Brasile, “La nostra storia non è iniziata nel 1988”

07.09.2017 FONTE – Unimondo

Brasile, “La nostra storia non è iniziata nel 1988”
(Foto di http://www.survival.it/)

All’inizio di agosto era stata lanciata una vasta campagna internazionale per contrastare i tentativi del presidente brasiliano Michel Temer di commutare in legge un controverso parere legale sul possibile mancato riconoscimento territoriale ai popoli indigeni che non stavano occupando le loro terre ancestrali prima del del 5 ottobre 1988, quando l’attuale costituzione del paese è entrata in vigore. Questa nuova proposta, chiamata “marco temporal” o “limite temporale” dagli attivisti e dagli esperti in legge, lo scorso 16 agosto è stata rigettata da una sentenza unanime della Corte Suprema del Brasile, che si è espressa a favore dei diritti territoriali dei popoli indigeni in due casi di controversie terriere. Tutti e otto i giudici hanno votato a favore dei diritti indigeni e contro il governo dello stato del Mato Grosso, nell’Amazzonia, che aveva chiesto un risarcimento per alcune delle terre demarcate come territori indigeni alcuni decenni fa.

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EGITTO: LA STAMPA IMBAVAGLIATA, MEDIA PRIVATI SEMPRE PIÙ CONTROLLATI DALLO STATO 

 FONTE NIGRIZIA.IT

I media privati ??in Egitto sono sempre più dominati da uomini d’affari legati al governo e alle sue agenzie di intelligence. A denunciarlo è Reporters senza frontiere (Rsf), in un rapporto diffuso martedì.

“Il dominio del regime sui media continua a crescere e sta anche interessando i media pro-governativi” avverte l’organizzazione per la difesa della libertà della stampa, secondo la quale praticamente tutti i mezzi di comunicazione egiziani sono apertamente a sostegno del governo, che negli ultimi mesi ha bloccato centinaia di siti web, tra cui molti gestiti da giornalisti indipendenti e organizzazioni per i diritti umani. A partire da maggio, le autorità hanno bloccato l’accesso ad almeno 424 siti e ai portali dei servizi VPN, che consentono agli utenti di aggirare tali blocchi. Anche il sito di Reporters senza frontiere è stato bloccato a partire dalla metà di agosto.

Le autorità, inoltre, controllano il lavoro dei giornalisti criminalizzando chi denuncia “false notizie” e arrestando chi è considerato “non allineato”.
La soppressione dei media indipendenti fa parte di una più grande repressione del dissenso, lanciata dopo il golpe militare che ha rovesciato il presidente eletto, Mohamed Morsi, nel luglio 2013.

Il rapporto fa notare che la rete televisiva popolare ONTV e i giornali locali Youm al-Sabea e Sout al-Omma, sono tutti di proprietà di Ahmed Abu Hashima, un imprenditore pro-governativo. Poco dopo aver acquisito la rete nel 2016, le autorità hanno deportato Liliane Daoud, un presentatore televisivo britannico-libanese, critico nei confronti di alcune politiche governative.
Rsf cita anche i casi di Al-Asema TV, di proprietà di un ex portavoce militare, e di Al-Hayat TV, acquistata da una società di sicurezza egiziana. (News 24)

Il governo della Bielorussia ha lanciato una campagna infondata contro i sindacati indipendenti.

 

Abbiamo bisogno del vostro sostegno per dire al governo di fermarsi.

Il 2 agosto, Gennady Fedynch, presidente del Sindacato dei lavoratori della radio e dell’industria elettronica (REP) e membro del Comitato esecutivo di Industrial ALL, e Ihar Komlik, tesoriere del sindacato REP e dirigente regionale nella città di Minsk, e diversi membri dell’organizzazione sono stati fermati e interrogati dalle autorità bielorusse.

