Da Olivetti al capitalismo delle piattaforme

Lelio Demichelis

C’era una volta , in un tempo che oggi sembra lontano lontano, un capitalista (e un capitalismo) dal volto umano e soprattutto umanistico. E che, diversamente dai neoliberali di oggi, non voleva trasformare la società in mercato, la vita in concorrenza di tutti contro tutti e ciascuno in mero imprenditore di se stesso. Un capitalista che certo aveva come suo baricentro l’impresa, ma un’impresa che si poneva al servizio della comunità e degli uomini e che voleva perfino democratizzare se stessa conferendo ai lavoratori e alle istituzioni del territorio la proprietà o la partecipazione alla gestione dell’impresa stessa. Un capitalista diventato per alcuni un mito e in parte certamente lo era (in verità i miti sono sempre pericolosi perché raccontano una verità che non sempre è la verità). Un mito, allora e forse, di nome Adriano Olivetti. Su cui torniamo grazie a un libro scritto da Alberto Saibene – L’Italia di Adriano Olivetti – diviso sapientemente tra storia d’impresa e storia culturale, tra biografia personale e biografia della nazione di quegli anni.

Leggi tutto

E’ uscito il numero 91 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n91-s.pdf

In questo numero:

Fare la sinistra, non solo per prendere i voti… per sopravvivere e rigenerarsi
di Roberto Mapelli

Dal Brancaccio inizia un nuovo percorso, non ancora un partito
di Luciana Castellina

D’Alema: «A sinistra è vietata la rottura, per tutti noi è l’ultima chiamata»
di Daniela Preziosi

Una sinistra che non c’è ancora, fondata sulla attuazione della Costituzione
Parla Anna Falcone, dopo l’assemblea del Brancaccio.

Buona lettura e diffondete!

***

PROSSIME INIZIATIVE DI PUNTO ROSSO
http://www.puntorosso.it/iniziative.html

Grenfell exposes the true face of deregulation

fonte STRONGERUNIONS-.ORG

21 Jun 2017, By

I think it is important that we do not rush to conclusions over the catastrophic fire at Grenfell Tower that has killed so many people in West London. The priority must be supporting residents who have lost their homes and comforting those who have lost loved ones. Many of those who lived, and died, in the block were union members and trade unions have already been active around supporting those members, or their families.

However, regardless of the outcome of any enquiry, it is clear that we cannot see Grenfell Tower as a “one-off” disaster but as something that is much more symptomatic of the society we live in and the value that it places on human life, especially the lives of the poor, the dispossessed and the vulnerable.

Leggi tutto

Fattispecie di reato: la tortura di Armando Lancellotti

di Armando Lancellotti

FONTE CARMILLAONLINE

Marina Lalatta Costerbosa, Il silenzio della tortura. Contro un crimine estremo, DeriveApprodi, Roma, 2016, pp. 136, € 15,00

Tra pochi giorni, a fine giugno, la legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento penale italiano arriverà a Montecitorio, per concludere, forse, l’iter di approvazione parlamentare. Si potrebbe pensare che stia per essere scritta una pagina positiva della storia legislativa e politica del nostro paese, ma la realtà delle cose è ben diversa e per almeno due grandi ordini di ragioni: innanzi tutto perché il ritardo con cui il codice penale italiano riconosce la fattispecie del reato di tortura è a dir poco epocale, visto che la stessa Italia ratificò la Convenzione internazionale contro la tortura (Onu, 1984) nel gennaio 1988, insomma una trentina di anni fa; in secondo luogo perché il testo approvato al Senato il 17 maggio scorso è talmente rabberciato e contraddittorio da tradire lo spirito stesso di una legge che dovrebbe in modo netto e senza equivoci riconoscere la tortura come fattispecie di reato e delle peggiori. Un “tradimento” che lo stesso Luigi Manconi, che nel maggio del 2013 aveva presentato il progetto di legge in qualità di presidente della commissione parlamentare sui diritti umani, non ha esitato a definire inaccettabile, avanzando le stesse critiche e perplessità espresse da associazioni quali Amnesty International ed Antigone o dalle vittime della tortura di Stato italiana e dai parenti delle stesse. Vittime, che nel paese dei fatti di Genova 2001, di Cucchi e di Aldrovandi tra gli altri, sono numerose e ancora in attesa (vana) che venga fatto un minimo di giustizia e venga loro restituita quella dignità di uomini e cittadini che è stata a loro negata dai violenti abusi di potere di uomini dello Stato, dell’arbitrio dei quali sono caduti in balia.

Leggi tutto

Grenfell tower: una tragedia rivelatrice del neoliberismo criminale – di Salvatore Palidda

FONTE EFFIMERA

Grenfell tower: una tragedia rivelatrice del neoliberismo criminale – di Salvatore Palidda

Anche sul numero dei morti non hanno smesso di falsare l’informazione:  per giorni hanno detto che erano 15 o 17 poi 30. Tecnici e vigili del fuoco sono stati messi a tacere: sapevano da subito che i morti in quell’inferno sono stati oltre 100 e forse molti di più. Il governo e la sua capa, sig.ra May, hanno cercato di minimizzare la tragedia giustificando così la loro totale mancanza di pronto intervento e cercando così di nasconderne le cause. Tutti gli aspetti e le diverse immagini di tale tragedia, sin dall’inizio, meritano una particolare lettura perché sono assai rivelatori di cosa sono diventati Londra, il Regno Unito, più o meno al pari di altre città e paesi. In tutta questa terribile vicenda Victor Hugo potrebbe ritrovarci materia per riscrivere una versione “postmoderna” dell’L’uomo che ride. La becera indifferenza di una classe dominante ignobilmente avida, sempre più stupida e criminale che però è salvata dalla furba regina.

Leggi tutto

Bruno Giorgini: La rivoluzione di Macron. Il mare degli astenuti. Il disastro della sinistra

Bruno Giorgini | 14 giugno 2017 | Comments (0)

FONTE INCHIESTAONLINE

 

La rivoluzione di Macron.

 

Dal punto di vista della presa del potere con le recenti elezioni politiche si è compiuta. Dopo il potere presidenziale, Macron ha ottenuto anche il potere legislativo assicurandosi una ampia maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale, il parlamento. Le forze che potevano prefigurare una opposizione significativa giacciono sbaragliate ai lati della strada che segna il percorso trionfale del neo Presidente della Republique. Il FN s’arrovella con un pugno di deputati possibili; i Repubblicani, che si volevano gli eredi di De Gaulle,  sono ridotti ben sotto il centinaio e paiono in piena depressione politico psicologica coi loro leader screditati che palesemente non contano nulla; i socialisti ripongono le gloriose bandiere negli armadi, apprestandosi a licenziare i loro funzionari e a cambiare sede, insomma smobilitano con qualche decina di deputati se va bene. Infine la sinistra sinistra di Mélenchon, la France Insoumise, dal 19% delle presidenziali  è tornata all’ 11% , il numero di consensi che l’estrema sinistra raccoglie ormai da un paio di decenni, punto più punto meno. Mentre il Parlamento viene invaso da  oltre quattrocento giovani leoni e leonesse dei REM, la Republique En Marche, il nuovo partito che fino a un anno fa non esisteva.

A spiegazione di un tale fulmineo successo, leggo e sento paragoni impropri con Renzi o Grillo, che non c’entrano nulla. Se Grillo è figlio della commedia dell’arte, mentre Renzi incarna alla perfezione il ganzismo toscano, Macron viene dritto dritto dall’illuminismo in versione cartesiana, e da intense frequentazioni filosofiche con Paul Ricoeur per un verso e di tecniche finanziarie con la Banca Rothschild per l’altro. Due maestri non di poco conto. Come spiega Toni Negri in  “Descartes Politico”, Cartesio fu il precursore dell’ideologia borghese rivoluzionaria, la “ragionevole ideologia”, mentre la commedia dell’arte rivoluzioni non ne ha mai prodotte nonostante la carica di rivolta e critica del potere che per esempio Dario Fo le attribuisce. Così Grillo sta rancoroso in panchina mentre i suoi si vestono da ragionieri col ditino alzato – Di Maio ne è il noioso prototipo, seppure Di Battista e Fico per dire un po’ si differenzino ma senza potere scantonare troppo se no il capo li sgrida – e Macron vola all’Eliseo scaravoltando l’intero sistema dei partiti. Non le istituzioni però, che almeno nelle forme la V Repubblica ancora vige sovrana. Per ora perchè il Presidente pare abbia l’intenzione di trasformare lo stato d’eccezione col suo corredo di superpoteri ai corpi di polizia e ai servizi di sicurezza, a detrimento dei diritti di libertà dei cittadini, da misura eccezionale appunto a permanente assetto costituzionale. Il che introduce il problema di che rivoluzione si tratti. Qualcuno riconoscendo la dinamica rivoluzionaria dell’ascesa macronista, ritiene però che, sull’onda della rivoluzione, avanzi al galoppo una ipotesi di restaurazione  quasi totalitaria del potere e del comando capitalista dentro le aziende sul lavoro – in linguaggio marxista: il comando del lavoro morto sul lavoro vivo – e nella società affermando  il dominio del capitale senza più alcuna autonomia politica economica civile dei cittadini, trasformati in pure appendici degli algoritmi che decidono e regolano i flussi finanziari. Gramsci docet: non sempre le rivoluzioni sono progressive. Al momento siamo agli inizi, anche se le cose procederanno svelte, ma la direzione ancora non è così netta e predeterminata. Personalmente mi fido dei vecchi amici, per esempio Dany il rosso, Daniel Cohn – Bendit che viene dritto dritto dal maggio francese, il quale dimostra stima e amicizia per Macron.

Leggi tutto

E’ uscito il numero 90 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

E’ uscito il numero 90 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n90-s.pdf

In questo numero:

Soffiano in Italia e in altri paesi dell’Europa venti e venticelli nuovi e importanti
di Luigi Vinci

Il salto del Grillo nella pancia del neofascismo europeo
di Roberto Mapelli

Articolo Uno-Mdp sbarra la strada a Renzi (e alla sua idea di fare le primarie con Pisapia)
Enrico Rossi: “L’ex premier è un piazzista”.

Salario minimo e minijob in Germania
di Toralf Pusch, Hartmut Seifert

Buona lettura e diffondete!

***

Perché formare un comitato tedesco per la libertà di Milagro Sala?

FONTE PRESSENZA.COM

11.06.2017 – Germania Evelyn Rottengatter

Quest’articolo è disponibile anche in: Tedesco

Perché formare un comitato tedesco per la libertà di Milagro Sala?

Nell’ambito della campagna internazionale che si impegna per la liberazione di Milagro Sala in Argentina, si è appena formato anche un comitato tedesco, che si aggiunge alla lista sempre crescente dei diversi comitati in tutto il mondo. Essi sono presenti oltre che in Argentina anche in Brasile, Perù, Messico, Canada, Italia, Spagna, Francia, Olanda e nel Regno Unito, e probabilmente anche in altri luoghi.

