Migliaia di argentini in piazza contro il “decreto motosega” del nuovo presidente Milei

Fonte Valigia Blu che ringraziamo

Autrice:

“La patria non è in vendita”. “Basta decreti per togliere diritti ai lavoratori”. “Milei, stai clonando la povertà”. Sono alcuni degli slogan scritti sui cartelloni dai manifestanti che il 21 dicembre sono scesi in piazza a Buenos Aires per contestare il maxi-decreto di riforma economica proposto dal neoeletto presidente argentino, Javier Milei. L’obiettivo era chiedere che il cosiddetto decretazo sia giudicato incostituzionale: il 23 dicembre alcuni gruppi civici avevano presentato una mozione proprio per farne dichiarare l’incostituzionalità. Per fare forza alla mozione, migliaia di persone, guidate dai sindacati, hanno protestato davanti al Palazzo di Giustizia argentino: nonostante la manifestazione sia stata pacifica, alla fine ci sono stati scontri con la polizia e sette arresti.

Non è che l’ultima delle proteste di piazza contro il plan motosierra, il “piano motosega” – come la motosega agitata dal nuovo presidente – per tagliare la spesa pubblica: “Abbiamo rilevato, tra leggi e altre regolamentazioni che ostacolano il funzionamento di una società libera, quasi 380 mila norme”, ha spiegato Milei. “Stiamo lavorando per smantellare questa macchina di distruzione che è diventato lo Stato argentino”. L’obiettivo? Raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2024.

Da quando Milei è diventato presidente ha promesso di “dare una scossa” all’economia argentina: in poche settimane sono stati già introdotti decine di decreti, tra cui quello sulla svalutazione del peso del 50% rispetto al dollaro. Parallelamente il governo ha annunciato la soppressione dell’attuale sistema di autorizzazione delle importazioni e la sostituzione con un sistema aperto, basato su dati statistici. “Tutti potranno importare”, ha detto il nuovo ministro dell’Economia argentino, Luis Caputo.

In cosa consiste questo maxi-decreto tanto contestato? Pubblicato la settimana scorsa, dieci giorni dopo l’insediamento di Milei, è un decreto di necessità e urgenza (DNU), un tipo di decreto straordinario previsto dalla Costituzione argentina da usare in circostanze eccezionali, quando c’è bisogno di approvare norme molto velocemente. E infatti è stato presentato da Milei al Parlamento durante una sessione straordinaria: i suoi critici contestano che non ci fosse una situazione emergenziale tale da giustificare l’utilizzo di questo strumento.

Il DNU, racchiuso in 366 articoli per 83 pagine, prevede l’eliminazione e la modifica di oltre 300 normative: unico denominatore comune è la deregolamentazione, in un contesto in cui l’inflazione annuale supera il 160% e il tasso di povertà ha superato il 40%. La direzione è quella di un neoliberismo estremo: tra gli aspetti più critici c’è la privatizzazione di alcune aziende pubbliche, l’eliminazione del tetto agli affitti e l’allentamento dei tetti di prezzo per i servizi sanitari privati, oltre che la cancellazione delle norme che proteggono i consumatori dagli aumenti indiscriminati dei prezzi dei beni essenziali. Milei ha anche annunciato una “modernizzazione del diritto del lavoro per facilitare il processo di creazione di posti di lavoro reali”: il decreto eliminerà alcune protezioni per i lavoratori, tra cui la fine degli aumenti automatici delle pensioni, e limiterà il diritto di sciopero.

L’entrata in vigore è prevista per il 29 dicembre a meno che il Parlamento lo abroghi con la maggioranza assoluta di entrambe le Camere – maggioranza che però nessun partito politico detiene. Il partito di Milei, Libertad Avanza, è solo la terza forza del paese, anche se può contare sull’appoggio del blocco di centrodestra, il secondo più grande.

indire la manifestazione del 27 dicembre sono state la Confederazione generale del Lavoro (CGT), la Centrale dei lavoratori (CTA), l’Unità Piquetera e i partiti di sinistra, insieme ad altre organizzazioni sociali e sindacali. “Non mettiamo in dubbio la legittimità del presidente Milei, ma vogliamo che rispetti la divisione dei poteri”, ha dichiarato il leader del sindacato edile Gerardo Martinez, uno degli organizzatori. “I lavoratori devono difendere i loro diritti quando c’è un’incostituzionalità”.

Nel frattempo non si fermano le proteste: anche il sindacato che rappresenta i dipendenti pubblici argentini (l’ATE, Associazione dei lavoratori dello Stato) si prepara allo sciopero generale della categoria per protestare contro un ulteriore decreto annunciato da Milei, che porterà al licenziamento di circa 7mila lavoratori del pubblico impiego assunti a gennaio e in scadenza il 31 dicembre. “Che nessuno ci accusi di minacciare la governabilità del paese”, ha detto Rodolfo Aguiar, segretario generale di ATE. “Se c’è qualcuno che sta compromettendo la pace sociale, è il governo stesso, che sta decidendo di lasciare migliaia di famiglie per strada”. E ha concluso: “Siamo di fronte a un attacco senza precedenti. Dobbiamo rispondere di conseguenza”.

Elezioni in Argentina, l’anomalia selvaggia

Fonte DinamoPress

La travolgente vittoria dell’ultra destra in Argentina ci conduce in pieno in un film distopico. Da questo manifesto del collettivo editoriale della rivista Crisis emergono alcuni elementi per una lettura urgente delle elezioni. La resistenza è un enorme campo di apprendimento e nella disperazione si annida il germe di una inedita lucidità

Nell’anniversario dei 40 anni dal ritorno della democrazia, l’estrema destra di Javier Milei vince con il 55,69% le elezioni presidenziali, contro il peronista Sergio Massa, fermo al 44,3%. La nuova vicepresidente, Victoria Villaruel, che si ispira a Giorgia Meloni, è una negazionista dei crimini della dittatura, avvocata dei genocidi della giunta militare condannati per crimini di lesa umanità. Il neo-presidente eletto annuncia una terapia di shock economy enza gradualismi fatta di dollarizzazione, tagli “più duri di quelli richiesti dal FMI”, privatizzazioni delle imprese pubbliche e repressione, con il sostegno nel prossimo governo di Mauricio Macri e Patricia Bullrich, l’istituzione del Ministero del Capitale Umano al posto di ben quattro ministeri, quelli di Lavoro, Istruzione, Salute e Sviluppo Sociale. Tempi durissimi si attendono per un paese in crisi da anni, con l’inflazione che ha raggiunto il 149% e quasi metà della popolazione in condizione di povertà. Il voto di rabbia contro l’impoverimento e la svalutazione senza fine della moneta di un paese indebitato da Macri per cento anni con l’FMI finisce a una estrema destra che raccoglie consensi contro “la casta” promettendo la libertà di impresa, difesa della proprietà privata, liberalizzazione delle armi e lotta contro la “giustizia sociale”. Si apre da oggi una difficile e inedita transizione dal governo attuale al prossimo governo ultra neoliberista e di estrema destra che annuncia una fase durissima di orizzonti oscuri per il paese [Nota della redazione]

La sensazione di essere entrati in un film distopico è travolgente, anche per quelli che negli ultimi anni avevamo compreso la rilevanza epocale di una formazione politica di ultradestra che per la prima volta nella nostra storia si è sintonizzata con il malcontento dei settori popolari ed è riuscita a esprimere il desiderio di cambiamento di una gioventù senza orizzonti. Siamo di fronte a un cambiamento storico dalle conseguenza insospettabili.

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Argentina, un paese a fuoco

Fonte Ecor-network

di Marina Wertheimer, Soledad Fernández Bouzo

Argentina en llamas. Voces urgentes para una ecología política del fuego, Editorial El Colectivo, giugno 2023 – 270 pp.
Introduzione delle curatrici del libro, Marina Wertheimer e Soledad Fernández Bouzo.

Come comprendere la recente ondata di incendi al calore delle fiamme?
Appunti per una ecologia politica del fuoco secondo la chiave dell’ecofemminismo critico

Scriviamo questa introduzione a Buenos Aires, durante un marzo insolito, con 41 gradi di percezione termica. Concludiamo questo libro attraversando la più lunga ondata di caldo nella storia argentina, specialmente per la parte centrale e orientale del paese.
Tra una vampata di calore e l’altra, apprendiamo che questa è stata l’estate più calda dal 1906 e che, inoltre, sarà la meno calda del resto della nostra vita.
La mancanza di pioggia, inoltre, ha prodotto una siccità storica che, secondo i titoli dei principali quotidiani del paese, ha generato milioni di perdite per i produttori di soia e mais. La siccità – aggiunta a fattori come il cambiamento climatico e la multicausalità antropica del deflusso storico del fiume Paraná – ha generato la più grande successione di incendi che si ricordi. Ma non è un fenomeno esclusivo dell’Argentina. Nel 2020, Australia, California e Siberia stavano bruciando, in regioni che hanno avuto la loro peggiore stagione degli incendi in vent’anni. Nel 2019, il mondo ha rabbrividito alle immagini di incendi simultanei e coordinati in diverse parti della foresta amazzonica che avevano come comune denominatore l’estensione della frontiera agricola e zootecnica. Mentre il fumo copriva grandi città come San Paolo e Rio de Janeiro, l’hashtag #PrayforAmazonas è diventato virale, e Greta Thumberg ha sentenziato: “la nostra casa è in fiamme” 1.
Il saldo è stata la riduzione in cenere di 2,5 milioni di ettari dell’Amazzonia (Greenpeace, 2019) 2.

La deforestazione in Amazzonia ha conseguenze sui modelli di precipitazioni in altre aree. Infatti, il 19% delle precipitazioni che cadono annualmente nel bacino di La Plata è causato dall’umidità della foresta amazzonica che si disperde a sud (Maretti, 2014; FARN, 2020). Ciò influenza, a sua volta, il sistema idrologico del Gran Chaco e il sistema delle zone umide dei fiumi Paraguay e Paraná. La diminuzione dei livelli di questi fiumi dal 2020 è una delle più grandi degli ultimi 100 anni e va di pari passo con la modifica del regime degli incendi. Nel nostro paese, il fuoco ha raggiunto cifre record negli ultimi mesi. Solo nel 2022, più di 700 mila ettari (ha) sono stati colpiti dagli incendi, più del doppio rispetto al 2021 3, ma notevolmente inferiore rispetto al 2020, quando la superficie raggiunta era superiore a 1 milione di ettari (SNMF, 2023).

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Jujuy, Argentina: sollevazione popolare, durissima repressione

Fonte Dinamopress che ringraziamo

 

di Alioscia Castronovo

 

Decine di feriti, arresti e persecuzioni: una sollevazione popolare guidata da docenti e popoli indigeni contro la riforma costituzionale della provincia andina che rafforza l’estrattivismo, criminalizza la protesta sociale ed intensifica l’impoverimento

Nel pieno di una durissima crisi economica e politica, e a pochi mesi dalla elezioni presidenziali che il prossimo mese di ottobre indicheranno quale prossimo governo dovrà affrontare il pagamento del debito al Fondo Monetario Internazionale – e nel pieno delle definizioni delle prossime formule presidenziali ancora in discussione nelle due principali coalizioni – una sollevazione popolare nella provincia andina di Jujuy sta ridefinendo dal punto di vista delle lotte l’agenda politica del paese. Contro impoverimento ed estrattivismo, in difesa dei salari e dei territori, una rivolta è esplosa nel nord occidente del paese, al confine con la Bolivia.

Al centro delle proteste l’operazione politica che favorisce le politiche estrattiviste e costituzionalizza la repressione contro chi reclama salari, diritti e dignità, portata avanti dal governatore Gerardo Morales, con il consenso trasversale dei radicali e del partito giustizialista.

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Argentina: Milagro Sala, non c’è giustizia con un potere corrotto

Fonte: Pressenza 

Milagro Sala (Foto di Archivio Pressenza)

«Quello che stanno facendo con Milagro Sala è un’eresia» ha detto Papa Francesco quando Taty Almeida, dirigente storica delle Madri di Plaza de Mayo in Argentina, gli ha fatto visita il 27 maggio.

Sono più di sei anni e quattro mesi che Milagro Sala, dirigente sociale della provincia di Jujuy in Argentina, è detenuta a causa di processi legali manipolati, accuse con testimoni pagati, vessazioni a lei e alla sua famiglia; tutto dovuto al fatto di essersi ribellata al potere e di aver organizzato le persone più umili affinché reclamassero i propri diritti.

Papa Francesco non è l’unico a chiedere giustizia. Un gruppo di deputati argentini ha presentato un disegno di legge per intervenire sul potere giudiziario della provincia di Jujuy. L’obiettivo dell’iniziativa è garantire la forma repubblicana del governo, la divisione dei poteri e il sistema democratico. Così il disegno cerca la nomina di un Commissario federale e la dichiarazione di commissione dei membri del Tribunale Superiore di giustizia e del titolare del Pubblico Ministero di Accusa della provincia di Jujuy.

In sostanza, il disegno di legge spiega che da quando Gerardo Morales ha assunto il governo della provincia di Jujuy, ha modificato il potere giudiziario provinciale per controllare e intromettersi nella giustizia. Dice pure che non è garantita la separazione dei poteri. Infatti, tra i cambiamenti del governatore Morales ci sono l’ampliamento del Tribunale Supremo da cinque a nove membri. Questo è avvenuto grazie a una riforma legislativa particolare: due dei deputati che hanno votato la modifica, Pablo Baca e Beatriz Altamirano, sono diventati membri del tribunale. Cioè hanno votato se stessi. Il terzo, Federico Otaola, che è il presidente attuale del tribunale, era stato legislatore e candidato vicegovernatore con il gruppo di Gerardo Morales nel 2011.

Attualmente il governatore Morales continua ad approfondire tale progetto premeditato di cooptazione e assoggettamento sul potere giuridico dello Stato provinciale, configurando una situazione dalla gravità istituzionale intollerabile. In questo senso, ha forzato la dimissione di tre membri del Tribunale Supremo e vuole ottenere quella di altri tre con il chiaro obiettivo di imporre la sua maggioranza.

