Il nuovo Parlamento sospenda l’invio di armi che alimentano il conflitto in Yemen

fonte Pressenza.com

27.03.2018 Rete Italiana per il Disarmo

Il nuovo Parlamento sospenda l’invio di armi che alimentano il conflitto in Yemen
(Foto di Pressenza London)

A tre anni esatti dall’inizio della conflitto, richiediamo con fermezza alle istituzioni italiane, ai Paesi membri ed all’Unione Europea di sospendere l’invio di armamenti alle parti in conflitto in Yemen e di sollecitare una iniziativa di pace a guida ONU

Non possiamo più chiudere gli occhi davanti alla catastrofe umanitaria che da tre anni si sta perpetrando in Yemen anche con armi italiane. Per questo chiediamo che la prima iniziativa del Parlamento italiano sia quella di conformarsi alle risoluzioni, votate ad ampia maggioranza nel Parlamento europeo, che chiedono di promuovere un embargo di armamenti verso l’Arabia Saudita e i suoi alleati in considerazione del coinvolgimento nelle gravi violazioni del diritto umanitario in Yemen accertate dalle autorità competenti delle Nazioni Unite. Chiediamo inoltre al prossimo Governo di farsi promotore della medesima istanza in sede di Consiglio europeo e di avviare un’iniziativa multilaterale per promuovere la fine del conflitto e il processo di pace in Yemen.

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Cosa abbiamo da perdere?

Fonte LavoroeSalute

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 Cosa abbiamo da perdere?

Hanno salvato 218 vite esposte a due alternative: la morte in mare su gommoni alla deriva o finire catturati dalla sedicente Guardia costiera libica, finanziata dall’UE, per essere riportati nelle mani di aguzzini usi a chiedere un riscatto, a torturare, a stuprare a rinchiudere in centri di detenzione.

In un mondo normale sarebbero stati chiamati “eroi”, oggi invece come ormai noto perché anche la stampa mainstream ha sussultato, sono accusati di “associazione a delinquere” e la loro imbarcazione è stata sequestrata con un atto di vera e propria pirateria giuridica.

In una affollata conferenza stampa ieri pomeriggio Oscar Camps, fondatore dell’Ong spagnola Proactiva Open Arms, che dal 2016 con 3 imbarcazioni ha tratto in salvo circa 25 mila persone, Riccardo Gatti, (Coordinatore in Italia dell’Ong), l’ormai ex senatore Luigi Manconi e l’avvocato Alessandro Gamberini, hanno raccontato di una vicenda assurda che potrebbe divenire normalità fino a quando verranno tollerati i comportamenti di governi e procure simili.

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Zar Vladimir

FONTE nuovAtlantide.org

 

di Franco Cardini – 18 marzo 2018

All right, Mister Trump! Chapeau, Monsieur Macron! Ausgezeichnet, Frau Merkel! La vostra tempestiva e coraggiosa discesa in campo al fianco della premier britannica contro il nuovo tiranno del Cremlino ha sortito il massimo successo. E difatti lui, Zar Vladimir, vi ha cavallerescamente presentato le armi ringraziandovi all’indomani del voto in Russia. Siete stati i suoi più efficaci agenti elettorali. Prolungando l’assurdo e insensato embargo antirusso, non farete altro che rafforzare la sua popolarità. Evidentemente, la reazione degli italiani alle “inique sanzioni” del ’35-’36 non vi ha insegnato nulla. Mala cosa, non saper un po’ di storia…

Non che nel nostro stesso paese, a proposito di Putin, ci siamo fatti mancar nulla, per carità! Alla vigilia, con qualche flebile e minoritaria eccezione, crucifige preelettorali, finissime previsioni d’insuccesso (alle urne non sarebbe andato quasi nessuno…) e ferme denunzie contro il despota moscovita erano moneta corrente nei nostri media. Valga l’autorevole e illustre esempio del “Corriere della Sera” di sabato 8 marzo scorso: dove a p. 1 Franco Venturini prevedeva che Putin “non avrà domani il coraggio politico di affrontare nelle urne una nascente opposizione” e che “i russi potrebbero decidere di punirlo, con un’affluenza tanto bassa da render fragile la sua scontata rielezione”; a p. 10 si mettevano alla gogna i “putiniani d’Italia”, banda trasversale da Salvini alla Meloni a Giulietto Chiesa (candidato alle nostre elezioni, si ricordava generosamente, con Ingroia, che ora sta passando i guai suoi a causa d’un’accusa di peculato), mentre Luigi Ippolito ribadiva che il ministro degli esteri britannico Johnson (che per ironia della sorte inalbera un arcirusso nome di battesimo, Boris) è certo che all’origine del pasticciaccio di Salisbury vi sia proprio lui, il despota…, e a p. 11 si tessevano le lodi della bella, brava, intelligente Ksenya Sobchak, ex vedette televisiva e concorrente del cattivo di turno.

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Le macerie della sinistra

Fonte: Sbilanciamoci

L’Italia del dopovoto/ La sinistra è stata sconfitta nelle urne perché non è stata credibile. LeU è progetto sconfitto, ma resta l’esigenza della costruzione di una forza unitaria di sinistra.

Alle elezioni del 4 marzo il 60% degli operai ha votato per la Lega e i Cinque Stelle, così come le zone del paese –tra tutte il Sud– che vivono condizioni di povertà, esclusione e disagio sociale. Il 90% di chi ha lasciato il Pd, si è rivolto ai Cinque Stelle e non a Liberi e Uguali. Le elezioni del 4 marzo ci consegnano una maggioranza: anti-establishment.

 Un paese, assediato dalla povertà e dalla paura – come ricorda Mario Pianta – ha scelto il cambiamento, che non è stato rappresentato dalla sinistra ma dalla Lega populista e da una nebulosa ambigua come i Cinque Stelle che mescolano messaggi di destra e di sinistra, di radicale innovazione e di rincorsa rancorosa dell’Italietta strapaese, di partecipazione dal basso e manipolazione dall’alto.
 
Il Mezzogiorno è da anni abbandonato a sé stesso e si è vendicato. Idem i giovani, e così gli operai. In un paese dove non ci sono più corpi intermedi capaci di avere antenne nella società e produrre consenso elettorale (e sociale) significativo – mentre i partiti sono comitati elettorali senza radici (partiti senza società direbbe Diamanti) – tutto diventa complicato.