L’esigenza di questo comitato è dovuta in parte alle già note ragioni per le quali l’incarcerazione della deputata, che continua fino a oggi, va contestata e condannata. Tra queste ragioni ci sono l’arbitrarietà dell’arresto (confermato dal gruppo di lavoro ONU per l’arresto arbitrario) e anche il modo con cui si tenta di screditare e distruggere Sala e il movimento sociale Tupac Amaru, da lei stessa fondato. Ciò è avvenuto e continua ad avvenire ancora con delle imputazioni false, testimonianze comprate, intimidazione e repressione da parte delle forze di sicurezza statali.

Una vera e propria caccia alle streghe messa in atto dai media argentini e da una giustizia prevenuta, che non sembra proprio per nulla distanziarsi dalla scelta politica del governo neoliberale.

Leggi tutto

Operai, trent’anni dopo di Sergio Sinigaglia

fonte ILMANIFESTOBOLOGNA

Cooperazionedi Sergio Sinigaglia

Nel febbraio del 1988 Gad Lerner, allora giovane, ma già affermato giornalista trentatreenne dell’Espresso, pubblicò con Feltrinelli “Operai”. Si trattava di un ricco reportage che, partendo dalla Fiat, ci accompagnava in un viaggio “dentro la classe che non c’è più”, come si poteva leggere nel sottotitolo. Un’indagine che andava “oltre l’universo metallico delle grandi fabbriche automobilistiche per raccontare la vita nei casermoni di periferia, le metamorfosi avvenute nei paesini meridionali degli emigranti (i nostri…ndr), gli operai divisi tra robot e lavoro contadino”, cioè i cosiddetti metalmezzadri, ben conosciuti per esempio nel fabrianese, dove esisteva un altro impero, molto più piccolo di quello di sua Maestà Gianni Agnelli, ma comunque significativo. Ovviamente ci riferiamo alla famiglia Merloni.

Eravamo nel pieno della restaurazione conservatrice. Tre anni prima un referendum aveva sancito la sconfitta di chi voleva abrogare il decreto di San Valentino, voluto dal governo Craxi, provvedimento che cancellava quattro punti della scala mobile. Una prima picconata ad uno strumento fondamentale di difesa delle retribuzioni. La consultazione vide una clamorosa e significativa sconfitta del PCI e delle altre forze della sinistra che volevano abrogare la norma. Una debacle emblematica dei tempi che si stavano vivendo e annunciando. Nel 1992 ci penserà il governo Amato ad abolire definitivamente la scala mobile, con il beneplacito delle organizzazioni sindacali.

Più di trent’anni dopo quei fatti e 29 anni di distanza dalla pubblicazione del libro, Gad ci ha proposto un altro viaggio nel mondo del lavoro, andato in onda in sei puntate su Rai tre. Il titolo sempre uguale “Operai”, ma il contesto proposto è alquanto modificato. In peggio.

Leggi tutto

Punto e a Capo

di Alessandra Daniele che ringraziamo

FONTE CARMILLAONLINE

È ancora riconosciuto come capo. Nonostante l’età, è ancora lucidissimo, e in grado di dare ordini.
Giorgio Napolitano è intervenuto a condannare il patto per la legge elettorale, e subito un commando di franchi tiratori del PD ha fatto secco il Tedesco, cioè il disegno di legge concordato dal Cazzaro con le opposizioni.
È stato facile poi mettere la pistola fumante in mano al Movimento 5 Stelle, già incalzato dalle giustificate proteste della sua base, schifata dalla porcheria della quale stava per rendersi corresponsabile.
Un problema che la Lega non ha avuto.
Con tutta la loro rabbiosa intransigenza apparente, gli elettori della Lega sono in realtà fra i nasi più tappati d’Italia. Presunti moralizzatori che per anni si sono fatti andare bene Berlusconi. Presunti secessionisti che adesso si fanno andare bene il nazionalismo neofascista.
Gli basta un facile capro espiatorio, e digeriscono di tutto.
Stavolta però l’inciucio è saltato. L’esecuzione di Gentiloni è rinviata, Renzi è stato di nuovo sconfitto, e ha ricominciato a rimpiangere quel sistema maggioritario che in Gran Bretagna, dove l’elettorato s’è spostato a sinistra, produrrà invece un governo più a destra, dichiaratamente già “pronto a stracciare le leggi sui diritti umani”, tanto per provare la superiorità morale dell’Occidente.
L’anno scorso dopo la Brexit molti nello stesso Labour Party avevano cercato di silurare Jeremy Corbyn, con l’accusa di “non aver sostenuto il Remain con sufficiente convinzione”. Praticamente uno psicoreato.
Prima della trionfale rimonta di Corbyn, Theresa May aveva come il Cazzaro incautamente promesso di dimettersi, se avesse perso la maggioranza assoluta.
Prevedibilmente, neanche lei ha mantenuto la promessa, alleandosi con gli Unionisti Irlandesi per restare al potere.
Ognuno ha l’Alfano – o la Meloni – che si merita.
Arrogante quanto incapace come la May, Renzi ha fallito di nuovo, e s’è ridotto a corteggiare Pisapia dopo averlo sbeffeggiato, quando contava ancora sulla Grossolana Coalizione con Berlusconi.
Berlusconi però sta perdendo il suo potere demiurgico. Lo Zeitgeist è cambiato.
A Renzi non rimane che cercare di consolarsi cogli incerti ballottaggi comunali, guardando Macron che invece realizza il suo stesso sogno napoleonico. E rosicare.

Umberto Romagnoli: da Pomigliano ai Voucher

FONTE INCHIESTAONLINE.IT

Non è stato finora osservato che la lesione subita dalla Cgil coi suoi milioni di rappresentati (oltreché dalla democrazia tout court) è qualitativamente identica a quella subita nel 2010, a Pomigliano D’Arco, dalla Fiom con le sue migliaia di iscritti (oltreché dalla garanzia costituzionale della libertà sindacale). La differenza è solo di quantità: riguarda l’entità della sbrego che è stato prodotto.

Allora, la Fiom venne estromessa dalla Fiat per non aver sottoscritto un contratto sostanzialmente imposto e l’espulsione era apparentemente legittimata dalla formulazione letterale dell’art. 19 st. lav. nella versione modificata dall’esito di un (improvvido) referendum del 1995. Nella riformulazione uscita dalla urne, infatti, la norma-pivot della nostra legislazione di sostegno sindacale subordinava la titolarità dei diritti di attività sindacale nei luoghi di lavoro alla sottoscrizione del contratto collettivo applicato nell’unità produttiva. Per ristabilire la legalità la Fiom ha dovuto rivolgersi alla Corte costituzionale, la quale ne ha ordinato la riammissione nei luoghi di lavoro emanando una sentenza appartenente alla tipologia delle sentenze c.d. additive, che sono assai infrequenti nella sua giurisprudenza. Nel 2013, ha riscritto la norma; e ciò per evitare che il dissenso di un sindacato sia punito sacrificando la libertà dei lavoratori di scegliersi la rappresentanza sindacale che vogliono.

Leggi tutto

La via della seta del XXI secolo: il discorso integrale di Xi Jinping

fonte SINISTRA.CH

Di seguito presentiamo il testo integrale del discorso del presidente cinese Xi Jinping alla cerimonia di apertura del Forum per la cooperazione internazionale della Belt and Road* nella sua versione italiana tradotta da Marco Pondrelli per il sito italiano Marx21.it.

Discorso di S.E. Xi Jinping, presidente della Repubblica popolare cinese alla Cerimonia di Apertura del Forum per la cooperazione internazionale della Belt and Road: 14 maggio 2017.

Distinti Capi di Stato e di governo,
capi delle organizzazioni internazionali,
Signore e signori,
Cari amici,

In questa bella stagione di inizio estate mentre ogni cosa vivente è piena di energia, desidero accogliere tutti voi, illustri ospiti, che rappresentate più di 100 paesi, in questo importante forum sulla Belt and road Iniziative BRI* che si svolge a Pechino. Questo è davvero un incontro di grandi menti. Nei prossimi due giorni spero che, impegnandoci in uno scambio di opinioni, contribuiremo a perseguire l’iniziativa BRI, il progetto del secolo di cui possano beneficiare le persone di tutto il mondo.

Signore e signori,
Cari amici,

pushpin marking on China mapOltre 2000 anni fa i nostri antenati percorsero vaste steppe e deserti aprendo il passaggio transcontinentale che collega Asia, Europa ed Africa, conosciuto oggi come la via della Seta. I nostri antenati, navigando in acque difficili, crearono rotte marittime per collegare l’Oriente con l’Occidente, la Via della seta marittima. Queste antiche rotte della seta aprirono rapporti amichevoli tra le nazioni, aggiungendo un capitolo splendido alla storia del progresso umano. Il millenario “braccialetto di seta in bronzo” esposto al Museo di Storia della Cina di Shaanxi ed il “relitto di Belitung” scoperto in Indonesia testimoniano questo emozionante periodo della storia.

Attraverso migliaia di chilometri ed anni le antiche vie della seta incarnano lo spirito della pace e della cooperazione, l’apertura e l’inclusione, l’apprendimento reciproco ed il reciproco vantaggio. Lo spirito della via della seta è diventato un grande patrimonio della civiltà umana.

-Pace e cooperazione. In Cina durante la dinastia Han intorno al 140 a.c. Zhang Qian, un emissario reale, lasciò Chang’an capitale della Dinastia Han. Viaggiò verso ovest per una missione di pace e aprì una via terrestre per collegare l’Oriente e l’Occidente, un’impresa audace conosciuta come il viaggio di Zhang Qian nelle regioni occidentali. Secoli dopo durante gli anni delle dinastie Tang, Song e Yuan, si espansero questi sentieri sia in terra che in mare. I grandi avventurieri tra cui Du Huan dalla Cina, Marco Polo dall’Italia e Ibn Battuta dal Marocco hanno lasciato le loro orme lungo queste antiche rotte. All’inizio del Quattrocento, Zheng He, il famoso navigatore cinese della dinastia Ming, fece sette viaggi verso i mari occidentali, un’impresa ricordata ancora oggi. Questi pionieri hanno guadagnato il loro posto nella storia e non come conquistatori, con le loro navi da guerra, con le armi o con le spade. Sono piuttosto ricordati come emissari amichevoli che condussero carovane di cammelli e navi a vela con i loro tesori. Generazione dopo generazione i viaggiatori della via della seta hanno costruito un ponte per la pace e la cooperazione est-ovest.

Leggi tutto

IDENTIKIT AMERICANO NEL PAESE DEGLI HOMELESS

Identikit americano nel paese degli homeless

di SANDRO MEZZADRA.