Al Papa si uniscono voci di prestigio che denunciano questa situazione inammissibile. All’inizio di maggio, l’ex giudice della Corte Suprema della Repubblica argentina, Raúl Zaffaroni, ha denunciato il governatore perché «Jujuy sta vivendo uno scandalo giuridico».

Tra i firmatari del disegno di legge ci sono i deputati Federico Fagioli, Itai Hagman, Natalia Zaracho, Leonardo Grosso, Verónica Caliva, Natalia Souto, Eduardo Toniolli e Juan Carlos Alderete.

«Se chiediamo l’intervento non è per Milagro Sala, ma è per tutti gli strati sociali che non possono uscire a chiedere un pezzo di pane perché hanno fame o a inoltrare un’istanza di femminicidio perché incorrono in contravvenzioni. C’è una forte complicità» tra i poteri di stato a Jujuy, ha denunciato Milagro Sala lunedì in videoconferenza durante una presentazione del disegno di legge.

Da quando Morales è diventato governatore nel dicembre 2015, circa due mila persone di svariate organizzazioni sociali e politiche sono state accusate di numerosi delitti poiché avevano protestato contro il regime autoritario e conservatore della provincia. A Jujuy chiedere cibo, un lavoro dignitoso o un alloggio decente è punibile con il carcere, sentenziato in anticipo da un governatore che controlla le forze repressive e il potere giuridico.

Lo stesso governatore ambisce a diventare presidente del Paese nel prossimo futuro e propone come programma la repressione dei poveri affinché gli altri possano vivere in “pace”. Papa Francesco lo sa – il governo di Jujuy sostiene un sistema sociale, economico e politico che silenzia e violenta gli esclusi, affinché i più potenti continuino a godere delle proprie ricchezze.

Milagro Sala, donna indigena e ribelle, è il simbolo del nemico che il governatore vuole eliminare e quindi è detenuta da sei anni. Viene usata come un esempio per far sì che gli altri tacciono e abbassano la testa. Nonostante tutto, Milagro non si arrende, non nasconde la sua rabbia, non copre il suo viso scuro, non fa tacere il suo grido di battaglia. Anche da detenuta continua a organizzare e a chiedere la costruzione di un mondo giusto e solidale per tutti e tutte, a Jujuy e in qualunque altro posto dove le ingiustizie si accaniscono contro la maggioranza.

La Rete internazionale per la libertà di Milagro Sala, che include cittadini argentini, brasiliani, canadesi, spagnoli, statunitensi, finlandesi, francesi, italiani, britannici, svedesi e svizzeri, sostiene il disegno di legge per promuovere l’intervento federale del potere giuridico della provincia di Jujuy.

Non c’è giustizia con un potere giuridico corrotto e controllato da chi difende gli interessi dei potenti.

Traduzione dallo spagnolo di Mariasole Cailotto. Revisione di Thomas Schmid.

ARGENTINA: REPRESSIONE E GRILLETTO FACILE

Tra il 17 e il 21 novembre 2021 la polizia ha ucciso due giovani, vittime di razzismo e pregiudizio. Il mapuche Elías Garay lottava per il diritto alla terra della sua comunità. Lucas González era un ragazzo delle periferie che sognava di fare il calciatore.

di David Lifodi (*)

In Argentina non si placa la polemica sulle forze di sicurezza dal grilletto facile. Tra il 17 e il 21 novembre scorsi, a 1.700 chilometri di distanza, la polizia ha ucciso due giovani, il mapuche Elías Garay e Lucas González.Entrambi sono rimasti vittime del gatillo facil, una pratica che in Argentina non è mai terminata e mette di nuovo al centro dell’accusa le forze dell’ordine, troppo propense ad utilizzare le armi in loro dotazione anche quando non ce ne sarebbe motivo. Vittime dell’odio e del pregiudizio, Elías Garay e Lucas González rappresentano solo gli ultimi di una serie infinita di casi in cui a prevalere, nella gran parte dei casi, è l’impunità degli agenti coinvolti, che si tratti della Federal o della Bonaerense, che spesso agiscono sull’onda delle dichiarazioni della politica all’insegna del cosiddetto manodurismo.

Elías Garay era un militante mapuche di ventinove anni che si batteva per il diritto alla terra della comunità Quemquemtrew, zona di Cuesta del Ternero ( Rio Negro). Ferito a morte dalle pallottole sparate dalla polizia, il giovane ha pagato la violenta campagna antimapuche promossa dal governo di Arabela Carrera e sostenuta dai grandi mezzi di comunicazione, tutti schierati a favore dell’oligarchia terrateniente. L’omicidio di Elías Garay, che lottava pacificamente per il diritto alla terra ancestrale, rappresenta l’ennesimo episodio di criminalizzazione ai danni dei movimenti sociali, dei popoli originari e dei giovani delle periferie urbane.

L’uccisione di Garay, provocata da due uomini armati vestiti in borghese entrati nella comunità mapuche Quemquemtrew, dove si trova un asentamiento destinato a recuperare un territorio ancestrale, è stato condannato dalla Liga Argentina por los Derechos Humanos, mentre il governo di Arabela Carrera il Cuerpo de Operaciones Especial de Rescate non avrebbe ricevuto alcun ordine di entrare in territorio mapuche, né era stata programmata un’operazione di questo tipo.

A smentire il governo sono state però le testimonianze di coloro che hanno denunciato l’isolamento e l’accerchiamento del territorio ad opera della polizia rionegrina, come riportato da Página/12. “La polizia pretende di entrare in territorio mapuche e questo provoca problemi di ordine pubblico, mentre il governo rifiuta qualsiasi forma di dialogo e continua ad uccidere chi si batte per rivendicare il diritto alla terra”, ha ribadito la comunità Quemquemtrew.

Dalla Casa Rosada, finora, non ci sono stati interventi significativi per risolvere il conflitto che vede opposto lo stato ai mapuche. Al dialogo i governi locali preferiscono rispondere con l’utilizzo della violenza, all’insegna dello slogan “los indios son todos terroristas”, come accadde nel 2017 quando a morire fu il militante mapuche Rafael Nahuel, raggiunto da un proiettile mentre fuggiva di fronte all’arrivo della polizia.

A Barracas (Buenos Aires), invece, è rimasto ucciso Lucas González, la cui auto è stata colpita dai proiettili sparati dalla polizia. Il ragazzo aveva terminato di allenarsi e si trovava all’interno della propria vettura insieme ad alcuni amici quando fu raggiunto dagli spari dell’ispettore Gabriel Isassi, dell’ufficiale maggiore Fabián López e dell’ufficiale José Nievas. Gli imputati, per discolparsi, avevano sostenuto di essersi identificati, con i loro giubbotti distintivi e la sirena, per effettuare un controllo sull’auto dei giovani.

I tre agenti sono indagati con accuse pesanti: omicidio aggravato, abuso delle loro funzioni, falso ideologico e privazione illegale della libertà. L’intervento era stato giustificato dai poliziotti nell’ambito di un’operazione antidroga.

Il filo rosso che lega l’omicidio del militante mapuche a quello del ragazzo che si allenava con il sogno di scendere in campo nella massima serie calcistica argentina sono il frutto di una società dove prevale la manipolazione dell’informazione e si giustificano violenza e razzismo.

Il paradosso dell’uccisione di Garay è che il fatto è avvenuto vicino ad una scuola intitolata a Lucinda Quintupuray, una donna uccisa a colpi di pistola perché aveva rifiutato di vendere la sua proprietà e su un terreno che era stato asseganto ai mapuche dall’Instituto Nacional de Asuntos Indígenas.
L’omicidio di Elías Garay e Lucas González è frutto del pregiudizio, quello dei “mapuche terroristi” e quello dei giovani delle periferie considerati loro malgrado dei “delinquenti” a prescindere. “Mi cara, mi ropa y mi barrio no son un delito” e la frase che è risuonata nei cortei di protesta per queste due morti assurde, insieme ad una domanda ormai fin troppo ricorrente: “chi ci protegge dalle forze di sicurezza?”

Nel solo 2020 la Coordinadora contra la Represión Policial e Institucional ha registrato oltre 400 morti provocate dalle forze dell’ordine. Per questo, a distanza di mesi, la società argentina si interroga e continua ad essere scossa dai troppi casi di gatillo facil.

José Mujica: “La civiltà digitale sta creando una vera malattia nella democrazia rappresentativa e non so quale sia la cura”

 

Fonte Equaltimes.org

Autore    Luis Curbelo

Traduzione automatica con Google Translator. Questa traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Equaltimes.org 

José Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, vive in completa isolamento nella sua casa di campagna a Rincón del Cerro (a 11 chilometri dal centro della città di Montevideo) dall’inizio della pandemia. A causa di una malattia immunologica a lungo termine, non può ricevere vaccinazioni e il suo unico modo per affrontare il coronavirus è esercitare estrema cura e precauzione.

Recentemente ha accettato di sedersi per una lunga chiacchierata con Equal Times che copriva molte aree di interesse internazionale. Ha condiviso con noi le sue opinioni sul fenomeno dei social network, i vantaggi e le insidie ​​della civiltà digitale e l’emergere di personaggi politici come Donald Trump negli Stati Uniti e Jair Bolsonaro in Brasile e le masse che li seguono.

Secondo Mujica, questa pandemia ha fatto emergere il lato peggiore dell’umanità accentuando l’egoismo dei paesi ricchi e mettendo a nudo la mancanza di solidarietà tra le persone. Dice che le classi medie, frustrate dalla concentrazione di ricchezza e potere e dalla loro incapacità di accedervi, si sono rivolte sempre più alla politica reazionaria. Sostiene che il vaccino contro il coronavirus è diventato incredibilmente politicizzato e incolpa il presidente russo Vladimir Putin per aver svolto un ruolo centrale in questo chiamando il vaccino prodotto nel suo paese Sputnik.

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Milagro Sala: le organizzazioni sociali chiedono la liberazione

FONTE PRESSENZA.COM 

Organizzazioni politiche e sociali, sindacati e organizzazioni per i diritti umani si sono mobilitate nel centro di Buenos Aires, fino a Plaza Lavalle, per chiedere alla Corte Suprema di Giustizia di rilasciare Milagro Sala, leader sociale del gruppo Túpac Amaru, cinque anni dopo il suo arresto a Jujuy.

Milagro Sala è da cinque anni o in carcere o agli arresti domiciliari per una serie di accuse montate ad arte dal governatore di Jujuy Morales, suo nemico politico da sempre, portate avanti da giudici nominati dal governatore stesso al suo insediamento. Le cause in corso hanno avuto risultati controversi e hanno prodotto la paralisi di buona parte delle attività di Tupac Amaru in una delle regioni più povere del paese, dove l’organizzazione presieduta da Milagor Sala aveva realizzato, oltre alle case popolari per cui aveva ricevuto finanziamento, ospedali, scuole, ambulatori medici, parchi giochi e parchi acquatici per i bambini, in un rivoluzionario modello di riscatto sociale dei popoli originari e della gente poveraed emarginata.

“È proprio la Corte che deve risolvere l’apertura dei fascicoli e i ricorsi in appello che abbiamo presentato”, ha spiegato il coordinatore nazionale del Túpac Amaru, Alejandro Garfagnini “La Corte deve pronunciarsi sulla nullità delle cause”, ha detto chiarendo il motivo per cui ci si è rivolti alla Corte Suprema di Giustizia.

Anche a Jujuy una manifestazione analoga si è svolta con grande partecipazione popolare e si è conclusa con il discorso di Raúl Noro, compagno di Milagro Sala.

Desaparecidos, catturato in Brasile uno degli ufficiali della Marina che partecipò al sequestro dello scrittore argentino Walsh

FONTE:  CONTROLACRISI.ORG

 

 

Uno degli ufficiali della Marina che partecipò nel 1977 al sequestro e all’uccisione dello scrittore e giornalista argentino Rodolfo Walsh, ricordato come un mito di resistenza alla dittatura (1976-1983), è stato catturato ieri in Brasile.
Si tratta di Gonzalo ‘Chispa’ Sánchez, che polizia brasiliana ha localizzato a Paraty, sul litorale di Rio de Janeiro, in esecuzione di un ordine di arresto internazionale firmato molti anni fa, nel 2009, dal giudice argentino Sergio Torres.
Autore di ‘Operación Masacre’, considerato come il primo romanzo di genere ‘No Fiction’, sorta di sintesi fra il romanzo tradizionale e la testimonianza storiografica, Walsh mostrò fin dall’adolescenza le sue propensioni letterarie.
Dopo una stagione vicina a movimenti di destra, viaggiò a Cuba, partecipando con Gabriel Garcia Marquez alla fondazione dell’agenzia di stampa Prensa latina, e segnalandosi come precursore di Wikileaks quandò intercettò e decifrò comunicazioni della Cia con agenti in Guatemala con cui era stata preparata la fallita invasione della Baia dei Porci a Cuba.
Negli anni ’70 aderì al movimento dei Montoneros e, dopo il golpe del generale Jorge Rafael Videla, creò l’agenzia di stampa Ancla, facendo circolare oltre 200 dispacci contro la dittatura.
In pericolo, Walsh rifiutò di esiliarsi come avevano fatto altri dirigenti dei Montoneros, e continuò l’attività clandestina. E il 24 marzo 1977, primo anniversario del colpo di Stato, pubblicò l’ultima sua opera, ‘La carta abierta de un escritor a la Junta militar’, in cui denunciò i tanti desaparecidos e criticò la politica neoliberalista governativa.
Il giorno dopo un ‘Grupo de tarea’ della Scuola di meccanica della marina (Esma), guidato dall”Angelo biondo’, Alfredo Astiz, e da Jorge ‘Tigre’ Acosta, e integrato dal ‘prefetto’ Sánchez arrestato ieri, gli tese una imboscata. Walsh morì in una sparatoria, ed il suo corpo non fu mai più ritrovato.

