Salvini : ” Riportare i migranti in Libia significa salvarli…” – Falso !

 

 

 

Come si può sopportare una propaganda falsa e disonesta come quella del ministro Salvini che continua ad affermare :

” Riportare i migranti in Libia significa salvarli….”

Il sito ufficiale della Farnesina viaggiaresicuri.it così descrive la sicurezza della Libia. Stralciamo la pagina del sito della Farnesina dedicato alla Libia, aggiornata al 12 febbraio 2019 :

‘….. Sicurezza
• Indicazioni generali, ordine pubblico, criminalità
A partire dall’11 gennaio 2017 l’Ambasciata d’Italia a Tripoli ha ripreso le proprie attività.
Si ribadisce l’invito ai connazionali a non recarsi in Libia e, a quelli presenti, a lasciare temporaneamente il Paese in ragione della assai precaria situazione di sicurezza. Scontri tra gruppi armati interessano varie aree del Paese (incluso in Tripolitania, nell’area intorno a Sirte, a Sebha, Bengasi, Derna e Sabratha). 
Valido al 23.02.2019, pubblicato il 12.02.2019 del Paese (incluso in Tripolitania, nell’area intorno a Sirte, a Sebha, Bengasi, Derna e Sabratha).
Permane inoltre, anche nella capitale, la minaccia terroristica e elevato rischio rapimenti. Si registrano elevati tassi di criminalità anche nelle principali città e strade del Paese, tra cui il tratto stradale costiero dalla Tunisia all’Egitto.

Si ribadisce l’invito ai connazionali a non recarsi in Libia e, a quelli presenti, a lasciare temporaneamente il Paese in ragione della assai precaria situazione di sicurezza. Scontri tra gruppi armati interessano varie aree del Paese (incluso in Tripolitania, nell’area intorno a Sirte, a Sebha, Bengasi, Derna e Sabratha).

Permane inoltre, Valido al 23.02.2019, pubblicato il 12.02.2019
del Paese (incluso in Tripolitania, nell’area intorno a Sirte, a Sebha, Bengasi, Derna e Sabratha). Permane inoltre, anche nella capitale, la minaccia terroristica e elevato rischio rapimenti. Si registrano elevati tassi di criminalità anche nelle principali città e strade del Paese, tra cui il tratto stradale costiero dalla Tunisia all’Egitto.
• Rischio terrorismo
Cellule jihadiste sono presenti in varie parti del Paese, inclusa la capitale. Attacchi terroristici rivolti a libici e stranieri, anche con ricorso ad autobombe, hanno avuto luogo a Tripoli (da ultimo contro la Commissione Elettorale il 2 maggio e contro la National Oil Corporation il 10 settembre 2018). Si sottolinea che standard adeguati di sicurezza non sono garantiti nemmeno nei grandi hotel della capitale, che sono anzi considerati ad
alto rischio. Si richiama inoltre l’elevato rischio di sequestri di cittadini stranieri, a scopo di estorsione o di matrice terrorista, in tutto il Paese. FONTE VIAGGIARESICURI.IT

Lo Stato smentisce lo Stato. O la Libia è un paese sicuro e il Ministero degli Esteri divulga notizie allarmistiche e false e per tale motivo dovrebbe cancellare questa pagina sulla Libia o, invece , è falsa la propaganda del ministro degli interni che continua ad affermare che la Libia è un paese “sicuro” per i migranti che vengono “salvati” dalle motovedette e portati nei lager gestiti da fazioni di criminali.

 

I PALINSESTI RAI ISPIRATI AL MICROPENSIERO DI UN VILLANZONE BULIMICO ? L’UNICA RISPOSTA E’ IL TELECOMANDO…..

