I neonazisti tedeschi alla conquista dei lavoratori

fonte fiom.cgil.it

Guido Reil è un minatore come suo padre e suo nonno prima di lui. E’ entrato nel sindacato a 18 anni e nel partito socialdemocratico a 20. Parlatore rapido, è stato rappresentante sindacale da più di 10 anni. Ma due anni fa, dopo l’arrivo in Germania di centinaia di migliaia di rifugiati, Reil ha scelto il partito di strema destra Alternativa per la Germania. Partecipando per la prima volta come candidato alle elezioni del suo distretto nel maggio scorso, il partito ha ottenuto il 20% dei voti e socialdemocratici sono scivolati di 16 punti percentuali rispetto alle elezioni precedenti. “Quelli sono i miei ex compagni” ha detto Reil. Sono venuti con me”.
Come fa un partito di estrema destra ad attirare elettori dal mondo del lavoro, un bastione tradizionale della sinistra? La domanda non è accademica. Va direttamente al cuore della emergente minaccia che AfD rappresenta per l’establishment politico tedesco, compresa la cancelliera Angela Merkel.

AfD ha sconvolto la Germania nelle elezioni politiche dell’autunno scorso entrando per la prima volta dalla seconda guerra mondiale in Parlamento. Ma lo sfondamento non ha distrutto un significativo tabù post-bellico. Ha anche complicato enormemente il compito di formare una nuova coalizione di governo, lasciando la Germania e il resto dell’Europa in mesi di limbo, fino al recente varo della Grosse koalition. Ora l’AfD è il principale partito di opposizione tedesco, aprendosi la strada per la conquista di altri elettori di inclinazione di sinistra che temono che i socialdemocratici siano stato cooptati. Molti temono che AfD, come voce principale dell’opposizione, avrebbe una posizione perfetta per trasformare il voto di protesta che ha ottenuto nelle elezioni nazionali di settembre – è arrivato terzo con il 13% – in un seguito consistente e fedele. “Se andremo al governo l’AfD ci soverchierà” ha previsto Hilde Mattheis, una parlamentare socialdemocratica del Bade-Wurttemberg, dove questo è già accaduto.
I 92 parlamentari di AfD, che ha trasferito i propri uffici nel centro di Berlino, non si sono vergognati ad usare i riflettori. Uno di loro, Jurgen Pohl, ha recentemente parlato in parlamento criticando le leggi sul mercato del lavoro che l’ex cancelliere Gerhard Schroder del partito socialdemocratico ha approvato dal 2003 al 2005, sostenendo che hanno creato schiere di lavori irregolari e precari. AfD, ha detto Pohl, “è un n uovo partito popolare che si cura delle persone semplici”. Quando qualche parlamentare di centro sinistra ha sghignazzato, Pohl ha chiarito davanti alle telecamere televisive “continuate a ridere. I vostri elettori vi stanno guardando”.
E infatti lo stanno facendo. AfD ha già sopravanzato l’Spd come secondo più grande partito nelle elezioni degli stati dell’ex Germania Est. In Baviera non è molto indietro. Ma Reil crede che il suo partito abbia il potenziale più grande in luoghi come Bottrop, nella Ruhr, un tempo cuore industriale della Germania occidentale e da lungo tempo bastione dei socialdemocratici e del sindacato. La Ruhr produce carbone dal 16° secolo e ha dato forma alla moderna Germania. Ha alimentato la rivoluzione industriale, due guerre mondiali, il miracolo economico postbellico e anche l’integrazione europea: la comunità del carbone e dell’acciaio è stata il seme dell’Unione europea. Ma oggi Bottrop e le città che la circondano sono in declino.
Reil ha lavorato in 10 miniere, 5 delle quali sono state chiuse. Insieme ad altri 2.500, è andato in pensione anticipata a 48 anni, dopo di che, a dicembre, l’ultima miniera ha cessato la produzione. Con le miniere hanno chiuso anche molti bar, così come un intero assetto culturale e sociale che una volta teneva viva l’area. La piattaforma “pro-worker” dell’AfD (pro-cool, pro-diesel e anti-immigrazione come dice Reil) risuona a Bottrop così come in tutte le iconiche fabbriche automobilistiche della Germania nell’ex est e nel ricco sud del paese.
Con l’avvicinarsi delle elezioni, a livello nazionale, dei rappresentanti sindacali dei lavoratori, stanno circolando liste di candidati vicini all’AfD, anche alla Daimler e alla Bmw. Ci sono piani per creare un nuovo movimento nazionale di lavoratori. Il nome è Sindacato alternativo per la Germania: “la rivoluzione ci sarà nell’industria automobilistica” dicono. I leaders sindacali dell’IgMetall respingono pubblicamente questo discorso come “marginale”. Ma privatamente confessano qualche timore.
