Il governo turco cancella Darwin

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fonte MICROMEGA

di FRANCESCO SUMAN

La Turchia di Erdoğan annuncia di voler eliminare la teoria dell’evoluzione dal programma scolastico. Le forze conservatrici turche non sono nuove a iniziative contro l’evoluzionismo e la decisione del ministero dell’istruzione turco appare come il culmine di un processo di influenza culturale più profondo e preoccupante. Questa decisione oscurantista segna non solo un grave conflitto con le regole del gioco scientifico, ma anche con quelle del gioco democratico, in quanto viene condizionata fortemente la possibilità da parte dei cittadini turchi di godere del diritto fondamentale del libero pensiero.

La teoria dell’evoluzione non piace al governo turco. Il funzionario del ministero dell’istruzione turco Alpaslan Durmuş, a capo del dipartimento che si occupa dei programmi scolastici, ha annunciato, in un video1 pubblicato sul sito del ministero dell’Istruzione lo scorso 21 giugno, che la teoria dell’evoluzione di Darwin sarà esclusa dai programmi delle scuole superiori, a partire dal 2019. Incassato il parere positivo di Erdoğan, l’approvazione è attesa a fine giugno dopo la festa di conclusione del periodo di Ramadan.

“Pensiamo che questi argomenti non possano essere compresi dagli studenti” ha detto Durmuş. Il curriculum verrà “semplificato” perché l’educazione dei giovani deve essere in linea con i valori locali e nazionali.

Già lo scorso gennaio il ministero dell’istruzione turco aveva lanciato l’annuncio di un nuovo programma per le scuole secondarie che prevedeva la riduzione del carico dei compiti per casa, la riduzione di riferimenti a Atatürk, promotore di un processo di secolarizzazione in Turchia negli anni ’20 e ’30 del ‘900, e l’eliminazione di riferimenti alla teoria dell’evoluzione.

La consulenza dell’unione per l’istruzione Eğitim-Bir-Sen, di schieramento conservatore e filo-governativo, avrebbe svolto un ruolo fondamentale nella redazione del nuovo programma scolastico. Secondo Mustafa Akyol, editorialista del “Al-Monitor Turkey Pulse – the pulse of the Middle East” e opinionista del New York Times2 la decisione del ministero dell’istruzione è piuttosto coerente con la battaglia culturale di tendenze religioso-conservatrici che è in corso da molto tempo in Turchia: le giovani generazioni vanno protette da idee pericolose e l’evoluzione è vista come una teoria corrosiva dei valori legati alla fede religiosa.

Ai tempi dell’impero Ottomano, pensatori “materialisti” come Abdullah Cevdet e Suphi Ethem avevano tradotto diversi lavori evoluzionistici, tra cui le opere di Ernst Haeckel. Durante gli anni della repubblica secolarista del nazionalista Atatürk, la teoria dell’evoluzione entrò nei testi scolastici e nella cultura popolare. Secondo Mustafa Akyol, negli anni ’70 la sinistra marxista iniziò a vedere con favore il pensiero darwinista e probabilmente anche per questo la destra iniziò a considerare darwinismo e ateismo come sinonimi. Negli anni ’80 le traduzioni di libri dei “nuovi ateisti” come Richard Dawkins sortirono l’effetto di radicalizzare le posizioni e il creazionismo islamico ci esacerbò, facendo proprie le argomentazioni del creazionismo cristiano statunitense.

Un sondaggio pubblicato su Science nel 2006 aveva rilevato come meno del 30% della popolazione turca accettasse la teoria dell’evoluzione, classificando la Turchia all’ultimo posto dopo gli Stati Uniti (25 i paesi presi in Esame: 23 europei, più USA e Giappone3).

