Il neonazismo dell’oligarca ebreo

Fonte: areaonline.ch

In Ucraina le milizie armate di estrema destra, come Azov, sono state create più per scopi economici che ideologici: l’analisi dell’esperto

di
Veronica Galster
La questione dell’ultranazionalismo ucraino è stata strumentalizzata ad arte da Putin per giustificare l’invasione dell’Ucraina, ma un problema legato alla presenza di gruppi armati di estrema destra esiste, anche se non ai livelli dichiarati dal presidente russoPer capirne l’effettiva natura, l’influenza che hanno avuto e hanno nel Paese e l’ampiezza del fenomeno, area ha intervistato Matteo Zola, giornalista, direttore responsabile di East Journal ed esperto di Europa centro-orientale e area post-sovietica.

 

Matteo Zola, come leggere la presenza di gruppi ultranazionalisti di estrema destra in Ucraina senza rischiare di essere tacciati di filorussismo?

La denazificazione dell’Ucraina proclamata da Putin è chiaramente strumentale ed è puramente retorica a fini di propaganda interna. Una cosa che è difficile da capire per chi conosce meno questi Paesi, è che il richiamo alla lotta contro il nazismo è un richiamo molto forte. L’identità russa si è forgiata sulla grande guerra patriottica, cioè sullo sforzo militare della Seconda Guerra mondiale che non era solo per salvare la Russia, ma anche per salvare il mondo dal nazifascismo. Il sentimento nazionale russo è alimentato ed è saldato a questa memoria della lotta al nazifascismo. Quindi, quando Putin parla di “denazificazione” lo fa sapendo che tocca certe leve nel suo popolo, risvegliando antichi ricordi, perché il loro immaginario va immediatamente a quei racconti dei nonni e allo sforzo della liberazione dall’invasione tedesca.

In secondo luogo, è chiaro che c’è una presenza di movimenti di estrema destra in Ucraina. Ci sono movimenti che esistono da quando l’Ucraina è indipendente, quindi ben prima del 2014. Si tratta di un’estrema destra che definirei “tradizionale” e che si rifà all’ultranazionalismo come lo conosciamo anche in altri Paesi d’Europa. Queste destre estreme fanno sempre riferimento a un passato, nel caso ucraino il riferimento è legato a un’identità ucraina di tipo etnico: un’Ucraina fatta di ucraini e dalla quale quindi tutta la componente russofona è esclusa. Questa visione si concentra principalmente nelle regioni occidentali, soprattutto in Galizia, attorno a Leopoli, dove c’è lo zoccolo duro.

 

Cos’è cambiato dal 2014, dopo la rivoluzione di Maidan?

A partire dal 2014, invece, si sviluppano altri movimenti, il più conosciuto è Pravyi sektor (Settore destro), guidato da Dmytro Jaroš. Inizialmente Pravyi sektor rappresentava solo l’indicazione di dove si trovava questo gruppo all’interno della piazza durante la rivoluzione, non c’era un’ideologia ben definita tra i suoi componenti. Sì, i suoi leader ce l’avevano, ma in quel momento non era importante la politica. Dopo poche settimane invece ha preso una connotazione ideologica molto forte di estrema destra.

Pravy sektor però non è un movimento che ha una grossa influenza politica e alle elezioni parlamentari del 2014 riesce a raccogliere solo l’1,8% dei consensi e il suo leader Dmytro Jaroš, candidato alle presidenziali lo stesso anno, raccoglie solo lo 0,7%.

 

Non ricevono consenso elettorale, questo significa che il popolo in maggioranza non li sostiene, eppure non sono stati proprio marginali…

Grazie al ruolo importante che questo movimento ha avuto nelle proteste in Piazza Maidan, è comunque riuscito a sfruttare le molte crepe di un sistema democratico vacillante, condizionato dal conflitto e plagiato dalla presenza degli oligarchi. La marginalità istituzionale dell’estrema destra non è sinonimo di debolezza, Pravyi sektor è, ad esempio, all’origine del famigerato battaglione Azov. Questa estrema destra militante e militare ha rappresentato una seria minaccia per la vita politica del paese: cercando di imporre la propria agenda estremista, si è infatti resa protagonista di intimidazioni e violenze verso oppositori di sinistra, gruppi femministi, attivisti Lgbt e minoranze etniche, minando il processo di democratizzazione.