Uno degli alleati di Reil, Oliver Hilburger, meccanico in un impianto della Daimler a Stoccarda, nel 2009, quattro anni prima della nascita dell’AfD, ha fondato un sindacato alternativo chiamato Zentrum Automobil. Hilburger che è in azienda da 28 anni, non è membro di AfD ma la vota Pensa che il partito e il suo sindacato siano naturalmente vicini. Quando è emerso che egli aveva una volta suonato per una band associata ai neonazisti, i media hanno riportato con ampiezza questo fatto. Ma ciò non ha impedito al suo sindacato di raccogliere il 10% dei voti e di eleggerlo come rappresentante dei lavoratori. Ora Hilburger, che definisce il suo passato musicale “un peccato di gioventù”, sta schierando più di 250 candidati in almeno 4 fabbriche. Alcuni di loro sono immigranti che vivono in Germania da anni e sostengono l’AfD. “C’è tra i lavoratori la sensazione che i sindacati colludano con i dirigenti aziendali e il governo”, ha detto Hilburger: “I boss e i media parlano della carenza di profili professionali e di come serva più immigrazione – ha detto – noi vogliamo parlare di carenza di lavori dignitosi per chi è già nel paese. E l’AfD l’ha capito”.
AfD è ideologicamente divisa con molti membri devotamente capitalisti e sospettosi del sindacato. Il focus strategico sulla classe lavoratrice propone di trasformare i voti di protesta in una base fedele, spiega Oskar Niedermayer, professore di scienze politiche alla Libera Università di Berlino: “Penetrare nel contesto sindacale è fondamentale per tale strategia”, avvertendo che la reazione volta a ostacolare AfD potrebbe avere dei contraccolpi.
Alcuni sindacati stanno dando indicazione ai propri iscritti di evitare chiunque della AfD. Alcuni club di pallone stanno pianificando di escluderli completamente. E, come ha evidenziato Niedermayer, i parlamentari degli altri partiti hanno sistematicamente bocciato tutti i candidati AfD dai principali incarichi parlamentari. “Questo li conferma nel ruolo di vittime delle elite” ha detto “e questo farà sì che lavoratori, che si vedono anch’essi come vittime delle elite, si identificheranno ancor di più con loro”. Appellandosi ai seguaci della sinistra, l’AfD sta anche cercando di legarli ad altre parti dell’agenda del partito, come la linea dura sull’immigrazione. Per esempio, la battaglia di Frank-Christian Hansel, un membro di AfD del Parlamento dello stato di Berlino, è per salvare il welfare della Germania, ma solo per i tedeschi: “Se vuoi la giustizia sociale devi tenere sotto controllo chi sta entrando nel tuo paese – ha detto Hansel – le frontiere aperte e il welfare state non stanno insieme”.
E’ il tipo di retorica che divide AfD dalla sinistra tradizionale, anche se essa ha finito per pescare nell’acqua socialdemocratica. Per AfD non è solo questione di quelli “sotto” contro quelli al top, ha detto Niedermayer,. Sono gli insider contro gli outsider.
“Giustizia sociale, si, ma solo per i tedeschi”: a Bottrop questo messaggio funziona bene. I residenti lamentano che ad alcuni rifugiati vengono prescritte “cavalcate” terapeutiche e corsi di corteggiamento per gentile concessione dei contribuenti, mentre le scuole pubbliche sono in declino. “Ottengono il social housing rinnovato, mentre i tedeschi attendono per anni” ha detto Linda Emde, gestore di uno dei pochi bar rimasti aperti. “Ma quando parli contro l’immigrazione vieni definito razzista”. Emde ha votato per i socialdemocratici tutta la vita. Ma a settembre, lei e suo marito si sono spostati sull’AfD.
L’ex minatore Guido Reil, che non ha mai cercato di fare carriera politica dentro la locale Spd, è ora membro della direzione nazionale di AfD. Nelle riunioni mensili siede allo stesso tavolo dell’aristocratica Beatrix Storch von Storh e Alice Weidel, professoressa. Le due parlamentari donne sono forse conosciute meglio per una recente invettiva sui social media su “orde di stupratori barbari, musulmani”. Ma Reil conta poco: “Cosa hanno in comune un minatore, una principessa e una professore?” scherza, “Sono tutti nell’AfD”.
 

Dal New York Times del 7 febbraio

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