Poletti, pronto per il Circolo anziani di Imola o dintorni

 

Questo signore, un perito agrario divenuto ministro del lavoro per caso,  ora propone la straordinaria innovazione del lavoro con l’orario decontrattualizzato o, forse,  del lavoro “a obiettivi decisi unilateralmente dal datore di lavoro”,  senza una definizione di limiti dell’orario … Se dovesse passare la filosofia “innovatrice” del Poletti,  stando alle frasi confuse farfugliate  in un Convegno,  si entrerebbe al lavoro ma non si saprebbe quando termina la giornata o il turno notturno.  Questo signore non ha la più pallida idea sul significato e sugli impatti sociali che potrebbe avere l’applicazione delle sue proposte: vorrebbe dire togliere quella piccola barriera o vincolo contrattuale  che consente a milioni di persone un sia pure modesto governo del proprio tempo di vita.

Senza un riferimento contrattuale milioni di persone perderebbero il governo del proprio tempo: chiunque conosca  elementi di psicologia di base  sa che togliere il governo del proprio tempo alle persone significa produrre condizioni di grave rischio per la salute mentale. Nessuno dello staff ministeriale sembra averlo avvertito su quale terreno il nostro imolese si stesse avventurando.

Prono alla richieste dei datori di lavoro, palesemente ignaro delle responsabilità che competono al ministro del lavoro in materia di tutela della salute dei lavoratori il nostro esterna senza limiti la sua “visione del mondo e del lavoro” sempre più subalterna ai luoghi comuni del neoliberismo.

Un sistema di relazioni industriali basato solo sulla prestazione aumenterebbe immediatamente lo svantaggio per molte donne che lavorano : la regolazione dell’orario di lavoro è fondamentale per  governare il proprio tempo di lavoro da conciliare con  altri impegni di natura famigliare. Sarebbe un arretramento per tutte le persone, giovani, uomini e donne che vogliono rendere compatibili il lavoro con altri aspetti importanti della vita personale : lo studio , la crescita personale, la famiglia….

La semplificazione e oggettivazione  degli umani  a variabili totalmente dipendenti dalle esigenze dell’impresa  corrisponde ad un’idea rozza del lavoro e della produzione abbandonata già dai tempi degli studi sulle relazioni industriali di Elton Mayo.

Questo personaggio,  che viene da Imola , il  paese che vide Andrea Costa alla testa delle prime lotte bracciantili e poi operaie  per il pane e per le otto ore,  è verosimilmente funzionale al disegno politico teso a ridurre i diritti dei lavoratori ai minimi termini e a porre l’Italia, nella divisione internazionale del lavoro,  nella fascia più bassa della qualità dei processi produttivi e dei prodotti. Se si svalorizza il lavoro ben presto si dequalificano i processi e i prodotti e le reti sociali e territoriali in cui si produce. Si mette in atto un percorso a ritroso, all’indietro esattamente in direzione contraria rispetto al processo virtuoso messo in atto più di cent’anni  fa da  uomini come Andrea Costa.

Saremmo felici se tra breve questo signore cominciasse a passare le mattinate a giocare a carte al circolo anziani di Imola  o dintorni: i lavoratori trarrebbero un sospiro di sollievo e ci sarebbero risparmiati i farfugliamenti confusi di proposte che fanno arretrare non solo i diritti dei lavoratori ma la collocazione dell’Italia nella divisione internazionale del lavoro.

Gino Rubini