Detenzione di Milagro Sala: uno scandalo che cresce e coinvolge i poteri di Jujuy 07.02.2020 – Osvaldo Bocero

FONTE PRESSENZA.COM 

 

Le registrazioni audio recentemente diffuse in cui il presidente della Corte Suprema di giustizia di Jujuy – Pablo Baca – riconosce che Milagro Sala è detenuta per decisione del governatore Gerardo Morales, hanno provocato uno scandalo tra i diversi poteri della provincia.

Queste prove sono la base per un processo politico contro Baca, promosso dal blocco di deputati del Partito Peronista, con l’accordo di un settore degli ufficialisti. Il caso ha acquistato risonanza nella provincia e ha scatenato una serie di dichiarazioni incrociate in cui viene messa in discussione l’indipendenza della magistratura dall’esecutivo.

Il blocco si sta anche concentrando sul ruolo del procuratore Sergio Lello Sanchez, capo della Procura della Repubblica. Sulla base delle audizioni tra Baca e la sua amica, Lello Sanchez è coinvolto nell’estorsione di giudici e pubblici ministeri. Inoltre, insieme al figlio del governatore, ha redatto un testo di legge fatta su misura per potere esecutivo.

Dopo che sono state diffuse le registrazioni, Pablo Baca ha ammesso che la voce era sua ma che i file audio erano stati manipolati, modificati e mal interpretati. “El Cohete a la luna”, che ha reso pubbliche le registrazioni, ha risposto che solo la voce dell’interlocutore è stata modificata, per proteggere la sua identità.

Lunedì scorso, visto lo scandalo causato dalle sue dichiarazioni, Baca ha chiesto una sospensione dalle sue funzioni, ma ha dichiarato che non si sarebbe dimesso perché ciò equivarrebbe ad ammettere la sua colpa, dichiarandosi in modo inconsistente vittima di “un’imboscata”.

Un ripasso sulla vicenda

Gerardo Morales è entrato in carica come governatore il 10 dicembre 2015. Nella prima settimana del suo mandato ha modificato la struttura del Ramo giudiziario. Solo 5 giorni dopo l’assunzione dell’incarico ha proposto l’aumento del numero di membri della Corte Suprema di Giustizia da 5 a 9. Quel voto favorevole al progetto, ha fatto sì che due deputati radicali (che hanno votato a favore), siano stati nominati giudici del Tribunale il giorno dopo. Uno di loro era Pablo Baca. Gli altri due nuovi giudici erano ex deputati radicali. Ciò ha garantito una maggioranza automatica di cinque voti con l’allora presidente Clara Langhe de Falcone, anch’essa radicale ed ex avvocato di Morales. Quest’ultima è ricordata per aver dichiarato pubblicamente che Milagro Sala è in carcere perché è la gente a volerlo.

Due giorni dopo l’ampliamento del Tribunale, il Legislatore ha deliberato la creazione della Pubblico Ministero dell’Accusa, che è stato affidato a Lello Sanchez, amico del figlio del governatore, che, secondo Baca, ha messo in piedi il piano di persecuzione.

Ricordiamo che il 14 dicembre di quell’anno Milagro Sala e la sua organizzazione Tupac Amaru, hanno iniziato un presidio in Plaza Belgrano davanti all’ufficio del governatore per chiedere impegni produttivi per le cooperative, in vista della chiara decisione di Morales di non includere l’organizzazione in quei progetti.

Un mese dopo per questa protesta Milagro Sala è stato arrestata, con l’accusa di disturbo dell’ordine pubblico. Trattandosi di una lieve violazione, il fermo non sarebbe potuto durare più di 48 ore. Questo è il tempo che è stato sufficiente a Morales e al sistema giudiziario sotto il suo comando per presentare denunce e intentare cause contro la leader sociale. Sono passati più di 4 anni e Milagro è ancora detenuta (oggi agli arresti domiciliari) così come altri membri della Tupac, in quello che rappresenta il caso più immorale di persecuzione politica in una democrazia.

Con grande tempismo, questa settimana a Jujuy la radicale Josefa Herrera, consigliera di Gerardo Morales al Senato, ha preso in mano l’Ufficio anticorruzione. Interrogata sulla sua vicinanza al governatore, Herrera ha fatto una dichiarazione che rimarrà nella memoria di questo periodo a Jujuy: “Sarò indipendente perché queste sono le istruzioni del Signor Governatore”.

Per la libertà di Milagro Sala, quattro anni dopo il suo arresto

FONTE PRESSENZA.COM

Il Comitato formatosi per lottare per il suo rilascio sta organizzando un accampamento all’Obelisco nella città di Buenos Aires e oggi compie un atto contro “l’ingiusta e arbitraria detenzione” perpetrata il 16 gennaio 2016. “Speriamo che il cambiamento di contesto contribuisca ad assicurare che sia fatta giustizia e che Milagro sia rimessa in libertà”, ha detto il membro del comitato Ivan Wrobel.

Quattro anni dopo “l’ingiusta e arbitraria detenzione” di Milagro Sala, il Comitato per la liberazione della leader sociale e dei prigionieri politici di Jujuy, insieme alle organizzazioni sociali, politiche, di difesa dei diritti umani e sindacali, si sono accampati all’Obelisco da ieri, e oggi parteciperanno a un evento alle 11:00 per “chiedere che le nostre sorelle e i nostri fratelli siano rimessi in libertà”.

Ivan Wrobel, membro del comitato, ha detto a Va Con Firme che “fin dal primo momento abbiamo detto che Milagro era una prigioniera politica” del governatore della provincia Gerardo “Morales, che c’era un accordo tra l’esecutivo e la magistratura di Jujuy per perseguitare le organizzazioni sociali e popolari con lo scopo di impedire l’accesso ai diritti, per costruire una società e una provincia per pochi, e anche con l’obiettivo di creare un laboratorio o un processo repressivo che poi ha finito per diffondersi in tutto il Paese, che è stata la persecuzione, per mezzo della giustizia, dei compagni militanti”.

L’attivista, che si occupa di Diritti Umani per l’ATE-Capitale ed è Segretario per i Diritti Umani del CTA Autonomo, ha spiegato che al di là del fatto che i casi contro Sala hanno “una sentenza ferma, di prima istanza o di riesame del caso, non c’è mai stata un giudizio indipendente o una vera e propria indagine”.

“Non stiamo dicendo che c’è stato un procedimento legale corretto, in cui si indaga se una certa persona ha commesso o meno un crimine e per questo c’è un’indagine, vengono presentate prove, ci sono testimoni imparziali”. Egli ha invece sostenuto che “quello che è successo è che la giustizia sapeva già quale sarebbe stata la sentenza e il processo era solo una procedura per una condanna scritta in precedenza”.

“Innumerevoli irregolarità”

Wrobel ha descritto che tra le “innumerevoli irregolarità” nei processi contro Milagro c’era, per esempio, “un giudice che non aveva nemmeno superato l’esame per accedere alla sua posizione”. Ci sono stati anche casi di “testimoni che hanno testimoniato contro” la referente della Tupac Amaru e “poi hanno ricevuto denaro nelle loro cooperative o venivano assunti nel governo della provincia”, e anche atti di “persecuzione e minacce” come “quando il giudice ha portato un imputato nel suo ufficio” e lì “lo ha minacciato e gli ha detto che se non avesse indicato Milagro come colpevole, avrebbe passato il resto della sua vita in prigione”.

Sala è stata imprigionata il 16 gennaio 2016 dopo aver partecipato a un accampamento davanti alla casa del governo nella provincia di Jujuy. Secondo quanto riportato dal CELS (Centro di Studi Legali e Sociali), da lì “c’è stata una rete di accuse consecutive, cioè un dispiegamento di casi giudiziari e un contesto di violazione dell’indipendenza giudiziaria, volto a sostenere la privazione della libertà di Sala a tempo indeterminato, come definito dal Gruppo delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, nell’ottobre 2016”.

Il Comitato per la libertà ha dichiarato in un comunicato che “in tutto questo tempo, diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno osservato che la persecuzione di Milagro Sala e del resto dei compagni del Tupac Amaru è stata una persecuzione basata su motivi politici”.

Ha aggiunto che “tuttavia, il governatore Gerardo Morales ha deciso di ignorare queste disposizioni e ha continuato con le vessazioni della magistratura”. In questo senso, il suddetto comitato invita all’evento di oggi alle 11:00 sotto lo slogan “con i prigionieri politici non c’è democrazia”.

Con il Presidente Fernandez

Questa settimana il presidente Alberto Fernández ha ricevuto alla Casa Rosada le organizzazioni per i diritti umani, tra cui Madri e Nonne di Plaza de Mayo, e tra i tanti argomenti trattati, è stato discusso anche quello di Milagro Sala e della sua prigionia.

Per Wrobel, “il presidente si è preoccupato più volte della situazione dei nostri compagni di prigionia, fin dal primo momento in cui è stato in contatto con Milagro”. Ricorda a questo proposito che “il primo Natale passato in prigione, le ha fatto visita in carcere e più volte le ha espresso la sua solidarietà”.

Fernandez “ha detto innumerevoli volte di essere a favore di una giustizia giusta e imparziale, che la giustizia sia indipendente, e sappiamo che crede che nulla di tutto questo stia accadendo”, ha detto l’attivista. “Quindi lo vediamo positivamente e speriamo che il cambiamento di contesto aiuti a fare finalmente giustizia e che Milagro sia finalmente liberata”.

«In Argentina viene violato il diritto umano al cibo»

FONTE : LA VACA.ORG  CHE RINGRAZIAMO 

Marcos Filardi è un avvocato specializzato in diritti umani e sovranità alimentare e fa crollare un mito tra molti: «Non produciamo cibo per 400 milioni di persone». Un discorso emozionante su ciò che sta accadendo nel paese con fame e malnutrizione. Le malattie che sono una conseguenza di ciò che mangiamo. Il modello estrattivo che commercializza cibo mentre i territori e la salute pubblica sono sempre più contaminati e distrutti. Il ruolo delle nuove generazioni contro la crisi climatica. E uno sguardo alla nuova gestione e alle ipotesi sulla presunta salvezza della Patria in Vaca Muerta. Dati per tenere conto di ciò che ci fanno deglutire. (Ascolta il programma completo)

https://soundcloud.com/lavacamu/filardi-bloque-1-deci-mu

 

https://soundcloud.com/lavacamu/filardi-bloque-2-deci-mu

Milagro Sala: confermata l’assoluzione nella causa “Balacera de Azopardo”

FONTE PRESSENZA.COM

Il caso conosciuto dai media come “La balacera de Azopardo” (sparatoria di Azopardo”) si è occupato di cosa è successo il 27 ottobre 2007. In questo episodio Alberto “Beto” Cardozo, leader sociale dell’organizzazione Tekure e membro della Rete delle Organizzazioni Sociali, è stato inseguito da Fabián Ávila, l’unico condannato in questo caso, e da Jorge Rafael Páes, che è stato assolto. Secondo i testimoni, entrambi hanno sparato a Cardozo; un ragazzo di 11 anni è rimasto gravemente ferito.

Il giudice Pablo Pullen Llermanos ha usato questo caso per arrestare arbitrariamente Milagro Sala e Alberto Cardozo, che era stato vittima degli eventi oggetto di indagine. Tuttavia, il giudice lo ha illegalmente privato della libertà per estorcergli una testimonianza contro la leader sociale. Questa settimana la Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione sia di Sala che di Cardozo, come deciso dalla Corte n. 1 nel dicembre 2018.

L’accusa contro la leader sociale è stata fatta dal giudice Pullen Llermanos sulla base della testimonianza di Jorge Rafael Paés, coinvolto nei crimini oggetto di indagine. Latitante per due anni, fu assolto dopo aver testimoniato contro l’allora deputata del Parlasur. È necessario sottolineare il ruolo degli avvocati difensori della leader sociale Elizabeth Gómez Alcorta, Paula Álvarez Carrera e Luis Paz.

Il Comitato per la liberazione di Milagro Sala e dei prigionieri politici di Jujuy ha accolto con soddisfazione la conferma dell’assoluzione e hanno assicurato che si tratta di un primo passo verso la completa riabilitazione di Milagro Sala.

Argentina: libertà per i prigionieri politici

FONTE PRESSENZA.COM

 

Il Club Ferro Carril Oeste ha ospitato l’incontro di parenti, amici e compagni degli oltre 50 prigionieri politici del governo di Mauricio Macri. L’attività è stata convocata da un centinaio di organizzazioni politiche, per i diritti umani e altre organizzazioni, come il Forum per la democrazia e la libertà dei prigionieri politici, la Lega argentina per i diritti umani e il Comitato per la liberazione di Milagro Sala.

Milagro Sala, Mirta Guerrero, Gladys Días, Mirta Aizama, Javier Nieva, Graciela López, Patricia “Pachila” Cavana, María Condorí, Adriana Condorí, Iván Altamirano, Miguel Ángel Sibila, Julio Miguel de Vido, Roberto Baratta, Fernando Esteche, Amado Boudou, Daniel Ruiz, Luis D’Elía, José María Carrizo, Carlos Kirchner, Mariano Bruera, Atanacio Pérez Osuna, Fabián de Sousa, Gerardo Luis Ferreyra, Cristóbal López, Juan Pablo Schiavi, Oscar Thomas, Sebastián Mcdowall, Emanuel Lázzaro, Pablo Barriano, Luciano Fiochi, Facundo Jones Huala sono le persone nominate dal giornalista  Daniel Tognetti, all’inizio della manifestazione, più “25 mapuches imprigionati nelle cause connesse a Benetton”.

“Libertà a chi è in galera perché sta lottando!” hanno risposto i presenti.

respondieron con cánticos lxs presentes. Il cantautore Ariel Prat ha poi eseguito due canzoni, ma prima ha citato una frase di uno schiavo afro-americano che ha lavorato nella costruzione delle ferrovie negli Stati Uniti e che l’attivista e combattente per i diritti civili, Angela Davis, ha trasformato nel titolo di uno dei suoi libri: “Dicono che la libertà sia una lotta costante”.