La povertà ha assunto negli ultimi anni negli Stati Uniti dimensioni e caratteristiche per molti versi inedite. La figura del senza tetto, dell’homeless, le riassume nel modo più efficace, per quel che riguarda la sua crescita esponenziale, certo, ma anche per il tipo di visibilità che ha assunto in molte metropoli e per le relazioni che intrattiene con le istituzioni – a partire da quelle repressive sempre più presenti nella sua quotidianità

Quello degli homeless è ormai «un popolo nel popolo», scrive Elisabetta Grande nel suo Guai ai poveri. La faccia triste dell’America (edizioni Gruppo Abele, pp. 172, euro 14): non solo perché ha effettivamente assunto la consistenza quantitativa di un «popolo», ma anche nel senso che un insieme di dispositivi politici, giuridici e culturali – sapientemente orchestrati quantomeno a partire dalla prima presidenza di Ronald Reagan – ha finito per separare la figura inquietante e minacciosa del povero estremo dall’insieme della popolazione statunitense, scardinando le basi di quell’empatia che aveva pur caratterizzato altre fasi storiche, come il New Deal (nonostante la persistente discriminazione nei confronti degli afroamericani) e gli anni della «guerra alla povertà» di Lyndon Johnson.

Leggi tutto

Riccardo Petrella: La tragedia della lotta al terrorismo

Riccardo Petrella: La tragedia della lotta al terrorismo

 

Quanto più gli Stati, soprattutto Usa e Ue, intensificano e ampliano le proprie azioni di guerra contro il terrorismo – in particolare di matrice islamica, jihadista – all’interno dei paesi considerati i focolai principali del terrorismo globale, più si assisterà alla distruzione di vite umane, alla devastazione economica e ambientale, senza neanche riuscire ad eliminare le cause del problema. Anzi, il contrario.

La tragedia si è consumata di nuovo durante il G7 a Taormina (26 e 27 maggio) in cui l’unico risultato di cui possono rallegrarsi i capi di Stato e di governo partecipanti è la “Dichiarazione comune sulla lotta contro il terrorismo”. Cosi, la prima ministra britannica May si è scapicollata a tornare nel suo paese per vendere come un gran successo la firma della dichiarazione. Gli attentati di Manchester e le elezioni politiche di giugno dettano le priorità. Dal canto suo, il guerrafondaio presidente americano Trump, ha riportato a casa non solo quella firma, ma anche numerosi contratti di vendita di armi all’Arabia Saudita, siglati il 21 maggio, per un valore di 110 miliardi di dollari. Secondo i firmatari, le costose armi sono assolutamente necessarie per aiutare l’Arabia saudita a sconfiggere il terrorismo nella regione e difendersi dalle “minacce” dell’Iran. Va tutto bene pure per gli altri capi di Stato e primi ministri europei, membri Nato, che hanno votato il 25 maggio a Bruxelles (ivi compreso il dittatore turco) per l’entrata della Nato nella “coalizione mondiale contro Daesh”, contravvenendo alle regole dello Statuto. Quante “iniziative” militari in soli cinque giorni! Ma tutto è permesso se fatto nel nome della lotta globale al terrorismo, per la “nostra” sicurezza.

Leggi tutto

C’è puzza di “Renzusconi” di Loris Campetti

FONTE AREA7.CH

L’aveva giurato: se perdo il referendum torno a casa. Ha perso ma a casa è tornato solo per qualche ora, poi è nuovamente uscito e ha ripreso a dettare leggi e agende politiche. Matteo Renzi aveva due obiettivi: vincere le primarie del Pd e liberarsi di tutti i suoi oppositori e subito dopo buttare a mare il governo portaborse con l’ormai classico “Gentiloni stai sereno”, tornare alle urne e riprendere il comando della nave accendendo le luci a poppa e a prua. Sempre che le troppe luci non mandino a picco la nave come capitò al Titanic.

Leggi tutto

Omicidi di stato sottaciuti dai media

Autore Franco Cavalli
fonte area7.ch
Recentemente sono stato per quasi due settimane in quattro paesi del Centro America e poi a Cuba. Su tutto ciò riferirò più ampiamente nel prossimo numero dei Quaderni del Forum Alternativo e nelle pubblicazioni dell’Associazione per l’aiuto medico al Centro America (Amca), dato che lo scopo principale del mio viaggio era appunto quello di visitare i progetti di questa associazione. Qui mi limito a raccontare soltanto una delle impressioni forti vissute durante questo viaggio.

Leggi tutto

LE CONDIZIONI DEL LAVORO NELLE CATENE EUROPEE DI PRODUZIONE. IL CASO DELL’AUTOMOTIVE

Tansform Europa, Punto Rosso, Fondazione C. Sabattini e Fiom Lombardia
organizzano

LE CONDIZIONI DEL LAVORO NELLE CATENE EUROPEE DI PRODUZIONE.
IL CASO DELL’AUTOMOTIVE

Milano Venerdì 9 giugno ore 9,30 – 14
CGIL Lombardia, via Palmanova 22 (MM2 Udine)

Saluti: Aimilia Koukouma (Transform Europa), Alessandro Pagano (FIOM Lombardia), CGIL Lombardia

Introduzione: Matteo Gaddi (Punto Rosso/Fondazione Claudio Sabattini)

Intervengono:

Michele De Palma (Responsabile Nazionale Automotive FIOM)

Delegati di fabbriche automotive del territorio

Romain Descottes (CGT Francia)

Carlos Chicano Sanchez (CC.OO. Catalogna)

Stratos Kapetanios (Sindacato dell’Acciaio Grecia)

Krzysztof Laszczak (OPZZ Polonia)

Roland Kulke (Fondazione Rosa Luxemburg Germania)

Tibor Mesman (Magyar Szakszervezetek Orszagos Szovetsege Ungheria)

Conclusioni: Francesco Garibaldo (Direttore Fondazione Claudio Sabattini)

Lingue: Italiano – Inglese (traduzione simultanea)
info@puntorosso.itwww@puntorosso.it

E’ uscito il numero 89 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n89-s.pdf

In questo numero:

Il programma e una democrazia partecipata per riunire la sinistra
di Enrico Rossi

Il rischiatutto di Pisapia e la saggezza pragmatica
di Roberto Mapelli

Fare i conti col paese dell’ingiustizia
di Ciccio De Sellero

Buona lettura e diffondete!

***

Arrestato il presidente di Amnesty International Turchia

 

 

 

fonte PRESSENZA.COM

Taner Kiliç, presidente di Amnesty International Turchia, è stato arrestato la mattina del 6 giugno, insieme ad altri 22 avvocati, nella città di Smirne. L’accusa, per tutti, è di aver avuto legami col movimento guidato da Fethullah Gülen, sospettato di aver ideato il fallito colpo di stato del luglio 2016.

Il fatto che la purga successiva al tentato colpo di stato abbia raggiunto persino il presidente di Amnesty International dimostra fino a che punto il governo turco sia arrivato. La storia di Taner Kiliç parla chiaro: è quella di un uomo che ha sempre difeso quelle libertà che le autorità di Ankara stanno cercando di annullare“, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.

In assenza di ogni credibile e ammissibile prova del loro coinvolgimento in reati riconosciuti dal diritto internazionale, chiediamo alle autorità turche di rilasciare immediatamente Taner Kiliç e gli altri 22 avvocati e di annullare ogni accusa nei loro confronti“, ha aggiunto Shetty.

Ulteriori informazioni

Taner Kiliç ha fatto parte del direttivo di Amnesty International Turchia per vari periodi di tempo a partire dal 2002 ed è stato eletto presidente nel 2014. Nel corso di decenni di attività in favore dei diritti umani nell’ambito delle organizzazioni turche, si è sempre fatto riconoscere per l’incessante impegno in favore dei diritti umani.

L’arresto è avvenuto nella sua abitazione alle 6.30 del mattino, poco prima che si recasse al lavoro. Sia l’abitazione che lo studio sono stati perquisiti. Attualmente si trova in una stazione di polizia del quartiere di Yeşilyurt.

Al momento, l’arresto di Taner Kiliç non pare collegato all’azione di Amnesty International o avere per obiettivo l’associazione. Il mandato d’arresto fa riferimento a un’indagine su presunti membri della cosiddetta “Organizzazione terroristica di Fethullah Gülen”, ma non è neanche chiaro se Taner Kiliç sia sospettato di avere tali legami.

Alla Camera la conferenza sui diritti umani in Argentina

FONTE PRESSENZA.COM

07.06.2017 Dario Lo Scalzo

Alla Camera la conferenza sui diritti umani in Argentina
(Foto di Magalì Buj)

Martedì 6 giugno presso la sala stampa della Camera dei Deputati si è svolta la conferenza sullo stato dei diritti umani in Argentina.

A introdurre l’incontro la deputata Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista, Giovanna Martelli che partendo dalla difficile situazione che si vive in Argentina in materia di diritti umani ha poi posto l’accento sui preoccupanti scenari che si stanno disegnando anche nel resto del continente sudamericano. In tema di violazioni di diritti, infatti, oltre al caso argentino, la deputata ha fatto menzione della poco rassicurante attualità in Colombia e nel Venezuela.

“Le libertà fondamentali non vengono garantite nell’intera regione sudamericana” ha concluso Giovanna Martelli prima di cedere la parola a Federico Palumbo per l’occasione portavoce del Comitato per la liberazione di Milagro Sala.

“Sono 507 i giorni di detenzione arbitraria di Milagro Sala e delle altre compagne detenute a Jujuy” ha ricordato Palumbo che peraltro ha messo in luce come la vicenda Sala, considerata come eccezionale ed eclatante in un primo momento, abbia poi fatto emergere un quadro complessivo allarmante e oscuro. Sono innumerevoli le irregolarità, le violazioni di diritti e le persecuzioni che quotidianamente vengono subite dal popolo jujeño e da quello argentino sotto il governo di Gerardo Morales e sotto la presidenza di Mauricio Macri.

La conferma del brutto clima argentino viene data anche da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International (AI) Italia, che rievocando l’ultimo rapporto annuale di AI sullo stato dei diritti umani si è soffermato sulle tematiche critiche e tuttora calde riguardanti l’Argentina. Noury ha così parlato dapprima di femminicidio, di trasgressione dei diritti dei popoli originari, di torture, citando in particolar modo quelle perpetrate nei commissariati di polizia per terminare rievocando lo scandaloso caso di Milagro Sala. Una vicenda seguita sin dall’inizio, portata avanti e denunciata da Amnesty International insieme a varie altre associazioni e che in conclusione ha partorito la richiesta di scarcerazione immediata da parte del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie.

