Castelfrigo, il distretto delle carni: finte coop, stranieri sotto ricatto

FONTE   ILMANIFESTOBOLOGNA

di Giulia Zaccariello

Lavorare per 10, 12 ore, a volte addirittura 14. In un solo giorno. Con pause per il bagno conquistate con fatica, quasi fosse una concessione, mentre quintali di carne scorrono veloci sul nastro: i ritmi impongono a ciascun operaio di pulire decine, anche centinaia di pezzi. Sono questi i racconti che fanno da sfondo alla protesta degli ormai ex-operai in appalto della Castelfrigo, azienda di Castelnuovo Rangone, in provincia di Modena, dove si sezionano parti di maiali, in particolare pancette e gole.

Qui i lavoratori lasciati a casa nell’autunno del 2017 dalle coop Work Service e Ilia D.A (a cui la Castelfrigo aveva dato in appalto i servizi di logistica) hanno superato il 90esimo giorno di sciopero. E da oltre un mese stanno vivendo, giorno e notte, davanti allo stabilimento, nelle tende montate dalla Flai-Cgil, dandosi il cambio per il presidio notturno e combattendo il freddo umido che punge la pianura, allungando le mani su una sorta di bidone stufa, utile anche per scaldare il cibo.

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Un gruppo di ospedali statunitensi produrrà farmaci generici per evitare la manipolazione del mercato farmaceutico

fonte pressenza.com

30.01.2018 eldiario.es

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Un gruppo di ospedali statunitensi produrrà farmaci generici per evitare la manipolazione del mercato farmaceutico
(Foto di Foto di IH vía eldiario.es)

Stanchi della scarsità dei farmaci e dei prezzi elevati, più di 450 ospedali negli Stati Uniti si sono uniti per creare un’azienda farmaceutica senza scopo di lucro.

Diverse società sono state indagate negli Stati Uniti e nell’Unione Europea a causa dei tentativi di manipolazione del mercato dei farmaci generici.

“È un’iniziativa molto importante e sarebbe interessante se potessimo copiarla anche in Spagna e in Unione europea”, spiega l’esperto di pianificazione della salute, Fernando Lamata.

Di Teguayco Pinto

La scorsa settimana, una rete di oltre 450 ospedali negli Stati Uniti ha annunciato l’intenzione di creare una società farmaceutica senza scopo di lucro per la produzione di farmaci generici, con l’obiettivo di combattere le carenze e gli alti prezzi imposti dall’industria. Con questo movimento, i gruppi ospedalieri intendono esercitare pressioni su alcune aziende che si sono dedicate all’acquisto di farmaci a basso costo e che poi hanno alzato drasticamente i prezzi, fatti che hanno generato grandi controversie e che hanno portato a diverse sanzioni e indagini sulle violazioni della concorrenza, sia negli Stati Uniti che nell’Unione Europea.

“La creazione di una società senza scopo di lucro per la produzione di farmaci generici mi sembra un’idea molto interessante e promettente”, ha detto l’esperto di pianificazione sanitaria, Fernando Lamata, a eldiario.es, “e penso che sia una reazione logica di un consumatore, come è un ospedale, di fronte ad un’escalation dei prezzi e alla carenza forzata imposta da parte di alcune aziende farmaceutiche”.

Durante l’ultimo decennio diverse società si sono dedicate ad acquistare vecchi farmaci che non hanno più un brevetto e che hanno un costo basso per poi aumentarne drasticamente i prezzi. Questa pratica viene solitamente messa in atto con farmaci per i quali non esiste una competizione a livello produttivo, come nel caso delle iniezioni di epinefrina, EpiPen, che ha aumentato il prezzo di cinque volte in soli 9 anni.

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Sulle lotte e le prossime elezioni: il punto di vista di Attac Italia

01.02.2018 Attac Italia

Sulle lotte e le prossime elezioni: il punto di vista di Attac Italia

Il prossimo 4 marzo l’Italia torna a votare.

Lo farà in una situazione sociale segnata dagli effetti delle politiche liberiste e d’austerità imposte dai governi succedutisi negli anni, con indicatori di povertà saliti alle stelle.

Lo farà in una situazione politica segnata da una separatezza ormai abissale fra paese reale e istituzioni, con un astensionismo destinato ad aumentare progressivamente.

Di fatto, queste elezioni arrivano in un paese nel quale il conflitto sociale e l’azione dei movimenti scontano un’insufficienza pesante, e dove alla narrazione austeritaria e securitaria corrisponde una preoccupante rassegnazione.

Viene al pettine un nodo fondamentale di questi anni: mentre le persone in campo per il cambiamento, sia esso un conflitto territoriale o una nuova pratica dell’agire comune, non sono mai state così numerose, la loro fiducia nella possibilità di una trasformazione più generale non è mai stata così bassa.

Si scontano, socialmente e politicamente, i pesanti limiti di una sinistra, anche “radicale” che, non avendo fatto un’adeguata analisi del capitalismo nell’epoca dell’economia del debito e della finanziarizzazione della società, ha di fatto interiorizzato la narrazione liberista, focalizzandosi nella rivendicazione di una qualche forma di redistribuzione.

Coerentemente con il nostro percorso associativo e di movimento, non guardiamo all’appuntamento elettorale come ad una scadenza decisiva, perché continuiamo a pensare che solo da una società in movimento possa scaturire l’energia per produrre istituzioni nuove e che oggi la rappresentanza sia molto più il problema che non la soluzione.

Anche perché, in un’epoca di progressivo spostamento dei luoghi della decisionalità fuori dalle assemblee elettive e del conseguente svuotamento di queste ultime, le istituzioni, invece di costituire un argine al pensiero unico del mercato, diventano sempre più spesso un’articolazione dello stesso.

Nella nostra riflessione e nelle nostre azioni abbiamo sempre identificato la necessità di una partecipazione popolare dal basso e inclusiva, come unica garanzia per avviare processi di riappropriazione sociale di tutto quello che ci “appartiene”: beni comuni, diritti sociali, ricchezza collettiva, democrazia.

Per questo, siamo convinti che, di fronte all’esito delle prossime elezioni, qualsiasi degli scenari paventati si realizzi (ritorno al voto per impossibilità di formare un governo, governo della destra, governo di “strette intese” Pd-Forza Italia, governo, forse più immaginario che reale, M5S-Lega), l’unica possibilità continui ad essere rappresentata dalla ripresa di una forte mobilitazione sociale che ponga le vite prima del debito, i diritti prima dei profitti, il “comune” prima della proprietà, gli amori prima dei generi.

Per queste ragioni, non vediamo nessuna possibilità di uscita dall’attuale impasse in proposte come quella di Liberi e Uguali, che non va oltre la riproposizione di un centro-sinistra liberista, pur emendato della recente spocchia (Renzi); e neppure in affermazioni come quella preannunciata del M5S, che in pochi anni ha dissipato tutte le potenzialità di rottura espresse dal voto di 5 anni fa, per inginocchiarsi all’altare della teologia della governamentalità (seduzione dei poteri forti e indifferenza verso i marginali comprese).