Legittima difesa: Silp, errore imperdonabile

Primo via libera della Camera al ddl. Poliziotti e magistrati contrari alla modifica dell’articolo 52 del codice penale che dà licenza di sparare ai ladri in caso di rapine notturne. Ora il testo andrà al Senato per l’approvazione definitiva

FONTE RASSEGNA.IT

“La modifica dell’art. 52 del codice penale sulla legittima difesa, nel tentativo di inseguire il populismo ‘sfascista’ delle destre, è un errore imperdonabile, soprattutto da parte di parlamentari che si ispirano a valori democratici, progressisti e riformisti. Lo diciamo come poliziotti e lo dicono anche i magistrati, come ha fatto recentemente il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo”. Così Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil, dopo il prima via libera della Camera al ddl che riconosce come legittima difesa la reazione alle rapine notturne anche con l’uso delle armi. Ora il testo andrà al Senato per l’approvazione definitiva.

“L’attuale impianto normativo – dice Tissone –, già modificato nel 2006, rappresenta un compromesso più che accettabile se non vogliamo passare dal concetto di ‘legittima difesa’ alla licenza di uccidere. Già oggi, parafrasando un noto slogan, la difesa è sempre legittima purché l’arma utilizzata sia posseduta legalmente, non vi sia desistenza e vi sia pericolo di aggressione”.

“In un paese dove tutti sono armati e dove ammazzare un ladro che entra in casa o in negozio diventa legittimo – conclude il sindacalista –, anche i criminali si attrezzerebbero in modo adeguato e aumenterebbero la propria potenza di fuoco, sapendo di poter finire male. L’illusione di diminuire i reati predatori autorizzando le ‘prede’ a uccidere chi ruba è ingenua e sconcertante. Gli unici a gioirne, come avviene negli Usa, sarebbero le lobby delle armi”.

 

Le “nuove” mutue e quella “triste” nostalgia del parastato

Ospedali e sanità

di Ivan Cavicchi

Al dottor Marco Vecchietti, consigliere delegato di Rbm Assicurazione Salute Spa, che, su Qs del 21 aprile, senza mai nominarmi apertamente, mi ha rivolto un sacco di critiche, desidero rispondere come si dice “per le rime”, cioè lealmente e direttamente, eliminando i sottintesi, le ellissi e soprattutto l’indicativo generico tipo “qualcuno dice” o “si dice”.

Caro dottor Vecchietti lasciamo perdere i giochetti e le tecnicalità, i nominalismi, e soprattutto la smetta di mostrarsi come l’uomo buono e giusto che vuole salvare il mondo, mostrando gli altri che contrastano i suoi interessi finanziari, come dei rottami ideologici del passato. Pensa davvero che non conosca la differenza tra le diverse specie di mutue? Se parlo genericamente di “mutue” sappia prima di tutto che lo faccio per farmi capire nel modo più semplice e per far capire che gli interessi che lei legittimamente rappresenta stanno mettendo in pericolo i diritti che, come avrà capito, altrettanto legittimamente io difendo. Per cui, se crede, facciamo una discussione seria ma a carte scoperte.

L’ideale della giustizia

Comincerei con una domanda: quando parliamo di sanità, di mutue, di seconda gamba, di universalismo, qual è il l’ideale regolativo di partenza? Lo scopo dello scopo?

Per me è la giustizia che, per me, funziona come la verità rispetto ad un pensiero, l’interesse rispetto all’economia, il valore morale rispetto all’etica. J. Rawls, che non è un marxista e neanche l’ideologo del movimento 5 stelle e men che mai l’ispiratore della Leopolda (magari fosse), è un filosofo liberale probabilmente, a sentire Amartya Sen, il più lucido critico dell’utilitarismo (concezione filosofica che pone la ricerca dell’utile individuale come motivo fondamentale dell’agire umano). Egli è l’autore della teoria sicuramente più citata negli ultimi 40 anni quella della “giustizia come equità”.

Egli sostiene una cosa che, quando penso alle mutue del dottor Vecchietti, mi viene sempre in mente: le cose (leggi, istituzioni, mutue, incentivi, ecc.) se sono ingiuste, anche se fornissero un certo grado di benessere alla società o a parti di essa nel suo complesso, andrebbero cambiate.