 

La gestione dei canali Rai da parte del governo a trazione leghista e sostenuto dai pentastellati si sta mostrando in tutta la sua devastante regressione culturale e politica.
Telegiornali regionali ridotti a miserevoli mattinali della questura, il secondo canale della Rai è divenuto il megafono di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni imperversa snocciolando banalità e riflessioni di profondità millimetrica. Qualche delirante leghista straparla di italexit e di abolizione dell’euro…

La più grande piattaforma pubblica di comunicazione e produzione culturale nazionale viene annullata e ridotta a canale di propaganda spicciola dei nuovi capi che si auto rappresentano come i messaggeri indiscussi del volere del poppolo.

Con i soldi del canone invece di finanziare una piattaforma pubblica d’informazione e produzione culturale pluralista si sceglie invece di trasformare la RAI in una piattaforma che fa propaganda full time  per Salvini e Di Maio. Neanche la Democrazia Cristiana, negli anni peggiori, ha mai osato tanto.
La rappresentazione quotidiana del mondo elaborata dal micro pensiero di un villanzone bulimico che basa le proprie fortune politiche sulla tragedia dell’immigrazione e sul rancore sociale delle persone che hanno perso il lavoro o dei giovani che non lo avranno,  sta diventando il palinsesto di molti programmi Rai. Lo sciopero degli abbonati Rai, il crollo dell’audience dei programmi più servili rispetto al governo è forse l’unica forma per interrompere questa regressione della piattaforma pubblica d’informazione e produzione culturale pubblica. E’ giunta l’ora d’impugnare con decisione …il telecomando
Editor

In Ungheria, la deregolamentazione degli straordinari scatena una protesta sociale

FONTE EQUALTIMES.ORG

” Tutti gridiamo insieme,” non saremo schiavi! ” ” Non abbiamo paura di dirglielo, non saremo schiavi!” “. freddo polare, ma ambiente caldo, Sabato 5 gennaio, a Budapest, capitale ungherese, dove una grande parata corteo di circa 10.000 persone, da Piazza degli Eroi al parlamento neogotico monumentale si affaccia sul Danubio. Per la terza volta da metà dicembre, i sindacati, i partiti politici e le organizzazioni civili che dimostra in attacchino insieme contro il governo nazionalista del primo ministro Viktor Orbán al comando d’Ungheria dal 2010.

” Andiamo in fabbrica, loro al castello “. Questo slogan scritto su un cartello brandito nella processione è esplicito: la folla protesta sia contro una legge di ” flessibilizzazione ” straordinarie che contro il crescente autoritarismo del potere. Dopo una terza vittoria consecutiva alle elezioni legislative dell’aprile 2018, è stato in grado di rinnovare la ” super maggioranza ” dei due terzi che gli ha permesso di governare senza ostacoli dal 2010 e di rilanciare il suo controverso disegno di legge al quale aveva rinunciato un anno e mezzo fa sotto la pressione sindacale.

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FBI, la fabbrica di terroristi di carta

 

 

FONTE AREAONLINE.CH
di Serena Tinari

È il giornalismo dal respiro lungo, l’inchiesta che va avanti per anni e che un passo alla volta lascia il segno. Ma è soprattutto un ritratto impietoso dell’epoca balzana che ci è toccata in sorte. Il progetto “Trial and Terror” pubblicato da The Intercept toglie il fiato e se non fosse fondato su documenti ufficiali, si farebbe fatica a credere ai suoi esplosivi contenuti.

Fatti, numeri e storie che raccontano come l’Fbi abbia letteralmente fabbricato centinaia di presunti terroristi. Persone fragili, povere in canna e poco scolarizzate manipolate da collaboratori dell’agenzia che fingevano di essere attivisti di organizzazioni estremistiche e violente.

