Forlì. Fiom-Cgil, urgente risposta democratica agli attacchi squadristi

FONTE FIOM CGIL NAZIONALE
attacco fascista a Forlì

“È sempre più urgente una diffusa e costante risposta democratica al rinascere degli attacchi squadristi che prendono di mira i luoghi dell’informazione, della solidarietà e dell’impegno civile. Ieri Giovanni Cotugno, segretario della Fiom-Cgil di Forlì è stato colpito con un bastone dai picchiatori di Forza Nuova che hanno assalito il presidio antifascista.
Serve un impegno per contrastare e rimuovere le cause sociali e culturali che hanno determinato in Italia e in tutta Europa la riorganizzazione di forza xenofobe, razziste, neofasciste e naziste.
Forza Nuova è un’organizzazione fuori dalla Costituzione, che va subito sciolta. Serve un forte segnale da parte del Ministero dell’Interno e delle autorità competenti per fermare violenza e razzismo. La Fiom invita le lavoratrici e i lavoratori al massimo della vigilanza democratica insieme a tutte le organizzazioni antifasciste presenti sul territorio, e a questo scopo promuoverà una serie di iniziative concrete che verranno discusse nel Comitato Centrale del 14 dicembre”.

Lo dichiara in una nota la segreteria nazionale della Fiom Cgil.

 

Fiom-Cgil nazionale/Ufficio stampa

Roma, 9 dicembre 2017

IL COMUNICATO DI ROMAGNA MIGRANTE SULL’AGGRESSIONE DI MILITANTI FASCISTI DI FORZA NUOVA AL SEGRETARIO DELLA FIOM DI FORLI AVVENUTA IN PIAZZETTA MISURA A FORLI 

Bastoni di Forza Nuova a Forlì, Romagna Migrante: “La maschera è caduta”

 

 

L’aggressione ai danni del segretario Fiom Gianni Cotugno in piazzetta Misura a Forlì da parte di militanti di Forza Nuova rappresenta un fatto gravissimo che riguarda tutti noi. Riguarda anche Cesena, Savignano e Rimini, dove da tempo gli stessi neofascisti intervenuti a Forlì organizzano le cosiddette ronde “per la sicurezza”. E’ evidente che il loro concetto di sicurezza mette in pericolo tutti coloro (migranti, persone omosessuali e antifascisti, ma non solo) che sono al di fuori della visione piccola piccola che questi individui hanno del mondo. 

Quanto successo a Forlì venerdì 8 Dicembre non rappresenta un precedente. Non ci dice niente di nuovo sulle modalità dei militanti neofascisti: dalla sua fondazione (allora come adesso!) il fascismo è prepotenza; è soppressione di tutto ciò che rappresenta una diversità; è violento per sua stessa natura. La cronaca recente ne dà conferma. A Fermo nel Luglio 2016 un giovane nigeriano, Emmanuel Chidi Nnamdi, è stato ucciso da un neofascista. A Rimini, l’inverno scorso, un altro nostalgico del ventennio ha cercato di fare la stessa cosa ai danni di un altro africano residente in città… Non si dica che non ha senso, al giorno d’oggi, confrontarsi politicamente sui temi dell’antifascismo. Questo tipo di istanze è responsabile, da una parte, di un rigurgito di rivendicazioni neofasciste e di violenza ovunque nel nostro Paese;  dall’altra di aver indebolito gli anticorpi di tutti i cittadini nel riconoscere il fascismo per ripudiarlo. 

