Abbiamo fatto fuori questo Varoufakis – Toni Ferigo

fonte WORKINGCLASS.IT

Il professore è uno scrittore prolifico. Oltre a testi e saggi di economia ,analisi politiche, pubblica anche riflessioni personali : “ pensieri di un marxista immaginario”, “ l’economia insegnata a mia figlia”. L’ultima in ordine di tempo è un diario sulla sua esperienza di ministro nel confronto con le istituzioni della “troika”, EU, IMF, Banca Europea in riunioni incontri, pour parler, dichiarazioni, etc.. Incontrò anche Matteo Renzi che pensò bene, dopo le sue dimissioni,di aprire un consiglio dei ministri italiano con un poco educato, “abbiamo fatto fuori questo Varoufakis”.

Yanis Varoufakis, professore d’economia alla università del Texas ,è stato il ministro delle finanze del governo greco nella trattativa sul debito con l’UE. Sei mesi drammatici. La conclusione è nota. La UE impose alla Grecia l’accettazione delle sue condizioni riassumibili in “ più austerità “. Varufakis , messo in minoranza nella direzione del Partito Siriza si dimise. Oggi è tra i promotori di un movimento europeo DEM25.

La memoria è titolata “adulti nella stanza”. Un titolo un po’ criptico. Chi sono gli adulti e quale la stanza ? La risposta è semplice. In una sua critica a eterodossi oppositori del piano prestito greco Martine Lagarde, presidente del FMI parlò di “ ragazzini nella stanza”. Era parte dell’attacco mediatico a Varufakis e i suoi collaboratori e sostenitori. Rafforzava un immagine fatta di incompetenza, superficialità ed esibizionismo.

Con l’augurio che sia presto tradotto e pubblicato in italiano il diario politico di Varufakis si presta da subito a considerazioni che vanno al di là della cronaca dei fatti. Va collocato entro l’intera storia , lo scenario di fondo su cui si svolse la rappresentazione. Ne tentiamo una sintesi anche con l’aiuto di altre fonti. Le parti in corsivo son tratte dal libro.

Quando Varufakis divenne ministro nel Gennaio 2015 l’economia greca era in condizioni disastrose. E’ bene precisare che l’economista accademico, non era nuovo alla politica, come è stato spesso raffigurato, sino a descriverlo come un apprendista politico, intellettualoide, narcisista benestante. Era membro del parlamento greco. La sua attività in passato non era stata solo accademica ma anche politica. Nel 2010 scrisse in collaborazione con Stuard Holland , figura storica della sinistra inglese, un libretto dal titolo significativo, “modesta proposta per risolvere il problema del debito europeo”. Una impostazione ,allora considerata keynesiana , per questo discutibile dagli ortodossi del tempo. Oggi sarebbe criticata come non realistica , troppo radicale. E’ stato anche consigliere economico del primo ministro Papandreu. Ruolo da cui si dimise dopo due anni di inascoltati consigli.

Conosciuto all’estero, spesso sui media, amico di non pochi artisti in Atene e, tra questi, il regista Costa Gravas che sta proprio lavorando ad un film tratto da “adulti nella stanza”. Parla un inglese perfetto, quasi letterario, gira in moto nel traffico impensabile di Atene … un personaggio insomma. Il ché gli procurò, come detto, non poche critiche satiriche da parte non solo della destra e anche qualche minaccia. Sua moglie si trasferì in Texas dopo telefonate minacciose.

Dopo la nomina a ministro all’arrivo a Bruxelles si incontra quasi per caso al bar della sede UE, con Larry Summers. I due si conoscono bene . Entrambi professori universitari con impegno in politica. Sanders è stato rettore all’università di Harvard e consigliere economico di Obama nel suo primo mandato. Ha presieduto il consiglio economica americano. Tra i due c’è amicizia nonostante le diversità di opinione e culturali. Summers è spesso citato come un “liberal” democratico, Varufakis si definisce “marxista erratico”.

Summer è un veterano della politica a livello internazionale, una vecchia volpe. Varufakis, ultimo arrivato, non manca di chiedergli valutazioni e consigli. La risposta di Summers può sembrare banale ma molto utile per comprendere il clima di Bruxelles e il modo di funzionare della UE: “ Ci sono due tipi di politici a Bruxelles. Gli OUTsider che vogliono mantenere la loro libertà di parola e giudizio sulle politiche dell’Unione e pertanto poco accettati, e gli INsider che sono i decisori o molto vicini a chi decide e ignorano bellamente gli OUTsider.

