Vincenzo Comito: Aspettando il Minsky moment

FONTE INCHIESTAONLINE

Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto in positivo le previsioni della crescita del pil a livello mondiale. Restano problemi di fondo, tra cui la vertiginosa crescita delle disparità di reddito e di ricchezza

La crescita dell’economia mondiale e i suoi problemi

di Vincenzo Comito

Come è noto, di recente il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto in positivo le previsioni della crescita del pil a livello mondiale; mentre lo sviluppo complessivo del pianeta aveva registrato un più 3,1% nel 2016, esso dovrebbe raggiungere, secondo il Fondo, il 3,6% nel 2017 e il 3,7% nel 2018.

Nell’ambito di questo andamento tutto sommato positivo, non manca chi mette comunque in rilievo la persistenza di alcuni importanti problemi di fondo che, se non bene affrontati, rischiano di mettere in seria difficoltà il quadro dello sviluppo futuro.

Così Martin Wolf (Wolf, 2017) ha in questi giorni sottolineato la persistenza di due questioni di peso. La prima appare in relazione al fatto che il livello degli investimenti è, in particolare nei paesi del G-7, piuttosto insoddisfacente e comunque si colloca a livelli inferiori a quelli di prima della crisi; la seconda fa riferimento alla constatazione della permanenza di una montagna di debiti a livello delle imprese, oltre che, qua e la, delle famiglie e degli Stati.

Noi aggiungeremmo alla lista di Wolf anche, se non soprattutto, la crescita in atto nelle diseguaglianza di reddito e di ricchezza, nonché, parallelamente, i gravi problemi presenti nel mondo del lavoro, generati, tra l’altro, anche dalle conseguenze dei non controllati processi di innovazione tecnologica e di globalizzazione.

Ambedue tali aspetti, del resto tra di loro correlati, potrebbero anche essi portare a delle gravi impasse l’economia.

E’ comunque, al di la dei problemi citati, la presenza di un quadro di sviluppo complessivamente ritenuto come positivo dell’economia mondiale uno dei fattori principali che spiegano l’ottimismo attuale degli investitori, che negli ultimi mesi stanno collocando fiumi di denaro anche su asset molto rischiosi, contribuendo, tra l’altro, a consolidare un processo di inflazione rilevante degli stessi asset.

 

L’allarme della Banca dei Regolamenti Internazionali

Di fronte all’ennesimo allarme lanciato da una istituzione o da un qualche economista di una certa autorevolezza (questa volta l’avvertimento viene dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) di Basilea, che in qualche modo, come è noto, funge da banca delle banche centrali) rispetto alla tenuta delle economie occidentali e ad un possibile ritorno della crisi si è ormai magari tentati da qualche parte di ricordare la favola del pastorello e del lupo, con la bestia che, nonostante le urla di allarme del ragazzo, non arrivava mai, salvo poi farsi viva quando ormai nessuno più credeva agli avvertimenti ripetuti.

Comunque, il segnale che ora arriva da Basilea appare serio e ben documentato.

E’ noto come i fattori finanziari, usciti fuori da ogni controllo, hanno giocato un ruolo molto importante, anche se certo non esclusivo, nello scoppio della crisi del subprime. E’ soprattutto concentrandosi su una situazione oggi apparentemente simile a quella di allora che la Banca dei Regolamenti Internazionali arriva ora a lanciare l’allarme, buon ultima per il momento, dopo che negli ultimi due-tre anni un analogo avvertimento è venuto da diverse altre fonti.

Dobbiamo a questo punto ricordare che da diversi anni le principali banche centrali del mondo occidentale, per far fronte ad una crisi dell’economia rispetto alla quale i vari governi non avevano preso provvedimenti adeguati, hanno avviato delle massicce politiche di quantitative easing e di forte abbassamento dei tassi di interesse, ricoprendo in qualche modo un ruolo di supplenza rispetto alle assenze della politica.

Ma tali strategie, mentre hanno prodotto alla lunga qualche positivo effetto concreto sull’economia reale, come appare chiaro ad esempio da una certa ripresa dell’economia della zona euro da attribuire in larga parte, in effetti, ai provvedimenti della BCE, non hanno mancato anche di sfociare in dei rilevanti inconvenienti, come avevamo anche ricordato in un articolo apparso su questo sito qualche settimana fa.

Tra di questi, va registrata la crescita delle diseguaglianze e il già accennato parallelo gonfiamento di molti asset.

