medagli dell’emergenza.

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Né generazione Erasmus, né fuga dei cervelli: cosa ci dicono le migrazioni interne in Europa?

fonte dinamopress 

Le favole sulle migrazioni interne all’Ue diffuse dalla stampa, nascondono la realtà di un fenomeno epocale: la costituzione di un mercato del lavoro europeo fatto di sfruttamento e razzializzazione contro cui si scontra il desiderio politico della fuga

Le favole sulle migrazioni interne all’Ue diffuse dalla stampa, nascondono la realtà di un fenomeno epocale: la costituzione di un mercato del lavoro europeo fatto di sfruttamento e razializzazione contro cui si scontra il desiderio politico della fuga. Nei primi anni Duemila, quando ancora i radar statistici faticavano a intercettare i partenti, si parlava dei migranti italiani come Generazione Erasmus; dopo il 2008 con la crisi strutturale del sistema universitario il tema è diventato la Fuga dei Cervelli. Siamo passati nel giro di un decennio da una visione delle migrazioni come dei brevi viaggi a scopo culturale, all’allarme generale per la perdita di un consistente numero di ricercatori e studiosi. Ancora oggi molti giornali come ad esempio “La Repubblica” e “Il Fatto Quotidiano” dedicano intere rubriche alle storie di successo dei nostri connazionali all’estero. Il messaggio, non si sa quanto volontario, è chiaro: l’Italia fa schifo, ma è solo un’eccezione perché altrove la norma è il paradiso. Una bella favoletta da raccontare a tutti i disoccupati e sotto-occupati italiani. La realtà ha tinte molto meno definite, nessuno ci sta aspettando per ricoprirci d’oro ma di sicuro chi decide di vivere nella penisola tra stipendi da fame, welfare decadente e costo della vita in aumento accetta, suo malgrado, di sacrificarsi.

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