Gli insider sono obbedienti ad un rigido codice di condotta: non attaccare mai altri insider e non parlare con gli out di quanto succede nei luoghi ove si prendono le decisioni importanti”. Preso il caffè Summers chiede a Varufakis, “ allora Yanis,a quale gruppo vuoi appartenere? “, risposta “per carattere sono un OUT, ma cercherò di comportarmi come un IN per aiutare la Grecia a uscire dalla prigione del debito”

La buona ‘intenzione del neo ministro greco non gli basterà per entrare nella cerchia degli IN. Nelle settimane e mesi successivi piene di viaggi nelle capitali europee per incontrare politici , banchieri, economisti Varufakis dovette constatare e vivere la sua solitudine.

E’ utile ricordare, per parlare del libro,la situazione greca. Anche perché oggi nessuno più ne parla. Nell’era di Trump le amnesie si diffondono e le responsabilità spariscono.

I dati greci erano e continuano ad essere impressionanti: 25% disoccupazione di cui 50% giovani, un calo abissale del PIL , 1/3 della popolazione al di sotto del limite di povertà ufficiale. Dietro le statistiche le situazioni reali: anziani la cui pensione è stata ridotta più volte; famiglie che dipendono da un solo precario reddito; giovani che se vanno. Il tutto nonostante i 259 miliardi di prestito da parte EU nel periodo 2010 – 2012. La cifra è enorme ,come è possibile? La Grecia dissipa soldi per le sue arretratezze, clientelismo, corruzione etc … per questo il debito è abissale è il commento diffuso. In realtà il denaro prestato fu usato, prevalentemente per soccorrere banche europee, in particolare francesi e tedesche. I prestiti concessi erano a rischio altissimo e, come vedremo ne erano coscienti gli stessi creditori e le istituzioni economiche europee e internazionali.

Quale fu la linea di Varoufakis con il sostegno del governo greco presieduto da Sipras il leader della composita alleanza di sinistra Siriza, ( con non poche divisioni interne) nella contrattazione del debito e perché fu scelto come ministro delle finanze ?

Era stato Nikos Pappas , nel 2012, economista e capo gabinetto di Tsipras a mettere in contatto i due. Ne nacque una collaborazione fattiva. La situazione all’interno della coalizione occupava il maggior tempo della attività politica del PM e il rapporto con Varoufakis gli fu utile per affrontare la situazione con una più larga visione e fare proposte di negoziazione con la UE invece che la rituale retorica. Il piano aveva l’obiettivo di liberare la Grecia dalla gabbia dell’austerità e fu preparato da un gruppo coordinato da Varoufakis.

L’impostazione era chiara e le proposte pure. Il piano prevedeva come strategia, due possibili vie. La prima riguardava le proposte da negoziare con la UE: la ristrutturazione del debito e misure di sviluppo per l’economia in difficoltà. La seconda, detta fase B, era la via da intraprendere nel caso di fallimento della contrattazione: predisporre un piano di uscita dalla eurozona. La continuazione della politica economica precedente, l’austerità con alti costi sociali, doveva drasticamente combattuta sino ad arrivare a un conflitto aperto.

Diversi economisti lavorarono con il ministro greco. Il punto principale era però politico. Tsipras avrebbe sostenuto il piano nonostante le opposizioni della sinistra e la destra della coalizione, dove non mancavano gli insider? Tsipras , con coraggio, nominò Varufakis ministro, venne eletto in parlamento e di fatto responsabile del piano di proposte per la negoziazione.

L’accordo con Tsipras apre non poche questioni. Non c’è spazio per trattarle in profondità, ne tanto meno dare giudizi superficiali, ma comunque devono essere accennate per comprendere l’intera storia:

Quanto realistica fu la decisione di entrare nel confronto con la speranza che la troika fosse disposta ad accettare una proposta greca sul debito?
Era possibile anticipare la posizione della UE con la grexit? Tesi sostenuta dalla sinistra di Siriza.
Quanto realistico era il pacchetto Varoufakis sulla ristrutturazione del debito, per il mondo politico e la sua logica e quindi il grado di ricevere sostegni? La forte influenza dei leader politici in Europa non è mai venuta meno, con in prima fila la Germania della Merkel.
Dopo la vittoria di Siriza nelle elezioni politiche di Gennaio 2015: 149 seggi su 300 e la formazione di un governo di coalizione con un piccolo partito di destra ma antiausterity, guidato da Tsipras, l’euforia in Grecia era al massimo. Paul Krugman scrisse sul NYT di “terremoto politico che ha prodotto il primo governo europeo eletto su un chiaro programma anti austerità. Varufakis racconta che “nel mattino seguente la vittoria ero con Alexis nel suo nuovo ufficio di PM. Quando i nostri sguardi si incontrarono…Alexis si fece serio come serio fu quanto mi disse: non sentirti a tuo agio qui. Non imparare a amare la trappola degli uffici. Queste sedie, questi tavoli non sono per noi. Il nostro posto è nelle strade…Tieniti pronto se i bastardi trovano il modo di fermarci , tu ed io dobbiamo essere pronti a restituire le chiavi e tornare nelle strade per preparare la prossima manifestazione“

“ Provai vergogna dei dubbi che avevo avuto riguardo Alexsis….non mi interessava se la luce moriva , come inevitabilmente fu. Qui eravamo insieme lottando contro la sua estinzione”.

