Piigs: critica dell’economia suina

Autore: Luca Cangianti

Fonte  Carmillaonline

Veder  scorrere una bibliografia di teoria economica nei titoli di coda non è qualcosa di comune, soprattutto se il documentario cui si è assistito aggancia l’attenzione dello spettatore su un tema ritenuto per soli addetti ai lavori: l’austerità europea e i suoi effetti nefasti sulla vita quotidiana di milioni di persone. Dopo cinque anni di studio sui testi, di riprese e di lavoro in post-produzione, Piigs – Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l’austerity sarà in sala il prossimo aprile. Realizzato anche grazie a un’azione di crowdfunding, il lungometraggio è diretto da Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre, mentre la voce narrante è quella di Claudio Santamaria.1
Intervistando alcuni noti economisti, saggisti e scrittori di orientamento eterodosso (tra cui Noam Chomsky, Yanis Varoufakis, Warren Mosler ed Erri De Luca) il film decostruisce il pensiero economico dominante e le sue applicazioni incorporate nella struttura istituzionale europea. Il montaggio è incalzante con molte sottolineature ironiche, l’esposizione è fluida e divulgativa anche grazie a grafici, animazioni e a una grande quantità di materiale audiovisivo d’archivio. Piigs si concentra sulla pars destruens, cioè sulla dimostrazione che le regole dei trattati europei sul deficit, sul debito e sull’inflazione sono frutto di casualità, pressapochismo e perfino di cialtroneschi errori di calcolo su file Excel. Ciò nonostante un effetto, e non di poco conto, tali regole finiscono per produrlo: Chomsky sostiene che la struttura dell’Ue sia stata un’arma fenomenale per distruggere lo stato sociale e riaffermare il più rigido comando sul lavoro; Vladimiro Giacché aggiunge che i trattati europei hanno finito per rappresentare una costituzione parallela in contrasto con molti dei diritti sociali sanciti da quella italiana.2 Nel frattempo, a causa delle politiche economiche previste dai trattati, i “paesi maiali”, i Piigs per l’appunto (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), sono confinati in una condizione semicoloniale nei confronti delle economie centrali guidate dalla Germania, mentre aumentano disoccupazione, povertà e desertificazione industriale.

Tale versante teorico è intersecato dalla storia esemplare della cooperativa sociale Il Pungiglione e della sua combattiva presidente Claudia Bonfini. Questa organizzazione non profit si occupa di erogare servizi sociali impiegando anche persone disabili e in condizioni di disagio, ma a causa dei vincoli imposti dal patto di stabilità ha maturato un credito nei confronti degli enti locali che rischia di condurla alla chiusura. Le vicende della cooperativa, i dialoghi con un’amministrazione pubblica incapace di gestire la catastrofe umana in corso, le voci dei lavoratori rotte dalla commozione durante le assemblee, la musica e i balli di chi riscopre vita e dignità nella protesta, sono enzimi emotivi che accompagnano il ragionamento macroeconomico.
Cutraro, Greco e Melchiorre ci dimostrano che nei palazzi di vetro e acciaio a Bruxelles e a Francoforte c’è qualcuno che ci sta prendendo per i fondelli. Piigs è un dispositivo filmico fatto per scatenare il dibattito: quando in sala si accendono le luci non si torna a casa in silenzio, è impossibile non discutere, non sentirsi chiamati in causa, non arrabbiarsi, magari proprio con quei tre registi che ci sottraggono alle narrazioni consolidate, che sostengono che basterebbe uscire dall’euro e stampare moneta perché tutto andasse per il verso giusto… In verità non è questa la tesi del documentario, anche se alcuni interventi sembrano sostenerla, perché il film non ha una posizione precisa da difendere. Gli intervistati sono europeisti critici, sostenitori della necessità di uscire dall’Eurozona, liberali, keynesiani e marxisti. Sappiamo che ognuno di questi ha la sua pars construens, ma qui si tratta di smontare un dogma tossico, poi verrà il resto. Pur all’interno di quest’approccio principalmente decostruttivo è comunque innegabile che il taglio prevalente sia quello del sottoconsumismo keynesiano: lo si può vedere per esempio nel richiamo a Roosevelt omettendo di segnalare che le sue politiche di stimolo alla domanda aggregata funzionarono solo con la ripresa degli investimenti bellici e dunque con la guerra; oppure nell’affermazione che gli Usa grazie alla sovranità monetaria hanno saputo affrontare meglio la crisi rispetto ai giri di valzer fatti da una banca senza stato come quella europea e da uno stato senza moneta come quello italiano.

Infine va segnalata la scelta d’inserire nelle ultime battute del film una frase malinconica e provocatoria di Erri De Luca. Lo scrittore rivolgendosi a chi sta dietro la telecamera dice: “il problema è che siete pochi, mentre noi negli anni settanta eravamo molti“. Qui, una volta completata l’inchiesta di controinformazione, il documentario diventa autoriflessivo e s’interroga sul perché di fronte alla messa in chiaro della realtà non si scateni una reazione adeguata, non subentri la soggettività sociale e politica. Chissà che dopo realizzato un documentario originale e godibile di teoria economica gli autori di Piigs non vogliano cimentarsi anche con la sociologia della composizione di classe. Ce ne sarebbe altrettanto bisogno.