Leggi tutto

La nave dei folli ricorda la politica italiana

di Gustavo Zagrebelsky su La Repubblica – 6 giugno 2017

GLI INTERESSI DI BOTTEGA

Chi sa perché si debba chiudere la legislatura qualche mese prima della normale scadenza e votare in autunno? Se ce lo chiediamo, non sappiamo rispondere. Se lo chiedessimo, non avremmo chiare risposte. Infatti, non ci sono ragioni evidenti e, in mancanza, la stragrande maggioranza dei cittadini interpellati è per la prosecuzione fino alla scadenza naturale: c’è un governo, ci sono leggi importanti da approvare definitivamente, ci sono scadenze legislative importantissime da rispettare in materia finanziaria, ci sono rischi per la tenuta dei conti pubblici, ci sono apprensioni per le conseguenze di possibili violazioni dei parametri europei di stabilità finanziaria, per non parlare dei rischi della speculazione internazionale.

Vorremmo una risposta che riguardi non gli interessi di questo o quel partito in Parlamento e nemmeno di tutti o della maggior parte dei partiti, ma il bene del nostro Paese, quello che si chiama il “bene comune”. Nel nostro sistema costituzionale, a differenza di altri, non è previsto l’auto-scioglimento deciso dai partiti per propri interessi o timori. La durata prefissata e normale della legislatura (cinque anni) è una garanzia di ordinato e stabile sviluppo della vita politica.

La “STABILITÀ” è stato il Leitmotiv invocato quando faceva comodo, anche quando si sono rese evidenti ragioni oggettive di scioglimento delle Camere, come dopo la dichiarazione d’incostituzionalità della legge elettorale, all’inizio dell’anno 2014.

Una risposta istituzionale non c’è. Ci sono anzi molta ipocrisia e reticenza che nascondono ragioni che sono, infatti, di mero interesse partitico. Da parte del maggior partito di maggioranza, il Partito democratico, si dice che votare in autunno o alla scadenza normale nella primavera dell’anno venturo non fa una grande differenza, ma poi si lavora forsennatamente a una legge elettorale nuova per andare al voto il più presto possibile.

Leggi tutto

Bruno Giorgini : L’equazione del panico

Bruno Giorgini | 4 giugno 2017 | Comments (0)

 

Durante il Memorial Day del 1883  , il tacco di una donna si incastrò tra le assi dell’area pedonale sul Ponte di Brooklyn, appena inaugurato, e lei iniziò ad urlare. Le persone intorno, forse credendo che il ponte stesse per crollare, furono prese dal panico,  e nella ressa 12 persone persero la vita schiacciate sulle scale, mentre molte altri rimasero ferite.

Leggi tutto

E’ uscito il numero 88 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n88-s.pdf

In questo numero:

È giunta l’ora di un processo democratico per il nuovo centrosinistra
di Enrico Rossi

A sinistra del Pd: una questione di pratiche
di Alessandro Giglioli

Scheda: Che cos’è il “sistema tedesco”

Bivio Europeo
di Luigi Vinci

Voucher: non basta cambiare nome
Volantino di Art1

Buona lettura e diffondete!

Su questa legge elettorale, che chiamano “tedesca”, c’è da porsi alcune domande e fare riflessioni che rivelano la sua vera natura incostituzionale e specchio dell’”italietta” partitocratica.

FONTE ESSEREASINISTRA 

di Simone ZAGAROLO

1) Cosa succede se i seggi eventualmente conquistati nella parte uninominale da partiti che in quella proporzionale non superano la soglia del 5%? Questi seggi se li spartiscono i maggiori partiti in Italia.

2) Vi è la possibilità di candidature indipendenti nei collegi uninominali, non legate a liste presenti nella quota proporzionale? Questione irrisolta.

3) La chiamano legge “alla tedesca”, ma in Germania le candidature nei collegi uninominali avviene, attraverso il voto segreto degli iscritti ai partiti riuniti collegio per collegio in assemblea. In Italia le stesse candidature vengono decise dai segretari di partito

4) In Germania vige l’istituto della sfiducia costruttiva. Insomma: non si può far cadere un governo se non ne è già pronto un altro.

5) Intanto in Italia viene confermata l’impossibilità del voto disgiunto tra uninominale e proporzionale.

6) Ogni candidato, a discrezione assoluta del segretario del partito (colui che ha il potere di convalida sulle candidature) potrà candidarsi in un collegio uninominale e, per sicurezza, come capolista in tre circoscrizioni nel listino proporzionale.

…di questioni ce ne sarebbero mille altre ancora.

Insomma, in questo “accrocchio”, di tedesco e di costituzionale c’è solo il fascino discreto.

El feliz mundo neoliberal La homogeneización de los criterios de normalidad, salud y enfermedad en función de intereses económicos y sociales

FONTE PAGINA12.AR.COM
La autora advierte que, al igual que en la novela de Huxley, el neoliberalismo instala el ideal de felicidad a través del disciplinamiento y plantea una sociedad medicalizada, fundada en un supuesto funcionamiento normal y regimentado que homogeneiza.
 

Un mundo feliz, la novela del escritor británico Aldous Huxley publicada en 1932, narra la realización de un experimento consistente en producir una organización social feliz a través de la medicalización y la hipnopedia. Quienes dirigen la investigación administran, calculan y controlan procedimientos químicos sobre cultivos humanos que se producen en botellas. Luego adoctrinan a través de la “hipnopedia”, método de manipulación basado en la repetición de frases cortas, que se graban en el cerebro de los niños al nacer y mientras se duerme, para que la gente crea ciertas “verdades”. Se fabricaba un narcótico llamado Soma, droga que se suministraba a los deprimidos para que se evadan de la realidad y “curar” sus penas. El Estado era el encargado del reparto de esta sustancia, una especie de elixir de la felicidad, a fin de controlar las emociones y mantener a las personas contentas, factor necesario para no poner en peligro la estabilidad de la Metrópolis (nombre de la ciudad).

Para el mejor funcionamiento del sistema los seres humanos se dividían en castas: Alfas, Betas, Gammas, Deltas y Epsilons. Los Alfas eran inteligentes, altos y musculosos; los Epsilons bajos, tontos y feos. Ese mundo decidió que los de las castas inferiores se cultivarían por lotes de copias exactas, continuando de por vida siendo tontos e inferiores, para lo cual se agregaban ciertas sustancias en el tubo de ensayo, condenando a estos seres inferiores a un destino “natural” e inamovible.

Leggi tutto

L’Italia a mano armata

Autore  Giacomo Pellini

Fonte : Sbilanciamoci

 

Nel 2016 l’export militare italiano ha registrato un aumento dell’85% rispetto all’anno precedente. Numeri da capogiro, documentati dalla Relazione annuale sul commercio e sulle autorizzazioni all’esportazioni di armi

“Nei concili di governo dobbiamo stare in guardia contro le richieste non giustificate dalla realtà del complesso industriale militare. Esiste e persisterà il pericolo della sua disastrosa influenza progressiva. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione metta in pericolo la nostra democrazia. Solo il popolo allertato e informato potrà costringere ad una corretta interazione la gigantesca macchina da guerra militare….in modo che sicurezza e libertà possano prosperare insieme”. Queste parole non sono di un pacifista: le pronunciò nel lontano 1961 nel suo discorso di addio alla Nazione l’allora Presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower, membro del Partito Repubblicano ed ex comandante delle Forze Armate statunitensi in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale e Capo di Stato Maggiore dell’esercito.

Leggi tutto

Numerus clausus

Autore : Jean Olivier Mallet

Ho letto con una certa sorpresa che il Senato accademico della Statale di Milano di fronte ai tagli finanziari ministeriali e nonostante i continui aumenti delle rette universitarie (ma nel rispetto dell’autonomia accademica?) ha appena instaurato il numero chiuso anche per le materia umanistiche come storia e filosofia.
Rimango perplesso: sarà una idea da seguire in un Paese dove il tasso di laureati è già tra i più bassi d’Europa? Di più, molti giovani Italiani emigrano dopo la laurea in mancanza di prospettive attraenti…
E’ anche un problema largo: l’Università di Parigi1 Sorbonne ha appena introdotto un numero chiuso a filosofia. A Milano la decisione è stata dell’Università di fronte a dubbi ministeriali, mentre a Parigi è il Ministero che imporrebbe il numero chiuso all’Università.
All’università di Pisa come altrove, costretti dai tagli finanziari ad accogliere sempre più studenti (nonostante l’aumento delle tasse universitarie), molti docenti di Corsi di Laurea umanistici ancora senza numero chiuso accettano l’idea di introdurlo magari per migliorare la qualità della didattica.
Cosi in tutta l’Europa, 50 anni fa, c’è chi denunciava l’Università dei baroni (mandarins , in francese) e che oggi si ritrova con l’Università- azienda (o pseudo-azienda) dalla missione sempre meno culturale (studenti come cittadini) e sempre più professionalizzante (studenti come consumatori). Allora, dobbiamo chiederci se queste due missioni non devono essere ricercate alla pari, particolarmente, quando si tratta di materie umanistiche, utili alla cultura di tutti, magari in indirizzi complementari a formazioni professionalizzante.
Da Francese, sono ancora più dubbioso: in Francia, una parte dell’Università le “grandes écoles” pubbliche o private sono iperselettive. La selezione si legittima della “meritocrazia”: borse di studio ieri (les boursiers de la République) e prestiti bancari oggi (all’americana) non garantiscono una uguale opportunità sociale di accesso, ma soprattutto il titolo di studio selettivo come ticket de mantenimento (o d’ingresso) nei ceti medi-alti della gerarchia sociale è un fattore di riproduzione della società oligarchica contemporanea. Progressivamente i risultati di una intensa selezione universitari diventano deludenti, fino a produrre élites mostruose: autoreferenziali, arroganti e mediocri, ma decisamente rapaci Ci servirebbero meno élites e più cultura diffusa in vari ceti sociali. Di più, come anche l’insegna la Francia, il numerus clausus è difficile da programmare nella durata: gli studi medici e le “quote” (come il latte) agli studi infermieristici stanno provocando mancanze di professioni. Oggi e ancora di più domani scarseggiano i medici di diverse specializzazioni rimpiazzati da medici del Sud del mondo e vengono importate infermiere spagnole o dell’Est. Chiusura delle élites e mancanza di professionisti: non sempre il malthusiano numero chiuso dà buoni risultati!
JOM31Pisa

La CIDH ha confermato che visiterà Milagro Sala 29.05.2017

Autore : Mariano Quiroga

Fonte: Pressenza.com

La conferma da parte della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), organismo dell’Organizzazione degli Stati Americani di visitare in carcere Milagro Sala, si unisce alla visita del Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulle Detenzioni Arbitrarie al carcere di Alto Comedero per controllare le condizioni in cui versano le detenute e alla lettera di Papa Francesco ricevuta da Milagro Sala e da un’altra delle prigioniere politiche Mirta Aizama.