 

E allora perché questi gruppi sono stati tollerati, se non promossi, dalle autorità politiche dell’Ucraina?

Non dobbiamo dimenticare la presenza di potenti oligarchi che controllano il Paese e promuovono i politici a seconda delle loro necessità. Uno di questi, molto potente e poco conosciuto, è Ihor Kolomojskyj, il cui nome ritorna spesso: è lui che ha favorito l’ascesa di Julija Tymošenko e di Petro Porošenko, con il quale però è poi entrato in conflitto, mettendogli così di fronte un degno avversario come l’attuale presidente Zelenskyj, favorendone l’elezione. Ed è sempre Kolomojskyj che ha finanziato la creazione dei battaglioni ultranazionalisti Azov, Dnipro e Aidar.

Ora, questo potente signore, vale la pena ricordarlo, è un ebreo con cittadinanza ucraina e israeliana, quindi tutto fuorché un neonazista.

 

Perché allora ha finanziato e armato dei gruppi di stampo neonazista?

Non lo ha certamente fatto per affinità ideologiche, lo scopo era invece quello di creare delle milizie private che, nella grande confusione del 2014-2015, gli servissero per difendere i propri interessi economici e politici nelle regioni orientali, nel momento in cui altre milizie private, orientate più verso gli interessi di Mosca, venivano finanziate da Achmetov e altri oligarchi del Donbass, come il battaglione Vostok. Si capisce quindi l’importanza del ruolo degli oligarchi, più che delle ideologie ultranazionaliste in contrapposizione a quelle filo-russe, nell’apparizione di questi gruppi paramilitari. Inoltre, la presenza di stranieri simpatizzanti dell’estrema destra tra le file di uno e dell’altro schieramento dimostra una volta di più che la chiave di lettura ideologica non regge per spiegare il fenomeno.

L’estrema destra ha sì un’influenza sul paese, ma questa influenza deriva dal fatto che sia collegata al potere oligarchico e risponda quindi anche a interessi che non sono di tipo ideologico-politico, ma piuttosto economico.

 

La guerra cambierà questi equilibri?

È chiaro che la guerra cambia un po’ tutto: il battaglione Azov è diventato necessario ora per lo Stato ucraino, lo stesso Stato che prima aveva cercato di integrare questa estrema destra per sottrarla al controllo degli oligarchi. L’ex-presidente ucraino Porošenko aveva interesse a far entrare questi battaglioni nell’esercito regolare perché questo significava toglierne il controllo agli oligarchi. Si potevano sciogliere questi battaglioni? No, non si poteva perché lo Stato era ancora debole, le istituzioni democratiche erano ancora deboli e il rischio era enorme, quindi si è cercata una via di compromesso integrandoli, anche se questo significava armare Azov come tutti gli altri battaglioni dell’esercito.

Dire che lo Stato ucraino ha protetto e tollerato l’estremismo di destra è sbagliato, ma lo Stato ucraino è tante cose e ci sono rappresentanti dello Stato che sono oligarchi e che quindi fanno i propri interessi. Si tratta di un discorso complesso e che non va “tagliato con l’accetta”, soprattutto se si parla dell’estrema destra del dopo 2014.

Se quando la guerra finirà l’Ucraina esisterà ancora, io credo che si riaccenderà il sentimento nazionalista, anche radicale, è inevitabile, ma non sarà necessariamente un nazionalismo di tipo etnico.

 

Sindaci tedeschi ostaggi della destra: “Vicini ai migranti”

Servizio da Berlino di Tonia Mastrobuoni su Repubblica del 12 gennaio 2020

Crescono minacce e aggressioni ai primi cittadini che danno assistenza ai rifugiati: molti costretti alle dimissioni per paura

 

BERLINO – Andreas Hollstein è sindaco di Altena, piccolo borgo medievale cullato dalle campagne del Nordreno-Westfalia. Quando arrivò l’emergenza profughi, li accolse a braccia aperte. E quando gli arrivarono le prime minacce razziste, non si preoccupò. Ma un giorno, mentre stava ordinando un kebab, si ritrovò un coltello alla gola. È vivo per miracolo: due uomini ebbero una reazione fulminea e buttarono a terra l’aggressore. Un caso isolato? Neanche per sogno.

