Il Movimento europeo: “A Barcellona”

FONTE  STRISCIAROSSA

AUTORE : Virgilio Dastoli 

Con la “detenzione provvisoria” di otto ex ministri del governo catalano decisa dal giudice Lamela si è compiuto a Barcellona l’ennesimo atto di inutile esibizionismo del nazionalismo spagnolo contro il nazionalismo catalano.

Inutile perché fra poche ore o fra pochi giorni gli ex ministri torneranno in libertà osannati come eroi da qualche centinaio di indipendentisti e inutile soprattutto perché non ricorre dal punto di vista giudiziario nessuna delle circostanze che legittimano una detenzione seppure provvisoria. Gli ex ministri, infatti, non possono reiterare il reato di secessione perché non hanno più le leve del potere; non possono inquinare le prove perché non hanno più accesso ai palazzi del governo; non c’è il rischio di fuga perché essi si sono consegnati spontaneamente alla giustizia spagnola.

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Catalogna, Colau: «Serve politica, non vendetta»

FONTE POPOFF

Ada Colau critica contro la decisione di Madrid di arrestare il governo catalano. Il comune di Barcellona riconosce quel governo ma non l’indipendenza. Chi vincerebbe se si votasse oggi

di Francesco Ruggeri

Catalogna, migliaia in piazza contro l'arresto dei leader

Crisi catalana. Podemos accusa la giustizia spagnola di fare «prigionieri politici». «Mi vergogno che il mio Paese metta in carcere gli oppositori politici. Non vogliamo l’indipendenza della Catalogna ma diciamo: libertà per i prigionieri politici», ha twittato il leader di Podemos, Pablo Iglesias, in merito all’arresto degli ex esponenti della Generalitat catalana. «Un giorno nero per la Catalogna. Il governo eletto democraticamente con le urne, in carcere. Ci vuole un fronte comune per ottenere la libertà dei prigionieri politici», ha twittato dal canto suo la sindaca di Barcellona Ada Colau, eletta in un alleanza di cui fa parte Podemos. La stessa coalizione fra Podemos e «los comunes» della Colau, riferiscono i media, ha già fatto sapere che nel suo programma elettorale per il voto in Catalogna del 21 dicembre ci sarà l’amnistia per i secessionisti.

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Ada Colau: non in mio nome

 

Ada Colau Sindaca di Barcellona

 

FONTE PRESSENZA.COM

A furia di parlare di scontro tra treni al condizionale ci siamo arrivati, si fa fatica a pensare che sia successo oggi.

Un decennio di negligenze del Partito Popolare nei confronti della Catalogna culmina oggi con l’approvazione in Senato dell’articolo 155.

Rajoy lo ha presentato in mezzo agli applausi dei suoi, facendo vegognare tutti coloro, come noi, che rispettano la dignità e la democrazia. Applaudivano il loro fallimento?

Coloro che sono stati incapaci di proporre qualunque soluzione, incapaci di ascoltare e di governare per tutti, consumano oggi il colpo di stato alla democrazia con l’annichilamento dell’autogoverno catalano.

Sulla stessa rotaia ma in direzione contraria c’è un treno più piccolo, quello dei partiti indipendentisti, a tutta velocità, con piglio kamikaze, dietro una lettura sbagliata delle elezioni del 27 Settembre. Una velocità imposta da interessi partitici, in una fuga in avanti che si consuma oggi con una Dichiarazione d’Indipendenza fatta in nome dell Catalogna, ma che non ha l’appoggio della maggioranza dei catalani.

Non ci stancheremo di ripeterlo: è un errore rinunciare all’80% a favore di un referendum concordato prendendosi un 48% a favore dell’indipendenza.

Molti, moltissimi, sono anni che mettiamo in guardia sul pericolo e, nelle ultime settimane, che lavoriamo pubblicamente e privatamente per evitare questo scontro. Siamo la maggioranza, in Catalogna e in Spagna, noi che vogliamo che le macchine si fermino, che si imponga il dialogo, il buon senso e una soluzione concordata.

Siamo sempre in tempo a tornare al dialogo. Succeda quel che succeda, non smetteremo di chiederlo. Ma ora ci tocca difendere le istituzioni catalane, lottare per preservare la coesione sociale e il benessere di Barcellona e della Catalogna. Staremo con la gente, lottando affinché non si tocchino i loro diritti. Curando le ferite che tutto questo sta causando e chiedendo alla gente del resto dello stato di lottare uniti perché questa democrazia è anche la loro. Nemmeno smetteremo di chiedere al Partito Socialista che cessi di appoggiare coloro che oggi applaudono; se no sarà impossibile che siano parte di un’alternativa credibile e che dia speranza.

Ho chiaro dove starò: coinvolta nella costruzione di nuovi scenari di autogoverno che ci diano più democrazia, non certo meno. Questo comprende cacciare il Partito Popolare che oggi, con i suoi applausi crudeli, fa festa del dolore di tutto un popolo. Ma anche, e sopratutto, lavorare per rendere femminile la politica, per ottenere che l’empatia sia una pratica abituale che permetta di costruire grandi consensi in cui la nostra diversità sia il nostro maggior tesoro.

Non in mio nome: né 155 né dichiarazione d”Indipendenza.

Ada Colau

Traduzione originale di Pressenza