La CIDH è in riunione presso l’hotel Sheraton di Buenos Aires; Francisco Eguiguren, commissario della Commissione,  ha confermato che l’organismo visiterà Milagro Sala presso l’Unità 3 del carcere femminile di Alto Comedero.

Secondo un comunicato emesso dall’organismo, “la visita avrà luogo nell’ambito della richiesta della misura cautelare di cui Milagro Sala dovrebbe beneficiare e che la CIDH sta esaminando in questo momento”; la CIDH com questo intende anche sollecitare la risposta della Corte Suprema argentina affinché deliberi l’immediato rilascio della detenuta, avvenuto illegalmente presso la provincia di Jujuy, nel nord dell’Argentina,

La data non è stata confermata, ma sarà prima della fine di giugno.

Martedì ha avuto luogo una fiaccolata di persone che ha terminato il proprio percorso di fronte l’edificio in cui la CIDH stava lavorando, precedendo di poco la diffusione della lettera ricevuta da Milagro Sala, vergata di proprio pugno dal capo della Chiesa Cattolica.

Leggi tutto

“Ma di quale sanità si parlerà al festival dell’Economia di Trento?”. Intervento di Ezio Casagranda

Fonte: controlacrisi.org
Giovedì 1 giugno inizia il festival dell’economia numero 12 a Trento con un titolo “la salute diseguale” e Tito Boeri nel presentare il festival si dice “affascinato dal lavoro dei medici” nel tentativo di dare l’immagine di un festival attento ai problemi della salute, ma, se andiamo a guardare dentro il festival si possono intravvederne i contorni di classe e un invito velato alla privatizzazione della sanità e della tutela della salute.
Non “la salute diseguale” ma “la salute di classe” sarebbe il titolo più azzeccato di questo festival.

Leggi tutto

Legge elettorale. Ecco cosa è il modello tedesco di Federico Quadrelli

Autore Federico Quadrelli

fonte formiche.net che ringraziamo

 

In questi giorni tutti parlano di legge elettorale alla tedesca. Leggendo alcuni articoli, ascoltando alcune dichiarazioni di politici, da destra a sinistra, mi sembra di capire che nessuno sappia come funzioni il “modello tedesco”. A questo punto sarebbe bene chiarire come funziona in Germania, poi magari si può parlare di un “modello italiano che vorrebbe essere tedesco, ma non ce la fa…”

Il sistema elettorale tedesco prevede l’elezione dei rappresentanti in una sola camera, il Bundestag. Il Senato, o Bundesrat, infatti, è espressione dei governi territoriali (la Germania è una Repubblica federale, niente a che fare con il sistema delle regioni che abbiamo noi in Italia).

Elettrici ed elettori esprimono 2 voti.

Il primo voto è quello che viene dato a una candidata o a un candidato. Esistono 299 circoscrizioni in Germania e questo significa che con il primo voto elettrici ed elettori possono dare una preferenza a una persona, eleggendo così un “Direktkandidat”. Si tratta di un mandato diretto, che lega l’eletta/o con la propria circoscrizione.

Un esempio concreto per capirsi: Berlino ha 12 circoscrizioni, quindi possono essere elette/i max 12 deputati con il primo voto. I partiti si contendono quindi le circoscrizioni con dei candidati: ne può passare una/o sola/o.

espl

Nell’immagine che ho allegato, presa dal sito www.spd.berlin si vedono le foto delle candidate e dei candidati che si contenderanno, per la SPD ciascuna delle circoscrizioni in cui è suddivisa la città, contro gli altri partiti e i rispettivi candidati. Chiaro? Si tratta quindi di una componente importante uninominale. Vengono eletti così circa la metà dei rappresentanti.

Il secondo voto viene dato ai partiti che presentano per ogni Land una lista di candidate e candidati. Si tratta di unlistino bloccato: sono i singoli partiti che, nei processi democratici interni, individuano i nomi che comporranno la lista, con alternanza di genere e seguendo un rigido processo che si conclude con il voto dell’Assemblea nazionale (attenzione: ogni Land è uno Stato, quindi ogni partito ha, in ciascun Land, un’assemblea nazionale).

Posso testimoniare che il processo, almeno nella SPD, è stato lunghissimo: 6 mesi e più di discussioni, presentazioni e votazioni a vari livelli: 1) per le “nomine” dove ciascun circolo territoriale esprime, nella propria circoscrizione, un voto di preferenza per una candidata o un candidato e poi 2) per la definizione ufficiale della lista nel Landesparteitag, ossia l’Assemblea dei delegati di ciascun Land, che si riunisce e vota per ciascuna posizione un nome. Se ci sono più contendenti si fanno le presentazioni e poi si vota su ogni singolo nome. E così via fino a completamento del listino bloccato.

Il numero attuale dei membri al Bundestag è di 630, ma può variare per effetto della re-distribuzione proporzionale dei seggi: i partiti che non raggiungono il 5%, infatti, sono esclusi, e i seggi sono conteggiati su quelli rimanenti. Ci può essere quindi un numero, comunque limitato, di elette/i in più o in meno per ciascuna legislatura.

Bene. E’ di questo sistema che si sta discutendo in Italia ora?

Ha vinto la personalizzazione della politica di Giuseppe De Rita

Autore : Giuseppe De Rita

fonte :  NUOVILAVORI.IT

Sulle elezioni presidenziali francesi si è detto di tutto in queste ultime settimane; e mi risulta difficile aggiungere altre intelligenti notazioni. Mi costringo quindi ad una riflessione per me abituale, forse troppo, sulla carenza di rappresentanza sociale che quelle elezioni hanno messo in evidenza.

Abbiamo superato la paura, la grande paura della vittoria di Marine Le Pen e dell’eventuale successiva uscita della Francia dall’Euro e dall’Europa. Tutto bene, ma con quali opzioni politiche abbiamo operato tale superamento? Purtroppo, dico io, con una accentrata personalizzazione e verticalizzazione della politica e della vicenda elettorale.

Noi italiani siamo degli antesignani della personalizzazione della politica, avendo supportato e sopportato in passato la sequenza Craxi – Berlusconi – Renzi, tre campioni in proposito; ed avendo ancora in pista Grillo, Salvini, un potenziale Renzi bis e un improbabile Berlusconi bis. Non possiamo quindi sorprenderci e lamentarci dello scontro feroce in Francia fra quattro leaders squisitamente personalistici (in fondo anche Fillon correva in proprio e non per conto del partito). Ha vinto Macron, che ha di molto accentuato la caratura personalistica, proponendosi come leaders di un movimento/partito che non c’era, non c’era ancora e che solo le prossime elezioni legislative potrebbero sperare di coagulare.

Ha giuocato tutto sulla sua personalità, sulla sua figura, sul suo appeal pubblico, sul senso di novità radicale che prometteva, sulla stessa ironia condiscendente che ispiravano i suoi rapporti coniugali. Non c’era molto di più, se non la sua scelta di cavalcare la tematica europea; e al di là di questo c’era poco (di programmatico, di ideologico, di sociopolitico) da raccontare agli elettori. Ne avevano paradossalmente più gli altri candidati (specie sule ali dello schieramento) ma contavano poco di fronte al fascino del personaggio Marcon. In fondo ha vinto “la rappresentazione” della politica non “la rappresentanza” di interessi, problemi, identità collettive; non è stata colpa di Marcon, visto che in Francia sono in crisi (come in Italia del resto) tutti i canali ed i soggetti intermedi della rappresentanza, dai partiti ai sindacati all’associazionismo; ma ciò non può far da alibi ad una strategia di personalizzazione che Marcon ha con lucidità quasi esasperato.

Ma in una tale vicenda la politica personalizzata rischia di restare prigioniera di un parallelo processo di verticalizzazione: con quali sponde di conoscenza dell’economia potrà far giuocare Macron? E con quali sponde di conoscenza delle tensioni sociali, anche quelle di classe? E con quale strategia di articolazione territoriale dei processi e degli interventi? Con quali apparati di azione pubblica, centrale e periferica? Le società moderne, e fra esse quella francese, sono di fatto policentriche, quando non arrivano ad essere molecolari o liquide (a seconda della scelta degli aggettivi). Per governarle non basta un potere verticalizzato (e addirittura personalizzato) e se non si capisce questa banale verità il potere che ha vinto nelle elezioni rischia o di sbattere contro il famoso “muro della realtà” oppure di entrare in un labirinto di variabili dove può ogni giorno inciampare in qualche inattesi motivi. Io confesso che sull’argomento mi spaventa molto la vicenda Trump. Ha personalizzato, ha vinto, ha verticalizzato; ma temo che non governerà. C’è da sperare che Marcon capisca il pericolo.

 

 (*) Presidente del Censis

CETA: IN MORTE DI UNA DEMOCRAZIA

Gentiloni e Trudeau

di Coordinamento Nazionale del MovES

Mentre impazza la discussione sull’obbligatorietà dei vaccini (che caso…) in Consiglio dei Ministri stanno per decidere le nostre sorti in merito al famigerato trattato CETA.

Nel silenzio generale dei media, a brevissimo, il Parlamento deciderà di consegnarci definitivamente al nuovo strumento dell’imperialismo americano, (importato con la mediazione del Canada): quello dei trattati di partenariato, dove i nostri diritti che dovrebbero essere generali e pubblici soggiacciono completamente sotto la forza dell’interesse privato e, quindi, del profitto.

In sordina sta per compiersi uno dei peggiori scempi della nostra possibilità di autodeterminarci.

Leggi tutto

Stop Trump, change the world

 

FONTE SOLIDAIRE.ORG

Un fou à la tête des États-Unis ? L’élection de Donald Trump à la présidence des États-Unis a inquiété le monde entier. Sa campagne, menée à grands renforts de remarques insultantes, sexistes, racistes… a parfois laissé croire qu’il n’avait pas vraiment d’idéologie ou de stratégie, que son caractère sanguin déterminait ses actions. Et pourtant, derrière l’apparente imprévisibilité, il y a bien des constantes.

À y regarder de plus près, on constate cependant que son programme comportait un certain nombre de points récurrents. Trump voulait restaurer la grandeur de l’Amérique en y ramenant les entreprises, instaurer des taxes à l’importation sur les produits étrangers, supprimer l’accord libre-échange TPP et renégocier un autre accord de libre-échange, l’Aléna. Trump allait également renouer des liens avec la Russie et se concentrer davantage sur la Chine. Il ferait payer davantage les alliés de l’Otan pour leur sécurité. Il allait battre l’État islamique dans les plus brefs délais et fermer les frontières aux terroristes. Il construirait un mur pour protéger les États-Unis des migrants mexicains. Il rouvrirait les mines de charbon, poursuivrait la construction des pipelines vers les gisements de sables bitumineux au Canada et enverrait valser les scientifiques du climat. L’Obamacare serait aboli et l’argent des projets sociaux servirait à augmenter les dépenses militaires. Il baisserait les impôts et engagerait malgré tout des investissements gigantesques dans l’infrastructure américaine. 