Da tempo si accumulano in Germania le dimissioni di sindaci che finiscono nel mirino dei neonazisti, il più delle volte perché si sono mostrati solidali o semplicemente non ostili con i migranti. E purtroppo, conquistano le prime pagine soltanto quando gettano la spugna. O quando dalle minacce si passa alle aggressioni fisiche, come nel caso più famoso, quello di Henriette Reker, la sindaca di Colonia che fu accoltellata cinque anni fa da un estremista di destra, durante un comizio. Di recente, quando è stata di nuovo minacciata da un gruppo di nostalgici del Reich che si firmano “Staatsreichorchester”, “Orchestra del colpo di Stato”, la notizia è scivolata tra le brevi. Così come è stato notato appena che il candidato della Cdu alle elezioni regionali della Turingia, Mike Mohring, ha ricevuto dallo stesso gruppo una mail in cui lo invitavano a ritirarsi dalla corsa o altrimenti lo avrebbero fatto saltare con un autobomba. Firmato “Sieg Heil”.

Non tutti alzano bandiera bianca. Nel caso di Christoph Landscheidt, primo cittadino di Kamp-Lintfort, molti politici si sono detti scandalizzati perché ha deciso di reagire. E sta facendo una battaglia per procurarsi un porto d’armi. Discutibile, ovvio, e lui stesso ha detto di non voler andare in giro come uno sceriffo texano ma di voler proteggere se stesso e la sua famiglia dalle continue minacce di morte. Ma in qualche caso, come ricorda il tragico caso di Walter Luebcke, il presidente del distretto di Kassel ucciso a giugno con un colpo di pistola sul suo terrazzo di casa da un neonazista, la protezione dello Stato è arrivata tardi.

Volker Bouffier ha definito Luebcke “un costruttore di ponti”, ed è ciò che accomuna questi sindaci di una resistenza diffusa ma irregolare, nascosta spesso nelle zone rurali, lontane dai riflettori. Dove i neonazisti stanno sistematicamente costruendo colonie hitleriane e terrorizzando chi vi si oppone.

Per aver condannato il brutale pestaggio di un profugo iracheno da parte di quattro uomini, la sindaca di Arnsdorf Martina Angermann è stata subissata per mesi di insulti e minacce di morte. C’è un video che non lascia dubbi sulla violenza dell’azione contro il rifugiato, eppure gli aggressori si sono autobattezzati “difensori dei cittadini” e hanno persino sporto denuncia contro la sindaca. Che dopo essersi data malata per mesi, ha registrato un video in cui piange a dirotto spiegando i motivi della sua resa.   >>>

L’ARTICOLO PROSEGUE ALLA FONTE SU REPUBBLICA.IT

Movimenti neonazisti e suprematisti negli USA. Il Centro SPLC ne fa il monitoraggio e li combatte

Il Southern Poverty Law Center monitora gruppi di odio e altri estremisti negli Stati Uniti ed espone le loro attività alle forze dell’ordine, ai media e al pubblico.

I movimenti organizzati suprematisti e neo nazi negli USA sono numerosi e pericolosi. La documentazione su questi movimenti è ampia. Tra le fonti disponibili segnaliamo il sito del Centro ” THE SOUTHERN POVERTY LAW CENTER .
L’SPLC è dedicato alla lotta contro l’odio e il bigottismo e alla ricerca della giustizia per i membri più vulnerabili della nostra società. Usando contenzioso, educazione e altre forme di patrocinio, l’SPLC lavora verso il giorno in cui gli ideali di pari giustizia e pari opportunità saranno una realtà.
Il Centro svolge azione di monitoraggio e di contrasto legale ai gruppi di odio suprematisti, neo nazisti.Attualmente gli operatori del SPLC stanno monitorando più di 1.600 gruppi estremisti che operano in tutto il paese. Pubblicano rapporti investigativi, formano le forze dell’ordine e condividono le informazioni chiave e offrono analisi di esperti ai media e al pubblico.L’elenco dei movimenti monitorati negli USA è impressionante.