Mentre sul lato del palco uno schermo mostrava le immagini delle manifestazioni per chiedere la libertazione dei prigionieri politici hanno preso la parola Estela Díaz e Daniel Catalano. La Segretaria della commissione Genere e Opportunità della CTA  e fondatrice del  Comité por la Libertad de Milagro Sala,ha detto: “L’arresto di Milagro Sala è venuto a costruire e dimostrare la pedagogia della crudeltà necessaria per mettere in funzione questa nuova fase del regime oligarchico in Argentina. Il modello di saccheggio della nostra ricchezza, delle nostre risorse, del nostro reddito, è sempre stato accompagnato da processi repressivi e criminalizzanti, e questa volta non ha fatto eccezione.

“Lo abbiamo detto quando misero dentro Milagro: ‘Oggi lei, domani chiunque di noi. Il sistema funziona, il sistema giudiziario, i media, il disprezzo e la condanna dei media, per garantire in seguito l’arbitrarietà nella detenzione”, ha detto Diaz e ha aggiunto: “Questo popolo ha memoria. L’inganno dei canti della sirena sta finendo ed è stato ascoltato domenica 11 agosto. Abbiamo avuto l’enorme felicità con i compagni APDH  di essere a Ezeiza il giorno 12  e ci siamo abbracciati l’un l’altro per l’enorme felicità di sentire che stiamo cominciando a lasciare questo capitolo di un’altra nuova ignominia per il popolo argentino. Per questo ci mettono in galera. Ma noi sappiamo che per costruire la strada della giustizia sociale, dell’uguaglianza, dell’inclusione abbiamo bisogno della libertà e per questo non smetteremo mai di lottare un solo giorno per la liberazione di tutti i prigionieri politici in Argentina.

Sullo schermo sono stati proiettati i saluti di Julio de Vido e Fernando Esteche, Luis D’Elía, Gerardo Ferreyra, Carlos Kirchner, Mario Bruera e Amado Boudou, mentre Luciana Danquis del PST ha letto un messaggio di Daniel Ruiz. “Non è rimasto molto. So che ne è rimasto poco. Non solo per recuperare la libertà dei prigionieri politici, ma anche la libertà di tutti i prigionieri argentini di vivere veramente una vera democrazia”, ha detto Milagro Sala in un saluto dalla sua prigione di Jujuy, che ha anche ringraziato i suoi compagni per la loro instancabile lotta per la libertà di tutti i prigionieri politici argentini. “Una militanza forte per ottobre, che ci siamo quasi arrivati. Hasta La Victoria Siempre”, ha concluso.

Infine, la chiusura dell’atto è stata affidata al chitarrista e cantante Iván Camaño.

Milagro Sala denuncia la repressione e la scorrettezza politica di Macri e soci

FONTE  PRESSENZA.COM

 

La leader della Tupac Amaru, Milagro Sala, ha parlato ieri  con la stampa analizzando la campagna elettorale e il momento di crisi sociale ed economica che il paese sta attraversando. Milagro, tutt’ora agli arresti domiciliari ha detto: “Non penso alla mia situazione personale, penso ai compagni che hanno perso il lavoro, ai ragazzi che dormono per strada, ai pensionati che non arrivano a fine mese”.

Inoltre, commentando la campagna elettorale, ha aggiunto: “Macri e soci  stanno facendo una campagna sporca contro l’opposizione” e ha chiamato i militanti della Tupac a una forte militanza affinche l’opporsizione possa vincere.

Da un altro punto di vista, Milagro ha anche sottolineato le violazioni dei diritti umani a cui sono soggette le compagne detenute di Tupac Amaru nel carcere di Alto Comedero denunciando le continue molestie a cui sono sottoposte.

In un comunicato stampa il Comitato per la Liberazione di Milagro Sala ha ricordato il terzo anniversario dell’incarcerazione delle militanti Gladys Díaz, Mirta Aizama e Shakira Guerrero stanno scontando tre anni di detenzione ingiusta e arbitraria. Secondo il Comitato il Governo Macri e il Governatore Morales hanno creato un vero laboratorio politico-giudiziario teso a reprimere qualunque forma di opposizione.

Il caso di Milagro Sala e il duro attacco all’opposizione per mezzo di campagne giudiziarie costruite ad arte, con prove inventate e testimoni comprati era stato uno dei temi di un’intervista in TV rilasciata alcuni giorni fa da Estela de Carlotto, delle Madres de Plaza de Mayo.

ARGENTINA: LE COMUNITÀ INDIGENE DENUNCIANO L’AVANZATA DELL’ESTRAZIONE DEL LITIO A JUJUY

FONTE FARN

Le comunità indigene nel bacino di Salinas Grandes e Laguna Guayatayoc denunciano l’avanzamento delle attività di estrazione del litio e la violazione dei loro diritti sanciti dalla Costituzione, Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene.

Lunedi 4 febbraio le comunità si sono svolte nel posto provincia di Agua Dulce di Jujuy, per manifestare contro il campo minerario che le aziende stanno installando Losi e Ekeko lì per iniziare a sviluppare un progetto di litio mineraria.

All’inizio della protesta, hanno dato ai responsabili dell’installazione una nota in cui chiedevano loro di cessare le attività per violare i loro diritti come comunità indigene. Inoltre, hanno inviato il governatore di Jujuy, Gerardo Morales, un’altra lettera in cui si chiedeva:

  • Il ritiro dal campo minerario;
  • L’interruzione del concorso di Jujuy Energy and Mining State Society (JEMSE) che invita a presentare progetti per lo sfruttamento del litio nelle Salinas Grandes e Laguna de Guayatayoc,
  • La firma il decreto di applicazione del protocollo di consultazione precedente Kachi Yupi: progetto che ha promesso di firmare nel 2017.

Argentina: Memoria e Unità

 

Il 43 ° anniversario del peggior colpo della storia argentina sarà ricordato da milioni di persone in tutto il paese. La memoria sarà legata all’angoscia della crisi sociale di oggi in un anno elettorale determinante

Di Ailín Bullentini

Ancora una volta Plaza de Mayo ei suoi dintorni diventeranno i luoghi questa domenica per esercitare la memoria quando organizzazioni per i diritti umani, sopravvissuti e parenti, gruppi politici e sociali ma, soprattutto, madri, padri, figli e figlie, gruppi di amici , fratelli e compagni convergeranno a ricordare le vittime dell’ultima dittatura militare, 43 anni dopo il suo inizio. La convocazione del consiglio nazionale delle organizzazioni per i diritti umani cita tutto e tutti a 14 nei pressi del Plaza con lo slogan “Con memoria e unità lotta per la patria che ha sognato i 30 mila”; lì, dove convergeranno con l’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, ore dopo leggeranno un documento. Il pomeriggio continuerà con la mobilitazione nello stesso luogo del Meeting della Memoria, Verità e giustizia e gruppi di sinistra. La Campora arriverà a Plaza de Mayo da La Esma.

“Non c’è modo di superare l’ipocrisia dei governi che voltano le spalle al popolo, non c’è modo di costruire la patria della giustizia sociale e una vita dignitosa per la quale i nostri figli e le nostre figlie hanno combattuto, senza essere uniti”, riflette Nora Cortiñas. , una delle Madri di Plaza de Mayo della Linea Fondatrice che entrerà in Plaza de Mayo tenendo la bandiera con le foto di “tutti i nostri dispersi”.

Il tavolo nazionale delle organizzazioni per i diritti umani chiede di partecipare alla Giornata nazionale della memoria per la verità e la giustizia a partire da 14. La bandiera blu con le foto delle vittime, mitico capo della marcia, sarà estesa a lungo l’Avenida de Mayo e avanzerà man mano che la strada si riempie di gente. “Memory” e “Unity” sono le due parole che suonano con forza nello slogan del convegno che hanno scelto per quest’anno. Sul concetto di “memoria”, Cortiñas ha coinciso con il presidente delle nonne, un altro degli organi di convocazione, in cui “la memoria non può mancare”. “La storia non è risolta. Perdere memoria significa permettere che le cose accadano di nuovo “, ha avvertito Carlotto durante le trasmissioni radiofoniche di ieri mattina.

Vedi L’ARTICOLO ALLA  FONTE >>>>  PAGINA12 

AMERICA LATINA: L’EGEMONIA E’ PENTECOSTALE

 

FONTE R/PROJECT

di Daniel Gatti

America latina: là dove i predicatori si impongono, l’egemonia é pentecostale

In guerra dichiarata contro qualsiasi movimento di emancipazione, l’evangelismo conservatore ha il vento in poppa sulla scena politica regionale. Capace di influire sull’agenda legislativa e sul dibattito politico attraverso tutto il continente, l’evangelismo non si limita a minacciare i diritti umani: é pure una sfida per una sinistra che non sa più rivolgersi alla sua propria base sociale.

“Esiste un nuovo intreccio tra il religioso ed il politico che la sinistra nel mondo e in modo particolare in America latina non sa cogliere. Il successo del neopentecostalismo conservatore é un esempio chiarissimo di questa nuova forma di intreccio che ha attecchito in modo assai importante nei settori popolari.” Per l’antropologo uruguayano Nicolàs Guigou, l’attuale successo di questi gruppi religiosi che si sono convertiti in poco tempo in protagonisti centrali della vita politica di tanti paesi di questa regione “é un fenomeno che dovrebbe interrogare a fondo i gruppi, le organizzazioni, i movimenti sociali che aspirano a cambiare le cose con la partecipazione dei settori popolari e di quelli più vulnerabili”. Lo stesso vale per il mondo accademico, “per esempio per i politologi”. La politica sta perdendo senso e significato in ampie frange della popolazione, dice Guigou a “Brecha”. “C’é un gran deficit del politico, un gran vuoto che, da qualche tempo in qua, i predicatori e le predicatrici pentecostali stanno colmando con il loro discorso”.

Non sono una novità, ma…

“La presenza di chiese evangeliche in America latina non é una novità. Ciò che é nuovo é il successo, il radicarsi della loro versione pentecostale conservatrice”, sostiene come tanti altri il sociologo boliviano Julio Còrdova Villazòn, specialista di questo ramo del protestantesimo. In un articolo apparso nel novembre del 2014 sulla rivista “Nueva Sociedad”, Còrdova segnala i cambiamenti intervenuti dall’inizio del secolo scorso. A quell’epoca, la loro “agenda” era liberale ed essenzialmente improntata sulla questione della separazione della chiesa cattolica e dello stato secondo il principio dell’artigliere che deve trovare lo spazio per esistere. Oggi invece, in fase di crescita e con un cattolicesimo in crisi, gli evangelici cercano di conquistare sempre più peso sulla scena politica tramite la creazione di partiti propri, grazie ad alleanze con altri, con lo sviluppo di una fittissima rete di mezzi di comunicazione e la moltiplicazione dei movimenti di difesa dei “valori morali cristiani”. Il tutto agevolato da consistenti, anche se poco santi, capitali.

Cordòva individua quattro tappe dell’espansione evangelica in America latina: “la lotta per la libertà di coscienza alla fine dell’ottocento ed agli albori del novecento; la polarizzazione ideologica durante gli anni 1960 e 1970; l’emergenza di partiti evangelici nei due decenni successivi; quella della ri-democratizzazione e, quale quarta fase, l’apparizione di movimenti in favore della famiglia con principi morali molto severi all’inizio del ventunesimo secolo”.

Durante la seconda di queste tappe, una parte molto minoritaria degli evangelici raggiunse i settori cattolici progressisti che stavano sviluppando la teologia della liberazione ed alcuni di loro parteciparono a dei movimenti di guerriglia di sinistra. “Però, sostiene il sociologo, la maggioranza assunse un atteggiamento passivo che finì per legittimare le dittature militari, considerate come la migliore delle opzioni”.

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Argentina: preoccupazione per la salute di Raúl Noro

 

 

FONTE PRESSENZA.COM

 

Il quadro clinico di Raúl Noro, marito di Milagro Sala, è da alcune settimane in peggioramento; questo peggioramento viene attribuito dal Comitato per la Difesa di Milagro Sala al persistere degli arresti domiciliari della dirigente sociale nella casa a cui è stata assegnata; questa casa non è il suo domicilio abituale ed è, per di più, a 40km dal centro di San Salvador de Jujuy e quindi lontana da ogni presidio medico della città.

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Ancora maneggi e malversazioni nello sviluppo dei processi contro Milagro Sala.

 

FONTE PRESSENZA.COM 

 

Milagro, non in buone condizioni di salute e agli arresti domiciliari sempre non a casa sua ma in quella lontana del Carmen, protesta per la celebrazione di due processi in contemporanea e per il continuare dei tentativi di intimidire e comprare testimoni da parte dell’accusa.

Sul suo sito di denuncia la giornalista Cynthia García riporta le dichiarazioni di María Condomí, una delle imputate nel processo chiamato “Pibes Villeros”,che ha assicurato che Jose Luis “Pato” Estrada, attuale controllore dell’organizzazione di quartiere Tupac Amaru e funzionario del governo di Jujuy ha offerto di dissociarla dal caso in cambio della sua testimonianza contro  Milagro Sala e Graciela Lopez. María Condomí ha assicurato alla corte che sia lei che sua sorella Adriana Condomí sono stati portati contro la loro volontà allo studio legale di uno degli avvocati di Gastón Morales, figlio del governatore di Jujuy, dove sono stati nuovamente spinti a testimoniare contro la deputata Parlasur.

Sia María che Adriana Condomí hanno denunciato di aver ricevuto minacce e di temere paura per la loro integrità fisica e quella dei loro figli. Il Comitato Nazionale per la Libertà di Milagro ha dichiarato: “Riteniamo il governo provinciale responsabile di tutto ciò che potrebbe accadere alla loro vita e alla loro integrità, e denunciamo ancora una volta le persecuzioni e le molestie di cui sono vittime i prigionieri politici della provincia di Jujuy”.

Le udienze dei processi sono state rinviate alla settimana prossima a causa delle condizioni di salute di Raúl Noro, compagno di Milagro, attualmente ricoverato all’ospeda

Argentina: Milagro Sala non è sola

 

FONTE PRESSENZA.COM

 

Ad oltre mille giorni dalla sua detenzione prosegue la persecuzione politica nei confronti della leader dell’associazione Tupac Amaru, ma cresce anche la solidarietà internazionale affinché il suo caso si risolva in maniera positiva.