Leggi tutto

La CIDH sta prestando profonda attenzione al caso Milagro Sala

FONTE PRESSENZA.COM

24.05.2017 – Buenos Aires Redacción Argentina

Quest’articolo è disponibile anche in: Spagnolo

La CIDH sta prestando profonda attenzione al caso Milagro Sala

Questo pomeriggio, più di 10 mila persone si sono mobilitate presso l’Hotel Sheraton a Retiro, per ringraziare la Commissione Interamericana dei Diritti Umani della visita effettuata nel paese. La Segreteria Esecutiva, capitanata da Paulo Abrao, ha ricevuto una delegazione del Comitato per la Liberazione di Milagro Sala, con cui si è intrattenuta per più di un’ora. La CIDH è stata una dei molti organismi che, nel dicembre dello scorso anno, ha imposto al governo di rispettare il mandato del Grupo de Trabajo de Detenciones Arbitrarias dell’ONU per “l’immediata liberazione” di Milagro Sala. Gli slogan della mobilitazione di massa sono stati: “Basta prigionieri politici in Argentina. Libertà ai prigionieri politici di Tupac a Jujuy e Mendoza”.

Leggi tutto

Brasile, massacro di dieci lavoratori dell’agricoltura SEM TERRA nello stato del Parà da parte della polizia militare

 fonte  RACISMO AMBIENTAL

Traduzione di editor

Dieci operai agricoli sem-terra ( senza terra ) e una donna sono stati uccisi dalla Polizia Militare in Redencao. Le vittime facevano parte della Lega dei contadini poveri (LCP). L’informazione è stata confermata dalla Commissione Pastorale della Terra (CPT) che ha denunciato questo massacro a Brasilia.
Secondo le prime informazioni questi lavoratori agricoli avevano reagito ad un’azione violenta di sgombero della polizia militare  di un’area della Fazenda Santa Lucia, dove vivevano decine di famiglie.
Il massacro ha avuto luogo al mattino quando, a Brasilia, nel pomeriggio, è stata dichiarata l’occupazione della capitale da parte delle truppe dell’esercito, dopo una brutale repressione della manifestazione indetta dai sindacati contro Temer e le riforme; Nel frattempo, a Rio, c’era stata una forte repressione delle proteste dei dipendenti pubblici contro la demolizione dello stato e contro il passaggio di un disegno di legge in Assemblea legislativa per fare pagare ai dipendenti pubblici il conto del deficit della Previdenza

Massacre em Pau D’Arco (PA): dez mortos pela PM

Por Mauro Lopes, no Outras Palavras

Dez sem-terra -nove homens e uma mulher- foram mortos pela PM na manhã desta quarta (24) em Redenção (PA). Eles são ligados à Liga dos Camponeses Pobres (LCP). A informação foi confirmada pela Comissão Pastoral da Terra (CPT) da CNBB, que lançou ontem em Brasília, com mais 18 entidades, a Carta do ato denúncia – Por Direitos e contra a Violência no Campo.

Segundo as primeiras informações, os agricultores reagiram a uma ação violenta de desocupação de uma área da fazenda Santa Lúcia, onde viviam dezenas de famílias.

Leggi tutto

Forza PD. Il tripolarismo che non c’è.

FONTE NUOVATLANTIDE.ORG

di Alfredo Morganti – 22 maggio 2017

Chi parla di tre poli in Italia non ha capito niente. Che lo facciano i sondaggisti, poco importa. Ma che il ‘tripolarismo’ sia ritenuto verbo tra politici e addetti ai lavori è persino demoralizzante. In realtà la politica italiana andrebbe sostanzialmente ridisegnata attorno a un ‘centro’ (più topografico che ideologico, più luogo geometrico che politico) composto da Renzi e Berlusconi e dai raggruppamenti che essi rappresentano, ossia: il centro del vecchio centro-sinistra e i moderati del vecchio centrodestra. Già questo dimostra che quelle due parole (centrosinistra e centrodestra) oggi stanno andando fuori corso come lo saranno le monete da 1 e 2 cent in futuro. L’arco politico si completa, poi, con Salvini e i sovranisti a destra di quel centro e con le formazioni come Articolo 1 e SI a sinistra. I grillini si mantengono in posizione ‘laterale’, occupando una sorta di centro ‘eccentrico’, e si muovono su un binario parallelo, che lambisce il sistema politico vero e proprio, con incursioni al suo interno di tanto in tanto.

Leggi tutto

“Tortura, stravolta la legge”. Intervista a Stefano Anastasia

FONTE MICROMEGA CHE RINGRAZIAMO

“Continueremo ad essere richiamati dall’Onu”. Il presidente onorario di Antigonegiudica inefficace la legge appena votata in Senato: “La formulazione del reato è inadeguata e contraddittoria rispetto agli standard internazionali, alla prescrizione costituzionale, alle domande di giustizia delle vittime e alle attese dell’opinione pubblica”. Decisive le pressioni delle forze di polizia: “Sono una riserva di consenso essenziale per partiti e movimenti che si contendono voti principalmente in nome della sicurezza”.

intervista a Stefano Anastasia di Giacomo Russo Spena

“L’approvazione di una legge contro la tortura non può che essere una buona notizia ma…”. E i ma sembrano tanti e di una certa rilevanza. Almeno a sentire Stefano Anastasia, garante dei detenuti del Lazio e dell’Umbria, nonché  presidente onorario dell’associazione Antigone. Negli anni sono state organizzate decine di iniziative pubbliche e raccolte migliaia di firme insieme ad altre associazioni ed organismi per quella che è sempre stata considerata una battaglia di civiltà: l’introduzione di una legge sulla tortura nel nostro sistema giudiziario. Adesso restano i mugugni: “Se questa legge dovesse essere approvata definitivamente – afferma Anastasia – continueremmo a essere richiamati dalle Nazioni Unite per l’inadeguatezza della previsione legislativa”.

Dopo 28 anni, siamo vicini ad una legge che introduce il reato di tortura nel nostro codice penale. Che ne pensa?

Non solo sono passati 28 anni dalla ratifica della Convenzione Onu con cui l’Italia si è obbligata a introdurre il reato di tortura nel proprio ordinamento, ma non dobbiamo dimenticare che quest’anno festeggiamo il settantesimo anniversario della Costituzione repubblicana che, all’art. 13, comma 4, stabilisce che “è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà”. Si tratta dell’unico obbligo di punire previsto dalla Costituzione, evidentemente motivato dalla storia e dalla sensibilità dei costituenti, che di violenze fisiche e morali sulle persone sottoposte a privazione della libertà ne sapevano – spesso – per esperienza diretta. Ciò detto, e riconosciuta l’importanza del passaggio parlamentare, dobbiamo però dirci che la formulazione del reato è inadeguata e contraddittoria rispetto agli standard internazionali, alla prescrizione costituzionale, alle domande di giustizia delle vittime e alle attese dell’opinione pubblica.

Quali sono i punti più controversi della legge appena approvata al Senato e che ora passerà a Montecitorio?

Il primo punto di critica non può che essere quella specie di peccato originale da cui è partito impropriamente il dibattito parlamentare: la definizione della tortura come reato comune, eseguibile da chiunque, e non come reato proprio, imputabile esclusivamente al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio. E’ vero che dal punto di vista tecnico il reato comune copre più fatti di quanti non ne copra il reato proprio, e potrebbe essere idoneo a perseguire anche privati che torturassero per qualsivoglia ragione altri cittadini, ma la rottura simbolica rispetto alla Convenzione delle Nazioni unite e al comune senso di giustizia è evidente: la preoccupazione degli organismi internazionali come della opinione pubblica più avvertita è di fugare finanche il pericolo che pubblici ufficiali o incaricati di pubblici servizi abusino della propria funzione per scopi illegittimi e contrari ai fondamenti dello Stato di diritto costituzionale, non certo di perseguire privati cittadini già ampiamente perseguibili a legislazione vigente.

Un testo stravolto a Palazzo Madama, tra l’altro…

Rotto l’argine simbolico, sono arrivati gli scivolamenti successivi. Su tutti, la pluralità delle condotte necessarie a realizzare il reato di tortura e la qualificazione del trauma psichico con la pelosa aggettivazione di “verificabile”, come se in giudizio non dovesse essere accertata ogni cosa. Fino alla surreale previsione che non sia punibile il fatto commesso nell’esecuzione di legittime misure privative o limitative di diritti: che significa? Che il nostro ordinamento ammette pratiche di tortura? Se fosse così, andrebbero immediatamente espunte da leggi e prassi perché costituzionalmente illegittime. Se non è così, come penso, che bisogno c’è di prevedere questa causa di non punibilità?

Mi sta dicendo che secondo lei il Senato ha approvato una legge sulla tortura internazionalmente impresentabile, in cui la definizione del reato è in evidente contrasto con quanto imposto dalla Convenzione internazionale contro la tortura?

Sì, penso che sia proprio così. Penso che dopo decenni di richiami delle Nazioni unite sulla mancanza del reato di tortura nel nostro ordinamento, se questa legge dovesse essere approvata definitivamente, continueremmo a essere richiamati, da allora in poi per l’inadeguatezza della previsione legislativa.

Però, come sulla legge sulle unioni civili, è comunque un passo di civiltà. Non trova? Meglio un compromesso di nulla, o no?

A mezza bocca si ammette che il problema esiste, ma con l’altra metà lo si nega. Con tutti i suoi limiti, la legge sulle unioni civili ha consentito a centinaia di coppie omosessuali di essere riconosciute dallo Stato e di acquisire diritti. Quanto riuscirà questa proposta, se diventerà legge, a punire e a prevenire le violenze fisiche o morali sulle persone private della libertà lo vedremo.

Sta passando un concetto per cui una legge di questo tipo legherebbe le mani alle forze dell’ordine, impedendo di garantire sicurezza ai cittadini …

La sicurezza dei cittadini non si garantisce lasciando mano libera a comportamenti violenti nei confronti delle persone fermate, arrestate o detenute. E non è solo questione di principio, è questione eminentemente concreta: se per garantire la sicurezza ammettiamo pratiche violente di polizia, riduciamo proprio la sicurezza dei cittadini, esposti a ogni abuso da parte delle forze dell’ordine. Si tratta di argomenti inaccettabili, che dovrebbero essere contestati e respinti proprio dagli appartenenti alle forze dell’ordine e dalle loro rappresentanze professionali e istituzionali: in questo modo la già discutibile, e troppo facilmente assolutoria, retorica della mela marcia lascia spazio a una sorta di chiamata in correità della stessa istituzione di polizia e di tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, cosa che – se fossi uno di loro – non accetterei mai.

