Quando di giornalismo si muore
Era la più famosa giornalista investigativa maltese, scrive l’Espresso, che con la collega aveva collaborato più volte. Daphne Caruana Galizia, 53 anni, bruciata viva all’interno della sua auto a Bidnija, il villaggio dove la giornalista abitava insieme alla famiglia. Sei mesi fa aveva rivelato uno scandalo di petrolio e tangenti pagate dal regime dell’Azerbaijan ai vertici del governo maltese, coinvolgendo la moglie del premier Josep Muscat. Recentemente aveva anche raccontato come l’isola del Mediterraneo si sia trasformata in uno dei luoghi prediletti per il traffico internazionale di droga, facendo nomi e cognomi dei presunti protagonisti del business, primo fra tutti quello di Antoine Azzopardi.
La cronista era diventata famosa per gli articoli pubblicati sul suo blog, Running Commentary, l’aprile scorso. Galizia aveva svelato che la Egrant Inc, una società registrata a Panama apparteneva a Michelle Muscat, la moglie del primo ministro. Non solo. La giornalista aveva anche pubblicato documenti su consistenti bonifici, il maggiore di oltre 1 milione di dollari, da parte della Al Sahra FZCO, una offshore registrata a Dubai e appartenente a Leyla Aliyeva, figlia del dittatore dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. Insomma Galizia aveva rivelato – con tanto di documenti pubblicati online – che la moglie del premier aveva ricevuto milioni di euro dal regime azero. Il quale negli ultimi anni ha firmato parecchi accordi in campo energetico con il governo laburista de La Valletta.
Galizia lavorava da anni sul tema della corruzione. Aveva tra l’altro fatto parte del consorzio investigativo Icij, di cui è membro anche L’Espresso, rivelando l’esistenza di alcune società offshore appartenenti ad altri personaggi famosi maltesi. All’inchiesta internazionale Panama Papers la giornalista aveva infatti contribuito svelando come due politici locali – Konrad Mizzi, all’epoca ministro dell’Energia, e Keith Schembri, capo di gabinetto del premier Muscat – fossero proprietari di scatole finanziarie basate in paradisi fiscali. Il suo ultimo pezzo è stato pubblicato sul Running Commentary poche ore prima della morte. Un commento, più che un articolo, a proposito del processo per corruzione contro l’ex ministro dell’Energia Schembri.
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