Santiago Maldonado scomparso da tre settimane in Argentina

FONTE PRESSENZA.COM

23.08.2017 Redazione Italia

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Santiago Maldonado scomparso da tre settimane in Argentina

Oggi sono passate tre settimane dalla sparizione forzata di Santiago Maldonado a Chubut, la Patagonia argentina, quando la comunità mapuche Lof de Resistencia a Cushamen è stata perquisita dalla gendarmeria e gli uomini presenti si sono visti obbligati a fuggire per salvare le proprie vite.

Maldonado, che non conosceva molto bene il posto, non ha potuto trovare rifugio come hanno fatto gli abitanti del luogo ed è stato arrestato dai gendarmi, benché la ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, continui a negarlo. Come fa anche il ministro della Giustizia, Germán Garavano, che insiste a negare l’intervento della gendarmeria nella sparizione del giovane.

Continuano le manifestazioni alle porte delle caserme da cui sono usciti i gendarmi che hanno partecipato all’operativo. Le recriminazioni da parte di tutta la popolazione stanno facendo sì che i comandanti dei diversi distaccamenti scarichino la responsabilità della repressione gli uni sugli altri.

La famiglia di Santiago ha percorso chilometri e chilometri cercando l’appoggio dello stato nella ricerca del proprio congiunto, ma solo l’avvocato difensore di Maldonado sembra mettersi nei loro panni in una corsa contro il tempo. Nel corso di recenti dichiarazioni, sia l’avvocato che membri della comunità mapuche cominciano a mostrarsi scettici rispetto alla possibilità che Santiago si trovi ancora in vita.

Questo pomeriggio, durante la manifestazione dei lavoratori che si è tenuta a Buenos Aires per chiedere al governo di modificare la rotta dell’economia, nell’ambito di uno sciopero generale, l’appello affinché Santiago Maldonado venga ritrovato in vita è stata una delle richieste più rimarcate, così come il rispetto immediato della misura cautelare dettata dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani a favore di Milagro Sala.

La CIDU ha inoltre risposto affermativamente a una richiesta di misura cautelare affinché lo Stato argentino informi su dove si trovi Santiago Maldonado, che “l’ultima volta è stato visto mentre veniva colpito e caricato su una camionetta bianca della gendarmeria nell’ambito di un operazione di polizia nel dipartimento di Cushamen”, secondo le sue stesse parole.

Il titolare dell’organismo, Francisco Eguiguren, ha parlato con la radio argentina Radio Rebelde, in cui ha assicurato che la risoluzione su Maldonado sarà consegnata allo Stato argentino affinché “metta in atto tutte le ricerche necessarie al fine di trovarlo e garantire la sua sicurezza”.

 

Traduzione dallo spagnolo di Matilde Mirabella

Il trasferimento di Milagro Sala continua ad essere rinviato

FONTE PRESSENZA.COM

30.08.2017 Redazione Italia

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Il trasferimento di Milagro Sala continua ad essere rinviato
(Foto di Prensa Tupac)

18 giorni di violazione internazionale

La Magistratura di Jujuy continua a rinviare il trasferimento di Milagro Sala verso l’immobile sito in località El Carmen, secondo quanto disposto dai giudici Gaston Mercau e Pablo Pullen Llermanos. A un giornale lealista della provincia di Jujuy, il Ministro per la Sicurezza Ekel Meyer ha detto che nelle prossime 48-72 ore dovrebbe terminare il collocamento delle telecamere attorno al luogo in cui terminerà la detenzione la deputata del Palasur, sebbene siano già trascorsi più di 12 giorni di attesa per la risoluzione del secondo giudice che doveva pronunciarsi al riguardo.

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Alla buon’ora, l’inchiesta sui rapporti tra PD e neofascisti comincia a produrre scossoni

Ci è voluto un episodio in apparenza “piccolo” ma più vistoso ed emblematico di altri. Un episodio di grande densità simbolica.

Forza Nuova e l’associazione Nuove Sintesi – parte del network di Lealtà Azione – organizzano un evento nella sala comunale «Salvador Allende» di Nereto, provincia di Teramo, paesino amministrato dal Partito Democratico. Si tratta di una serata “a tema storico” sulla Repubblica di Salò, con fascio littorio in bella evidenza. Commentatori fascisti ci scherzano sopra sui social, parlano di «karma», dileggiano il presidente socialista cileno ucciso dai golpisti di Pinochet.

