Legge di stabilità, la sanità esce con le ossa rotte. L’impietosa analisi della Cgil

FONTE CONTROLACRISI.ORG

Nella legge di bilancio vengono ribaditi i tagli decisi l’anno scorso, con un progressivo definanziamento del sistema, che nell’ultimo decennio ha visto la perdita di 65 mila posti letto negli ospedali, la riduzione di 40 mila addetti in organico, dei quali 15 mila medici, oltre all’eliminazione di 35 mila precari, con l’età media del personale salita a 54 anni. A fronte di una situazione simile la Cgil ribadisce il suo giudizio negativo. Rossana Dettori, segretaria confederale Cgil, commentando le dichirazioni della ministra Lorenzin sottolinea che “i fondi attuali sono insufficienti e non sappiamo neanche se l’ipotesi d’aumento del costo delle sigarette per trovare 500 milioni in più passerà o meno”.

Intanto, il superticket resta, e al massimo sarà rimodulato regione per regione, “finendo con l’accrescere le diseguaglianze nel nostro Paese. È una tassa ingiusta, che grava sulle persone malate e rende inesigibile il diritto alla salute dei cittadini, che è garantito dalla Costituzione. Per questo, continueremo imperterriti la mobilitazione e a gennaio decideremo con quali modalità”, aggiunge Dettori. Oltre alla sanità, c’è il tema del sociale, “dove ci battiamo per l’approvazione di una legge sulla non autosufficienza. Alla base, c’è il fatto che non può essere il ministero dell’Economia a decidere le politiche sanitarie del Paese, ma deve farlo il governo”, ha detto la dirigente sindacale”.Inoltre, torna a registrarsil’intasamento di pronto soccorso e ospedali. “Anziché avviare un piano di rimodulazione della rete sanitaria esistente, si è proceduto unicamente a tagliare posti letto e prestazioni – spiega Dettori – chiudendo e accorpando nosocomi sul territorio. Tutto ciò ha prodotto l’attuale caos, con file estenuanti cui vengono sottoposti i cittadini”. Malgrado le carenze annose di personale e i carichi di lavoro sempre più gravosi, gli addetti rimasti riescono a garantire a prezzo di grossi sacrifici l’assistenza ai malati: basti pensare, che di media, l’orario di lavoro è salito da 36 (per contratto) a 44 ore settimanali, con gli straordinari diventati prassi quotidiana e spesso neanche più retribuiti per mancanza di risorse. Stante la situazione.