Prima dell’art.18

di Alexik

Morte di Maria MargottiSe ci trovavano con un volantino della Cgil venivamo licenziati in tronco. Quando entravamo in fabbrica ci perquisivano le borse, per vedere se avessimo materiale politico. E se ci beccavano a parlare di questioni sindacali prima ci sospendevano, o ci demansionavano a tempo indeterminato. Poi poteva arrivare la perdita del lavoro” (Ernesto Cevenini, licenziato per rappresaglia alla Maccaferri di Bologna).

Dal 1947 al 1966 nelle fabbriche italiane si contarono più di 500.000 licenziamenti, di cui circa 35.000 per rappresaglia politica e sindacale contro ex partigiani, attivisti di reparto, membri delle commissioni interne. Era questo il modo in cui gli industriali dimostravano la propria riconoscenza verso coloro che, pochi anni prima, gli avevano salvato le fabbriche, impedendo il trasferimento dei macchinari in Germania, ricostruendo mattone su mattone i capannoni bombardati.

Nel corso degli anni ’50 e ’60 centinaia di migliaia di operai scesero in piazza a fianco dei licenziati, lasciando compagni morti sul terreno o chiusi nelle galere. Fu il prezzo da pagare per ottenere nel 1966 la prima legge contro i licenziamenti senza giusta causa.

Bologna con la sua provincia subì 8.550 licenziamenti per rappresaglia dal 1947 al 1966, di cui 3800 lavoratori metalmeccanici, 1000 tessili, 900 nell’abbigliamento, 1.500 nell’alimentare, 600 nel chimico, 500 nel comparto legno e 250 nel pubblico impiego. Si trattò di ritorsioni contro singoli militanti o gruppi politicizzati, ma in vari casi anche dell’espulsione dell’intero corpo operaio delle fabbriche ritenute troppo conflittuali: punizioni individuali o collettive per le lotte contro il cottimo, per il salario e il contratto, per la sicurezza, per gli asili nido, per la libertà di riunione e di parola.

Veniva punita la solidarietà di classe (che all’epoca si esprimeva in dimensioni vastissime) e soprattutto la politicità operaia, la capacità di andare oltre i confini della propria vertenza e di praticare obiettivi di ordine generale.

segue su fonte Carmilla