Già allora, uno scienziato del calibro di Mehmet Somel, biologo evoluzionista di fama internazionale in forze al dipartimento di scienze biologiche della Middle East Technical University di Ankara4, puntava il dito contro le influenze sull’istruzione da parte delle forze conservatrici del paese: nel 1985 la cooperazione tra il ministero dell’istruzione e i creazionisti statunitensi aveva portato all’inclusione del creazionismo nei programmi e nei testi di biologia delle scuole superiori.

In quell’occasione un’associazione non governativa di consigli universitari che rappresenta giovani ricercatori, la “Universite Konseyleri Dernegi”, aveva avanzato un’azione legale contro il ministero, richiedendo la rimozione del creazionismo dai testi scolastici assieme a un’appropriata inclusione della biologia evolutiva. Il ministero aveva risposto che il darwinismo era da considerarsi una teoria scientificamente sospetta, utilizzando come riferimenti bibliografici le pubblicazioni del “Discovery Institute” di Seattle, noto per la sua campagna di promozione dell’Intelligent Design negli USA, e sottolineando come l’evoluzione non fosse compatibile con la cultura e i valori turchi.

Nel 2009, 150esimo anniversario della pubblicazione della prima edizione dell’Origine delle specie, un fatto di una gravità inaudita si verificò. Durante il governo del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Adalet ve Kalkınma Partisi, AKP), di cui Erdoğan è un esponente, il Consiglio per la Ricerca Scientifica e Tecnologica della Turchia (TÜBİTAK), ovvero la principale agenzia governativa responsabile del finanziamento alla ricerca, rimosse dalla rivista divulgativa di scienze e tecnologie (Bilim ve Teknik), poco prima di mandarlo in stampa, un articolo dedicato alla vita e alle opere di Charles Darwin. Milliyet, uno dei quotidiani più diffusi in Turchia, aveva riportato che l’ordine di rimozione era venuto direttamente dal vice-presidente del TÜBİTAK Ömer Cebeci, per cui la “Universite Konseyleri Dernegi” aveva subito chiesto le dimissioni. Dal 2013, TÜBİTAK ha fermato la stampa e la vendita di libri sull’evoluzione, comprese celebri opere di autori come Richard Dawkins, Richard Lewontin, James Watson e Stephen J. Gould5

Il 29 ottobre 20166 Erdoğan ha emanato un decreto in seguito al dichiarato stato di emergenza nel quale sancisce che i rettori delle università statali non saranno più stati eletti dai membri accademici, bensì direttamente dal presidente stesso, che potrà scegliere tra una rosa di tre candidati. Inoltre, le autorità turche sono arrivate a destituire più di 10000 funzionari pubblici, tra cui accademici e insegnanti, ritenuti vicini alle posizioni di Fethullah Gülen, il presunto ispiratore del tentato colpo di stato del 15 luglio 2016.

La Turchia di Erdoğan, per numerosi e complessi motivi, ha purtroppo dato molti segnali per ritenere che oggi si stia spingendo al di fuori dei confini del lecito gioco democratico. Una delle dimensioni più insopportabili di questa deriva è rappresentata da ciò che non possiamo definire altrimenti se non oscurantismo intellettuale e culturale.

L’evoluzione non è un’opinione, è un fatto, che oggi è persino riproducibile in scala e osservabile in laboratorio, utilizzando colonie di batteri7. La teoria dell’evoluzione neodarwiniana è una potente teoria scientifica corroborata, senza possibilità di appello alcuno: si fonda su 3 pilastri concettuali (variabilità, ereditarietà, sopravvivenza e riproduzione differenziali) e su alcuni processi fondamentali (mutazione, migrazione, deriva genetica, selezione naturale; e ancora costruzione di nicchia, plasticità fenotipica, processi di sviluppo) attraverso cui spiega la diversità degli organismi e delle specie viventi e il loro adattamento all’ambiente circostante.

