FONTE CARMILLAONLINE CHE RINGRAZIAMO
Angela Giordano, Non ho visto niente. Sul come essere No Tav comporti perdere il lavoro, Sensibili alle Foglie, 2017, p. 95.
A giudicare dal suo sito web e dagli articoli entusiasti della Stampa, la casa circondariale ‘Lorusso e Cutugno’ di Torino deve essere proprio un gran bel posto dove stare: impianti sportivi, occasioni di lavoro, sale mense progettate da “interior designers”, cene con chefs stellati ….
Verrebbe quasi voglia di farsi arrestare apposta per poterne vivere l’esperienza !
Prima di compiere l’apposito reato ritengo però opportuno ascoltare la testimonianza diretta di chi ha avuto, a vario titolo, l’occasione di entrarci, per misurare se non vi sia una certa distanza fra l’immagine e la realtà.
Angela Giordano per quattro anni, fino al settembre 2015, ha attraversato quei cancelli in qualità di educatrice a partita IVA in ‘sub-convenzione’ – in convenzione, cioè con una realtà associativa a sua volta convenzionata con l’amministrazione penitenziaria.
Angela lavorava nel ‘Blocco E’, all’interno della sezione a custodia attenuata ‘Arcobaleno’, dove il Dipartimento Dipendenze della ASL torinese gestisce un programma terapeutico rivolto a detenuti con dipendenza da sostanze stupefacenti, alcol e gioco d’azzardo.
Un settore che ha una funzione delicata, a cui la Direzione carceraria – come recita il sito istituzionale del ‘Lorusso e Cutugno’ – ha dedicato a suo tempo del personale ad hoc, accuratamente scelto fra gli agenti di Polizia Penitenziaria “particolarmente sensibili al progetto e disposti a lavorare in equipe, cercando di creare un clima favorevole al percorso terapeutico del detenuto”. Sentiamo come viene descritto da Angela questo ‘clima’:
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