I due dirigenti sindacali si trovano ora sotto inchiesta per presunta evasione fiscale su larga scala e rischiano dai 3 ai 5 anni di prigione. Ihar Komlik è in prigione dal 2 agosto. Le accuse relative alle tasse non pagate si riferiscono al sostegno e alla solidarietà ricevuta dal sindacato nel 2011, e non possono essere considerate come fondi privati. Le accuse sono infondate e mirano a indebolire il sindacato, come ritorsione alle posizioni e all’attività dei suoi dirigenti in difesa dei diritti civili e degli interessi sociali ed economici dei lavoratori in Bielorussia.

La federazione sindacale internazionale, Industrial All, e la Confederazione Sindacale Internazionale chiedono che Ihar komlik sia rilasciato immediatamente e che sia posta fine fine all’azione penale nei confronti di Gennady Fedynich.

Per favore, dedicate un momento per dimostrare il vostro sostegno a questa campagna, collegandovi al link:

https://www.labourstartcampaigns.net/show_campaign.cgi?c=3536

E per favore condividete questo messaggio con i vostri amici, parenti e colleghi del sindacato.

Grazie
Eric Lee

E’ uscito il numero 95 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n95-s.pdf

In questo numero:

Le false illusioni del mercato del lavoro
di Ciccio De Sellero

Il capolavoro di Minniti
di Alessandro Giglioli

L’estate in cui l’Italia oltrepassò il Rubicone del razzismo
di Peppino Caldarola

Gli accordi di Parigi e la scomparsa dei cambiamenti climatici
di Raffaele Salinari

Venezuela, l’opposizione si spacca e fa arrabbiare El País
di Gennaro Carotenuto

Buona lettura e diffondete!

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Referendum “autonomista” in Lombardia, federalismo fiscale, regionalismo.
Milano 24 luglio 2017. Interessante seminario di Articolo 1 Lombardia con una introduzione di Onorio Rosati sull’iter del referendum, del prof. Alessandro Santoro sul cosiddetto federalismo fiscale e della prof.essa Maria Agostina Cabiddu sugli aspetti costituzionali e giuridici. Molto utile per orientarsi in vista della data del 22 ottobre quando in Lombardia e Veneto ci sarà il referendum…
http://www.puntorosso.it/seminari.html

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NUMERO 3 della RIVISTA di Punto Rosso-Lavoro21 – LUGLIO 2017
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-rivista-numero3-s.pdf

Paghi Sarraj che paga i trafficanti che ora fermano i migranti

  

Foto: Remocontro.it

«Secondo un accordo sostenuto dall’Italia (‘backed by Italy’, sostenuto in senso diretto dall’Italia), il governo di Tripoli ha pagato le milizie che una volta erano coinvolte nel contrabbando di migranti ad impedire agli immigrati di attraversare il Mediterraneo verso l’Europa, una delle ragioni della drastica diminuzione del traffico, secondo milizie e funzionari della sicurezza». La conferma di quanto riferito ieri da Remocontro, nel riprendere un reportage del Times di Londra da Roma. Meno infiorettata e limitata ai fatti riscontrati, la cronaca del Washinghton Post.

Manca ad esempio il dettaglio dei 5 milioni di dollari che avrebbe pagato l’Italia, i suoi servizi segreti, per trasformare i trafficanti di esseri umani in neo sceriffi al servizio di chi li paga. Notizia che sarebbe stata smentita da una «Spokeswoman for the Italian intelligence services», che nessuno sapeva neppure che esistesse. Provate a trovare voi un telefono di Aise o Aisi, se ci riuscite. Per il resto, solo ulteriori dettagli rispetto alla cronaca di ieri.

Ad esempio, la notizia dei soldi italiani arrivati in qualche modo a trafficanti e scafisti per la loro ‘conversione’, hanno creato scontento tra alcune forze di sicurezza libiche e attivisti che si occupano di migranti.  ‘Attenti ad arricchisce le milizie, consentendo loro di acquistare più armi e diventare più potenti’, ammoniscono. «In the country’s chaos, the militias can at any time go back to trafficking or turn against the government, they say». Nel caos del paese, le milizie possono in qualsiasi momento tornare alla tratta o rivolgersi contro il governo, dicono. L’accordo continua a cementare il reale potere delle milizie, che dalla caduta di Gadhafi  hanno minato i governi successivi della Libia.

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