Quindi un’occasione mancata. E secondo lei c’è speranza di migliorare il testo alla Camera?

Temo di no: la legislatura sta scivolando verso la fine e, come tutte le legislature morenti, dà il peggio di sé, lasciando spazio solo a iniziative propagandistiche. Viceversa, per correggere questa legge servirebbe onestà intellettuale e il coraggio necessario a combattere atteggiamenti retrivi che si annidano nelle forze dell’ordine e che fanno leva su discutibili sentimenti popolari. Ma nella campagna elettorale di fatto già in corso queste qualità morali appaiono quantomeno accantonate.

Se pensiamo al codice penale militare di guerra o alla Magna Carta inglese, in entrambi e in pochissime righe il concetto di tortura e maltrattamento è molto chiaro. Perché da noi invece nel dibattito sul reato di tortura si cerca di introdurre compromessi e mediazioni? Chi ha paura di introdurre una legge così di civiltà?

“Chi parla male, pensa male”, diceva Michele Apicella, l’alter ego di Nanni Moretti in Palombella Rossa. Le contorsioni linguistiche del Parlamento sono un effetto diretto della mancanza di volontà di riconoscere la tortura per quello che è, di prevenirla e di punirla quando dovesse essere illegittimamente praticata. Qualche tempo fa Luigi Manconi – primo firmatario della proposta, originariamente ispirata alla Convenzione Onu, che ora coerentemente disconosce e non approva – scrisse della paura che il ceto politico ha delle forze di polizia, temendone l’autonomia e l’insubordinazione. Non so se è proprio così, certo è che le forze di polizia – in quanto responsabili della pubblica sicurezza – costituiscono una riserva di consenso essenziale per partiti e movimenti che si contendono voti principalmente in nome della sicurezza.

Il procuratore generale ha riconosciuto che il caso Cucchi è stato un caso di tortura. Ma ci sono anche le morti di Uva, Aldrovandi e tante altre. Le famiglie, oggi, quanto sono state abbandonate, e prese in giro, dallo Stato?

Ogni caso è un caso a sé e faremmo torto ai non pochi investigatori, pubblici ministeri e giudici che hanno fatto il possibile e l’impossibile per arrivare a un giudizio di responsabilità sui fatti sottoposti alla loro attenzione se dicessimo che lo Stato ha abbandonato o preso in giro tutti. Non è così, ma dobbiamo anche essere consapevoli che indagare e giudicare le responsabilità di appartenenti alle forze di polizia è terribilmente difficile anche per la vicinanza oggettiva che c’è tra gli uni e gli altri, tra investigatori, magistrati e indagati. Dobbiamo esserne consapevoli e dobbiamo ricordarcene. Oggi e quando la legge (qualsiasi legge) sarà approvata resterà il problema di farla applicare, vincendo le resistenze culturali e le vere e proprie connivenze che possono annidarsi anche negli apparati dello Stato.

(19 maggio 2017)

Ungheria, cresce il movimento degli studenti contro Orban: il 18 giugno la prossima mobilitazione

fonte CONTROLACRISI.ORG

Domenica 21 maggio davanti la Műszaki Egyetem, la storica Universitá di Ingegneria e Tecnologia di Budapest, da dove partirono i moti studenteschi del 1956, si sono riunite decine di migliaia di persone per continuare le proteste contro il governo Orbán.

Le motivazioni, gli slogan e la composizione dei manifestanti e dell’organizzazione era sempre la stessa sebbene stavolta gli organizzatori e gli oratori erano differenti. Orbán all’inizio della primavera ha fatto presentare e votare lo stesso giorno un decreto di legge in base al quale le universitá private in mano straniera siano impossibilitate a proseguire le loro attivitá didattiche. Chiaro riferimento alla CEU, la Central European University finanziata dal magnate ungaro-statunitense György Soros, la cui persona, stando alla propaganda filo-governativa, anzi, direttamente governativa, influenza di non poco le vicende politiche ungheresi finanziando movimenti, ONG e partiti per organizzare il cambio del governo.

Leggi tutto

Turchia, l’annientamento professionale nel settore pubblico

fonte BLOG/CORRIERE

23 MAGGIO 2017 | di

Lavoro | Quello che una volta in Turchia era un ambito di lavoro sicuro, il pubblico impiego, si è trasformato nell’ultimo anno in un incubo.

Dopo il tentato colpo di stato dello scorso luglio, sono stati licenziati oltre 100.000 impiegati – tra cui medici, agenti di polizia, insegnanti, docenti universitari e soldati – etichettati come “terroristi”.

Leggi tutto

Milagro Sala: Mariano Miranda contro l’ONU

FONTE PRESSENZA.COM

21.05.2017 Francesco Cecchini

Milagro Sala: Mariano Miranda contro l’ONU

Mariano Miranda è il Procuratore Generale di Jujuy, in prima linea, assieme al Pubblico Ministero  Sergio Lello Sáncheza, nella repressione di Milagro Sala, leader della Tupac Amaru; tutto questo agli ordini del Governatore Gerardo Morales. Tutti e tre sono dirigenti locali della UCR (Unión Cívica Radical). Raul Alfonsin si starà rivoltando nella tomba.

Lo scorso 18 maggio in Buenos Aires, dopo una settimana di riunioni  e visite a diverse prigioni dell’ Argentina, il Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie  della Commissione dei Diritti  Umani dell’ONU ha dichiarato che continua ad essere fermamente convinto che l’ imprigionamento di Milagro Sala sia arbitrario e ha inviato la sua opinione alle Autorità argentine, invitando alla sua liberazione.

Il Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie aveva precedentemente visitato, ben due volte, la  prigione di Alto Comedero a Jujuy, intervistato  donne detenute e incontrato  Milagro Sala e le altre militanti Tupac Amaru che sono in stato di detenzione preventiva. Ha ascoltato da parte di Milagro e  di tutte le detenute gravi accuse di seri maltrattamenti ricevuti da autorità e da carcerieri che si sono comportati in maniera criminale.

Leggi tutto

COLLOQUIO PER RYANAIR: RACCONTO SEMISERIO DI UNA GIORNATA DI ORDINARIA PRECARIETÀ

fonte CLAP

18 May 2017 |  Sandro Gianni

 

Seconda puntata della nostra rubrica “Narr-azioni”: una storia ironica e pungente che racconta un colloquio in grado di aprire infinite possibilità… e che si rivela la solita lotteria in cui perdono sempre i lavoratori. Se volete inviare la storia di un colloquio o un’esperienza lavorativa scrivete a info@clap-info.net.

:: A giudicare dagli annunci nei portali per la ricerca di lavoro, sembra che sul mercato esistano solo tre tipi di occupazioni disponibili: sistemista Java, dialogatore e operatore call-center. Se non conosci Java e hai zero voglia di vendere il tuo tempo per delle chiacchiere con degli sconosciuti, al telefono o dal vivo, la ricerca pare senza possibili sbocchi. Aggiungi che la percentuale di risposta ai curriculum inviati rasenta lo zero e che la laurea e/o i master di cui sei in possesso non sono particolarmente quotati nella borsa degli skills… il quadro si complica parecchio.

Perciò, quando qualcuno ha finalmente risposto alla mia “iscrizione a un’offerta di lavoro” ho provato una strana sensazione, di affetto quasi. Ho pensato di dover ricambiare, presentandomi al colloquio. Ho detto “qualcuno”, ma in realtà avrei dovuto dire “qualcosa”: un algoritmo, un dispositivo automatico di risposta alle mail, un bot del portale. Non posso saperlo, ma l’invito a comparire in un hotel nella zona di Tor Vergata è arrivato pochi millesimi di secondo dopo l’invio della mia iscrizione. Ciò esclude la mediazione umana e, dunque, una seppur minima selezione del curriculum, che avrebbe potuto equivalere a qualche decimale in più nella stima probabilistica di un’assunzione .

Leggi tutto

“Internet si è rotto”. Secondo il fondatore di Twitter la Rete “premia gli estremi”. Donald Trump? Senza la piattaforma di microblogging non sarebbe diventato presidente

“Internet non funziona più”, si è “rotto”. Lapidario il commento al ‘New York Times‘ di Evan Williams, fondatore di Twitter e di Medium (2012), lo spazio digitale pensato per contenuti di qualità.

Evan Williams, ceo e fondatore di Medium

“Pensavo che se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi liberamente e scambiarsi idee e informazioni, il mondo sarebbe diventato automaticamente migliore. Mi sbagliavo”, dice Williams.

“Internet finisce per premiare gli estremi”, precisa. E “se è vero che Trump non sarebbe diventato presidente se non fosse stato su Twitter, beh sì, mi spiace”.

“Dobbiamo aggiustare la Rete: dopo 40 anni ha iniziato a corrodere se stessa e noi”, ribadisce. “Resta un’invenzione meravigliosa e miracolosa, ma ci sono insetti alle fondamenta e pipistrelli nel campanile”.

La libertà ai tempi del morbillo di Giovanni Iozzoli

di Giovanni Iozzoli

Cosa c’entra la questione vaccini con la crisi dell’Alitalia? Niente. O forse molto. Dipende dalla capacità di leggere nessi forse nemmeno tanto nascosti.

Da ormai due anni è in atto una forsennata campagna di allarmismo terroristico nei confronti dell’opinione pubblica basata sulla necessità di incrementare le vaccinazioni di massa, giudicate in leggera flessione statistica.

Non questo o quel vaccino in particolare: ma tutti, sempre, per qualunque problema. Si è partiti con articoli e interviste allarmanti sulle epidemie prossime venture (inesistenti picchi di meningite e pandemie di morbillo), si è continuato con lettere intimidatorie delle ASL a casa dei genitori riluttanti, si arriva al capitolo finale, con una legge in incubazione che vieterà l’ingresso a scuola ai non vaccinati e, quindi, obbligherà di fatto, l’intera popolazione giovanile ad adempiere al diktat.

Ok, ma l’Alitalia? Ci arriviamo.

Il fatto che molte famiglie abbiano scelto in questi anni di non vaccinare i figli e si ostinino a difendere la loro scelta, nonostante il dispiegamento di questa feroce campagna (senza precedenti), è solo un’altra manifestazione di quella diffusa “sfiducia nelle élite”, che è un dato costante e caratteristico di questa epoca.

Una volta, il camice bianco, lo scienziato, il “dottore” (figura archetipale della Conoscenzaoscura e salvifica), con il solo carisma della funzione e del titolo di studio, esercitavano un’indiscussa egemonia sul popolino, che ne riconosceva acriticamente l’autorità specialistica. Idem per le altre figure preposte alla direzione della società: il politico-amministratore, il banchiere, il dirigente di polizia, il giudice.

