Ignoranze pericolose

il riposo del mimo

Per le vie di Berlino – Photostreet – foto di gierre 

 

di Franco DiGiangirolamo 

Non c’è dubbio che i decessi (di o da) Covid sono un argomento che si tratta malvolentieri. Se mi soffermo è perchè le conclusioni della Commissione Regionale Lombarda sul caso Trivulzio, il frasario che ha imperversato sui social e le tesi del capo della AfD,partito di destra con non pochi deputati nel Bundestag, hanno provocato un cortocircuito nei miei pochi neuroni funzionanti, al punto che “se non mi sfogo in qualche modo, scoppio“.
L’affermazione della Commissione secondo la quale il coronavirus avrebbe accelerato per alcuni pazienti processi degenerativi già in stato avanzato, ancorchè basata su una verità incontestabile, la classificherei tra le scoperte inutili che, tuttavia, se vengono strombazzate con la delicatezza di un rinoceronte, alludono ad una deresponsabilizzazione del virus nei confronti di una persona che era già incamminata verso “l’al di là.“. Non so se si voleva manifestare un intento “consolatorio“, ma sono convinto che l’affermazione, oltre che inutile, nella sua ridondanza si è manifestata, purtroppo, anche dannosa.Vorrei
annoverare questo caso, mettendolo da parte, nel quadro del modello comunicativo sulla crisi pandemica che i posteri avranno modo di valutare freddamente e che io trovo (ma guai a dirlo !!) uno dei punti più critici della gestione politica italiana della Pandemia.


Sul fatto che il virus abbia colpito soprattutto le persone anziane si è sentito e detto di tutto, dalle cose più orribili, contro le quali è corretto erigere una barriera etica e di cui non è civile neanche parlare, alle cose più stravaganti, tipo: “il virus sta distruggendo la generazione che ha ricostruito l’Italia“, “il virus non è
democratico perchè colpisce i più deboli, ma è stato clemente dal punto di vista demografico“, oppure alla tesi, sostenuto con forza anche dal Papa, che “gli anziani sono le prime vittime di una cultura dello scarto che prevale nel nostro assetto capitalistico“ etc. etc.. Tesi fondate su solide verità, anche se parziali.
Intanto dire che il corona virus spazza via una generazione di anziani è una iperbole esagerata perchè circa il 35% della popolazione italiana è ultrasessantacinquenne e la Pandemia ha assottigliato piuttosto modestamente la compagine degli anziani, se la si osserva dal punto di vista “statistico“. Che sia una amputazione dolorosissima per gli ammalati che hanno vissuto in solitudine, angosciosamente e dolorosamente la loro fine, per i parenti che non hanno potuto neanche confortarli ed elaborare il lutto, e per tutto il paese che ha osservato attonito gli eventi drammatici, è del tutto evidente. Che su questo dolore si costruisca una specie di epopea, come se si fosse in una guerra che ha bisogno di trasformare le
vittime in eroi, non lo trovo nè giusto nè utile, anzi un poco offensivo.
Il virus è stato selettivo, non democratico. Imperversa sugli starti più poveri della popolazione, come si vede ora benissimo in quei paesi che noi chiamiamo secondo, terzo, quarto mondo, dove la miseria rende difficilissimo qualunque lockdown, minimi gli effetti di qualunque prevenzione, e impossibile a troppi la difesa dalla aggressività del virus e dalla morte. I ricchi, come in tutte le epidemie, possono fuggire per evitare il contagio, come è avvenuto in molte città dell’occidente ricco, ma i poveri possono, con difficoltà, distanziarsi fisicamente, ma certo non distanziarsi socialmente. Anzi hanno bisogno (e lo stanno dimostrando in tutto il mondo, Italia compresa) di ridare forza alle loro comunità per sopravvivere, del mutuo aiuto, della pentola comune, di rinnovare lo spirito di resistenza delle loro comunità. In questo quadro la selettività generazionale della pandemia è molto crudele, perchè tocca anziani malati, ma relativamente giusta“. Se siete saltati sulla sedia avete ragione ma non possiamo negare che il dolore per
le vittime sarebbe stato enormemente più grande se il virus avesse preferito, come già accaduto nella storia dell’umanità, accanirsi sui più giovani. Il mio cinismo, forse esagerato, mi porta a pensare che,almeno dal punto di vista generazionale, il virus, sotto il profilo demografico, ci ha usato un occhio di riguardo.
Eppoi c’è questa storia di associare sempre e solo gli anziani alla cultura dello scarto.. Niente da dire solo che della “cultura dello scarto“ non sono vittime solo gli anziani che, in parte non irrilevante, almeno in Europa, sono perfino più tutelati di altre categorie sociali, ma tutti i poveri assoluti e relativi i cui rappresentanti di rilievo sono invece donne e bambini e migranti. Insomma, il corona vitus ha aperto, su scala globale un mucchio di dossier sulle ineguaglianze e le discriminzazioni di una società ormai fondata molto poco sul lavoro e sui diritti e molto sul suo sfruttamento indiscriminato e di un sistema”occidentale“ ormai privo di prospettive e soprattutto di autorità morale, e ci ha mostrato che la cultura
dello scarto va molto al di là della popolazione anziana e che,per questa ragione, va combattuta ancora più decisamente.

