Migranti. Vescovo Tunisi, scappano da Libia riaperta rotta Tunisia

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Fonte DirittiDistorti   che ringraziamo 
Martedì 10 Ottobre 2017 10:41

“Stiamo tornando al tempo di Lampedusa e delle prime carrette del mare: una volta arrivavano in Tunisia per andare in Libia ora ricominciano a partire da qui”. È preoccupato mons. Ilario Antoniazzi, arcivescovo di Tunisi, dopo aver appreso la notizia della nave della marina militare tunisina che ha speronato un barcone con 70 migranti, provocando un naufragio con decine di morti.

“È vero, si sta riaprendo la rotta tunisina verso l’Italia – dice in un’intervista al Sir -. E ultimamente ne arrivano sempre di più. Questo per noi è un campanello d’allarme”.

“Gli accordi con la Libia sono forse una bella cosa per l’ Italia ma non per i migranti che sono lì – precisa l’ arcivescovo -. Sono diminuiti gli sbarchi in Italia ma i migranti in Libia sono aumentati: lì hanno scoperto anche campi profughi clandestini, dove i migranti non vengono trattati come persone umane. È naturale, allora, che il posto più sicuro da cui provare a partire sia la Tunisia. E ultimamente ne arrivano sempre di più”.

“Una volta – prosegue -, arrivavano in Tunisia nel sud Sahara per andare in Libia, poi tramite i trafficanti cercavano di imbarcarsi verso l’Europa. Adesso è il contrario: scappano dalla Libia e vengono in Tunisia perché sanno che con gli accordi attuali è molto difficile andare in Italia. Ma io dubito che questi trafficanti con cui l’Italia ha fatto accordi siano persone molto affidabili”.

Mons. Antoniazzi, che sta monitorando la situazione, spiega che “non c’è un posto fisso per le partenze, può essere nella zona di Sfax o in tanti altri piccoli porti. Stanno lì un po’ di tempo per lavorare poi si mettono d’accordo con i pescatori, che si fanno pagare, e partono. È difficile distinguere tra un pescatore e chi vuol venire in Italia”.

Vittoria delle donne tunisine: il parlamento approva la legge contro la violenza

Vittoria delle donne tunisine: il parlamento approva la legge contro la violenza
(Foto di Amnesty International)

FONTE PRESSENZA.COM

Le donne tunisine hanno lottato per decenni, sostenute dalle organizzazioni per i diritti umani nazionali e internazionali. Il parlamento, il 26 luglio, ha dato loro ragione approvando la Legge sull’eliminazione della violenza sulle donne che, se applicata, potrà porre fine alla violenza di mariti, parenti ed estranei.

La legge definisce violenza contro le donne “ogni aggressione fisica, psicologica, sessuale o economica basata sulla discriminazione tra i due sessi” così come “la minaccia di tale aggressione”, “la privazione dei diritti e delle libertà, sia in pubblico che in luoghi privati”.

La legge, inoltre, introduce nuovi reati come le molestie sessuali in pubblico, prevede pene più pesanti per gli stupratori e multe per i datori di lavoro che discriminano le donne sul piano salariale. Infine, abolisce quell’odiosa garanzia d’impunità per lo stupratore che avesse sposato la sua vittima.

Come prevedono le linee guida delle Nazioni Unite sulle leggi relative alla violenza contro le donne, la nuova legge tunisina comprende misure di prevenzione e di protezione, come quella che autorizza le donne a chiedere un decreto restrittivo nei confronti di chi le perseguita anche in assenza di un procedimento penale o di una richiesta di divorzio.

Infine, la legge istituisce un’unità speciale dedicata alla violenza domestica all’interno delle forze di sicurezza e prevede l’incriminazione di un agente che eserciti pressione su una donna affinché ritiri una denuncia o non la presenti