Nella sera dopo aver parlato al telefono con sua moglie in Austin nel Texas arrivò la prima telefonata ufficiale dagli USA. Era Bernie Sanders, il senatore del Vermont, che chiedeva cosa potesse fare per sostenere il nuovo governo greco. Stava per scrivere una lettera a Cristine Lagarde e voleva sapere se c’era qualche cosa di particolare che Varoufakis volesse. Ai saluti di Sanders segui un invito ad incontrare il segretario americano al tesoro Jack Lew, la disponibilità del professore Sachs della Università di New York a entrare nel gruppo di lavoro e, persino i saluti di Obama, con parole di simpatia per la Grecia.

L’euforia delle elezioni si spense presto con l’incontro con il ministro olandese delle finanze e presidente dell’Eurogruppo formato dai ministri delle finanze dei paesi UE, Jeroen Dijsselbloem.

Solite frasi di buona educazione e colloquio nell’ufficio riservato, a porte chiuse.

Dijsselbloem aprì la conversazione, “quali sono le vostre intenzioni. Intendete portare a termine il programma per la Grecia?”. Varoufakis ripetè le cose già dette al ministro olandese due giorni prima per telefono: “Il governo greco riconosce d’avere ereditato impegni presi dai suoi predecessori e spera che venga preso in considerazione il fatto che è stato eletto da pochi giorni con il fine di rinegoziare alcuni punti del programma”. Per telefono Dijsselbloem aveva risposto“molto bene”.Ma bell’incontro a porte chiuse la dichiarazione è ben diversa: “Questo non può funzionare.Dopo qualche minuto di tensioneJeroen mi disse, con voce piena di condiscendenza, il programma corrente deve essere completato o non c’è niente altro.” In breve se la Grecia non rispetta gli impegni le banche potrebbero fallire e la Grexit sarebbe stata imposta .Linea dura all’estremo. Nella conferenza stampa pro forma Dijsselbloem, più o meno scappò via, dopo una stretta di mano per i fotografi.

Sfortunatamente nei sei mesi successivi le relazioni non migliorarono molto negli incontri tra Varoufakis e i rappresentanti UE. Invece si hanno incisivi ritratti dei politici INsider e di molte conversazioni e pettegolezzi. Nel suo giro delle capitali europee Varufakis scrive che si è trovato entro allo stesso atto teatrale: “Accoglienza cortese dichiarazioni di attenzione accompagnate da promesse mai mantenute”.

Il commissario europeo Pierre Moscovici, ex ministro finanze francese, socialista, offrì sostegno privato e impegno personale, ma in pubblico le sue buone intenzioni erano immediatamente schiacciate da Dijsselbloem.

Poul Thomsen il tecnocrate danese incaricato dal FMI sul caso greco non solo simpatizzò con Varoufakis e le proposte greche ma insistette: “ questo è bene. Ma non è abbastanza. Noi abbiamo bisogno di annullamento di parte del vostro debito. Nessun ritardo”.

Anche gli incontri successivi non uscirono dallo schema: il presidente della banca centrale europea Mario Draghi, il cancelliere inglese George Osborne e, più importante di tutti, Wolfgang Shauble. Nell’incontro con i ministri dell’eurogruppo per discutere le proposte greche il clima è così descritto: “Terminato il mio intervento mi sono seduto e osservato un paesaggio di volti impassibili. Era come non avessi parlato, non c’era alcun documento sui loro tavoli. Le osservazioni, quando arrivarono, non fecero alcun riferimento a quanto avevo detto. Potevo cantare l’inno svedese . Non avrebbe fatto alcuna differenza.”.

Alla fine della riunione Varoufakis andò dal ministro finanze tedesco “mi vuoi fare un favore Wolfang ?Hai fatto questo per quaranta anni, io solo da cinque mesi e mi interessa il tuo parere. Non dirmi cosa debbo fare ma una tua opinione.”. Quando Shauble assentì Varoufakis gli chiese “Firmeresti se tu fossi al posto mio?” Voleva dire , saresti d’accordo con il piano troika e le sue conseguenze. Si aspettava la risposta che nelle presenti circostanze non vi era alternativa. “Invece guardò fuori dalla finestra. Era un giorno caldo e assolato. Poi si girò e mi colpì la sua risposta: Come patriota no. E’ male per il vostro popolo!”

