Considerazioni estemporanee sul cambio climatico

11.09.2017 Angelo Baracca

Considerazioni estemporanee sul cambio climatico
(Foto di NASA)

 

I disastri, globali e locali, dovuto al riscaldamento globale diventano sempre più drammatici.

È ovvia e impellente la necessità di imporre lo stop alle emissione di gas climateranti, arrestando per primo il ricorso ai combustibili fossili.

Ma a mio parere alcune osservazioni sono necessarie, per avere una visone complessiva, critica e non fideistica. L’atmosfera è un sistema tremendamente complesso, i processi che la dominano sono fortemente non lineari, irreversibili. Vi sono dei feedback negativi, che contrastano il cambiamento esterno, e positivi, che invece lo amplificano.

In primo luogo, se anche – per un vero miracolo! – queste emissioni venissero arrestate dall’oggi al domani, il clima non ritornerebbe automaticamente, né rapidamente alle condizioni che conoscevamo in passato. Le emissioni che si sono accumulate fino a oggi continuerebbero ad agire per chissà quanto tempo  ed a modificare ulteriormente le condizioni climatiche. Un sistema non lineare fortemente perturbato, se cessa la perturbazione, non ritorna necessariamente verso la condizione iniziale, precedente alla perturbazione.

Ci sono tra l’altro dei processi messi in moto che continueranno ad agire come feedback positivi. Per esempio, lo scioglimento dei ghiacci scoprirà il permafrost, il quale scongelerà rilasciando grandi quantitativi di metano, un gas che contribuisce molto più dell’anidride carbonica all’effetto serra.

Analogamente, i ghiacci che ricoprono l’Artico riflettono la radiazione solare molto di più della superficie del mare, più scura, che rimarrà scoperta.

Io poi esprimo, con beneficio di inventario, un dubbio generale. Un sistema complesso fortemente perturbato può incontrare nella sua evoluzione delle biforcazioni, che gli fanno imboccare strade completamente diverse per la sua evoluzione. Sarebbero insomma dei veri punti di non ritorno: eliminando la perturbazione il sistema non ritornerebbe mai più nella condizione di partenza, ma evolverebbe comunque verso un’altra direzione.

Personalmente ho per lo meno qualche dubbio che, data l’intensità dei cambiamenti, non si sia già superato un punto di non ritorno.

È un dubbio che esprimo, confermando comunque – ad anzi rafforzando – l’assoluta necessità e urgenza di interventi radicali per arrestare l’emissione di gas serra.

Questa umanità ha imboccato una strada che minaccia seriamente di condurla verso l’auto-distruzione: cambiamento climatico, rischio di guerra nucleare, esaurimento delle risorse, chi più ne ha più ne metta.

Il grande genetista Ernst Mayr (1904-2005) ha scritto: «L’intelligenza superiore è un errore dell’evoluzione, incapace di sopravvivere per più di un breve attimo della storia evolutiva». Speriamo che si sia sbagliato !!

Germania: La H&K non venderà armi a paesi in guerra, corrotti o non democratici

FONTE NIGRIZIA

Svolta “etica” per lo storico produttore di armi tedesco Heckler & Koch (H&K), la cui fama di società più assassina del paese – gli attivisti per il disarmo stimano che le sue armi abbiano ucciso più di 2 milioni di persone dalla fondazione dell’azienda nel 1949 e continuino ad uccidere una persona ogni 13 minuti – dovrà essere rivista. L’azienda ha infatti adottato la politica di vendita più “etica” di qualsiasi altro produttore di armi da fuoco nel mondo.

La H&K si è impegnata a non vendere più le armi in zone di guerra o a paesi che violano norme di corruzione e di democrazia, tra cui: Arabia Saudita, Israele, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Turchia, Malaysia, Indonesia e tutti i paesi africani.

Anche se non è mai stata annunciata ufficialmente, la nuova strategia è inclusa nell’ultima relazione finanziaria annuale e confermata nella riunione del Cda ad agosto. Un portavoce ha detto che l’impresa “si è ritirata da tutte le regioni di crisi del mondo”.

Questa rivoluzionaria decisione fa della Heckler & Koch il primo produttore di armi ad avere una politica più “etica” di controllo delle esportazioni, anche rispetto a quella del proprio governo. The Guardian fa notare che il ministero dell’Economia tedesco ha rifiutato di commentare la scelta, affermando che non discute mai le decisioni individuali dell’azienda.

La società ha dichiarato che ora venderà solo a cosiddetti “paesi verdi”, che ha definito in base a tre criteri: l’adesione alla Nato (o “Nato equivalente”, come Giappone, Svizzera, Australia e Nuova Zelanda); l’indice di percezione della corruzione stilato ogni anno dall’organizzazione Transparency International; l’indice di democrazia indicato dall’organizzazione britannica Economist Intelligence Unit. (The Guardian)