Come tutte le teorie scientifiche, la teoria dell’evoluzione è fondata sull’esercizio del metodo logico-razionale; essa può essere messa in discussione pubblicamente e anzi è opportuno e auspicabile che ciò avvenga, per metterne in luce le carenze e aumentare con ulteriore elaborazione teorica e ricerca empirica il suo potere esplicativo, a patto che si operi all’interno delle regole del gioco logico-razionale.

La democrazia pure è fondata sull’esercizio dell’argomentazione logico-razionale. La democrazia ateniese segna il passaggio, per la civiltà occidentale, da una cultura basata sulle narrazioni mitologiche a una cultura fondata sull’argomento logico. La democrazia permette, in linea di principio a tutti, tramite opportuna istruzione, di smontare e rimontare argomenti, attraverso gli strumenti logico-razionali, e di contribuire così attivamente alla vita pubblica. L’argomentazione e il confronto pubblici permettono di far emergere fatti oggettivi pubblicamente riconosciuti e di fondare verità condivise a partire da questi.

Una società fondata sulla discussione pubblica di argomenti possiede uno strumento che permette, in linea di principio, di neutralizzare opinioni personali o credenze soggettive che mirano a imporsi come visioni del mondo dominanti.

L’azione politica di uno stato che voglia dirsi moderno dovrebbe fondarsi su verità pubbliche fondate sull’utilizzo della ragione da intendersi come verità laiche, che certamente possono essere messe in discussione, a patto che si operi all’interno delle regole del gioco dell’argomentazione logico-razionale.

Ogni forma di creazionismo estremista invece, islamico o cristiano che sia, è una derivazione più o meno diretta di verità rivelate, segna un’abdicazione dalla ragione e costituisce dunque un territorio che si colloca al di fuori dei confini al contempo della scienza e della democrazia.

Come sostiene Gloria Origgi, “si può vivere in democrazia anche se le teorie scientifiche di un’epoca si rivelano sbagliate nell’epoca successiva. Non si può vivere in democrazia però laddove le teorie scientifiche vere non hanno uno statuto epistemologico riconosciuto collettivamente, o laddove le credenze soggettive, personali, mai discusse insieme agli altri diventano le opinioni che formano il giudizio politico e di conseguenza fondano l’azione collettiva”8

La decisione di una classe dirigente, quella conservatrice turca, di eliminare dal programma di istruzione scolastica una teoria scientifica corroborata come quella neodarwiniana dell’evoluzione comporta il deliberato rifiuto di centinaia di anni di studi scientifici, storici, filosofici e culturali che rappresentano conquiste per l’umanità intera.

Ogni Paese è libero di autodeterminarsi e di fondare i propri valori collettivi in piena autonomia. In questo senso non crediamo che la Turchia stia compiendo un “passo indietro” in un percorso verso un necessario e unidirezionale progresso che ogni paese dovrebbe percorrere. Non crediamo esista una sola strada per il progresso e dunque non è un’idea di progresso che qui va difesa. Va difesa piuttosto un’idea di libertà. In uno stato democratico, ogni individuo dovrebbe essere messo nelle condizioni di avere libero accesso a ciò che permette in linea di principio di realizzare le proprie inclinazioni, laddove la realizzazione della libertà individuale non implichi la limitazione della libertà altrui. La libera circolazione di idee dovrebbe esserne la condizione preliminare. Oggi la componente conservatrice dello stato turco sceglie di impedire ai propri cittadini di avere libero accesso a idee stigmatizzate, su base irrazionale, come contrarie ai valori nazionali, strozzando così i canali linfatici che trasportano il nutrimento più prezioso per uno stato moderno e civile: la libertà di pensiero.

NOTE

1 http://www.eba.gov.tr/uzem/ttkb

7Si sta facendo riferimento al Long-Term Experimental Evolution Project (LTEE) avviato nel 1988 e diretto dal biologo evolutivo Richard E. Lenski

8Origgi G. (2017), Post-verià e post-politica, Micromega 2, pp. 122-123

(27 giugno 2017)

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