THE SOUTHERN POVERTY LAW CENTER

Eco-fascismo: prospera online l’ideologia  che sposa ambientalismo e supremazia bianca 

 

La questione ambientale è divenuta una priorità nell’agenda di molti governi per la ricerca di soluzioni, di nuovi modelli di organizzazione sociale che rappresentino la possibilità di vita per tutti sul pianeta terra.

L’approccio democratico alla questione ambientale si fonda sul principio che la continuazione della vita sul pianeta riguardi tutti gli umani di qualsiasi etnia, religione , convinzioni politiche, orientamento sessuale …

Non possiamo ignorare tuttavia che esiste da tempo un movimento sotterraneo eco nazista che tenta di coniugare la questione ambientale con una visione che ha come obiettivo la selezione di chi, nel futuro, dovrà sopravvivere sul pianeta: gli uomini e le donne di razza bianca.
Questo movimento presente in diversi paesi europei, ma non solo, è in crescita e diffonde il suo credo fanatico in rete, in forum riservati cui si accede solo su invito e su presentazione di adepti già convalidati. Si stanno formando comunità on line econazi, suprematisti bianchi, ossessionati dalla natura, antisemiti, che sostengono che la purezza razziale è l’unico modo per salvare il pianeta. Gli ecofascisti credono che vivere nelle regioni d’origine ed evitare il multiculturalismo sia l’unico modo per salvare il pianeta a cui danno la priorità sopra ogni altra cosa.

Come si afferma nell’articolo del Newstatesman di cui riportiamo il link, l’eco-fascismo si può manifestare in modi diversi: sotto l’ombrello della cultura eco fascista trovano ospitalità credenze come veganismo, anti-multiculturalismo, nazionalismo bianco, plastica anti-monouso, antisemitismo e, quasi sempre, un interesse appassionato per la mitologia norrena ( nord europea ) . La maggior parte dei profili Twitter di eco-fascisti auto-definiti sono un cocktail su misura di meme di estrema destra, immagini di foreste, odio verso gli ebrei e insulti ai “buonisti” . Tra richieste di purezza razziale e divieti di plastica monouso la maggior parte degli account ha tweet o retweet in onore di Thor, che celebra Tyr Day o glorifica Sunna, la dea del sole norrena.
Il legame con la mitologia norrena rappresenta “l’estetica” condivisa tra ecofascisti bianchi ed eroi norreni bianchi e che le immagini della natura e l’adorazione degli antenati della mitologia norrena si adattano agli ideali degli ecofascisti, che si vedono come combattenti per la terra , così come la supremazia bianca.

Naturalmente, la stragrande maggioranza degli ambientalisti contemporanei – quelli impegnati nella nobile e disperata lotta per salvare il pianeta dalle conseguenze della sconsideratezza umana – sono progressisti politici e persino di sinistra radicale. Non sono responsabili della cooptazione del pensiero ambientale da parte dell’estrema destra, né dovremmo confondere la loro posizione con quella dei nazionalisti bianchi.

ll fenomeno econazi è assai complesso, quello che cercheremo di fare da questo piccolo sito è quello di richiamare l’attenzione e la conoscenza sul fenomeno con la segnalazione di link ad articoli e documenti su questo tema. Purtroppo nei media italiani, eccetto alcuni articoli della corrispondente di Repubblica Tonia Mastrobuoni da Berlino sul fenomeno degli econazi “protettori della zolla” che stanno occupando villaggi come comunità integraliste chiuse, non si registrano particolari attenzioni al fenomeno.

DOCUMENTAZIONE

Eco-fascism: The ideology marrying environmentalism and white supremacy thriving online (Newstatesman 21/09/2018)

Viaggio in Germania nel paradiso degli econazisti articolo di Tonia Mastrobuoni (Repubblica 13/10/2016) 

Eco-fascism is undergoing a revival in the fetid culture of the extreme right  (20/03/2019) ( Guardian – Autore : Jason Wilson)

Nazi “Ecology” ( Columbia.edu)

Grazie Arturo Scotto per aver difeso Anna Frank dall’oltraggio fascista – Andrea Malpassi

Riproduciamo questo articolo già pubblicato su fortebraccionews che condividiamo  pienamente come condividiamo la piena solidarietà ad Arturo Scotto. Gino Rubini , Editor di Onde Corte