L’anno zero è stato l’undici settembre. Passato l’attentato, il governo americano sancì la tolleranza zero e proclamò, passateci il bisticcio, la guerra santa al terrorismo di matrice islamica, destinando alle attività di indagine dell’Fbi ben 3,3 miliardi di dollari l’anno. La strategia dei federali? Identificare i “lupi solitari” prima che passino all’azione. Suona ragionevole. Nella pratica l’Fbi, attraverso complicate messe in scena e ampio utilizzo di agenti manipolatori, ha finito per trasformare centinaia di innocenti in criminali di carta – caricature di terroristi che proprio i federali hanno indottrinato a passare all’azione violenta, allenato ad usare armi da fuoco, fornendo loro contatti e denari per procurarsele, oltre a filmarli mascherati da bombaroli e convincerli a leggere sotto dettatura solenni giuramenti pieni di strafalcioni. Una processione di pasticci da commedia dell’arte che incredibilmente sono diventati prove a carico in tribunale, valendo ai malcapitati condanne detentive di tutto rispetto. Dobbiamo l’allucinante scoperta a un giornalista che nel 2010 ha ricevuto prima una soffiata, e poi una borsa di studio dell’Università di Berkeley, in California per portare avanti il progetto. Trevor Aaronson da allora non ha mollato l’osso. La prima pubblicazione della sua incredibile inchiesta è stata nel 2011 sul sito Mother Jones. Nel 2013 è diventata un libro, “The Terror Factory: Inside the FBI’s Manufactured War on Terrorism” ovvero la fabbrica del terrore, viaggio nella finta guerra dell’Fbi al terrorismo; e ancora è stata trasformata in un avvincente documentario di Al Jazeera, “Informants”, disponibile online: https://trevoraaronson.com/film/

Dal 2016 Aaronson ha unito le forze con Margot Williams, oggi a capo del dipartimento ricerca del The Intercept dopo una carriera che l’ha vista vincere mille premi per il suo lavoro per grandi testate statunitensi, dal Washington Post a Npr al New York Times. Insieme i due hanno ampliato la ricerca e sono giunti ad analizzare una mole enorme di documenti della Procura, verbali dei processi, comunicati del Dipartimento giustizia e archivi del sistema penitenziario. Se masticate l’inglese, la creatura di Aaronson e Williams, continuamente aggiornata, è una lettura necessaria. Sette storie e un database navigabile, con grafiche che anche i meno anglofoni possono esplorare senza difficoltà: https://theintercept.com/series/trial-and-terror/.
Delle 873 persone portate in tribunale, la stragrande maggioranza aveva conoscenze sul terrorismo e persino sull’Islam elementari, un livello che chiunque può sfoggiare se ogni tanto guarda la tv. Oltre la metà delle persone condannate ha finito di scontare la pena e, fanno notare gli autori di “Trial and Terror”, “il governo crede che una manciata di anni di galera facciano il miracolo, oppure lo sanno anche loro che sono innocenti – visto che questi ‘pericolosi terroristi’ non sono oggi sottoposti a nessuna misura di sorveglianza”. Leggi le storie e ti scappa da ridere. Se non fosse che le vittime dei pasticci dell’Fbi sono persone poco scolarizzate, squattrinate e in qualche caso affette da handicap mentali. Soggetti vulnerabili incastrati da un crudele gioco delle parti. La commedia si è ripetuta uguale in centinaia di casi, ricostruiti con pazienza certosina da Trevor Aaronson e Margot Williams. Sempre lo stesso, il protocollo: prendi un soggetto fragile, che ha deciso di convertirsi all’Islam o si è fatto prendere dall’hobby molesto di postare messaggi di provocazione su Facebook. Presentati come l’emissario di una rete di attivisti violenti di una regione medio-orientale del pianeta e lavora senza risparmiare colpi di teatro per fare di quella persona.. un terrorista. Negli articoli e nel documentario scorrono dettagli allucinanti, con tanto di frammenti video depositati agli atti delle inchieste. Come la storia di “Liberty City 7”, gruppo di balordi squattrinati finito alla ribalta delle cronache al momento dell’hollywoodiano arresto. Avevano dato corda per mesi a un arabo che li riempiva di soldi, diceva un sacco di fesserie eppure metteva a loro disposizione cibo e bevande. Alla Corte hanno raccontato di essersi detti: “Spenniamo il pollo e ce la diamo a gambe”. Peccato che il pollo fosse pagato dall’Fbi per fabbricare le prove della loro colpevolezza, fornire evidenza del terroristico potenziale. E allora ci voleva il video del giuramento, e paradossi come spedire quest’armata Brancaleone a scattare foto sfuocate della sede dell’Fbi con una macchina fotografica… di proprietà dell’Fbi. Ci sarebbe da morire dal ridere, se non fosse che quelle foto sono diventate prova della loro intenzione di portare a termine attentati dinamitardi: cinque su sette sono stati condannati, fra i 6 e i 13 anni di carcere. Resta incomprensibile come le giurie, pur dubitando, abbiano finito per condannarli – può la stupidità, la fame di soldi, la sfortuna delle condizioni socioeconomiche farti finire in galera per terrorismo islamico? A quanto pare basta e avanza, se guardiamo a un altro caso iconico: due amici pizzicati a farfugliare, prendendo appunti su un fazzoletto di carta, di un fantomatico attentato. Uno si è dichiarato colpevole e dopo cinque anni è uscito di galera. L’altro è ancora dentro – deve scontare trent’anni. Se l’inglese proprio non vi piace, almeno guardate l’intervento di Aaronson al convegno Ted – ha i sottotitoli in italiano. Non le manda a dire: «L’Fbi ha organizzato più plot terroristici in America di qualunque altra organizzazione, e persino più di tutte quelle islamiche radicali messe insieme» (https://tinyurl.com/oufdav6).