Piuttosto, bisogna riconoscere che il problema è più grave di quanto pensavano alcuni. Al di là dei neofascisti (la cui presenza è di per sé molto preoccupante), a noi di RomagnaMigrante preoccupa il processo di “fascistizzazione” della società che da tempo osserviamo, anche a Cesena. Non è un caso che i militanti di Forza Nuova abbiano calcato l’onda delle proteste contro l’arrivo dei profughi a Borello, nell’inverno 2016, quando hanno raccolto sodali tra alcuni giovanissimi della zona che, a distanza di un anno, si danno appuntamento il sabato mattina per sventolare le bandiere nere del loro partito nelle vie del centro cittadino. Ancora, non è un caso che i cesenati si stiano abituando a vedere in città banchetti tenuti dai neofascisti di Casa Pound con le loro proposte di legge sempre per gli Italiani e contro chi italiano non è. ‹‹Prima gli Italiani!››, come a intendere (in modo assurdo) che il bene del nostro popolo debba andare a discapito di altri popoli. Il processo di “fascistizzazione” cui assistiamo passa attraverso una nuova narrazione che i neofascisti fanno di loro stessi, con l’avvallo di alcuni mezzi di informazione. Loro si descrivono “civili” e “democratici”. Ebbene, questa maschera è caduta -ancora una volta- venerdì 8 Dicembre in Piazzetta Misura. 

Di cosa abbiamo bisogno ancora per indignarci di fronte all’esistenza delle formazioni neofasciste?! Qualcuno risponderà che la loro presenza a Cesena non è contraria alla legge…vero! Ma lo sono gli strascichi d’intolleranza e discriminazione che i neofascisti sempre si portano dietro. 

Parliamo chiaro: purtroppo non esiste nessun vaccino contro il fascismo. Non saremmo qui a scriverne a distanza di tanti anni da quel 1943 quando Cesena venne liberata (“Nessuna conquista è per sempre!”). RomagnaMigrante nutre dubbi sul fatto che lo si possa bandire definitivamente attraverso una legge. Tanto più perché il governo a marchio PD del DDL Fiano è lo stesso dei patti bilaterali con le tribù che in Libia investono il denaro italiano che arriva a fiumi per rinchiudere in veri e propri lager migliaia di uomini e donne migranti (e tantissimi minori) che viaggiano dai vari paesi africani verso nord, per raggiungere l’Europa. Gli anticorpi al neofascismo di oggi (che è tanto più subdolo quanto cerca di legittimarsi come un fenomeno “democratico”) si sviluppano nelle pratiche quotidiane contro ogni prepotenza, nelle pratiche di solidarietà dal basso, come quelle che noi di RomagnaMigrante cerchiamo di mettere in campo giorno dopo giorno. Si sviluppano, ancora, in una sacrosanta indignazione in primis contro la presenza dei neofascisti sempre più visibili nelle nostre strade e poi anche contro chi vorrebbe “sdoganarli”, includendoli nell’agone politico delle nostre città. In definitiva, gli anticorpi al neofascismo si sviluppano prendendo posizione, anzitutto, come cittadini. E’ tempo che tutte le anime veramente antifasciste della nostra città si facciano sentire!

Romagna Migrante
 

Potrebbe interessarti: http://www.cesenatoday.it/politica/bastoni-di-forza-nuova-a-forli-romagna-migrante-la-maschera-e-caduta.html
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/CesenaToday/146865878725646

Le aziende non sono cattive: è l’algoritmo che le disegna così

FONTE ALESSANDROROBECCHI

Fatto061217

 

 

 

 

 

“Il gatto mi ha mangiato i compiti” è una vecchia scusa che fa molto ridere, una barzelletta da scuole elementari diventata un classico. Abbiamo oggi, nell’era modernissima che attraversiamo, il suo corrispettivo padronale: “E’ stato l’algoritmo”.

Il mondo del lavoro gira ormai su questo Moloch indecifrabile, dal suono un po’ fantascientifico e futurista, l’algoritmo che tutto può e tutto decide a vantaggio dell’azienda. Ora che le storie del lavoro degradato italiano si diffondono, spuntano fuori ogni giorno, ci rivelano l’offensiva inconsistenza di quel “fondata sul lavoro” che sta scritto nella prima riga della Costituzione, monsieur l’Algoritmo fa la sua porca figura. Dietro quasi ogni storia spunta l’algoritmo, cioè un sistema di pianificazione e controllo accuratissimo. Fai l’assistente di volo e non vendi a bordo abbastanza gratta e vinci, profumi, cosmetici? (Ryanair), ti cambiamo turno in senso punitivo. Un consiglio dell’algoritmo. La signora con due figli (uno disabile) chiede flessibilità e non riesce a rispettare certi turni? (Ikea). Spiacenti, i turni li fa l’algoritmo.