Così la banca sottolinea come la situazione attuale sia per molti versi simile a quella di prima della crisi del 2008 quando gli investitori, alla ricerca di ritorni elevati, usavano prendere a prestito forti somme di denaro per investirlo in attività rischiose.

Come la BRI, peraltro anche alcuni fund manager stanno in questo momento sottolineando il pericolo insito nella situazione (Inman, 2017).

 

I bitcoin e il resto

Si pensi come caso limite a quello che sta succedendo al mercato delle criptocurrency, in particolare a quello del bitcoin, il cui valore unitario tende a raggiungere ormai vette vertiginose, gonfiato tra l’altro come è da una massa di capitali alla ricerca di impieghi remunerativi, anche se rischiosi, nonostante i molti avvertimenti contrari di economisti ed istituzioni varie. Rispetto ad un valore che si aggirava intorno ai 1000 dollari all’inizio dell’anno, il 6 dicembre del 2017 si era raggiunto quello di 14.000, una cifra quindi di quattordici volte superiore.

Ma il caso dei bitcoin è solo quello più vistoso di un fenomeno più generale che va in direzione di una lievitazione anche insensata dei valori.

Si guardi, così, alla borsa statunitense che cresce ininterrottamente da molto tempo, attirando sempre maggiori capitali, o quello che sta succedendo al mercato immobiliare di molte grandi città del mondo, compresa Londra, in quest’ultimo caso nonostante la Brexit e il possibile esodo dalla città di decine di migliaia di persone, se non di più, nei prossimi mesi ed anni.

Più in generale, tutte le attività stanno andando in direzione di un crescente livello di insostenibilità.

La BRI (Inman, 2017) sottolinea come più a lungo continua la presa di rischio maggiore diventa il pericolo. Peraltro le previsioni del fondo monetario internazionale incoraggiano l’ottimismo degli investitori.

Intanto appare vano segnalare magari il rilevante rischio del debito al consumo statunitense o quello del mercato dei prestiti agli studenti sempre nello stesso paese.

La corsa all’investimento rischioso appare anche alimentato, oltre che dalla positiva congiuntura e dall’abbondanza di denaro, per di più a buon mercato, anche dalle previsioni di molti analisti finanziari e società di investimento, che sostengono che il rally continuerà anche nel 2018 e consigliano i loro clienti in questo senso.

Intanto il nuovo piano fiscale di Trump fa ritrovare in un colpo solo nelle tasche della Apple altri 47 miliardi di dollari, somma di cui la stessa azienda non sentiva certo la necessità.

Il livello dei tassi di interesse sta moderatamente aumentando, ma la disponibilità di credito resta abbondante e sarebbero necessarie misure molto più drastiche di quelle attuali per cambiare il quadro, misure che potrebbero però, d’altro canto, danneggiare la crescita dell’economia.

Non resta che aspettare con un certo timore i prossimi sviluppi della situazione e il possibile arrivo dell’ennesimo Minsky moment.

 

Testi citati nell’articolo

-Inman Ph., Financial markets could be over-heating, warns central bank body, www.theguardian.com, 3 dicembre 2017

-Wolf M., Fix the roof while the sun shines on world economy, www.ft.com, 5 dicembre 2017

Salvare internet: un appello dei pionieri della rete

Nota di Editor

L’Amministrazione USA si appropria del “bene comune” internet basato sulla neutralità della rete , neutralità  indifferente , ora, ai contenuti e al censo di chi li propone, per dare invece, nel prossimo futuro, vantaggi ai contenuti commerciali, alle soap opera e ad ogni banale schifezza  di chi potrà pagare noleggi di rete molto salati. In altri termini i siti o i blog di persone o di  associazioni democratiche che propongono idee, che criticano l’establishment  saranno messi in cantuccio, difficilmente raggiungibili. Dobbiamo batterci affinché l’Europa mantenga la posizione a favore della net neutrality e non si adatti ai voleri di Trump . Gino Rubini, onde corte blog 

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FONTE PRESSENZA.COM

14.12.2017 Pressenza London

Quest’articolo è disponibile anche in: Inglese, Spagnolo

Salvare internet: un appello dei pionieri della rete
Questa workstation NeXT (un NeXTcube) è stata utilizzata da Tim Berners-Lee come primo server Web sul World Wide Web. (Foto di Coolcaesar, pagina in inglese su Wikipedia)