“Quella sera tornando a casa non lasciavo dietro me un dittatore machiavellico. Stavo lasciando un uomo dal cuore afflitto, un uomo chiaramente tra i più potenti in Europa che, comunque, si sentiva senza potere per fare quello che sapeva giusto. Come i grandi autori di tragedie ci hanno lasciato, niente crea più grande senso di naufragio che la combinazione tra autorità suprema e piena impotenza.”.

Nello stesso tempo, mettendosi le cose in peggio, Varoufakis perse gradualmente la fiducia nella direzione del partito attraversato da continui conflitti tra fazioni, ma, più importante il distacco di Tsipras.

Su quanto avvenne vi sono tante versioni. Forse Tsipras fu gradualmente convinto dalla stessa Angela Merkel e spaventato dall’isolamento. Forse fin dall’inizio non fu completamente convinto della possibilità di una resistenza sino all’ultimo. Fu indetto un referendum sulle proposte della UE.

Varoufakis pose la domanda “vogliamo questo referendum per vincere o perdere?”. Gli fu risposto “per trovare una uscita d’emergenza”. Al referendum le proposte UE furono bocciate con il 60% dei voti. Fu un altro momento di euforia ma la vittoria era di Pirro. Non ci fu alcuna uscita di emergenza, anzi il contrario.

Un anno dopo le dimissioni di Varufakis, nel Luglio 2016, il Telegraph, giornale conservatore inglese pubblicò un lungo articolo nelle pagine economiche. L’articolo fu quasi ignorato. Il contenuto una feroce critica alle politiche messe in atto nell’affare debito greco dalle istituzioni economiche internazionali.

Le fonti delle notizie arrivavano addirittura dall’ ufficio valutazione del FMI i cui rapporti non furono direttamente inviati a Martine Lagarde, ma ai direttori dei vari dipartimenti. Nel documento riguardante la Grecia sta scritto “sono stati fatti errori enormi da parte dei decisori, ignorando segnali evidenti del sopraggiungere della crisi”. Ma la parte cruciale dell’articolo è l’affermazione che Lagarde e il FMI sapevano che il combinato prestito/austerità non avrebbe funzionato e che sarebbe stato utile solo alle banche creditrici. “L’ingiustizia è stata che i costi del prestito pesavano solo sui cittadini greci, i meno capaci di poter sostenerne il peso”. Non fu mai riconosciuto che il motivo della troika era proteggere l’unione monetaria. Nello stesso tempo i greci erano ripetutamente messi sotto accusa per disastri che erano causati dalla politica.

I critici del libro sostengono che Varoufakis ha presentato la sua versione dei fatti, che la sua linea era insostenibile, aggiungendo che l’accordo è stato non solo necessario ma si è rivelato utile. Nel luglio di quest’anno il Guardian ha pubblicato una intervista esclusiva con Tsipras: “il peggio è dietro alle spalle. L’economia sta risalendo, cosa che nessuno credeva potesse accadere”. I dati comunque continuano ad essere gravi e ben pochi in Grecia si dicono ottimisti e le critiche di Varoufakis sono taglienti. La discussione è di nuovo aperta.

Sipras riconosce di avere fatto errori, grandi errori aggiungendo che “ forse questi errori iniziali erano scelte di persone in posti chiave”. Alla domanda se si riferiva a Varoufakis il primo ministro negò educatamente spiegando che Varoufakis fu la punta di diamante nella fase A di conflitto ma che riguardo alla fase B quella che poteva portare alla brexit era “troppo vaga e non valeva la pena prenderla in considerazione” Lo stesso numero del Guardian in un altro servizio sulla Grecia scrive che Tsipras sta pagando un prezzo salato per la sua politica: la sua stessa popolarità è precipitata e inchieste danno Siryza al 16% in caso di votazione e che il suo carismatico leader è per molti discreditato come politico bugiardo.

Il successo del libro nelle edizioni inglese e francese è un premio alla semplicità di trattare problemi economici e politici con un linguaggio persino piacevole. Ti viene voglia di leggere subito la pagina dopo come se fosse un giallo. Il successo di vendita c’è ma non basta. Quello che preoccupa che a troppa gente non interessi la storia di questo economista che per breve tempo entrò in politica in un piccolo paese disastrato come la Grecia ed ebbe la sventatezza di discutere apertamente con le istituzioni internazionali facendo proposte economicamente non ortodosse.

Ed allora … “lo abbiamo fatto fuori”.

Toni Ferigo

14 novembre 2017