Brasile: alla polizia licenza di uccidere

FONTE PRESSENZA.COM

07.02.2019 – San Paolo, Brasile – Paolo D’Aprile

Brasile: alla polizia licenza di uccidere
(Foto di GOVBA via Flickr)

Lo ha detto fin dal primo giorno, carta bianca alla polizia, carta bianca per uccidere.

Non ce n’era bisogno, basta leggere i dati ufficiali divulgati dalle agenzie internazionali e dallo stesso governo. Per il momento non sono ancora disponibili quelli dell’anno appena trascorso. Diamo una occhiata al 2017. Ma per capire meglio la situazione, è necessario il paragone con il 2016 e il 2015, quando dalle forze di polizia furono uccise 3330 persone. L’anno dopo, 4240. E finalmente nel 2017, cinquemila centocinquantanove, 5159. Per il codice penale l’omicidio in servizio non è un crimine quando l’azione di polizia avviene nello stretto compimento del dovere legale. Una interpretazione che di per sé lascia spazio a mille modi di nascondere o modificare la scena: basta che l’autorità dichiari che il presunto colpevole di qualche delitto abbia resistito all’arresto. Il super ministro della giustizia e dell’interno, ha presentato il nuovo decreto per la sicurezza. 63895 è la quantità di omicidi avvenuta in Brasile nel 2017. A scanso di equivoci lo riscrivo, sessantatremila ottocentonovantacinque.

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Vigili del fuoco inglesi si uniscono contro l’estrema destra

FONTE FBU.ORG.UK

 

I  pompieri sono orgogliosi di schierarsi con organizzazioni antirazziste e si oppongono alla retorica tossica dei leader di estrema destra, scrive Ben Selby.

I vigili del fuoco sono impegnati in una società culturalmente diversificata e tollerante e sono turbati dalla sfida che affrontiamo nel diritto razzista e fascista nel Regno Unito. Domenica 9 dicembre, l’Unione dei vigili del fuoco si è tenuta spalla a spalla con organizzazioni come “Stand up to Racism”, “Jewish Socialist Group” e “Muslim Association of Britain” in una manifestazione a Londra contro il razzista, di estrema destra capi.

