Ringrazio Vincenzo Comito per avere affidato a Onde Corte questo importante saggio sul lavoro che propone una rappresentazione puntuale delle criticità e delle prospettive del lavoro nel mondo prossimo venturo. Per ora prevalgono molte domande senza una risposta: è da questi interrogativi che occorre ripartire. La ricostruzione di una sinistra riparte dalla sfida ad affrontare il nodo inestricabile tra la svalorizzazione del lavoro, l’incremento di un numero enorme di persone destinate ad essere “eccedenti” , e il bisogno sempre più difficile da realizzare di una occupazione duratura in grado di consentire a milioni di persone di realizzare un progetto di vita dignitoso . Il saggio di Vincenzo Comito ci consegna l’opportunità di aprire su Onde Corte un confronto “senza rete” sui temi del lavoro.
Gino Rubini, editor di Onde corte
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Vincenzo Comito
Note sulla situazione e sulle prospettive del lavoro nel mondo
1.premessa
Il mondo del lavoro sta affrontando delle grandissime trasformazioni in tutto il mondo, trasformazioni che dovrebbero, secondo tutte le previsioni, anche accelerare e di molto nei prossimi anni. Le note che seguono, lungi dal tentare di analizzare il quadro complessivo di tali mutamenti a livello mondiale, regionale, nazionale, settoriale, cercano di individuare soltanto alcune delle tendenze in atto e di immaginare alcune di quelle future, seguendo in particolare il grande dibattito in corso sul tema ai due lati dell’Atlantico, dibattito che, in particolare su alcuni punti, è ben lontano dal raggiungere conclusioni unanimi.
L’autore di queste note, peraltro, preciserà il suo punto di vista sulla materia, abbastanza pessimistico almeno in presenza di una sostanziale inerzia di intervento da parte dei governi in particolare europei, o anche di loro azioni maldestre, come sembra in qualche modo plausibile pensare sulla base anche di quanto si è visto sinora.
Le note si concentrano sui mutamenti quantitativi del lavoro nella prima parte del testo e su quelli qualitativi nella seconda, anche se mantenere una distinzione netta tra i due temi appare certamente difficile. Seguiranno delle brevi conclusioni sul che fare, vasto campo di analisi ancora molto poco esplorato per ragioni anche, ma non solo, oggettive.
Molte delle considerazioni delineate nel testo sono tratte da un recente libro dell’autore e da un articolo sullo stesso soggetto di poco posteriore (Comito, 2016, a e b); esse sono integrate da diverse informazioni sulle novità nel frattempo maturate e da un arricchimento ed approfondimento di alcune idee precedenti sempre da parte dell’autore.
2.L’avvento dei robot
2.1.aspetti generali
Stefan Zweig, un grande intellettuale austriaco che ha operato tra le due guerre mondiali, costretto a lasciare l’Europa negli anni trenta a seguito dell’avvento del nazismo, si trasferì nella Americhe e trovò in particolare rifugio per un certo tempo in Brasile. Colpito dalle bellezze del paese e dalle sue ricchezze potenziali egli dichiarò ad un certo punto che il Brasile era il paese del futuro. Ma, ahimè, la previsione non si è poi avverata (stava forse in qualche modo per farlo durante il governo Lula) e ancora oggi laggiù si può soltanto sperare nel futuro.
Qualcosa di simile sembrava sino a poco tempo fa stesse accadendo all’industria della robotica. Già negli anni settanta del Novecento si pensava che le macchine avrebbero avuto una grande diffusione; esse avrebbero trasformato fortemente i modi di produzione ed avrebbero rimpiazzato per una larga parte il lavoro umano.
Ma per molti decenni la previsione non si è in alcun modo avverata e il settore ha avuto a lungo solo una moderata espansione nel mondo. Da noi è rimasto nella memoria, tra l’altro, il caso di una grande fabbrica italiana del gruppo Fiat nella quale diversi decenni fa si era tentata una automazione sostanzialmente totale degli impianti produttivi, che era sostanzialmente fallita; si dovette tornare a impiegare largamente il lavoro umano.
Ma ora le cose stanno cambiando decisamente.