Leggi tutto

E’ uscito il numero 86 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

In questo numero:

Di sinistra, forte e rossoverde
di Enrico Rossi

O nuova lista a sinistra del Pd o rosatellum.
Di due l’una. Le due cose insieme generano sospetti.
di Roberto Mapelli

La “madre di tutte le bombe” serviva a sdoganare la guerra nucleare?
di Mario Agostinelli

Venezuela, la stampa internazionale ha deciso: Maduro va destituito
di Fabio Marcelli

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n86-s.pdf
Buona lettura e diffondete!

Angela Giordano, Non ho visto niente. Sul come essere No Tav comporti perdere il lavoro

FONTE CARMILLAONLINE  CHE RINGRAZIAMO 

 

Angela Giordano, Non ho visto niente. Sul come essere No Tav comporti perdere il lavoro, Sensibili alle Foglie, 2017, p. 95.

A giudicare dal suo sito web e dagli articoli entusiasti della Stampa, la casa circondariale ‘Lorusso e Cutugno’ di Torino deve essere proprio un gran bel posto dove stare: impianti sportivi, occasioni di lavoro, sale mense progettate da “interior designers”, cene con chefs stellati ….
Verrebbe quasi voglia di farsi arrestare apposta per poterne vivere l’esperienza !

Prima di compiere l’apposito reato ritengo però opportuno ascoltare  la testimonianza diretta di chi ha avuto, a vario titolo, l’occasione di entrarci, per misurare se non vi sia una certa distanza fra l’immagine e la realtà.

Angela Giordano per quattro anni, fino al settembre 2015, ha attraversato quei cancelli in qualità di educatrice a partita IVA in ‘sub-convenzione’ – in convenzione, cioè  con una realtà associativa a sua volta convenzionata con l’amministrazione penitenziaria.
Angela lavorava nel ‘Blocco E’, all’interno della sezione a custodia attenuata ‘Arcobaleno’, dove il Dipartimento Dipendenze della ASL torinese gestisce un programma terapeutico rivolto a detenuti con dipendenza da sostanze stupefacenti, alcol e gioco d’azzardo.
Un settore che ha una funzione delicata, a cui la Direzione carceraria  – come recita il sito istituzionale del ‘Lorusso e Cutugno’ – ha dedicato a suo tempo del personale ad hoc, accuratamente scelto fra gli agenti di Polizia Penitenziaria “particolarmente sensibili al progetto e disposti a lavorare in equipe, cercando di creare un clima favorevole al percorso terapeutico del detenuto”. Sentiamo come viene descritto da Angela questo ‘clima’:

Leggi tutto

« Old Man Trump » : racistes depuis trois générations

FONTE   LE SOLIDAIRE
Chaîne humaine contre le racisme à Lake Merrit. (Photo Noah Salzam)Chaîne humaine contre le racisme à Lake Merrit. (Photo Noah Salzam)

La libertà di stampa e il morbo della censura

di Vincenzo Vita

fonte ilmanifestobologna.it

Si è celebrata la giornata mondiale per la libertà di stampa, promossa dalle Nazioni unite nel 1993. Si grida all’effimero successo in Italia, perché si è passati dal 77° al 52° posto nella classifica annuale di “Reporters Sans Frontières”, ma il quadro delle concentrazioni editoriali (da Mondazzoli, a Gedi: il super gruppo Repubblica, Stampa, Secolo XIX, al controllo governativo sulla Rai, al vecchio trust Mediaset, all’affare Vivendi) e del precariato dilagante non fa ben sperare. Interferenze, interventi a gamba tesa divengono regola e non eccezione. Qui lo scontro per lo meno si ferma alle parole e agli editti censori. In numerose aree del mappamondo testate indipendenti, giornalisti ed operatori dell’informazione sono a rischio anche fisico e il carcere è la pratica consueta e crudele dell’amputazione di un diritto fondamentale: a parole in cima alle convenzioni internazionali e alle Costituzioni, nei fatti negato.

Leggi tutto

Istat: scompaiono la classe operaia e la piccola borghesia, aumentano le disuguaglianze

FONTE ATLANTIDE.ORG

Il Rapporto Annuale Istat ricostruisce le classi sociali: disgregate le vecchie classi sociali, le differenze sono acuite da una distribuzione dei redditi che penalizza gli stranieri e le famiglie con figli. Pesa anche la scomparsa delle professioni intermedie, cresce soprattutto l’occupazione a bassa qualificazione. In stato di povertà assoluta 1,6 milioni di famiglie, il 28,7% a rischio di povertà o esclusione sociale. Il 70% degli under35 vive ancora con i genitori

di ROSARIA AMATO – 17 maggio 2017

ROMA – Non esiste più la classe operaia, si fa fatica a rintracciare il ceto medio, e sempre di più nelle famiglie italiane la “persona di riferimento” è un anziano, magari pensionato. Nel Rapporto Annuale 2017 l’Istat prova a ricostruire la società italiana e a tracciare i connotati delle nuove classi sociali: molto è cambiato ma molto si è cristallizzato. La disuguaglianza aumenta e non è legata a ragioni antiche, al censo, ai beni ereditati, ma in gran parte ai redditi, e in buona parte anche alle pensioni. Da opportunità nascono opportunità: i figli della classe dirigente diventano classe dirigente, i figli dei laureati diventano laureati, gli altri lasciano la scuola giovani. La classe impiegatizia si arricchisce con le attività culturali, le famiglie a basso reddito guardano la tv. Il lavoro si polarizza: scompaiono le professioni intermedie, aumenta l’occupazione nelle professioni non qualificate, si riducono operai e artigiani. E nella classe media impiegatizia le donne giocano un ruolo importante: nonostante nel complesso il tasso di occupazione femminile sia più basso di 18 punti rispetto a quello maschile, in 4 casi su 10 le donne sono i principali percettori di reddito, e dunque con una quota maggiore rispetto agli altri gruppi della popolazione.

Le nuove classi sociali. “La perdita del senso di appartenenza a una certa classe sociale è più forte per la piccola borghesia e la classe operaia”, osserva l’Istat. L’istituto però non si limita a prendere atto della disgregazione dei gruppi tradizionali della società italiana, ma ne propone una ricostruzione originale, che suddivide la popolazione (stranieri compresi) in nove nuovi gruppi: i giovani blue-collar e le famiglie a basso reddito, di soli italiani o con stranieri, gruppi nei quali è confluita quella che un tempo era la classe operaia; le famiglie di impiegati, di operai in pensione e le famiglie tradizionali della provincia, nei quali confluisce invece la piccola borghesia; un gruppo a basso reddito di anziane sole (le donne vivono di più rispetto agli uomini) e di giovani disoccupati; e infine le pensioni d’argento e la classe dirigente. In questa classificazione incidono vari fattori, il più importante è il reddito. Il gruppo sociale più povero, quello delle famiglie con stranieri, si ferma a una spesa media di 1.697 euro; si arriva poi agli oltre 3.000 delle famiglie di impiegati e delle pensioni d’argento fino alla classe dirigente che supera di poco i 3.800 euro mensili.

Disuguaglianze sempre più cristallizzate. Una divisione nuova della società italiana farebbe pensare a cambiamenti rivoluzionari. In realtà di rivoluzionario in Italia al momento non c’è niente: è una società che cristallizza le differenze, e che da tempo ha bloccato qualunque tipo di ascensore sociale. In effetti funziona quello verso il basso, ma i piani alti sono sempre meno accessibili. Tra le famiglie con minori disponibilità economiche pesano di più le spese destinate al soddisfacimento dei bisogni primari (alimentari e abitazione), mentre in quelle più abbienti, che sono poi anche quelle con un maggiore livello d’istruzione, sale l’incidenza di spese importanti per l’inclusione e la partecipazione sociale, destinate a servizi ricreativi, spettacoli e cultura e a servizi ricettivi e di ristorazione. L’Istat ordina le famiglie per “quinti” di spesa, e il risultato è che gli ultimi due quinti spendono il 62,2% del totale contro poco più del 20% dei primi due.

Leggi tutto

Grecia, oggi sindacati in piazza contro una nuova ondata di tagli che stroncano quasi del tutto la previdenza e la sanità e aumentano le tasse

FONTE CONTROLACRISI.ORG

La Grecia scende di nuovo in piazza contro le nuove misure di austerity che il governo guidato da Alexis Tspiras ha concordato con i creditori dell’ex Troika. Domani il voto del Parlamento su un pacchetto di misure piuttosto pesanti. L’ok in Parlamento dovrebbe far sì che l’Eurogruppo possa annunciare il taglio al debito ellenico e sbloccare gli aiuti per 7,4 milioni necessari per pagare i prestiti in scadenza a luglio.

Si tratta dell’ennesima ”ricetta” depressiva dell’economia della Grecia che dal 2010 ha devastato il tessuto sociale e ha portato la disoccupazione a oltre il 24%. Così i sindacati del settore pubblico e privato hanno indetto per la giornata di oggi 24 ore di sciopero generale. Trasporti in bilico con metro, bus, tram a singhiozzo per tutta la giornata di oggi, collegamenti marittimi fra le isole a singhiozzo, molti voli annullati, ma anche scuole, edifici pubblici e privati oggi son chiusi.

La Grecia è tornata in recessione nel primo trimestre di quest’anno, e quasi un quarto di lavoratori sono ora disoccupati. Più della metà dei giovani lavoratori greci non hanno alcun lavoro. 
Sharan Burrow, segretario generale dell’ITUC (sindacato internazionale), ha dichiarato: “L’economia greca è stata fortemente indebolita dall’ideologia dei creditori internazionali e la sofferenza del popolo greco sta peggiorando giorno per giorno. La Grecia è di fatto amministrata dalle istituzioni dell’FMI e delle istituzioni dell’UE, che hanno imposto una politica disastrosa e distruttiva senza mai guardare i potenziali punti di forza dell’economia del paese e tracciare un modo positivo della crisi. Il governo ha capitolato ai creditori, inclusa l’ulteriore erosione dei diritti del lavoro e i sindacati sono l’unica voce efficace e credibile di un futuro positivo per la Grecia “.

Domani infatti in parlamento Tspiras presenterà il pacchetto di misure concordato con i creditori che prevedono un’imponente riforma previdenziale nel 2019 con il taglio di 2,49 miliardi di spesa e più tasse per 1,9 miliardi nel 2020 e tagli anche alla sanità pubblica. 

Inoltre, sono previsti 600 milioni di incentivi per la prima casa per i più poveri, 450 milioni per le mense e l’istruzione e un taglio fiscale per redditi più bassi e aziende. Un modo come un altro per attenuare, con scarsi mezzi, gli effetti devastanti dei tagli.
Intanto, i sondaggi danno Alexis Tspiras in affanno: sta guadagnando terreno il centrodestra di Nea Demokratia con un distacco di oltre 10 punti.