Ignoranza.

Un personaggio della Afd ha detto due mesi fa che non è d’accordo con la distruzione della economia per salvare la vita a persone che sarebbero morte comunque dopo tre mesi avendo già vissutoalmeno tanto quanto la speranza di vita del popolo tedesco (e, non detto, “non potendo pretendere molto
di più“). Tralasciando gli aspetti morali della questione e il richiamo implicito al programma di eutanasia T4 , che di per sè riempirebbero il cesto, vorrei sottolineare che questa affermazione, che rischia di essere considerata “ragionevole“, esercita una certa egemonia in quanto poggia su basi esclusivamente intuitive, del tutto, ma non clamorosamente, false.
In parole povere, pensare che un ottantenne, di un paese nel quale i cittadini hanno una speranza di vita media di 81 anni, morendo perda solo un anno di vita è una colossale stupidaggine alla quale si può credere solo perchè non si ragiona o meglio, non si sa ragionare.
Se si vuole calcolare, come fa il nostro fascistone, quanti anni di vita si sono perduti a causa del coronavirus, non si deve prendere come riferimento la speranza di vita alla nascita ma la speranza di vita all’età in cui il soggetto è deceduto.
Per es. In Italia la speranza di vita alla nascita è oggi di circa 83 anni, ma le persone che hanno tra gli 80 e84 anni possono sperare di vivere (in media) altri 9 anni e mezzo. In sostanza, chi muore a 83 anni ha perso 9 anni e mezzo di vita.
Rafforza questo ragionamento uno studio della Università di Glasgow (Sole 24 ore – Davide Mancino)nel quale si rileva che, a parte casi molto problematici e molto rari, di persone con grandi problemi disalute, nella maggior parte dei casi, gli anni di vita persi da coloro che sono deceduti di o con corona virus, sono almeno più di 5.
Tornando al nostro nazionalsocialista i 35.000 italiani deceduti avrebbero perso, secondo lui, tra 30.000 e 40.000 anni di vita, mentre secondo il mio calcolo, casareccio ma verosimile, ne avrebbero persi almeno 310.000. ovvero l’equivalente di oltre 3.700 persone che vivano 83 anni. Un danno tutt’altro che irrilevante, come invece vorrebbe far credere il nostro interlocutore.
I numeri, diceva un mio insegnante, se torturati abbastanza, confessano tutto prima o poi. In questo caso non c’è stato neanche bisogno di torturarli perchè, generalmente, le affermazioni che la destra ci propone
sono basate solamente su intuizioni semplici, rapide da comunicare, di effetto, popolari, che però richiedono , per essere smontate, ragionamenti controintuitivi non sempre a portata di mano.
D’altra parte per millenni l’umanità ha creduto che il sole girasse intorno alla terra come è intuitivo dedurre dalla semplice osservazione del moto celeste. Poi ci sono voluti secoli prima che la scienza conquistasse la nostra fiducia incrollabile nel contrario, ovvero nella verità dimostrabile. Non però la consapevolezza perchè, nonostante il lavoro rivoluzionario di Copernico, Keplero e Galileo a tutt’oggi
credo che il 99,9999999% dei cittadini italiani non saprebbero da dove cominciare se dovessero dimostrare che è la terra che gira intorno al sole.. Questo banale ragionamento mi conferma nel ritenere che una nuova alleanza-fiducia (non cieca) tra cittadini e scienza è assolutamente necessaria per affrontare
la complessità del mondo attuale e che si deve lavorare affinchè il “sapere“ recuperi una sua nuova autorevolezza e a giocare un ruolo anche politico con la P maiuscola.. Non credo, come sostiene
Odifreddi, che un paese moderno debba essere governato dai sapienti, ma che l’ignoranza possa spadroneggiare orgogliosamente è cosa dalla quale sono abbastanza terrorizzato, ovunque accada.