Depositato il ricorso di ASGI contro lo sviamento di 2,5 milioni di euro dal Fondo Africa

FONTE  14.11.2017 ASGI Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione

Depositato il ricorso di ASGI contro lo sviamento di 2,5 milioni di euro dal Fondo Africa
(Foto di Medici senza Frontiere)

Il 14 novembre 2017, per il tramite delle avvocate Giulia Crescini e Cristina Laura Cecchini, l’ASGI ha impugnato davanti al Tribunale Amministrativo del Lazio  il Decreto 4110/47 con il quale il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale ha accordato al Ministero dell’Interno un finanziamento di 2 milioni e mezzo di euro per la rimessa in efficienza di 4 motovedette, la fornitura di mezzi di ricambio e la formazione dell’equipaggio. Tutte attrezzature ed attività da destinare alle autorità libiche.

La vicenda contribuisce a rendere ancora più evidente come siano attuate nel concreto le politiche di gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale grazie al finanziamento delle stesse da parte dell’Italia verso la Libia .

L’attività di sostegno alle autorità libiche, infatti, rende palese la responsabilità del governo italiano, tanto nelle operazioni di respingimento condotte dal governo libico su delega del governo italiano, quanto nell’aggravamento delle condizioni di vita di migranti e rifugiati in Libia, dove gli stessi sono sottoposti a trattamenti disumani e degradanti, e la cui vita è posta in pericolo, in totale spregio degli artt. 2 e 3 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo.

“Riteniamo necessario mettere in discussione le politiche attuate dalle autorità italiane ed europee, le quali finanziano direttamente e indirettamente le autorità libiche, le rafforzano con attrezzature e strumentazione” affermano le avv. Giulia Crescini e Cristina Laura Cecchini dell’ASGI “ L’Italia e l’Unione Europea, in questo modo, delegano il controllo della frontiera alle autorità libiche, di fatto impedendo le partenze, rendendo la fuga dei migranti dalla Libia ancora più pericolosa anche grazie alla strumentazione che inevitabilmente è utilizzata dalle autorità libiche per attaccare le navi delle ONG durante le operazioni di soccorso, rendendo ancora più drammatiche le condizioni di vita dei migranti.”

“Occorre al più presto tornare nell’ambito di un dibattito democratico sul tema e disdettare formalmente e quanto prima l’accordo tra governo Gentiloni e Al Serraj, così come quelli con altri soggetti in Libia che non diano garanzie di agire nel rispetto dei diritti fondamentali della persona ” concludono le legali dell’ASGI.

In particolare dal punto di vista giuridico la vicenda è caratterizzata da chiare e gravi illegittimità.

Il decreto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, infatti, appare con tutta evidenza illegittimo per eccesso di potere, sotto il profilo dello sviamento di potere. L’art. 1 comma 621 L 232/2016 istitutivo del Fondo Africa stabilisce infatti che il fondo stesso è finalizzato a realizzare “interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i paesi africani d’importanza prioritaria per le rotte migratorie”. Per contro, il decreto 4110/47 svia i fondi da tali finalità fornendo, come espressamente riferito nell’atto stesso, supporto tecnico alle competenti autorità libiche per migliorare la gestione delle frontiere e dell’immigrazione, incluse la lotta al traffico dei migranti e le attività di ricerca e soccorso. Appare assolutamente evidente come l’utilizzo dei fondi sia profondamente difforme rispetto agli obiettivi per i quali tale fondi erano stati stanziati.

Come attori della società civile, impegnati nella difesa dei diritti di migranti, richiedenti asilo e titolari di protezione, abbiamo il dovere di contrastare tali prassi illegittime con ogni strumento giuridico a disposizione.

Il ricorso in oggetto si iscrive in questa prospettiva: è un’occasione per impedire che si configuri un’evidente illegittimità e, più in generale, può essere un’occasione per mettere in discussione le politiche violente e gravemente lesive dei diritti umani che caratterizzano quel tratto di mare, a due passi dalle coste europee, che continuiamo a chiamare Nostrum.