Un’alternativa di umanità è possibile

FONTE  UNIMONDO.ORG

Se si dovesse trovare una colonna sonora per commentare l’ultimo libro di Riccardo Petrella, la scelta ricadrebbe su una canzone di Roger Waters, l’ex leader dei Pink Floyd, contenuta nell’album da solista del 1992 intitolato “Amused to death”. La canzone si chiama “Perfect sense”. Il senso fondamentale, appunto perfetto nella sua follia, di questa globalizzazione si esprime nel denaro e quindi nella guerra, in una religione piegata all’ideologia, in uno stile comunicativo che moltiplica la paura e la rabbia. Il pessimismo di Waters non lascia scampo, ma è ugualmente profetico: eppure eravamo nel 1992, quando le promesse della globalizzazione a guida americana avevano convinto quasi tutti.

Petrella analizza criticamente quelli che chiama i principali produttori/distruttori di senso oggi: Dio (narrato secondo i nostri interessi); il popolo e la nazione; il denaro declinato nei suoi vari aspetti, il capitale, l’impresa, il mercato, la finanza. Manca un protagonista, in grado di cambiare il paradigma. Questo “grande assente” è l’umanità. E proprio “In nome dell’umanità” si intitola il volume di Petrella.

L’autore, economista, che ha ricoperto importanti ruoli in istituti di ricerca e in università di mezza Europa, è protagonista e teorico dei principali movimenti che cercano una governance alternativa all’attuale sistema internazionale che produce diseguaglianza, conflitti, distruzione dell’ambiente, povertà. Come scrive Roberto Savio nella sua prefazione, il libro è “il risultato di quarant’anni di studi, di ricerche, di (…) un impegno olistico, con una visione umanistica dell’economia, della società e delle conseguenze della crisi che ci domina”.

Proprio Savio e Petrella, insieme a Daniela Sicurelli, docente di “Scienze politiche e sociali” presso il dipartimento di Sociologia dell’università di Trento, hanno presentato il volume a Trento il 3 novembre scorso in un incontro promosso dalla casa editrice “Il Margine”, dalla “Fondazione Fontana” e da “Ipsia del Trentino”. Durante la presentazione l’autore ha ribadito il senso e l’urgenza della sua fatica editoriale: “Ho scritto questo libro perché non credo che questo mondo possa cambiare da solo. Non basta indignarsi occorre prendere la Bastiglia nel nome dell’umanità perché coloro che oggi decidono i destini del mondo sono strutturalmente incapaci di cambiare”.

Petrella, pur esaminandole con rispetto e competenza, non crede alle ricette “riformiste”, cioè alle modifiche interne al sistema; non ritiene possibile una sua autoriforma. Bisogna cambiare modello, partendo dall’umanità intesa come “soggetto sociale” che si esprime attraverso la consapevolezza di tutti gli esseri umani di appartenere ad un’unica “comunità plurale umana”. La proposta di Petrella sta o cade su questo concetto di “umanità”. Di certo si colloca in una dimensione diametralmente opposta alla posizione di una Thatcher che si chiedeva quale fosse il numero di telefono della “società” conoscendo lei soltanto individui. Petrella è conscio del problema ma insiste sulla necessità che l’umanità diventi un “soggetto giuridico titolare di diritti e di doveri”. Ci vorrà molto tempo, ma questa è la via da intraprendere: solo l’impegno di una “forte alleanza fra le diverse componenti della società civile mondiale e le classi dirigenti di alcuni Paesi «piccoli» di ogni continente, [insieme al] sostegno delle frange «illuminate» al potere nei Paesi dominanti”.

“Occorre costruire una umanità molteplice, interconnessa e solidale: ed è possibile”, sostiene con forza il professore. Tuttavia: come fare? “Io inizierei chiedendolo ai vinti. Io inizierei dalle persone che non hanno più accesso all’acqua, ai malati senza cure, ai contadini e agli operai (che sono ancora più di 1 milione nel mondo), ai disoccupati senza prospettive, ad una sparuta pattuglia di professori e ai monaci, agli artisti e soprattutto alle mamme di tutto il mondo”. Da loro può partire quel processo di “consapevolezza, allerta e riconoscimento attraverso agorà di abitanti e un consiglio di sicurezza dei beni comuni pubblici mondiali”.

Per questo occorre una “audacia” mondiale intesa come progetto di futuro e come proposta, concreta e utopica allo stesso tempo, per raggiungere obiettivi radicali: dichiarare illegale la povertà; bandire la guerra; mettere fine alla finanza attuale. Petrella lancia la sfida. Qualcuno non sarà d’accordo, qualcuno la dipingerà come impossibile. Ancora le parole di Petrella: “Dire che è colpa della natura umana e della complessità sociale, se le cose non cambiano, è un alibi. La natura umana è capace anche di solidarietà, dedizione all’altro e ai beni comuni mentre i sistemi per quanto interdipendenti non sono immutabili”. Questo libro, forse per la prima volta in maniera organica, disegna un’alternativa possibile.  

l’autore dell’articolo :

Piergiorgio Cattani

Nato a Trento il 24 maggio 1976, dove risiede tuttora. Laureato in Lettere Moderne (1999) e poi in Filosofia e linguaggi della modernità (2005) presso l’Università degli studi di Trento, lavora come giornalista e libero professionista. Scrive su quotidiani e riviste locali e nazionali. Fa parte della Fondazione Fontana Onlus dal 2010. Dal 2013 è direttore del portale Unimondo. È attivo nel mondo del volontariato e della cultura come presidente dell’ “Associazione Oscar Romero”. Ha scritto numerosi saggi su tematiche filosofiche, religiose, etiche e politiche ed è autore di libri inerenti ai suoi campi di interesse.