Fonte: Articolo 21 che ringraziamo
di Antonella Napoli
Da diversi anni alcuni giornalisti, tra cui la sottoscritta, sono sistematicamente presi di mira da “influencer” di destra e orde di profili “troll” riconducibili a quell’area (Casapound, Forza Nuova, Fratelli d’Italia). L’ultimo attacco per un commento sull’adunata fascista di Acca Larentia per il quale sono già scattate segnalazioni sia al provider del social media su cui sono state postate offese e minacce, sia alle autorità giudiziarie competenti.
Stessa sorte è toccata ad altri colleghi, dall’ex presidente della Federazione nazionale della stampa italiana e attuale coordinatore nazionale di Articolo 21, Beppe Giulietti, costantemente nel mirino dei nostalgici del Duce, a Loris Mazzetti, già direttore di Rai 3.
E poi Paolo Berizzii, il giornalista più odiato dai neofascisti, che per le minacce ricevute vive sotto scorta.
Tra i colleghi più esposti non solo quelli che si occupano di neofascismo, ma anche coloro che seguono con particolare attenzione il tema dei migranti, in particolare dei flussi migratori provenienti dalla Libia e in generale dal continente africano. Bersagliati con offese e messaggi violenti, sono oggetto di veri e propri shitstorm (letteralmente “tempesta di merda”, degli odiatori e leoni da tastiera che dietro il “presunto” anonimato di cui gode internet generano una pioggia di parole cariche di aggressività e avversione fuori controllo. Ciò che caratterizza lo shitstorming è una reazione a catena inarrestabile.
A ispirare l’orda neofascista sovranista è quasi sempre la signora Francesca Totolo collaboratrice del giornale di Casapound, “Il Primato nazionale”, considerata la coordinatrice della strategia di comunicazione di questa area politica.
A lei si deve, prima che contro i giornalisti, la regia di vere e proprie campagne d’odio nei confronti delle organizzazioni che si occupano del salvataggio di naufraghi delle imbarcazioni che trasportano migranti.
Nulla di casuale nell’escalation di insulti, minacce, attacchi agli operatori umanitari e ai giornalisti che si imbarcano sulle navi di queste ong. Vengono sistematicamente presi di mira tutti i cronisti che si sono occupati dei flussi migratori ma anche delle nuove norme sull’accoglienza. E dunque nell’ordine sono stati presi di mira Sergio Scandurra di Radio Radicale, Nello Scavo di Avvenire, Eleonora Camilli del Redattore Sociale, Annalisa Camilli di Internazionale, Alessandra Ziniti di Repubblica, Asmae Dachan e Shady Hamasy, che si occupano di Siria (altro tema su cui la Totolo è particolarmente attiva).
Anche la sottoscritta ha subito più volte quel trattamento. L’accanimento più intenso degli squadristi da tastiera si è manifestato con insulti e minacce sul mio profilo “X” per un tweet sulle intercettazioni della Procura di Trapani. Nel giro di pochi minuti sono arrivati decine, centinaia, di aggressioni verbali, molte di stampo sessista. Già era accaduto che fossi minacciata per il mio contrasto alle pulsioni neofasciste, in particolare per aver criticato un manifesto di Forza Nuova ripescato dal repertorio fascista della Repubblica di Salò con l’immagine di un uomo di colore che aggrediva una donna bianca.
Un diluvio di commenti volgari e insulti, fino all’augurio di essere stuprata. Purtroppo un cliché che si ripete con sempre maggior frequenza, intollerabili attacchi ai giornalisti – soprattutto donne – ree di sostenere con forza e coraggio punti di vista sgraditi ai seminatori di odio.
Siamo di fronte a una escalation inaccettabile di fronte cui la solidarietà non basta. Occorre andare oltre e uscire una volta per tutte da un malinteso. Quello secondo il quale il web e i social sono i luoghi dell’impuntà. Si può essere o no d’accordo sul contenuto di un articolo, il lavoro giornalistico è sicuramente criticabile, ma gli insulti, le minacce, il linguaggio sessista non hanno niente a che vedere con la libertà di manifestare il proprio pensiero, garantita dall’articolo 21 della Costituzione che noi difendiamo da sempre.
Come non possiamo accettare che l’adunata di Acca Larentia sia considerata una semplice commemorazione. C’è un articolo apposito della Costituzione ed almeno due leggi dello Stato che si occupano a vario titolo e specificamente del reato di apologia di fascismo e di ricostituzione del partita fascista. Leggi ampiamente disattese.
Le cronache sono piene da sempre di vasti gruppi di manifestanti che si esibiscono nel saluto fascista a viso scoperto e a favore di telecamera (per non parlare di celebri calciatori allo stadio) e di pagine internet e profili sui social network dedicati all’apologia del fascismo. Le leggi per occuparsi di questi signori sono molto chiare ma a nessuno dei poteri dello Stato preposti al controllo del territorio sembra interessare.
Oggi più che mai con la destra al governo.