“Para Milagro, la libertad; para Morales, el repudio popular”: questo era lo slogan prevalente delle organizzazioni popolari che lo scorso 11 ottobre hanno manifestato a Buenos Aires per chiedere la liberazione di Milagro Sala, la deputata del Parlasur e leader dell’associazione Tupac Amaru, ormai detenuta in maniera arbitraria e illegale da oltre 1000 giorni.

Era il 16 gennaio 2016 quando Milagro fu arrestata con una serie di accuse di natura eminentemente politica. Dietro alla carcerazione dell’attivista della Tupac Amaru, attualmente ai domiciliari nella sua casa di El Carmen, a Jujuy (nel nord dell’Argentina), il presidente Mauricio Macri e il governatore provinciale Gerardo Morales. Divenuta uno dei simboli del crescente conflitto sociale nel paese, Milagro Sala, insieme alla sua Tupac Amaru, da anni si era battuta per costruire scuole, ospedali e interi quartieri, ricevendo finanziamenti fin quando il kirchnerismo è rimasto alla Casa Rosada. Le proteste contro l’ondata di licenziamenti dei lavoratori delle cooperative affiliate alla Tupac Amaru, culminate nell’acampada nella piazza di Jujuy di fronte al palazzo del governatore Morales, hanno rappresentato il casus belli che ha permesso al suo più acerrimo nemico di incarcerarla. Da allora, accuse fantasiose e surreali si sono sommate una dietro all’altra, mentre i 66mila cooperativistas per i quali si batteva la donna rimanevano senza lavoro.

In un’intervista rilasciata al quotidiano argentino Página 12, Milagro Sala ha evidenziato come Jujuy sia divenuto un laboratorio di repressione contro i movimenti sociali, denunciando inoltre l’uso politico della giustizia. Per lei si sono mobilitati, nel corso di questi mille giorni, il Comité Nacional para la Prevención de la Tortura, il Grupo de Trabajo sobre Detenciones Arbitrarias delle Nazioni unite e la Commissione interamericana per i diritti umani contro quella che, ogni giorno di più, appare come una evidente persecuzione politico-giudiziaria. Prima prigioniera politica della presidenza Macri, Milagro Sala ha sempre combattuto contro le politiche di Cambiemos e dei suoi uomini. Dal caso di Santiago Maldonado, la cui morte può essere a buon diritto definita come un “crimine di stato”, all’accanimento contro Milagro Sala, è evidente la politica del governo ostile ai leader sociali. A questo proposito, è significativa una lettera letta dalla figlia di Milagro, Claudia, al termine della manifestazione per la sua liberazione avvenuta a Buenos Aires: “Vi chiedo di lottare contro questo governo che rappresenta uno dei periodi più bui per il nostro paese”.

Tra le iniziative a sostegno della militante della Tupac Amaru anche il documentario “Milagro”, presentato lo scorso 11 ottobre a Buenos Aires, scritto e diretto da Cynthia García e Martín Adorno. Lo scorso 8 agosto Milagro Sala era stata vittima di un nuovo arbitrio, quando il giudice Pablo Pullen Llermanos ne aveva decretato il trasferimento dalla sua casa al carcere federale di Salta “General Güemes, senza alcun motivo reale che giustificasse la revoca degli arresti domiciliari e nonostante le molteplici raccomandazioni del Grupo de Trabajo sobre Detenciones Arbitrarias dell’Onu affinché lo Stato argentino adottasse tutte le misure necessarie per garantire i diritti della detenuta. Scrisse allora il Comitato per la liberazione di Milagro Sala: “Vogliono la sua morte. Il governatore Gerardo Morales e il giudice Pullen Llermanos continuano la loro politica di vessazioni contro Milagro. Sta diventando sempre più chiaro che non sono interessati alla sua vita. Non sono interessati alla giustizia, ma alla vendetta contro una donna che ha fatto quello che nessun politico di Jujuy ha fatto per i più umili”.

Tuttavia, il contesto politico attuale dell’Argentina è tutt’altro che favorevole a Milagro e la persecuzione nei confronti della donna è stata rilanciata più volte anche tramite un editoriale pubblicato dal quotidiano di destra La Nación risalente al 2012, in cui si accusava la deputata del Parlasur di aver tratto vantaggi personali e di aver speculato sui fondi concessi dal kirchnerismo per opere sociali. “Oggi”, accusa Milagro Sala, “Macri e Morales si servono di una giustizia ingiusta per mettere a tacere gli oppositori, mentre il paese è governato dal Fondo monetario internazionale. Sono dei corrotti, ma ci accusano di essere noi i corruttori”.

#LiberenaMilagro e #1000diasPresaPolitica sono gli slogan che risuonano contro i processi montati ad arte non solo per eliminare politicamente Milagro Sala, ma anche per farla finita con il kirchnerismo e le conquiste sociali raggiunte dagli argentini in tanti anni di lotta. Prigioniera di Morales e Macri, Milagro Sala è riuscita a far conoscere in tutto il mondo la sua storia di persecuzione: la battaglia per la sua liberazione deve trasformarsi in una trinchera de lucha fino alla sua liberazione e a quella di tutti gli altri prigionieri politici del paese.

 

Milagro Sala torna ai domiciliari ma nella casa sbagliata, per la terza volta

FONTE PRESSENZA .COM

19.08.2018 Redazione Italia

Milagro Sala torna ai domiciliari ma nella casa sbagliata, per la terza volta
Milagro di nuovo al Carmen (Foto di Prensa Tupac)

Ieri in mattinata il giudice Pullen Llermanos ha dovuto revocare il suo stesso provvedimento che aveva trasferito Milagro Sala dagli arresti domiciliari al Carmen a un carcere di Salta. L’annullamento del procedimento di reclusione era stato ordinato dalla Corte Suprema Argentina che ha ribadito di aver accettato  le risoluzioni della Corte Interamericana dei Diritti Umani.

In una intervista a Página 12 la dirigente della Tupac Amaru ha detto “Volevano spezzarmi ma non ce l’hanno fatta!”; Milagro aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro quest’ennesima ingiustizia.

Rispetto all’incomprensibile modo di agire del giudice jujueno la dirigente sociale ha detto, sempre a Página 12: “è  la terza volta che non si conforma alla sentenza della Corte internazionale e della Corte suprema. Nell’ultima sentenza della Corte suprema, in uno degli articoli,  hanno chiesto di spiegare perché non ha dato seguito alla  richiesta di andare a casa mia. Avrei dovuto scontare i domiciliari a casa mia, nel quartiere di Cuyaya, e non a El Carmen. Adesso ha fatto di nuovo la stessa cosa, è la terza volta. Sembra che non abbia la capacità di comprendere gli scritti della Corte suprema”.

 

Nuovo processo a Milagro Sala: la difesa denuncia irregolarità

FONTE PRESSENZA.COM

Il 24 di Luglio inizia un nuovo processo a Milagro Sala e a numerosi membri della sua associazione, la Tupac Amaru. Si tratta di uno dei processi più importanti, quello denominato “Pibes Villeros”, con un insieme di accuse inerenti presunte malversazioni dei fondi gestiti dall’organizzazione nel corso delle sue attività di costruzione di case popolari. La Tupac Amaru è diventata famosa nel mondo per aver creato un sistema virtuoso di cooperative di costruzione che permetteva di costruire a prezzi bassi le case popolari finanziate dal governo e, con i soldi avanzati, costruire scuole, centri medici e sportivi e perfino piscine in ogni quartiere.

Questo processo che invece dipinge la Tupac come un’organizzazione criminale è duramente contestato dal collegio di difesa di Milagro Sala che denuncia numerose violazioni del diritto di difesa ed in particolare il fatto che i giudici abbiano impedito di produrre prove.

In un’intervista a Pagina 12 (ormai uno dei pochi media non allineati con il macrismo dominante) il collegio di difesa ha dichiarato che teme seriamente per l’imparzialità dei giudici: la situazione “priva tutti gli imputati del diritto ad essere giudicati da giudici imparziali e indipendenti e lede gravemente il diritto di difesa”.. Si `fatto anche notare che nel processo verranno usati filmati che dovrebbero essere protetti dal segreto bancario e le testimoninanze di ex membri della Tupac Amaru che sono stati portati a testimoniare grazie ad offerte di vantaggi o minacce.

Argentina: nuovo attacco giudiziario alla Tupac Amaru

fonte Pressenza.com

10.06.2018 Mariano Quiroga

Quest’articolo è disponibile anche in: Spagnolo, Portoghese

Argentina: nuovo attacco giudiziario alla Tupac Amaru

 

 

Continuano le vessazioni nei confronti dell’organizzazione di quartiere Tupac Amaru, nella provincia argentina di Jujuy,, con nuovi capitoli di arbitrarietà. Oltre alle detenzioni illegali di diversi membri dell’organizzazione,  si è  aggiunta la perquisizione e il sequestro della sede centrale dell’associazione, nel centro della capitale Jujuy, San Salvador.

La leader Milagro Sala, agli arresti domiciliari, ha protestato per l’azione della polizia e della giustizia provinciale, oltre a denunciare che l’operazione di polizia è stata condotta senza mandato e da un emissario del governatore, Gerardo Morales.

“Vogliono portarsi via tutto ciò che è della Tupac. José Luis Estrada è colui che Morales ha incaricato di agire con la sua banda di polizia per intimidire tutti i nostri compagni”, ha detto Sala in un’intervista con i media della capitale argentina.

Estrada è stato nominato controllore della Tupac Amaru e, oltre ad espellere le persone che si trovavano nell’edificio, ha sequestrato il tomografo che l’istituzione ha acquistato e che è ancora l’unico della provincia.

“Lo scanner  era in funzione per tutti gli associati e per chiunque ne avesse bisogno con un contributo di tre pesos (circa 15 centesimi). Hanno preso tutta l’attrezzatura per fare i raggi X e gli ultrasuoni, tutto è stato acquistato con molto sacrificio, non c’erano argomenti per prenderli. Il giudice Pullen Llermanos è noto per essere un accaparratore, non gli importa nulla della salute delle persone”, ha detto Sala a Radio La Patriada.

 

 

“Libre o preso, Lula va a ser presidente de Brasil”

https://www.facebook.com/Pagina12ok/videos/2143264862564117/

“Libre o preso, Lula va a ser presidente de Brasil”
Una mesa amplísima encabezada por la presidenta derrocada en Brasil convirtió la presentación del libro Lula – La verdad vencerá en un acto continental por la libertad del líder preso.

Affermazione di Dilma Rousseff, presidente del Brasile un mandato pieno, eletta ancora una volta nel 2014, ha assunto l’incarico nel 2015 e rovesciata nel 2016: “Temo per la vita di Lula, per il cibo che mangia e per  l’acqua che beve, e perché è stata impedita la visita di un medico “. Un altro: “Con Lula stanno usando la giustizia del nemico”, che individua chi distruggere e poi si vede come. È il sistema del lawfare che usa la legge come strumento di guerra……..
Questo era il tono dominante della presentazione presso la Sala Jorge Luis Borges della Fiera del Libro, da “La verità vincerà” il libro dei colloqui con Lula che hanno pubblicato PáginaI12, Editoriale ottobre, Boitempo editoriale e il Consiglio latinoamericano delle Scienze Sociali , in vendita dalla scorsa domenica presso i chioschi. E ‘il libro in cui Lula racconta come il colpo di Stato, perché non si è rifugiato in un’ambasciata piuttosto che andare in galera, quali errori ha fatto il Partito dei lavoratori e quello che è successo ai membri della élite sarà arrabbiato è stato concepito quando i poveri iniziarono salire sugli aerei….

L’ARTICOLO PROSEGUE SU PAGINA12

Argentina. Benetton denuncia la comunità mapuche, la polizia interviene ancora una volta con arresti e sequestro dei loro cavalli.

FONTE PAGINA12.AR.COM

 

Violento operativo de Gendarmería tras una denuncia de Benetton
En Cushamen siguen los atropellos

A seis meses de la represión que derivó en la muerte de Santiago Maldonado, efectivos de la Gendarmería ingresaron esta mañana en la comunidad mapuche. Maniataron a varios de sus miembros e incautaron los caballos, que luego se llevaron en una camioneta propiedad del empresario Luciano Benetton. Denunciaron que el operativo fue ilegal y no descartan que haya sido para “plantar pruebas”.

Integrantes de la comunidad mapuche Pu Lof en Resistencia Cushamen, en Esquel, denunciaron que esta mañana efectivos de la Gendarmería realizaron un nuevo allanamiento ordenado por la jueza Graciela Rodríguez y el fiscal Díaz Meyer tras una denuncia de la estancia Leleque, propiedad del magnate italiano Luciano Benetton. Según contaron los integrantes de la comunidad, los efectivos los maniataron con precintos durante el operativo y se llevaron incautados sus caballos, a los que subieron a una camioneta de la compañía Tierras del Sud, propiedad de Benetton. Hay una mujer herida, que debió ser trasladada al hospital. Ayer se cumplieron seis meses de la desaparición y muerte de Santiago Maldonado, víctima de la represión de la Gendarmería en esa misma comunidad.

El relato de los integrantes de la comunidad se difundió por medio de la Red de Apoyo a las Comunidades en Conflicto, donde relataron que los efectivos llegaron a la comunidad a primera hora de la mañana y “mantuvieron precintados a los miembros de la comunidad en el sector de la guardia sin dejarlos siquiera ir al baño”. Contaron que en el procedimiento los uniformados se llevaron incautados los caballos que había en la comunidad, que subieron a un camión de la compañía Tierras del Sud, propiedad de Benetton. Luego del operativo, una mujer llamada Vanesa Millañanco debió ser trasladada al hospital de Maitén y dese la comunidad sostuvieron que se desconoce cuál es su estado de salud.

“Denunciamos este nuevo atropello a Pu Lof Resistencia Cushamen como totalmente ilegal debido a que no se contó con testigos del procedimiento, es decir que las fuerzas represivas hicieron lo que quisieron durante el tiempo que estuvieron dentro de Pu Lof y no descartamos que puedan generar algún tipo de montaje para culpar a los miembros de la comunidad a través de implantar falsas pruebas”, sostuvieron desde la comunidad en el comunicado. Apuntaron también contra la ministra de Seguridad, Patricia Bullrich, como responsable de una “cacería contra el pueblo Mapuche y una campaña mediática de difamación verdaderamente sin escrúpulos”.