Leggi tutto

Alessandra Mecozzi: Il lungo cammino della Palestina (1917-2017)

FONTE:  INCHIESTAONLINE.INFO

|dicembre 2017
E’ uscito il libro Il lungo cammino della Palestina (1917-2017) a cura di Alessandra Mecozzi  e con prefazione di Wasim Dahmash (Edizioni Q, Roma 2017). Per pubblicizzarlo riproduciamo la Nota introduttiva di Alessandra Mecozzi e la prefazione di Wasim Dahmash.
 
1. Alessandra  Mecozzi: Nota introduttiva

Il dossier che presentiamo è frutto di un lavoro, durato oltre un anno e mezzo, che ha coinvolto diverse persone di buona volontà. L’idea è nata da una pubblicazione, La Palestine dans tous ses états, redatta e stampata a Bruxelles, in francese, dalla Association Belgo-Palestinienne, che ci ha autorizzati a tradurre e pubblicare i testi. Le traduzioni dal francese, iniziate a febbraio 2016, sono state fatte da Sancia Gaetani, Patrizia Horn, Paola Viero e la sotto- scritta. Patrizia Cecconi ha provveduto all’editing e Wasim Dahmash ha scritto la prefazione. Le belle foto di copertina sono di Bruna Orlandi.

Dato che le schede realizzate a Bruxelles si fermavano al 2007, abbiamo proceduto ad aggiornamenti: oltre ai tanti avvenimenti successi in dieci anni, infatti, molti dati erano cambiati. Gli aggiornamenti sono stati inviati in parte dalla Association Belgo- Palestinienne, in parte inseriti da chi scrive. I testi arrivano all’inizio del 2017; nelle tabelle dei dati e nelle mappe, a cui si accede tramite link, vengono riportati gli anni di riferimento.

Le fonti sono citate nelle note. Chi voglia approfondire e/o ampliare le sue conoscenze può trovare bibliografie tematiche, a cura di Wasim Dahmash, in: http://palestinaculturaliberta.wordpress.com. La pubblicazione, in 17 schede, corredata da un’ampia cronologia iniziale, ci è sembrata un buon modo per ricordare che il 2017 segna 100 anni dall’occupazione della Palestina e dalla Dichiarazione di Balfour, 70 anni dalla partizione della Palestina vo – tata dall’ONU, 50 dalla Guerra dei 6 giorni e dalla occupazione dei territori palestinesi che dura ancora oggi.

Un grazie di cuore va a tutte e tutti coloro che hanno collaborato, in primo luogo alla Association Belgo-Palestinienne.

Ci auguriamo che possa essere uno strumento utile, in particolare per giovani che poco o niente conoscono della storia della Palestina – non fa parte dei programmi scolastici – e per tutti coloro che hanno interesse a conoscenze che vadano oltre la stretta attualità e che, in molti casi, servono a spiegarne le cause.

 

Leggi tutto

Quando il nemico è la democrazia

fonte  comune-info

Autore   |

di Marco Bersani*

Entro il 31 dicembre di quest’anno gli Stati che nel 2012 avevano sottoscritto il Fiscal Compact (deficit strutturale annuale delle amministrazioni pubbliche inferiore allo 0,5% del Pil, obbligo di ridurre il rapporto debito/Pil di un ventesimo ogni anno fino a portarlo al di sotto del 60%) dovrebbero decidere se incardinare l’accordo all’interno del diritto europeo, determinandone di fatto la prevalenza sulla legislazione nazionale.

Logica avrebbe voluto che tale decisione fosse presa da ogni Parlamento di ogni Stato che aveva a suo tempo approvato il Fiscal Compact. Così non sarà: non si prevede infatti nessuna discussione democratica all’interno delle istituzioni elettive, bensì l’inserimento della questione all’interno di una più ampia riforma dell’Eurozona che verrà inserita in una Direttiva del Consiglio Europeo da approvare entro la metà del 2019.

In un documento di 40 pagine, la Commissione Europea ha presentato in questi giorni le proprie proposte. Tre sono le novità previste.

Leggi tutto