Nebbia in agosto

Nebbia in agosto

 

E’ il titolo di un film tedesco che da qualche giorno dovrebbe circolare nelle sale italiane e che vi consiglio di andare a vedere.

Il regista e’ Kai Wessel che tratta della storia di Ernst Lossa, tredicenne figlio di zingari jenisch che, benche’ di sana e robusta costituzione, viene internato nella clinica di Irsee, dove, durante il periodo nazista, si praticava l’ eutanasia nei confronti di bambini al fine di purificare la razza ariana dalle imperfezioni genetiche.

La clinica di Irsee faceva parte di una rete di cliniche,  psichiatriche e non, nelle quali i migliori intelletti del tempo si impegnavano a motivare scientificamente e a perfezionare le modalita’ di attuazione del piano di eugenetica hitleriana, chiamato semplicemente T4.

La sigla prende il nome da Tiergartenstrasse, 4, in Berlin, indirizzo della Villa Liebermann,   dove aveva sede il centro direzionale di tutto il progetto, nel quale  operavano 60 medici, luminari di fama mondiale, dediti a studiare i migliori metodi di decimazione di esseri umani. Se avrete occasione di visitare a Berlin il complesso architettonico di Postdamer Platz e di fermarvi davanti alla bellissima costruzione dove ha sede la Philarmonie, potrete trovare una memoria sotto la pensilina del bus. Ci sono capitato per caso un giorno mentre cercavo riparo dalla pioggia e vi assicuro che, dopo aver letto la locandina, quello che e’ oggi  uno dei luoghi culturalmente piu’ belli d’ Europa si e’ trasformato di colpo in un ambiente sinistro, che non saprei descrivere.

La clinica di Irsee era diretta dal Dott. Valentin Falthauser, interpretato nel film da Sebastian koch (gia’ conosciuto come uno degli interpreti principali del film “Le vite degli altri”),  inventore della famosa “dieta E”, assolutamente priva di grassi, grazie alla quale, a costi molto bassi, si poteva far morire per “edema da fame”, quasi naturalmente, centinaia di bambini “problematici” che, in un colpo solo, smettevano di essere un costo per la societa’ e si trasformavano addirittura in risorsa, ovvero in materiale umano per studi anatomici ed esperimenti scientifici. Quando la dieta non era sufficiente, una adeguata dose di barbiturici aiutava gli innocenti “sbagliati” a trapassare serenamente.

Al processo di Norimberga vennero comminate pene irrisorie al Dott. Falthauser e alla infermiera che lo aiutava, nonostante l’ammissione di oltre 200 crimini (numero certamente sottostimato), e, se non ricordo male, i due hanno perfino continuato ad esercitare la loro professione una volta scontata la pena. D’altra parte gli autori dei crimini erano normalissimi dipendenti dello Stato e avevano eseguito un piano ben noto a tutti, che affondava le radici non gia’ e non solo nella follia hitleriana, ma nella diffusissima cultura razzista pluridecennale, prodotta, alimentata e coltivata dalle elites culturali in tutta Europa, capaci di offrire giustificazioni robustissime all’ eutanasia e alla sterilizzazione, sia sul piano economico, sociale, giuridico, etc. (Solo il Vescovo Von Galen ebbe il coraggio, nel settembre del 1941, di chiamare omicidi quelle aberanti azioni, ma il “lavoro” continuo’ perfino dopo la fine della guerra)

Alla luce del grandissimo lavoro di ricerca, insegnamento, propaganda, nel quale era impegnato il fior fiore di una intera societa’, scesa in armi (che eroi!!!) prima di tutto contro la sua parte piu’ debole, le responsabilita’ del Dott. Falthauser possono perfino sembrare irrilevanti!!!! Infatti fu questa la principale linea difensiva dei criminali nazisti a Norimberga, che tentarono di minimizzare le loro responsabilita’ individuali dietro il valore della disciplina e della lealta’.

Cio’ che appare mostruoso in tutto cio’ che il film rivela non e’ la sua eccezionalita’,  ma, al contrario,  proprio la sua normalita’ e non si puo’ fare a meno di ritornare con la mente alla analisi di Hanna Arendt sulla “Banalita’ del male”.

A tale proposito, mi sento di suggerire, a quanti non hanno gia’ avuto la fortuna di vederlo, uno spettacolo di Marco Paolini, che trovate su Youtube. Il titolo e’ Ausmerzen, vite indegne di essere vissute e tratta molto approfonditamente proprio le tematiche cui ho fatto cenno.

Si tratta di un capolavoro nel vero senso del termine e di una lezione magistrale di grande utilita’, non solo per comprendere una delle “follie” del secolo scorso ma per disporre di un importante, anche se insufficiente, antidoto per evitare di cadere vittime delle nuove follie da cui rischiamo ogni giorno di essere travolti.

 

16 Gennaio 2017                                                     Franco Di Giangirolamo