E scrive “ogni persona possiede un’inviolabilità fondata sulla giustizia su cui neppure il benessere della società nel suo complesso può prevalere. Per questa ragione la giustizia nega che la perdita della libertà per qualcuno possa essere giustificata da maggiori benefici goduti da altri”, (Una teoria della giustizia, 1971).

Questa tesi ritiene quindi che, prima del valore degli interessi (utilitarismo), viene quello della giustizia (egualitarismo). Una società che pensasse ad esempio con le mutue, di poter controbilanciare i sacrifici imposti ai più deboli con una maggiore quantità di vantaggi goduti dai più forti, per Rawls, sarebbe una società ingiusta. E io, se penso alle mutue, sono d’accordo con lui.

Per “egualitarismo” si intende una concezione politico-sociale tendente a realizzare un’uguaglianza di fatto, fondata sull’equa ripartizione dei beni e delle ricchezze tra tutti i membri della collettività. La salute è un bene solo se è giusta. Il diritto alla salute senza giustizia diventa un privilegio di qualcuno contro qualcun altro. Le mutue alla fine sono tutele privilegiate. Ecco perché difendo e difenderò sempre l’universalismo.

Una sanità “bene-ordinata” (come la chiamerebbe Rawls) non è solo quella che promuove il bene salute, ma soprattutto è quella che redistribuisce questo bene in modo egualitario. Seguendo l’insegnamento di Rawls le mutue sarebbero giuste solo se producessero benefici maggiori in particolare per i membri meno avvantaggiati della società.

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E’ uscito il numero 84 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n84-s.pdf

In questo numero:

Il più grande sciopero nella storia del Brasile
a cura di Teresa Isenburg

Enrico Rossi sulle primarie: “Il Pd s’è perso la sinistra, a quel popolo che non ha più una casa dico: Vi aspettiamo”
Intervista di Gabriella Cerami

“La sinistra torni a fare la sinistra, sto con Articolo Uno”
di Jonathan Rimicci, operaio

Il giornale prima di tutto Il ricordo di Valentino Parlato.
di Luciana Castellina

Buona lettura e diffondete!

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E’ uscito il numero 2 della RIVISTA di Punto Rosso – Lavoro 21

http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-rivista-numero2-s.pdf

Clinica greca autogestita rifiuta premio del Parlamento Europeo

03.05.2017 Comité pour l’abolition des dettes illégitimes (CADTM)

Quest’articolo è disponibile anche in: Francese

Clinica greca autogestita rifiuta premio del Parlamento Europeo

“Sarebbe del tutto ipocrita accettare un tale riconoscimento quando l’Europa finge di non vedere i bambini malnutriti, i malati di cancro non assicurati che muoiono, le famiglie che soffrono la fame e tutti quelli che vivono senza cibo, senza acqua ed elettricità”.

Di Fatima Martin (CADTM)

La clinica comunitaria metropolitana autogestita di Ellinikò ha rifiutato il Premio del Cittadino Europeo 2015 assegnato dal Parlamento Europeo. Lo stesso Parlamento il cui presidente, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, aveva minacciato i Greci di uscita dall’Eurozona se avessero votato ‘no’ al referendum, ha offerto questo riconoscimento al Centro che si prende in carico i pazienti che hanno perso la copertura sanitaria gratuita.

Un premio che i suoi membri hanno rigettato dichiarando: “Sarebbe del tutto ipocrita ricevere un tale riconoscimento quando l’Europa finge di non vedere i bambini malnutriti, i malati di cancro non assicurati che muoiono, le storie di famiglie che soffrono la fame e tutti quelli che vivono senza cibo, senza acqua ed elettricità per un altro anno”.

I membri della clinica hanno detto che avrebbero approfittato della loro visita a Bruxelles per cercare di fare una campagna contro il memorandum e le politiche di austerità imposte alla Grecia. Ma, dopo essere stata informata, la vicepresidente del Parlamento europeo, Sylvie Guillaume del Partito socialista francese, ha fatto cancellare i biglietti aerei e gli alloggi predisposti per la partecipazione dei rappresentanti del Centro alla cerimonia, prevista per il 15 ottobre 2015 a Bruxelles, dicendo che non trovava appropriata la loro partecipazione. “L’evento e la cerimonia sono un’occasione speciale per riconoscere tutti i vincitori e non dovrebbero essere utilizzati per altri scopi, e ciò non ha nulla a che vedere con la qualità del vostro operato”, ha detto.

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