Un libro. Fascismo Tropicale – Il Brasile tra estrema destra e Covid-19 di Claudiléia Lemes Dias

Fonte : la bottega del Barbieri 

Nel settembre 2018, un mese prima che Jair Bolsonaro divenisse il nuovo, scomodo, inquilino del Planalto, a Rio de Janeiro andò a fuoco il Museo nazionale del Brasile. Tra ciò che venne arso dalle fiamme vi furono la collezione delle lingue indigene, le registrazioni dei canti degli indios e dei quilombolas e la mappa etnico-storico-linguistica originale che localizzava tutti i gruppi etnici. Si trattò di un «tragico annuncio del progetto bolsonarista per il Brasile», ha scritto Claudiléia Lemes Dias nel suo libro Fascismo tropicale. Il Brasile tra estrema destra e Covid-19, che racconta nel dettaglio come la macchina di propaganda del presidente abbia preso possesso militarmente del più grande paese dell’America latina.

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Tre economiste innovatrici

Autrice- Fiorella Carollo

Fonte : Pressenza.com 

Oggi nel mondo sono in atto degli esperimenti a livello politico ed economico che avrebbero bisogno della massima attenzione e considerazione. Da una parte la ragione per cui non hanno ricevuto la dovuta attenzione è da imputarsi all’interesse di mantenere lo status quo, dall’altra mi chiedo se la ragione non sia perché hanno come protagoniste delle donne, da una parte le economiste e dall’altra le politiche. Le tre economiste in oggetto sono Esther Duflo, Julia Steinberger e Kate Rawhorth i fatti in oggetto sono: il 20 aprile 2020 la sindaca di Amsterdam stringe un accordo con l’economista Kate Raworth per conformare le nuove politiche economiche a quelle dell’economista britannica. L’altro fatto è in corso da quattro anni in Nuova Zelanda da quando nel 2016 è stata eletta la prima ministra Jacinda Ardern, la più giovane prima ministra mai nominata nel mondo, la quale ha dichiarato che le politiche e i bilanci della Nuova Zelanda non si sarebbero più uniformate al principio della crescita economica ma bensì ad assicurarsi il benessere nella qualità della vita dei suoi cittadini. Se questi due esperimenti dovessero funzionare cioè se fra qualche anno i dati raccolti dimostreranno che effettivamente le emissioni di CO2 sono diminuite in Olanda e questo non ha comportato alcuna recessione economica e che in Nuova Zelanda l’economia sia riuscita a “prosperare senza crescita” beh a quel punto i sostenitori della crescita a oltranza avrebbero dei dati su cui riflettere.

Da quando ho pubblicato il mio libro “Extinction Rebellion e la rivoluzione ambientale”1 ne parlo con le persone e ho notato che quando affronto criticamente l’argomento “economia” le persone reagiscono come se toccassi una vacca sacra. Mi rendo conto che molti hanno paura di perdere i privilegi e il benessere economico che hanno grazie all’economia, a questa economia. Personalmente, sono d’accordo con quanti dicono che l’economia è troppo importante per lasciarla solo agli economisti. Non dobbiamo sentirci impotenti perché non siamo laureate in economia! Quello che è importante è usare il proprio buon senso e documentarsi costantemente, diventare cittadine partecipi del nostro sistema democratico.

Alla fin fine penso che molto si riduca alla necessità di educare le persone ad una nuova prospettiva sociale, di stimolare il dibattito su un’economia più giusta per tutti, sulla necessità di reclamare un sistema economico diverso che pone al centro non più gli interessi del 1% della popolazione mondiale ma bensì la salute, l’interesse di tutti. Alle persone che temono una economia diversa perché temono di perdere i loro privilegi, dico loro che un’economia che mette in primis il benessere di tutti i cittadini e la loro salute, che vuole tutelare i lavoratori nella transizione alle energie rinnovabili e che vuole rispettare l’ambiente, significherà vivere in una società dove le tensioni sociali, la violenza, la povertà, il crimine saranno alquanto ridimensionate se non scomparse e questo inevitabilmente porterà una qualità di vita migliore per tutti. Allora forse questo è uno scambio che può essere equo per quelle persone benestanti che hanno timore di guardare a un’economia diversa da quella neoliberista.

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Una crescente militarizzazione: rischi in più per la pace e anche per l’ambiente

Fonte:  Fondazione Sereno Regis 

Autrice
Elena Camino


Un interessante caso di collaborazione tra politici e studiosi

È stata pubblicata il 23 febbraio 2021 la relazione finale di una ricerca che era stata commissionata da un gruppo politico (il Left Group del Parlamento Europeo) ai ricercatori di due associazioni che da molti anni sono impegnate nel denunciare – dati alla mano – i rischi e i danni ambientali causati dalle attività militari: una crescente militarizzazione produce rischi in più per la pace e anche per l’ambiente.

Non solo durante le attività belliche (bombardamenti, distruzioni di territori, avvelenamenti di sistemi biologici…), ma anche in tutte le tappe che le precedono e le seguono: dall’estrazione di materie prime, alla produzione di armamenti, alle esercitazioni, agli spostamenti di truppe, fino allo smaltimento – spesso assai inquinante – di residui bellici. 

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