Due anni a chiedere la liberazione di Milagro Sala

 FONTE PRESSENZA.COM

17.01.2018 – Buenos Aires Mariano Quiroga

Quest’articolo è disponibile anche in: Spagnolo

Due anni a chiedere la liberazione di Milagro Sala

Nella mattinata di ieri (16 gennaio) si è tenuta una manifestazione nel centro di Buenos Aires per chiedere la liberazione della leader sociale Milagro Sala, nel secondo anniversario della sua detenzione arbitraria e illegale a Jujuy, nel nord dell’Argentina.

Dall’Obelisco di Buenos Aires alla sua casa nella provincia di Jujuy i manifestanti hanno marciato cantando per la libertà di tutti i prigionieri politici in Argentina e contro Gerardo Morales, il governatore di Jujuy e Mauricio Macri, presidente del paese, per denunciare l’arbitrarietà di un potere giudiziario cheesegue gli ordini del potere politico.

C’è stata anche una conferenza stampa in cui è stato denunciato il governo autoritario, la sua non osservanza dei diritti umani, oltre che delle garanzie costituzionali e del diritto a un equo processo. È stato evidenziato l’importante ruolo della mobilitazione popolare che ha fatto si che il mondo guardasse con preoccupazione ciò che sta accadendo in Argentina, paese in cui stanno tornando pratiche totalitarie, persecuzioni politiche e repressioni.
Durante la mattinata sui social network è stato lanciato anche un “tuiteazo” con lo scopo di diffondere il messaggio di libertà per la parlamentare del Mercosur e presidentessa della Tupac Amaru.

#2AñosPresaPolitica e #LiberenMilagro sono stati alcuni degli hashtag più usati.

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Neoliberismo autoritario . Attività antisindacali del governo Macri in Argentina

Agli insegnanti di Buenos Aires, Argentina viene data la possibilità di lasciare volontariamente la propria unione locale ogni volta che si collegano personalmente al sito web del ministero della Cultura e dell’Istruzione.

“Sei registrato come membro corrente di (United Teachers Front, UTF). Per iniziare il processo di dimissioni dall’unione clicca QUI, “legge la pagina all’accesso alla pagina del governo.

Segue testo in inglese

Teachers in Buenos Aires, Argentina are being given the option to voluntarily leave their local union each time they personally log in to the Culture and Education ministry website.

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Milagro Sala, da due anni prigioniera politica: tuitazo internacional

 

FONTE PRESSENZA.COM 

15.01.2018 – Redazione Italia

Milagro Sala, da due anni prigioniera politica: tuitazo internacional

 

 

Il 16 di gennaio saranno due anni che Milagro sala è ingiustamente e illegalmente detenuta dalla magistratura di Jujuy per ordine di Macri e Morales. Nonostante le richieste di liberazione e di poter affrontare i processi da libera cittadina la deputata del ParlaSur è stata prima in prigione e poi agli arresti domiciliari (prolungati di un altro anno recentemente) e questi ultimi nemmeno a casa sua. Oltre a questo sono stati arrestati altri membri della sua organizzazione, la Tupac Amaru.

Per questo e per l’assoluta mancanza di garanzie costituzionali e giuridiche il Comitato per la Liberazione di Milagro Sala ha proposto per domani un tuitazo che in Argentina comincerà alle 9 ora locale e a cui si aggiungeranno tutti i Comitati nazionali che si sono formati in numerosi paesi del mondo end anche qui in Italia.

Gli hashtag sono:

#2AñosPresaPolítica
#LiberenAMilagro

 

e si consiglia di inviare copia a @mauriciomacri  e  @MoralesGerardo1

Il comitato prega di inviare il tweet anche a @ComitexMilagro

Qui di seguito esempi di tweet in spagnolo ma si suggerisce di scrivere nella propria lingua per far notare la solidarietà internazionale.

El Estado nacional sigue incumpliendo con las resoluciones de @ONU_es@CIDH y @CorteIDH entre otros organismos de derechos humanos #2AñosPresaPolítica #LiberenAMilagro

El Poder Judicial de Jujuy no solo incumple las resoluciones de organismos internacionales como @ONU_es @CIDH @CorteIDH y @amnesty, entre otros, sino también el fallo de @cortesupremaAR #2AñosPresaPolítica#LiberenAMilagro

Lo dijimos el primer día: “Hoy es Milagro, mañana podés ser vos”. Los presos políticos de @mauriciomacri son cada vez más. Exigimos el fin de la persecucion politica y la libertad de todxs lxs presxs politicxs. #2AñosPresaPolítica #LiberenAMilagro

La corporación judicial es cómplice de @MoralesGerardo1 que mantiene detenida ilegalmente a Milagro Sala #2AñosPresaPolítica #LiberenAMilagro

Milagro Sala está detenida ilegalmente por orden del gobernador @MoralesGerardo1 y del gobierno de @mauriomacri #2AñosPresaPolítica#LiberenAMilagro

Ancora una volta irruzione in casa di Milagro Sala

05.01.2018 – San Salvador de Jujuy, Argentina – Redacción Argentina

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Ancora una volta irruzione in casa di Milagro Sala

A pochi giorni dal vergognoso secondo anniversario della detenzione arbitraria di Milagro Sala e nel bel mezzo delle ferie degli organi giudiziari, è stato aperto un nuovo caso contro la leader del movimento sociale.

Con un’ondata di irruzioni e perquisizioni per trovare possibili prove dei crimini denunciati, una nuova intimidazione è in corso contro la leader della Tupac Amaru e la sua famiglia. Riportiamo il comunicato stampa dell’organizzazione:

“Abbiamo iniziato l’anno con un nuovo spettacolo contro Milagro Sala”

Nel mezzo delle ferie degli organi giudiziari, a pochi giorni dall’anniversario dei due anni di detenzione arbitraria di Milagro Sala, inventano una nuova causa contro di lei. Questa volta, ovviamente, riciclaggio di denaro sporco. Inoltre, sono entrati per la quarta volta presso il suo indirizzo in via Gordaliza, nel quartiere di Cuyaya. Per di più, invieranno bulldozer alla città di El Carmen per trovare denaro che, si dice, sarebbe sepolto. “Devono continuare con lo spettacolo di Milagro Sala per coprire quello che succede a Jujuy. Un governo che non dà risposte ai lavoratori, con funzionari perennemente coinvolti in scandali, come l’omicidio dello studente Matías Puca, o il recente incidente che mise in primo piano l’ormai dimissionario direttore della gioventù, Matías Rivera”, ha detto la Tupac Amaru.

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Argentina, libertà di stampa condizionata!

Argentina, libertà di stampa condizionata!

FONTE SINISTRA.CH

  in America latina/Editoriali/Internazionale/Opinione  di 

Si è chiuso un tragico anno 2017 per la libertà di stampa in Argentina. Solo lo scorso 19 dicembre, a Buenos Aires, 39 giornalisti hanno subito una violenta repressione da parte delle forze dell’ordine dello Stato. Una violenza così estrema che porta la memoria agli anni bui delle dittature civico-militare del recente passato.

Nelle numerose manifestazioni popolari contro le politiche economiche del governo di Mauricio Macri, avvenute durante l’anno appena trascorso su tutto il territorio argentino, sia la Gendarmeria Nazionale, sia la Polizia Federale o le diverse polizie provinciali, si sono particolarmente concentrate contro quella stampa che documenta le diverse violazioni che avvengono nel paese sui Diritti Umani.

L’ultima di tutte queste manifestazioni, che ha portato in piazza circa 500mila persone, è avvenuta il 19 dicembre per protestare contro le riforme previsionali volute dal governo di Macri, soprattutto a danno dei pensionati. Quel giorno l’aggressione contro la stampa è stata preparata, a regola d’arte, con lo scopo di cancellare o mettere sotto silenzio ogni traccia della brutale violenza esercitata in piazza contro i manifestanti oppositori al governo.

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Argentina: United Colors of Murder

 FONTE :  PRESSENZA.COM

13.12.2017 Redazione Italia

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Argentina: United Colors of Murder

da Observatorio Argentino

In Argentina, il governo di Mauricio Macri, in combutta con i grandi gruppi petroliferi, minerari e agroindustriali, ha scatenato una violenza feroce e omicida contro le comunità indigene dell’intero paese, con la complicità del sistema giudiziario e l’appoggio dei principali gruppi di informazione. La comunità globale e le istituzioni internazionali devono agire ora prima che il massacro raggiunga proporzioni ancora maggiori.

Uno stato razzista ha bisogno di costruire un nemico violento e bestiale dalla cui eliminazione dipende il bene comune. Ciò che permetterà di vivere alla comunità, alla “gente” è la morte dell’altro — ebreo, mussulmano, indigeno- che viene così stigmatizzato: questa è la logica implacabile dei moderni razzismi. Il 25 novembre, poco prima che il summit del G20 si spostasse nella città patagonica di Bariloche, è stato assassinato con un tiro alle spalle il giovane muratore Rafael Nahuel, 22 anni, durante un’operazione della Prefettura contro la comunità mapuche Lafken Winkul, comunità che reclama i propri diritti ancestrali sui territori. L’operazione era stata decisa dal giudice federale di Bariloche, Gustavo Villanueva; allo stesso Villanueva è stata poi affidata l’inchiesta sul caso, definito di “morte sospetta”, nonostante il calibro del proiettile coincida esattamente con quello delle mitragliatrici usate dalle forze di polizia. Pochi mesi prima, durante un’altra operazione contro la comunità mapuche Lof Cushamen, coordinata dal Capo di Gabinetto del Ministero degli Interni, Pablo Noceti, dall’estanciadi Luciano Benetton -che i mapuche accusano di aver loro rubato le terre — è desaparecido il giovane Santiago Maldonado; il corpo senza vita del giovane è stato ritrovato nel fiume alcuni mesi dopo, in circostanze oscure. Nessuno dal Governo riesce a spiegare perché Maldonado, che non sapeva nuotare, si sia buttato “di propria volontà” nel fiume, proprio quando la Gendarmeria stava reprimendo la protesta.

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Milagro Sala passerà il Natale a casa

fonte pressenza.com

07.12.2017 Mariano Quiroga

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Milagro Sala passerà il Natale a casa

 

Un giorno dopo che la Corte Suprema argentina aveva accettato la sentenza della Corte Interamericana dei Diritti Umani, secondo cui la giustizia argentina e il governo nazionale dovevano come minimo concedere gli arresti domiciliari a Milagro Sala per preservare la sua integrità fisica, la Corte Federale No. 2 di Jujuy ha assolto la leader della Tupac Amaru dall’accusa di aver minacciato due agenti di polizia.

“Nonostante le persecuzioni durate anni, è stata dimostrata la mia innocenza” ha dichiarato Sala mentre veniva portata via dall’udienza dalle guardie carceraria della provincia di Jujuy, nel nord dell’Argentina.

Negli ultimi 692 giorni Milagro Sala è stata detenuta arbitrariamente, mentre man mano venivano creati nuovi casi e accuse contro di lei per poter prolungare la sua carcerazione preventiva.

L’avvocato della leader sociale, Elizabeth Gómez Alcorta, ha spiegato che “I giudici hanno assolto Sala in base al principio del ragionevole dubbio. E’ tutto quello che sappiamo. Bisogna vedere se l’accusa presenterà appello.” Il collegio di difesa della leader della Tupac Amaru comprende anche gli avvocati Paula Alvarez Carreras e Luis Paz.

“Ci sono momenti in cui le bugie più evidenti non reggono più, le falsità vengono smascherate e non c’è più spazio per emettere una condanna,” ha aggiunto Gómez Alcorta rispetto all’inconsistenza del caso, presentato oltre tre anni fa dal figlio dell’attuale governatore Gerardo Morales.

“La Corte ha reso noto ai giudici che devono rispettare immediatamente e completamente la sentenza della Corte Interamericana dei Diritti Umani. Questo significa che non esistono più margini e scuse per tenere Milagro in prigione anche solo per un altro minuto,” ha detto l’avvocato Gómez Alcorta. Ha poi spiegato che la CIDI ha ordinato che gli arresti domiciliari debbano avvenire nella sua residenza abituale nel quartiere di Cuyaya e non nella casa di El Carmen, dove è rimasta per alcune settimane nonostante non fosse praticamente abitabile.

“Elimineremo e distruggeremo ogni accusa contro Milagro. Oggi è stato dimostrato che il potere esecutivo ha i suoi limiti” ha detto l’avvocato Luis Paz. Da parte sua Gómez Alcorta ha festeggiato l’idea che “Milagro Sala passerà il Natale a casa, con la sua famiglia”.

 

Argentina, Roma: i diritti umani nel tempo di Macri

FONTE PRESSENZA.COM

06.12.2017 Redazione Italia

Argentina, Roma: i diritti umani nel tempo di Macri

I diritti umani nel tempo di Macri, il governo delle multinazionali: Benetton nelle terre dei Mapuche

Incontro-dibattito giovedì 7 dicembre 2017 alle ore 19:00 presso la Casa del Popolo

Via B. Bordoni, 50 – Torpignattara – Roma

Il 7 dicembre 2017 presso la Casa del Popolo di Torpignattara si terrà un incontro che affronterà il delicato tema dei diritti umani in Argentina sotto il governo di Mauricio Macri.

Al dibattito saranno presenti ospiti d’eccezione come Taty Almeida, scrittrice, attivista dei diritti umani e membro de Madres de Plaza de Mayo Linea Fundadora, Carlos Pisoni militante di HIJOS (Hijos e Hijas por la Identidad y la Justicia contra el Olvido y el Silencio) e Sergio Maldonado, fratello di Santiago, attivista argentino impegnato per la difesa dei diritti del popolo Mapuche dapprima sequestrato e poi ritrovato senza vita a distanza di mesi.