Per salvare l’Internet che hanno contribuito a creare, i pionieri del Web chiedono al FCC di annullare il voto sulla neutralità della rete

Più di 20 fondatori di Internet e leader del settore hanno scritto una lettera aperta per avvertire che il piano di Ajit Pai per eliminare la neutralità della rete è “una minaccia imminente” per il web.
di Jake Johnson, sceneggiatore di Common Dreams

Più di venti pionieri di Internet partecipano alla rivolta che ha preso piede nelle strade e on-line contro il Presidente della Commissione della FCC (Federal Communications Commission) Ajit Pai e il suo piano per uccidere la neutralità della rete; questi pionieri, tra cui l’inventore del World Wide Web Tim Berners-Lee, il cofondatore di Apple Steve Wozniak e Vint Cert, uno dei “padri di Internet”, lunedì hanno pubblicato una lettera aperta che giudica le proposte di Pai come “imperfette e di fatto inaccurate” e che chiede alla sua agenzia di cancellare il voto previsto per il giovedì su tali proposte.
“L’ordine, precipitoso e tecnicamente scorretto, della FCC di abolire le protezioni della neutralità della rete senza alcuna loro sostituzione è una minaccia imminente per l’Internet che abbiamo creato e per cui abbiamo lavorato duramente”, si legge nella lettera. “Dovrebbe essere fermato.”
La lettera continua criticando la FCC per aver ignorato entrambe le analisi degli esperti (pdf) e richiamando l’attenzione sulle “incomprensioni” del web controllate dalla GOP e sui milioni di commenti pubblici che dimostrano che il popolo americano è “chiaramente volenteroso di proteggere Internet”.
Data la rapidità con cui Pai sta portando il suo piano al voto, la “FCC non potrebbe aver considerato adeguatamente questi (commenti)”, sostengono i pionieri di Internet. “Infatti, pur modificando le pratiche consolidate, la FCC non ha tenuto neanche un unico incontro pubblico aperto per ascoltare i cittadini e gli esperti sul piano proposto”.
Con la loro lettera feroce, i fondatori di Internet e gli esperti del settore si sono aggiunti alla già massiccia ondata di indignazione scatenata dal piano di Pai di eliminare le protezioni della neutralità della rete, rilasciate il mese scorso.
Oltre alle proteste sul campo della scorsa settimana avutesi in tutti i 50 Stati e alle dimostrazioni “Break the Internet” iniziate martedì, i due commissari democratici della FCC hanno anche parlato contro le proposte dei loro colleghi repubblicani.
Riprendendo le argomentazioni dei creatori di internet nell’editoriale di Wired di sabato, la commissaria FCC Jessica Rosenworcel si è pronunciata contro la “mancanza di integrità” nel processo di commento pubblico della FCC e ha invitato l’agenzia “a fare qualcosa di semplice: uscire da dietro i computer e le scrivanie e tenere udienze pubbliche sui cambiamenti proposti”.
“La mancata esecuzione qui equivale ad accettare la frode in questo processo e ad utilizzarla per giustificare il ritiro delle regole di neutralità della rete”, ha concluso Rosenworcel. “Per il popolo americano un voto affrettato come questo, basato su una documentazione discutibile, sembrerà illegittimo. Dovrebbero richiedere un processo migliore e un risultato migliore”.

A giudicare dalla loro lettera aperta, i fondatori di Internet e gli esperti del settore sono d’accordo. La loro lettera completa segue:

“Senatore Wicker:
Senatore Schatz:
Rappresentante Blackburn:
Rappresentante Doyle:

Siamo i pionieri e gli esperti di tecnologia che hanno creato e che ora gestiscono Internet, siamo alcuni degli innovatori e degli uomini d’affari che, come molti altri, dipendono da questo per il proprio sostentamento. Vi scriviamo rispettosamente sollecitandovi a chiedere al Presidente della FCC, Ajit Pai, di annullare il voto del 14 dicembre sull’Ordine di Ripristino della Libertà di Internet (WC Docket n. 17-108) proposto dalla FCC.
Questo Ordine abolirebbe le principali protezioni di neutralità della rete che impediscono ai provider di accesso a Internet di bloccare contenuti, i siti Web e le applicazioni, rallentando o accelerando servizi o classi di servizio e tassando i servizi per l’accesso o le corsie veloci di accesso a internet ai clienti dei fornitori. L’ordine proposto eliminerebbe inoltre la possibilità di controllo rispetto ad altre discriminazioni e pratiche irragionevoli e anche rispetto all’interconnessione con i fornitori di accesso a Internet dell’ultimo minuto. L’ordine proposto rimuove il controllo a lungo termine della FCC sui fornitori di accesso a Internet senza prevedere una sostituzione adeguata dei controlli per proteggere i consumatori, i mercati liberi e l’innovazione online.
È importante capire che l’Ordine proposto dalla FCC si basa su una comprensione errata e in realtà inaccurata della tecnologia Internet. Questi difetti e imprecisioni sono stati documentati dettagliatamente in un commento congiunto di quarantatré pagine, firmato da oltre 200 tra i più importanti pionieri e ingegneri di Internet e presentato alla FCC il 17 luglio 2017.
Nonostante questo commento, la FCC non ha corretto i suoi equivoci, ma ha invece premesso l’Ordine proprio sui difetti molto tecnici evidenziati nel commento. L’Ordine che è stato proposto smantella quindici anni di supervisione mirata da parte dei presidenti repubblicani e democratici della FCC, che hanno compreso le minacce che i fornitori di accesso a Internet potrebbero rappresentare per il mercato libero di Internet.
Il commento degli esperti non è stato l’unico ad essere ignorato dalla FCC. Oltre 23 milioni di commenti sono stati presentati da un pubblico che è chiaramente intenzionato a proteggere Internet. La FCC potrebbe non averli considerati adeguatamente.
Infatti, pur modificando una pratica consolidata, la FCC non ha tenuto nessun incontro pubblico per ascoltare i cittadini e gli esperti sull’Ordine proposto.
Inoltre, il sistema di commenti online della FCC è stato afflitto da gravi problemi su cui la FCC non ha avuto il tempo di indagare. Tra questi si includono commenti generati dai bot che hanno impersonato americani, compresi i cittadini deceduti, e un’interruzione inspiegabile del sistema di commenti online della FCC che si è verificata proprio nel momento in cui il presentatore televisivo John Oliver incoraggiava gli americani a inviare commenti al sistema.
Aumentando la nostra preoccupazione, la FCC non ha risposto alle domande del Freedom of Information Act riguardanti questi incidenti e non ha fornito informazioni al Procuratore Generale dello Stato di New York riguardanti un’indagine a suo carico.
Vi invitiamo quindi a sollecitare il Presidente della FCC Pai a cancellare il voto della FCC. L’Ordine affrettato e tecnicamente errato della FCC di abolire le protezioni della neutralità della rete senza alcuna sostituzione è una minaccia imminente per l’Internet che cui abbiamo lavorato così duramente. Dovrebbe essere fermato.
Firmato:
Frederick J. Baker, presidente IETF 1996-2001, presidente del consiglio ISOC 2002-2006
Mitchell Baker, presidente esecutivo, Mozilla Foundation
Steven M. Bellovin, pioniere di Internet, Chief Technologist FTC, 2012-2013
Tim Berners-Lee, inventore del World Wide Web e professore, MIT
John Borthwick, CEO, Betaworks
Scott O. Bradner, pioniere di Internet
Vinton G. Cerf, pioniere di Internet
Stephen D. Crocker, pioniere di Internet
Whitfield Diffie, inventore della crittografia a chiave pubblica
David J. Farber, pioniere di Internet, Chief Technologist FCC 1999-2000
Dewayne Hendricks, CEO Tetherless Access
Martin E. Hellman, pioniere della sicurezza di Internet
Brewster Kahle, pioniere di Internet, fondatore, Internet Archive
Susan Landau, esperta di cybersicurezza e professoressa alla Tufts University
Theodor Holm Nelson, pioniere dell’ipertesto
David P. Reed, pioniere di Internet
Jennifer Rexford, Cattedra di Informatica, Università di Princeton
Ronald L. Rivest, co-inventore dell’algoritmo di crittografia a chiave pubblica RSA
Paul Vixie, pioniere di Internet
Stephen Wolff, pioniere di Internet
Steve Wozniak, co-fondatore, Apple Computer
cc:
Membri del sottocomitato del commercio del Senato su comunicazioni, tecnologia, innovazione e Internet
Membri della sottocommissione per l’energia della Camera su comunicazioni e tecnologia
Commissari Federali per le Comunicazioni