Anna Frank nel 1940 ( fonte foto: Wikipedia )

 

La squadraccia fascista che ha aggredito Arturo Scotto e sua moglie Elsa Bertholet inneggiava a Benito Mussolini e insultava Anna Frank. Perché i fascisti sono sempre fascisti, anche nel 2020. Ignoranti, violenti, vigliacchi: nell’anno nuovo proprio come in tutti gli anni vecchi. In otto contro uno, a volto coperto, gridando gli slogan più turpi e vergognosi che possano essere concepiti. Innamorati, ogni volta, di un leader che si scelgono accuratamente tra quanto di peggio – e anche onestamente di più ridicolo- passi in quel momento.

C’è sempre un’intima e radicata natura razzista, nei fascisti. Per questo continuano ad insultare Anna Frank nei loro canti, usano il suo volto come “offesa” nelle curve degli stadi dove spadroneggiano, ne irridono la memoria e la tragedia nei cori delle loro adunate. Perché Anna Frank è ebrea, innanzitutto. Nascosti da anni dietro le più ignobili “teorie negazioniste” sull’olocausto, i fascisti (nostrani e di tutto il mondo) continuano a coltivare il proprio feroce antisemitismo e ad ostentarlo come un gagliardetto.

E la insultano perché ne hanno paura. Sono terrorizzati da quella dolcissima ragazzina che ha subito il Male che l’uomo può fare nelle sue forme peggiori: costretta ad abbandonare la sua vita, rintanata come un topo in gabbia col costante terrore di essere scoperta, tradita dai propri vicini, deportata dai nazisti, uccisa in un campo di sterminio. Ne sono terrorizzati, i fascisti, perché Anna Frank è la vittima simbolica di tutto ciò che il fascismo è, di tutto ciò che il fascismo significa. Ed è il simbolo forte e vivo, al tempo stesso, di tutto il bello che l’essere umano può essere: della fiducia, della speranza, della tenacia di chi continua “a credere nell’intima bontà dell’uomo”… E’ il simbolo, in parole povere, di tutto ciò che è l’opposto del fascismo.

I fascisti sono sempre gli stessi, anche nel 2020. Ma se c’è stata negli ultimi anni una destra italiana che ne ha sdoganato i rigurgiti per provare a cavalcarli, è arrivato ora il momento di non minimizzare, non accettare chi li blandisce come “folklore”, respingere ed inchiodare alle proprie colpe sia quei dirigenti politici nazionali, sia quegli otto vigliacchi di Venezia che -nella notte di capodanno- hanno deciso di rappresentare la vergogna del Mondo.

Ad Elsa e ad Arturo, dunque, che si sono ribellati e per questo sono stati aggrediti, non va solo la nostra solidarietà: deve andare anche il nostro ringraziamento. Così come il nostro ringraziamento deve andare al giovane intervenuto coraggiosamente in soccorso di Scotto. Perché il fascismo cresce nell’indifferenza e nell’impunità e bene hanno fatto non solo a reagire, ma anche a denunciare: del resto il fascismo, diceva Sandro Pertini, non è un’opinione qualsiasi ma è un crimine.

Andrea Malpassi

 

Sconvolgente e violentissimo razzismo su VKontakte, socialnetwork russo.

 

Segnaliamo questo articolo apparso su Patria Indipendente, Rivista dell’Anpi   che denuncia la  nascita e la crescita di piccoli gruppi di nazifascisti italiani che utilizzano il socialnetwork russo VKontakte  per diffondere propaganda razzista  e anti ebraica.

 

Gruppo di lavoro Patria su neofascismo e web

Sul socialnetwork russo i deliri criminali di organizzazioni naziste anche italiane come Ordine Ario Romano, i cui membri sono indagati nel nostro Paese. Un florilegio delle mostruose immagini pubblicate su VKontakte

In questo articolo vengono proposte, a scopo illustrativo, testi ed immagini della propaganda nazista e fascista, italiana ed internazionale. Nonostante abbiamo escluso tutto il materiale a carattere sessuale o con immagini di cadaveri o rappresentazioni di efferatezze, quelli che seguono rimangono contenuti non adatti a tutte le sensibilità.

Leggi l’articolo su Patria Indipendente Rivista dell’ANPI