Il cortocircuito di riferimenti è tale da fulminare l’impianto elettrico del PD.

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Tribunale di Napoli : prima condanna per sfruttamento lavorativo nelle fabbriche tessili

FONTE ASGI CHE RINGRAZIAMO

Come si è giunti al primo traguardo nel processo per sfruttamento lavorativo dei cittadini bengalesi dell’area Nord di Napoli:  “Questo processo, e soprattutto il suo esito, rappresenta una grande vittoria su più fronti”.

 

A tre anni dalla prima querela presentata dagli avvocati Amarilda Lici e Alessandro Del Piano (entrambi avvocati ASGI) dinanzi la DDA della Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli, giunge finalmente ad un primo grande traguardo il processo per sfruttamento lavorativo dei cittadini bengalesi dell’area Nord di Napoli.

Un successo ottenuto per tutte le parti civili costituite, tra cui anche l’ASGI che è stata ammessa con la seguente motivazione: “la lettura completa dell’art. 5 dello statuto permette di ritenere coinvolta dai reati in causa gli interessi tutelati dall’associazione stessa”.

Il processo, conclusosi con una sentenza di condanna a seguito di rito abbreviato, ha riconosciuto la responsabilità penale degli imputati per tutti i reati a loro contestati quali : Intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo di cui all’art.603 bis normativa previgente; Associazione a delinquere di cui all’art. 416 c.p co. 1, 2 e 3 cod.pen con l’aggravante del reato transnazionale secondo l’art. 3 e 4 L. 146/2006 e favoreggiamento all’immigrazione clandestina così previsto dall’art. 12 commi 3, 3 bis e 5 Dlgs 286/98 e succ. modif.

La denuncia ha preso corpo dopo che un primo gruppo di sei lavoratori si è rivolto all’Associazione “3 Febbraio” per denunciare i fatti di cui al conseguente processo. Successivamente, si scopriva che tali vicende interessavano numerosi lavoratori bengalesi e, pertanto, in corso di indagini, si depositavano ulteriori querele, raggiungendo il ragguardevole numero di ben 16 parti offese.

In particolare, tutti i lavoratori bengalesi venivano reclutati in Bangladesh da un loro connazionale che, sfruttando la sua fama di imprenditore “di successo” nel campo tessile, proponeva loro condizioni di vita/professionali “allettanti”, offrendo un lavoro (comprensivo dell’alloggio), regolare e ben retribuito, in Italia. Per tale attività di intermediazione, i malcapitati dovevano pagare cifre variabili tra i 10.000/12.000 euro, ottenendo i documenti di viaggio e, successivamente, il permesso di soggiorno.

Una volta giunti in Italia, i giovani lavoratori venivano collocati presso le fabbriche del loro “reclutatore” e/o dei suoi familiari, – i quali risultavano, tra l’altro, intestatari di alcune di esse.

Pian piano scoprivano la verità: venivano costretti ad orari di lavoro massacranti – dalle 7.30 alle 21.30 dal lunedi al sabato, dalle 8.00 alle 17.00 la domenica –, in condizioni di vita degradanti – alloggi di 50/60 mq adattati a 6/8 persone, ricevendo, quale contropartita, uno stipendio variabile dai 120 ai 300 euro mensili, subendo, vieppiù, atti di intimidazione, vessazioni, violenze ed insulti, senza mai ottenere, tra l’altro, il titolo di soggiorno, come inizialmente promesso.

In data 16 marzo 2016, a seguito delle indagini della DDA presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli, veniva emessa dal Gip di Napoli – 18^sezione penale, un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere per sei indagati. Successivamente si affrontava la fase dell’incidente probatorio per l’escussione delle persone offese, durante la quale si univano al collegio difensivo gli avvocati Bruno Botti e Benedetta Piola Caselli, fino a giungere all’ 11 luglio 2017, quando il GUP – 31°sezione penale del Tribunale di Napoli, pronunciava la sentenza con la quale si riconosceva la responsabilità penale degli imputati, come sopra indicato.

Questo processo, e soprattutto il suo esito, rappresenta una grande vittoria su più fronti.

In attesa delle motivazioni della sentenza, i punti salienti si possono così riassumere.

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