L’evento è stato una contro-dimostrazione contro la cosiddetta marcia “tradimento Brexit” con il controverso attivista di estrema destra Stephen Yaxley-Lennon (Tommy Robinson), che ha visto i membri della English Defence League e UKIP scendere in piazza per protestare contro Theresa L’affare Brexit di maggio. Questa protesta, insieme ad altre grandi mobilitazioni per le strade di Londra, Leeds e Manchester all’inizio di quest’anno, mette in evidenza l’ascesa della retorica che divide e l’estrema destra in Gran Bretagna.

I vigili del fuoco rispettano le diverse culture e religioni e combatteranno per garantire che il linguaggio problematico dei leader di estrema destra sia confutato. L’attuale leader dell’UKIP, Gerard Batten, ha precedentemente descritto l’Islam come un “culto della morte”, una religione di cui molti vigili del fuoco condividono. Stephen Yaxley-Lennon ha pubblicato un video che tentava di fare da capro espiatorio alle vittime di Grenfell; incolpare gli immigrati per il fuoco e sostenere che i sopravvissuti, i lavoratori che hanno perso tutto, non hanno il diritto di essere re-homed. Questo è l’atteggiamento derisorio e detestabile che questi leader di estrema destra hanno nei confronti delle minoranze.

Anche se la polizia non ha fornito una stima delle dimensioni della folla, i partecipanti alla contro-dimostrazione hanno affermato di essere “ampiamente” in minoranza rispetto alla “Brexit tradimento” di “quasi cinque a uno”. Ciò dimostra che sebbene i leader di estrema destra possano aver aumentato il loro seguito, sono in minoranza rispetto a coloro che rappresentano l’uguaglianza e una società tollerante. I vigili del fuoco continueranno a schierarsi con organizzazioni antirazziste per dimostrare che non sosterremo il discorso di odio dell’estrema destra e i loro tentativi di dividere la nostra società.

Togliere la scorta a Ruotolo è sbagliato e pericoloso

 

FONTE ARTICOLO21.ORG

“Le sentenze di morte di Pasquale Zagaria e della mafia non hanno una data di scadenza”. Così Paolo Borrometi, giornalista costretto a una vita sotto scorta e presiedente di Articolo 21, ha commentato la possibilità che sia revocata la scorta a Sandro Ruotolo. La decisione sarebbe stata assunta dall’ufficio scorte del ministero degli Interni, dopo aver ricevuto una relazione della prefettura di Roma secondo la quale il cronista non avrebbe più minacce dal 2016.

La notizia è stata accolta da un’ondata di indignazione che ha coinvolto forze politiche di governo e di opposizione, le istituzioni dei giornalisti e, soprattutto, migliaia e migliaia di cittadine e di cittadini che hanno conosciuto Sandro nel suo impegno professionale e nella sua quotidiana azione per diffondere la cultura della legalità.

Sandro Ruotolo è stato costretto a una vita sotto scorta per le sue inchieste nel casertano, sul traffico dei rifiuti nocivi, sul ruolo dei CasalesiIl boss Pasquale Zagaria ha più volte manifestato il desiderio di vendicarsi e di “scuoiarlo”. Le stesse minacce rivolte a Roberto Saviano, a Rosaria Capacchione, a Marilena Nataleche domani, a Caserta, sarà in un’aula di un tribunale per testimoniare contro i suoi presunti aggressori.

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Sanzioni di distruzione di massa: la guerra degli USA contro il Venezuela

FONTE PRESSENZA.COM

31.01.2019 Countercurrents

Quest’articolo è disponibile anche in: Inglese

 

Le sanzioni economiche degli USA sono state il peggior crimine contro l’umanità dalla seconda guerra mondiale in poi: hanno ucciso più persone innocenti di tutte le armi nucleari, biologiche e chimiche mai usate nella storia dell’umanità.

