Si alza il velo sul disastro economico di Gedi. Il peso morto di Cir

 

FONTE IL TIMES

Autore: Giorgio Levi

Un paio di settimane fa ho comprato un’auto nuova. Il prezzo mi sembrava un po’ alto (ed effettivamente lo è), poi il venditore, che non è un pirla, siccome siamo a fine anno, e lui deve fatturare, ha cominciato ad elencare tutta una serie di sconti e omaggi e presunte agevolazioni, che alla fine sembrava mi stesse facendo un regalo. E io, che sono molto sensibile a chi fa bene il proprio mestiere, ho acquistato l’auto.

John Elkann, quando si è affacciato alla concessionaria De Benedetti, deve avere avuto la stessa sensazione. A differenza mia però stava per acquistare una macchina usata e quasi sull’orlo della rottamazione. Ma siccome, anche lui, come il mio venditore, non è un pirla di acquirente ha approfittato dell’occasione e si è portato a casuccia sua il primo gruppo editoriale italiano di quotidiani. Abbastanza malandato, ma la ciccia c’è e il prezzo d’acquisto è stato più che ragionevole.

Ha pagato 0,46 centesimi per azione per 102,4 milioni di euro e per assicurarsi il 43,78% del capitale. Appena 2 anni fa Gedi quotava 0,80 centesimi. In due anni il mondo di Gedi si è capovolto. Il valore di mercato oggi era calcolato intorno ai 150 milioni di euro. Secondo alcuni osservatori la cifra giusta avrebbe dovuto essere sui 130 milioni. Dunque, John ha fatto di meglio.

Stupisce la frase che Marco De Benedetti avrebbe detto prima dell’accordo annunciato ieri sera: “Elkann ha fatto un’offerta che non si può rifiutare”. Allora,  il gruppo non era alla frutta, ma al digestivo dozzinale che ti blocca lo stomaco. Gedi era ad un passo dal crollo, che avrebbe trascinato non solo La Stampa e decine di quotidiani locali ma anche La Repubblica, considerata una corazzata.

D’altra parte, si era capito da tempo Gedi era una palla al piede di Cir. Kos e Sogefi (due altre attività della holding), producono utili operativi per 50 milioni la prima e per 37 milioni la seconda, l’editoria di Gedi ha raccolto appena 7 milioni. Secondo quanto pubblicato da Affaritaliani l’editoria faceva ricavi per 648 milioni con utile operativo negativo per 11 milioni. Mentre Kos con ricavi per 544 milioni produceva utili operativi positivi per 66 milioni e Sogefi con 1,6 miliardi di fatturato ha un utile operativo di 62 milioni. E’ evidente che il management di Gedi ha fatto la scuola dell’obbligo e si è fermato lì.

Un disastro, Elkann si è infilato nella concessionaria, spendendo meno della metà di quello che Exor ha appena investito (300 milioni di euro) per rimpolpare le casse della Juventus.

Se sarà un affare lo dirà il tempo. Quello che è certo è che peggio di così non poteva andare. Ora che si alza il velo sui conti e sul valore della società a Piazza Affari si capiscono molto più cose, compresi i tagli dei poligrafici, le restrizioni economiche ai giornalisti e il fatto che in quasi 3 anni l’editore non abbia mai presentato un piano industriale e uno editoriale.

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