L’Argentina vive nuovamente un periodo storico critico e difficile in materia di diritti umani e ne sono altri esempi la detenzione illegale di Milagro Sala, dirigente dell’organizzazione Tupac Amaru, la criminalizzazione e la repressione della protesta sociale e quelle dei popoli originari. Sono alcune delle tematiche che si affronteranno durante il dibattito oltre alla recente sentenza della mega causa ESMA, il centro di detenzione illegale durante la dittatura civico-militare dal 1976 al 1983.

Nel corso della serata inoltre verrà consegnato ai familiari di Santiago Maldonado una targa in sua memoria insignito all’attivista dal Premio ISUPP (IoSonoUnaPersonaPerbene).

L’incontro è organizzato in collaborazione con HIJOS Capital da Argentinos en Italia por Memoria Verdad y Justicia, da Progetto Sur, dal Comitato per la liberazione di Milagro Sala e dall’agenzia stampa internazionale Pressenza

La contestation sociale réprimée en Amérique latine

Mounted police keeping guard on University students protesting against corruption in the education sector, in front of the National Congress in Asuncion (Paraguay).   (Santi Carneri)

fonte equaltime.org

Le 17 octobre, jour de commémoration annuel en Argentine de Juan Domingo Perón, fut repêché dans le fleuve Chubut le corps sans vie de Santiago Maldonado, un jeune artisan porté disparu 80 jours plus tôt et aperçu pour la dernière fois au cours d’un affrontement entre la communauté Mapuche et les forces de sécurité de l’État.

Ces faits s’inscrivaient dans le contexte d’un conflit territorial de longue durée qui oppose les Mapuche à la multinationale Benetton. La disparition de Maldonado avait tenu en haleine la société argentine tout entière pour laquelle le terme de « disparu » évoque les victimes de la dictature civile-militaire de 1976-1983 et incité des centaines de milliers de personnes à se concentrer dans la Plaza de Mayo de la capitale argentine, au même endroit où, 40 ans plus tôt, les Mères de la Plaza de Mayo avaient commencé à effectuer leurs rondes hebdomadaires pour interpeller les autorités sur le sort des membres de leur famille.

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Dasaparecidos e i ‘voli della morte’, ergastoli alla dittatura argentina

 fonte remocontro che ringraziamo

Argentina e desaparecidos, condannati all’ergastolo i piloti dei “voli della morte”. Storica sentenza contro 48 ufficiali della dittatura.
Processo alla famigerata Escuela mecanica della Marina trasformata in un centro di tortura. Tra i condannati per sequestri, torture e omicidi c’è Alfredo Astiz, soprannominato l’«angelo della Morte». Nel 1977 si infiltrò tra le Madres di plaza de Mayo, le donne in cerca dei figli desaparecidos. Tre fondatrici dell’associazione, tra cui Esther Ballestrino, amica di Papa Francesco, due monache francesi e altri 7 attivisti vennero rapiti e uccisi.

La storia ieri

Ventiquattro marzo 1976. Tutto finì all’una di notte, quando il generale José Rogelio Villareal disse a Isabel Martínez de Perón: «Signora, le Forze armante hanno preso il controllo politico del Paese. Lei è in arresto».

Il controllo del Paese fu assunto da una triade di comandanti: il tenente generale Jorge Rafael Videla, l’ammiraglio Emilio Eduardo Massera e il generale di brigata Orlando Agosti.
Fu il maggior genocidio nella storia del Paese: 30 mila desaparecidos e 500 bambini rubati, secondo le madri di Plaza de Mayo, 7/8 mila morti ammazzati secondo lo stesso Videla, che già nel 1977 aveva dichiarato: «In ogni guerra ci sono persone che sopravvivono, altre che rimangono invalide, altre che muoiono e altre che spariscono. L’Argentina è in guerra e la sparizione di alcune persone è una conseguenza non desiderata di questa guerra».

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Anche la Corte Interamericana per i Diritti Umani chiede la scarcerazione di Milagro Sala

fonte PRESSENZA.COM

 

28.11.2017 Redazione Italia

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Anche la Corte Interamericana per i Diritti Umani chiede la scarcerazione di Milagro Sala
(Foto di L’Impronta L’Aquila)

Dopo le numerose prese di posizione di organismi internazionali, associazioni, personalità ora anche la Corte Interamericana per i Diritti Umani ha emesso una risoluzione in cui chiede che Milagro Sala esca dal carcere e sia assegnata, a casa sua e non altrove, agli arresti domiciliari.

La risoluzione è stata diffusa agli organi di stampa e alle autorità competenti nella giornata di ieri; chiede anche che lo Stato Argentino si preoccupi di assicurare assistenza medica e psicologica alla dirigente sociale; chiede al più tardi per il 15 dicembre un rapporto dettagliato sulla realizzazione degli arresti domiciliari e che vi sia un rapporto alla Corte ogni tre mesi; chiede infine ai rappresentanti legali di Milagro Sala di fare le opportune osservazioni sull’applicazione di queste risoluzioni.

Lettera di Milagro Sala ai giudici

FONTE PRESSENZA.COM

16.11.2017 – San Salvador de Jujuy Redacción Argentina

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Lettera di Milagro Sala ai giudici

 

Ai giudici e pubblici ministeri di Jujuy:

Oggi voglio scrivere quello che già tutti voi sapete, ma che credo sia necessario dire .

Voi sapete che sono una perseguitata politica. Anche se dite pubblicamente il contrario, sapete che sono una perseguitata politica.

Sapete che il mio arresto e la successiva detenzione sono state decise dal governatore Gerardo Morales.

Sapete che le cause intentate contro di me sono state decise nel palazzo del governatore. Sapete anche che voi avete obbedito e siete stati, e siete, strumenti di persecuzione politica.

Sapete che il giudice Pullen Llermanos ha proposto più volte ai detenuti di scambiare la loro libertà per una dichiarazione contro di me. Lo sapete e sapete che Pullen Llermanos rispetta i patti. Chi testimonia contro Milagro Sala ha libertà e assoluzione, chi non accetta può aspettarsi una pena detentiva indefinita.

Sapete ogni passo giudiziario che ha luogo nelle cause viene consultato e deciso nel palazzo del governatore.

Voi, giudici e pubblici ministeri, siete quelli che chiedono e obbediscono, lasciando da parte i principi del diritto che avete studiato all’università e che avete giurato di difendere.

Sapete che la persecuzione non è solo contro di me, ma contro la mia famiglia e i compagni e le compagne della Tupac che non hanno tradito la verità né le loro convinzioni.

Sapete che la persecuzione è anche contro i miei avvocati, che sono stati puniti più volte.

Non tentate solo di metterci in galera per molti anni, volete anche distruggerci come persone e cercare di sotterrare tutto il lavoro sociale e popolare che la Tupac Amaru ha fatto.

Voi sapete, e lo so anch’io, che verrò condannata, poiché questa è la decisione di Morales e voi gli obbedite.

Sappiate anche che la storia non si ferma e che un giorno dovrete dar conto, con tutte le garanzie legali che vi spettano, di queste persecuzioni.

Sappiate, inoltre, che le differenze politiche non si risolvono con la reclusione degli avversari. Quelli che lo fanno finiscono per essere mercenari del potere politico autoritario.

Con le mie convinzioni intatte.

Milagro Sala
Prigioniera Politica.

Il grido di Santiago per le comunità Mapuche

FONTE  LAVOROCULTURALE

L’ultima volta che è stato visto vivo, il ventottenne Santiago Maldonado stava partecipando a una mobilitazione della comunità in resistenza di Cushamen – provincia di Chubut, Argentina.

Santiago Maldonado

«… e sì, noi siamo coscienti che se fossimo stati mapuche, invece di un giovane come Santiago, tutto questo non avrebbe avuto una ripercussione del genere. Santiago ha lanciato quel grido di cui noi avevamo bisogno. È molto triste che sia toccato a lui».

Ivana Huenelaf, attivista mapuche, commentava così, lo scorso settembre, la desaparición di Santiago Maldonado. Lei stessa, nel mese di gennaio, era stata vittima della repressione scatenata dalla gendarmeria argentina contro la comunità (Pu Lof) in resistenza di Cushamen. Insieme ad altre cinque persone, è stata trattenuta per diverse ore nel commissariato locale, ferita – dopo che i gendarmi le avevano fratturato un polso –, incappucciata e isolata dal resto del mondo. Durante il fermo, ha sentito alcuni agenti negare, alle attiviste e agli avvocati venuti a cercarla, di averla trattenuta, mentre altri gendarmi le dicevano «los vamos a hacer desaparecer»: vi faremo scomparire.

Santiago

L’ultima volta che è stato visto vivo, il ventottenne Santiago stava partecipando a una mobilitazione della comunità in resistenza di Cushamen – provincia di Chubut, Argentina – che protestava per l’arresto del proprio lonko[1] e per la minaccia di sgombero da parte delle autorità locali. La manifestazione è stata duramente repressa dalla Gendarmeria nazionale[2]e le tracce di Santiago si sono perse durante le violenze, quando un testimone ha visto che veniva costretto a salire su un veicolo dei gendarmi. Da quel momento, per 81 giorni, di lui non si è saputo più nulla, finché il suo corpo non è stato ritrovato il 18 ottobre nel Río Chibut, in una parte poco profonda del fiume già ripetutamente setacciata nelle settimane precedenti.

La gestione del caso di Santiago, su cui sono intervenute anche l’ONU e la Commissione Interamericana per i Diritti Umani, ha registrato numerose negligenze da parte dell’apparato statale argentino: dalla lentezza con cui si è investigato circa il coinvolgimento della Gendarmeria – i veicoli usati durante la repressione, ad esempio, sono stati analizzati parecchi giorni dopo i fatti, quando ormai erano già stati lavati –, all’apparente svista con cui Patricia Bullrich, Ministra della Sicurezza, ha rivelato in una conferenza stampa il nome di un testimone protetto coinvolto nell’inchiesta, che aveva denunciato come, alcuni giorni dopo la scomparsa di Santiago, qualcuno avesse risposto al telefono del giovane desaparecido. Apparenti sviste e negligenze che hanno portato anche alla ricusazione e sostituzione del giudice responsabile dell’inchiesta.

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Milagro Sala in clinica mentre respingono di nuovo gli arresti domiciliari

 fonte pressenza.com

01.11.2017 Redazione Italia

Milagro Sala in clinica mentre respingono di nuovo gli arresti domiciliari

Arrivano notizie parzialmente contraddittorie da Jujuy, dove il caso giudiziario, ma soprattutto politico, di Milagro Sala assume i toni di una telenovela. La dirigente sociale della Tupac Amaru è attualmente ricoverata in una clinica per sottoporsi ad esami medici e psicologici, richiesti dalla sua equipe di avvocati difensori, per stabilire se sia opportuno il suo mantenimento in carcere, presso la prigione di Alto Comedero dove è tornata reclusa il 14 ottobre in seguito alla revoca degli arresti domiciliari. Gli arresti domiciliari erano stati concessi in applicazione alla sentenza della Corte Interamericana dei Diritti Umani (CIDH) che aveva imposto allo Stato Argentino di concederli in funzione del concreto pericolo di salute e di vita che Milagro soffriva in prigione.

La nuova richiesta del collegio difensivo di tornare ai domiciliari è stata non solo respinta ma, nella sentenza, si rimprovera al collegio di difesa di aver usato termini non adeguati a un procedimento giuridico e si ribadisce che lo Stato Argentino non è obbligato a rispettare le sentenze della CIDH e che tali sentenze vanno interpretate come semplici consigli.

Di fronte a questo stato di cose, ai tentativi di suicidio degli ultimi giorni che hanno riguardato Shakira (un’altra delle prigioniere politiche dell Tupac) e la stessa Milagro, il Comitato per la Liberazione di Milagro Sala ha presentato una nuova denuncia penale contro il Presidente Macri, il Ministro della Giustizia Germán Garavano e il governatore di Jujuy Gerardo Morales per istigazione al suicidio.

“El Estado es responsable de la salud física, psíquica y moral de Milagro Sala”

fonte PAGINA12
La CIDH remarcó que la cautelar sigue vigente y debe ser cumplida
“El Estado es responsable de la salud física, psíquica y moral de Sala”
Luego de una semana de sesiones en Montevideo, la Comisión Interamericana de Derechos Humanos se pronunció sobre el incumplimiento de la cautelar que ordenó garantizar la salud y la vida de Milagro Sala. El titular del organismo recordó que la medida sigue vigente y que es de cumplimiento obligatorio.

Durante el cierre de su 165º audiencia que este año tuvo sede en Uruguay, la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) advirtió al gobierno argentino de su “responsabilidad” sobre “la vida e integridad” de la dirigente detenida en Jujuy Milagro Sala, y lo instó a garantizar “que no se realicen actos que puedan ponerla en riesgo”. Además, lamentó la revocatoria de la prisión domiciliaria dictada contra la líder de la organización Tupac Amaru y ratificó que la medida cautelar que recomienda que no continúe en el Penal de Alto Comedero “es obligatoria”.

Las definiciones del organismo de cuyo sistema de legislación la Argentina es parte asociada fueron emitidas durante una conferencia de prensa en donde la cúpula de ese organismo internacional transmitió sus principales conclusiones sobre los casos debatidos desde el lunes pasado en la capital uruguaya.

Al ser consultados sobre la situación de Sala, el titular de la CIDH, Francisco Eguiguren, recordó que “sigue vigente” la medida cautelar que en julio pasado había conminado al Estado argentino a mejorar las condiciones de detención de la dirigente, ya sea mediante su liberación del penal en que está privada de su libertad o a través del otorgamiento de prisión domiciliaria o libertad monitoreada.

Esta medida se cumplió en los primeros días de agosto pasado, cuando Sala fue llevada a una vivienda del barrio La Ciénaga, hasta que la Cámara de Apelaciones de Jujuy revirtió esa medida a principios de este mes. “Hay un incumplimiento actual” de esa cautelar “y esperamos que no sea definitivo, porque las cautelares son mandatorias, es decir obligatorias”, sumó Eguiguren y subrayó: “Nosotros seguimos en la lucha”.