Il fatto che per gli USA il problema del Venezuela è il petrolio, non la democrazia, sorprenderà solo chi segue i media mainstream e ignora la storia. Il Venezuela ha le più grandi riserve di petrolio del pianeta.

Gli USA cercano di controllare il Venezuela perché si trova nell’intersezione strategica fra i Caraibi, il Sud e il Centro America. Il controllo di questa nazione è sempre stato un modo molto efficace per proiettare il potere in queste tre regioni e oltre.

Dal primo momento in cui Hugo Chavez si insediò, gli Stati Uniti hanno cercato di rovesciare il movimento socialista del Venezuela usando sanzioni, tentativi di colpo di stato e finanziando i partiti di opposizione. Dopo tutto, non c’è niente di più antidemocratico di un colpo di Stato.

Alfred de Zayas, relatore speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha raccomandato, solo pochi giorni fa, che la Corte penale internazionale indaghi sulle sanzioni economiche contro il Venezuela come un possibile crimine contro l’umanità perpetrato dagli USA.

Negli ultimi cinque anni, le sanzioni USA hanno tagliato fuori il Venezuela dalla maggior parte dei mercati finanziari, il che ha causato il crollo della produzione locale di petrolio. Di conseguenza, il Venezuela ha subito il più grande calo del tenore di vita di qualsiasi altro paese della storia latinoamericana.

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POPULISMI, BALLE E FAKENEWS

 

Il grande fiume delle notizie che scorre nel e dal web appare sempre più come avvolto in una nebbia che impregna ogni oggetto della comunicazione.
Le narrazioni, la creazione di nuovi contesti immaginari molto spesso basati su fake news, questi sono i prodotti di nuova generazione degli spin doctor che si avvalgono delle profilazioni di massa…
La manutenzione, la gestione e il rilancio delle paure è il nuovo “lavoro politico” degli specialisti del consenso.
Di solito questi lavori “sporchi” sono delegati a team di specialisti della manipolazione.
La paura dei migranti è la merce più gettonata, viene alimentata, c’è la preoccupazione che il calo dei flussi di naufraghi faccia crollare la tensione e le paure così importanti per la tenuta dell’audience.
Il fiume di merda che viene alimentato è troppo importante perchè si pensi alla soluzione dei problemi.
Un tempo la struttura organizzativa di un partito aveva un certo numero di persone addette alla stampa e propaganda, alla formazione quadri, ai dipartimenti tematici. Tutto questo ai post partiti non serve più. Le politiche economico sociali sono delegate alla elaborazione delle lobbies.
Ai post partitit servono comitati elettorali sostenuti da lobbies. La elaborazione dei programmi politici è data in outsourcing a think tank. Gli eventi formali, convention, raduni dei fans non hanno nulla a che fare coi tradizionali congressi, sono meeting di propaganda, momenti di sperimentazione del grado di consenso di certe parole d’ordine.
Certo può permanere una struttura di partito tradizionale ma nei fatti non conta quasi più nulla, ciò che conta è la retro cucina del consenso, con gli apparati di profilatori e gestori del consenso nei social .
Queste caratteristiche con profili organizzativi diversi sono proprie di partiti post-moderni come Lega di Salvini e Movimento Cinque Stelle.
Nulla avviene per caso: le stesse bizzarrie come quella del Salvini di portare sempre divise della Polizia di Stato o dei Carabinieri non sono frutto di una mania del leader leghista ma una scelta di comunicazione politica.
Le scene sono un pò penose: raduni di militanti che si autoesaltano durante i discorsi del capo che rilanciano gli items che sono parte intima delle convinzioni profonde recuperate dai loro stessi profili.
Per il Movimento 5 Stelle le dinamiche sono analoghe anche se meno grezze.
Per concludere: viviamo in un’epoca post democratica, le forme partito sono mutate profondamente. L’illusione della partecipazione copre forme di manipolazione profonda basata sui big data ricavati dalla profilazione di milioni di persone.
[ Continua ]

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