Disrupting* sociale versus il patrimonio di salute della popolazione.

Disrupting* sociale versus il patrimonio di salute della popolazione.

*Disrupt: to cause (something) to be unable to continue in the normal way : to interrupt the normal progress or activity of (something)

Sono molte le forme di disrupting che stanno avvenendo da tempo nel campo del lavoro , dell’economia , delle norme  che servono a regolare le relazioni tra le persone, tra le imprese e le persone, tra la pubblica amministrazione e i cittadini.E’ caratteristica del cosidetto  capitalismo turbo “innovare” spezzando vincoli sociali, compatibilità ambientali, esperienze e competenze, contesti di vita equilibrata di comunità con la delocalizzazione di attività produttive.
Proprio in questi giorni centinaia di lavoratori della Saeco Philips di Gaggio Montano stanno vivendo il dramma della prossima perdita del lavoro perchè l’azienda ha deciso di delocalizzare.
A questi lavoratori va la nostra piena solidarietà.
Essi sono le vittime di una forma di disrupting sociale dura , visibile e diretta che colpisce le loro vite, interrompe la loro vita normale, la loro autonomia e sconvolge progetti di vita di molte persone. Vi è debolezza degli strumenti della politica locale e nazionale, degli strumenti tradizionali di difesa per contrastare le decisioni distruttive della multinazionale. Il compito della politica democratica è quello di elaborare nuove regole di governo che impediscano il disrupting sociale delle multinazionali che sconvolge la vita di intere comunità dopo avere estratto ricchezza e profitti abbandonano senza pagare pegno la popolazione di un territorio.
Se la vicenda Saeco si iscrive tra le forme più tradizionali e decifrabili  del disrupting sociale ve ne sono altre molto insidiose e silenti che rischiano al momento di passare inosservate e sottotraccia. Sono le forme di disrupting operate direttamente dalle decisioni dal governo quando interviene con la riduzione delle norme di tutela dei lavoratori, con la trasformazione del diritto del lavoro a diritto commerciale che equipara il rapporto di lavoro a rapporto commerciale tra lavoratore e impresa considerando i contraenti come soggetti di pari potere.

Il Jobs Act ha in sè un forte potenziale di disrupting sociale che si sta già manifestando con la moltiplicazione dei licenziamenti “economici” dei lavoratori sopra i cinquanta anni, ben lontani dalla pensione,  destinati ad entrare nella fitta schiera delle persone che difficilmente potranno trovare un altro lavoro…
Esiste un fenomeno anch’esso non immediatamente visibile che le pratiche dirette di disrupting sociale e le politiche subalterne dei governi ai poteri forti dell’economia stanno producendo a livello profondo nei comportamenti delle persone: quello dell’adattamento passivo all’obbedienza ai forti, alla perdita della cognizione di sè come cittadino portatore di diritti fondamentali. Questo è il male oscuro che depotenzia la volontà e la capacità di partecipazione mettendo in grave crisi la democrazia: il crescente astensionismo elettorale è un indicatore palese di questo profondo malessere.
Tutto questo ha elevatissimi costi sociali: un patrimonio enorme di potenzialità umane viene dissipato, ai giovani viene prospettato non un futuro da cittadini protagonisti ma da precari assistiti, male.
Innovazione distruttiva è la cifra della cultura ora dominante: un esempio grottesco di questo modo di rapportarsi al mondo viene ad esempio dal ministro Poletti che alcuni giorni fa, in modo confuso, ha proposto la straordinaria innovazione del lavoro con l’orario decontrattualizzato del lavoro a obiettivi decisi unilateralmente dal datore di lavoro,  senza una definizione di limiti dell’orario …
Se dovesse passare la filosofia “innovatrice” del Poletti,  stando alle frasi confuse farfugliate  in un Convegno,  si entrerebbe al lavoro ma non si saprebbe quando termina la giornata o il turno notturno. Questo signore non ha la più pallida idea sul significato e sugli impatti sociali che potrebbe avere l’applicazione delle sue proposte: vorrebbe dire togliere quella piccola barriera o vincolo contrattuale  che consente a milioni di persone un sia pure modesto governo del proprio tempo di vita.
Senza un riferimento contrattuale milioni di persone perderebbero il governo del proprio tempo: chiunque conosca  elementi di psicologia di base  sa che togliere il governo del proprio tempo alle persone significa produrre condizioni di grave rischio per la salute mentale.
Nessuno dello staff ministeriale sembra averlo avvertito su quale terreno il nostro imolese si stesse avventurando.
Le politiche che comportano disrupting sociale sono numerose in molti ambiti diversi, dall’azienda alla scuola alla sanità. Cercare di “vederle”, di individuarle è il primo passo per intraprendere una iniziativa di neutralizzazione di queste pratiche devastanti che stanno facendo regredire migliaia di persone .Per l’anno a venire, come diario prevenzione,  abbiamo intenzione di lavorare molto su questo tema del “disrupting sociale”, sugli impatti che le “innovazioni distruttive” hanno sulla vita delle persone, sul patrimonio di salute della  popolazione.
Gino Rubini, Editor di Diario Prevenzione

Intervista al Presidente dell’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto E.R. AFEVA  Andrea Caselli

 
 
 
 
In Emilia Romagna sono migliaia i lavoratori che sono stati esposti all’amianto nel posto di lavoro, dalle fabbriche del settore fibrocemento di Reggio Emilia alle Officine Grandi Riparazioni di Bologna ai complessi petrolchimici di Ravenna e Ferrara alle piccole aziende e nell’edilizia. Molti sono gli operai e  i tecnici deceduti a causa del mesotelioma e di altri tumori. Una ecatombe attesa che purtroppo continuerà a mietere vittime anche nei prossimi anni. Per questa ragione la Cgil Emilia Romagna ha promosso la nascita di AFEVA, Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto E.R.
Abbiamo intervistato Andrea Caselli, Presidente di AFEVA. Nell’intervista audio Andrea Caselli illustra le attività svolte da AFEVA con i suoi sportelli aperti ai lavoratori in attività esposti ad amianto, agli ex esposti, ai malati, ai loro familiari, ai cittadini che hanno bisogno di informazioni sull’amianto.