El presidente de la CIDH reiteró que “todo Estado es responsable por la seguridad de la persona privada de su libertad” y puntualizó que, en ese sentido, el gobierno nacional responsabilidad en la vida e integridad “de la salud física, psíquica y moral de Sala”. “Tiene que protegerla”, subrayó.

Luego, durante una entrevista con la periodista Cynthia García, Francisco Eguiguren expresó que desde el organismo que encabeza “tenemos la esperanza de que se cumpla” nuevamente con la recomendación sobre la prisión domiciliaria para Sala. Esa medida “afortunadamente fue acatada” en agosto pasado “pero se encuentra incumplida” en la actualidad.

“Si bien cuenta con autonomía, la Argentina es parte del sistema interamericano de derechos humanos y está sometida a las decisiones de la comisión. Y lo que la comisión dispone es de cumplimiento obligatorio”, definió.

L’Argentina chiamata a scegliere tra passato e futuro. Pensando a Maldonado

FONTE PRESSENZA.COM

22.10.2017 – Redazione Italia

L’Argentina chiamata a scegliere tra passato e futuro. Pensando a Maldonado

A 78 giorni della scomparsa, e poco prima delle elezioni di medio termine per il rinnovo delle Camere, è riapparso il corpo di Santiago Maldonado. Dopo i primi esami, ieri è stata confermata l’identità del cadavere trovato martedì nelle acque del fiume Chubut, a qualche centinaia di metri da dove era stato visto l’ultima volta.

SERGIO MALDONADO, FRATELLO di Santiago, che ha riconosciuto il cadavere, si è detto perplesso per il ritrovamento in una zona che era stata già setacciata dalle forze dell’ordine. In un comunicato la famiglia ha dichiarato: «Le circostanze del ritrovamento del corpo ci fanno venire molti dubbi. Dobbiamo sapere cos’è successo a Santiago e chi sono i responsabili della sua morte. Tutti. Non solo quelli che gli hanno tolto la vita ma anche quelli che, per le loro azioni o omissioni, hanno collaborato all’occultamento e hanno pregiudicato le ricerche. Continua a risultarci inspiegabile il rifiuto del governo di fronte alla proposta di collaborazione di esperti dell’Onu, di comprovata competenza internazionale. Nessuno potrà levarci dalla testa che si sarebbe potuto fare molto di più e molto prima».

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Milagro Sala sequestrata

FONTE PRESSENZA.COM

14.10.2017 – Redazione Italia

Milagro Sala sequestrata

Stamattina alle sette, su ordine del giudice Pablo Pullen Llermanos, forze del CEOP (Cuerpo Especial de Operaciones Policiales), accompagnate da auto civetta senza segni di riconoscimento, hanno fatto irruzione nella casa dove Milagro Sala era agli arresti domiciliari e l’hanno trasferita con la forza, scalza e in pigiama, al carcere femminile di Alto Comedero.

“Questo è un sequestro. Dopo la sentenza della Corte d’Appello, che ha revocato gli arresti domiciliari, Pullen Llermanos ha perso ogni giurisdizione sulla pratica legata alla misura precauzionale disposta dalla Commissione Interamericana di Diritti Umani”, hanno dichiarato gli avvocati della deputata del Parlasur.

Con un atto di assoluta illegalità il giudice Pablo Pullen Llermanos  ha inoltre rimandato la notifica agli avvocati difensori, in modo che l’imputata non venisse a conoscenza in anticipo della sua decisione, violando così il legittimo diritto alla difesa. Gli avvocati non hanno potuto neanche avere accesso alla motivazione,  giacché in questo fine settimana prolungato il personale non è presente in tribunale.

D’altra parte venerdì la Corte d’Appello di Jujuy ha accolto il ricorso presentato dalla difesa di Milagro Sala sulla decisione dei giudici Néstor Hugo Paoloni, Gloria María Mercedes Portal de Albisetti y Emilio Carlos Cattan di revocare gli arresti domiciliari. “A partire da quel momento il giudice Pullen Llermanos ha perso ogni giurisdizione al riguardo. Quello che hanno fatto è un sequestro, l’ordine è totalmente illegale e ci ricorda le peggiori epoche della nostra storia”, ha ribadito Elizabeth Gómez Alcorta.

 

La Difesa di Milagro Sala: “I giudici disconoscono totalmente il diritto internazionale”

10.10.2017 – Jujuy, Argentina – Redacción Argentina

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La Difesa di Milagro Sala: “I giudici disconoscono totalmente il diritto internazionale”

Gli avvocati di Milagro Sala hanno fatto ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello che ha revocato i domiciliari alla dirigente sociale.

La difesa di Milagro Sala ha fatto oggi ricorso contro la sentenza della corte d’Appello che ha revocato la detenzione ai domiciliari della deputata del Parlasur. Tra i punti cardine, sono stati rilevati la responsabilità internazionale dell’Argentina; la sentenza  violerebbe la misura cautelare dettata dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH). E’ stata inoltre evidenziata una conoscenza del tutto insufficiente da parte dei giudici Néstor Hugo Paoloni, Gloria María Mercedes Portal de Albisetti ed Emilio Carlos Cattan i quali, nei fondamenti giuridici, hanno confuso la CIDH con la Corte Interamericana dei Diritti Umani (Corte IDH) che, sebbene faccia parte del sistema interamericano, possiede regole e competenze diverse; nell’analisi dei contenuti che devono essere soddisfatti per l’ottenimento della detenzione ai domiciliari, hanno ignorato il rango costituzionale dei trattati internazionali che hanno carattere sovrannazionale; hanno utilizzato un concetto errato relativo al principio di uguaglianza rispetto agli altri detenuti in custodia cautelare e, in ultimo, hanno posto in essere un altro atto persecutorio e di violazione del legittimo esercizio del diritto alla difesa, sottolineando che nessuna condanna è stata finora emessa nei confronti di Milagro Sala. A loro volta, hanno denunciato che la Corte d’Appello ha compromesso il buon esito del processo non avendo notificato alla difesa il ricorso presentato dal Pubblico Ministero e su cui hanno basato la sentenza, scartando tutte le argomentazioni degli avvocati della dirigente sociale.

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Milagro Sala: la Corte d’Appello revoca i domiciliari; la difesa presenta ricorso

01.10.2017 – San Salvador de Jujuy (Argentina) Redacción Argentina

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Milagro Sala: la Corte d’Appello revoca i domiciliari; la difesa presenta ricorso

La Corte d’Appello di Jujuy ha notificato alla difesa di Milagro Sala la revoca degli arresti domiciliari disponendo il suo ritorno all’Unità 3 del penitenziario di Alto Comedero. La decisione della corte è stata notificata dal Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS) alla Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH).

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Milagro Sala finalmente trasferita nella casa di El Carmen, agli arresti domiciliari

 FONTE PRESSENZA.COM

01.09.2017 Redazione Italia

Milagro Sala finalmente trasferita nella casa di El Carmen, agli arresti domiciliari

A seguito delle raccomandazioni della CIDH (Commissione Interamericana dei Diritti Umani) che il 28 luglio scorso ha ordinato la liberazione o, in alternativa, la prigione domiciliaria per Milagro Sala, e alla risoluzione del gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria dell’ONU emessa nell’ottobre scorso, accolte dal giudice solo il 18 agosto, la dirigente della Tupac Amaru è stata trasferita ieri pomeriggio dal carcere al suo domicilio di El Carmen, a 40 km da Jujuy. Qui sconterà i domiciliari sotto la stretta sorveglianza della Gendarmeria, che ha disposto telecamere e agenti di sorveglianza 24 ore su 24, oltre al monitoraggio permanente di due bracciali elettronici.

Il trasferimento di Milagro è avvenuto a sorpresa su decisione del giudice Pablo Pullen Llermanos, nonostante i lavori di installazione delle videocamere di sorveglianza non fossero ancora terminati, e senza notificare la decisione agli avvocati della dirigente. Gli stessi familiari sono venuti a conoscenza del trasferimento attraverso i media locali.

Le disposizioni del giudice prevedono che Milagro potrà ricevere visite dalle 7 alle 20, ma non più di 4 persone alla volta e solo per tre giorni a settimana, in spregio alle leggi vigenti secondo cui le restrizioni di una prigione domiciliaria si limitano al divieto di uscire dal proprio domicilio.

Milagro, dopo oltre un anno e mezzo di reclusione arbitraria, è stata accolta con un lungo abbraccio dal marito Raul Noro, oltre che dall’affetto di familiari e amici che hanno esposto anche un enorme striscione di benvenuto.

In un video diffuso lo stesso giorno dalla Tupac Amaru, l’organizzazione da lei guidata, Milagro ha ringraziato tutti coloro che, da fuori dell’Argentina, hanno appoggiato la sua liberazione. Ha inoltre lanciato un appello per Santiago Maldonado: “Chiedo dove sia Santiago Maldonado. Deve essere ritrovato vivo, noi argentini chiediamo al governo di Macri che riappaia con urgenza”.

Santiago Maldonado scomparso da tre settimane in Argentina

FONTE PRESSENZA.COM

23.08.2017 Redazione Italia

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Santiago Maldonado scomparso da tre settimane in Argentina

Oggi sono passate tre settimane dalla sparizione forzata di Santiago Maldonado a Chubut, la Patagonia argentina, quando la comunità mapuche Lof de Resistencia a Cushamen è stata perquisita dalla gendarmeria e gli uomini presenti si sono visti obbligati a fuggire per salvare le proprie vite.

Maldonado, che non conosceva molto bene il posto, non ha potuto trovare rifugio come hanno fatto gli abitanti del luogo ed è stato arrestato dai gendarmi, benché la ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, continui a negarlo. Come fa anche il ministro della Giustizia, Germán Garavano, che insiste a negare l’intervento della gendarmeria nella sparizione del giovane.

Continuano le manifestazioni alle porte delle caserme da cui sono usciti i gendarmi che hanno partecipato all’operativo. Le recriminazioni da parte di tutta la popolazione stanno facendo sì che i comandanti dei diversi distaccamenti scarichino la responsabilità della repressione gli uni sugli altri.

La famiglia di Santiago ha percorso chilometri e chilometri cercando l’appoggio dello stato nella ricerca del proprio congiunto, ma solo l’avvocato difensore di Maldonado sembra mettersi nei loro panni in una corsa contro il tempo. Nel corso di recenti dichiarazioni, sia l’avvocato che membri della comunità mapuche cominciano a mostrarsi scettici rispetto alla possibilità che Santiago si trovi ancora in vita.

Questo pomeriggio, durante la manifestazione dei lavoratori che si è tenuta a Buenos Aires per chiedere al governo di modificare la rotta dell’economia, nell’ambito di uno sciopero generale, l’appello affinché Santiago Maldonado venga ritrovato in vita è stata una delle richieste più rimarcate, così come il rispetto immediato della misura cautelare dettata dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani a favore di Milagro Sala.

La CIDU ha inoltre risposto affermativamente a una richiesta di misura cautelare affinché lo Stato argentino informi su dove si trovi Santiago Maldonado, che “l’ultima volta è stato visto mentre veniva colpito e caricato su una camionetta bianca della gendarmeria nell’ambito di un operazione di polizia nel dipartimento di Cushamen”, secondo le sue stesse parole.

Il titolare dell’organismo, Francisco Eguiguren, ha parlato con la radio argentina Radio Rebelde, in cui ha assicurato che la risoluzione su Maldonado sarà consegnata allo Stato argentino affinché “metta in atto tutte le ricerche necessarie al fine di trovarlo e garantire la sua sicurezza”.

 

Traduzione dallo spagnolo di Matilde Mirabella

Il trasferimento di Milagro Sala continua ad essere rinviato

FONTE PRESSENZA.COM

30.08.2017 Redazione Italia

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Il trasferimento di Milagro Sala continua ad essere rinviato
(Foto di Prensa Tupac)

18 giorni di violazione internazionale

La Magistratura di Jujuy continua a rinviare il trasferimento di Milagro Sala verso l’immobile sito in località El Carmen, secondo quanto disposto dai giudici Gaston Mercau e Pablo Pullen Llermanos. A un giornale lealista della provincia di Jujuy, il Ministro per la Sicurezza Ekel Meyer ha detto che nelle prossime 48-72 ore dovrebbe terminare il collocamento delle telecamere attorno al luogo in cui terminerà la detenzione la deputata del Palasur, sebbene siano già trascorsi più di 12 giorni di attesa per la risoluzione del secondo giudice che doveva pronunciarsi al riguardo.

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I domiciliari a Milagro Sala

FONTE PRESSENZA.COM 

17.08.2017 – San Salvador de Jujuy (Argentina) Mariano Quiroga

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I domiciliari a Milagro Sala
Lo stato della casa dove dovrebbe trasferirsi Milagro Sala (Foto di Tupac Amaru)

Il governo argentino ha aspettato fino a dopo le elezioni per rispettare le disposizioni della CIDH (Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani). Lo fa dopo la scadenza e nel peggiore modo possibile. La magistratura jujeña ha stabilito che a Milagro Sala siano concessi gli arresti domiciliari.

Per continuare la tortura della leader sociale, è stata definita come residenza una casa di suo possesso, ma non finita e che è stata saccheggiata durante la sua prigionia. Un edificio che avrebbe dovuto ospitare una clinica di riabilitazione, ma che oggi non ha né porte, finestre, elettricità, acqua e servizi igienici.

La raccomandazione della CIDH aveva chiesto il rilascio della deputata del Parlasur a causa della pericolosità della sua detenzione nel carcere di Alto  Comedero; con tutta evidenza questa decisione mira a umiliarla, mandandola in una casa abbandonata alla periferia della città di San Salvador, nel quartiere de la Cienaga.

Il Giudice Gastón Mercau ha notificato ieri la decisione agli avvocati che l’hanno considerata un essenziale passo avanti, anche se hanno protestato per l’indirizzo scelto per la loro cliente. Gli avvocati cercano di accelerare il trasferimento il prima possibile dato il rischio che corre Milagro e le continue minaccie.

Milagro Sala è stata dichiarata dal gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite  prigioniera politica e sono centinaia le organizzazioni che chiedono il rilascio immediato della leader sociale.