Che cos’è che ha ammazzato il Partito Democratico? – William Greider, The Nation

 

fonte workingclass.it

autopsy demparty

Un recente documento offre una bruciante autopsia delle elezioni 2016 – e propone un percorso per la riscossa.

 

Il Partito Democratico ha perso praticamente tutto il perdibile nel 2016, ma finora ha fornito solo espressioni di rammarico evasive e deboli scuse. Invece di prendere atto del pesante fallimento e dei madornali errori, i leaders del partito e i professionisti delle campagne elettorali si sono crogiolati in atteggiamenti di autocommiserazione e di sussiegosa indignazione. I veri colpevoli, hanno insistito, sono stati i vili Russi e l’odioso Donald Trump, che in combutta hanno violato il santuario della democrazia Americana e manomesso i risultati elettorali. Le indagini ufficiali sono tuttora in corso.

Mentre il paese attende il verdetto, una critica diversa e piuttosto provocatoria è stata formulata da un gruppo di attivisti orientati a sinistra, che indicano nello stesso Partito Democratico il responsabile di questa sconfitta epica. Il loro documento di 34 pagine “Un’autopsia: la crisi del partito Democratico” (https://democraticautopsy.org/) va letto più come una lucida messa in stato di accusa che come una diagnosi post-mortem.

E’ una fredda dissezione del perché i Democratici hanno così miserevolmente fallito, a un avvertimento che senza un cambiamento profondo, il partito resterà un perdente.

Leggendo i dettagli della critica, ho avuto l’impressione che probabilmente il partito ha avuto quello che si meritava nel 2016. Non voglio dire che Trump meritasse di vincere. In realtà, “Autopsia” menziona la campagna di Trump solo incidentalmente, e i Russi in un’unica occasione. La loro analisi propone la spiegazione che Trump sia diventato presidente principalmente perché la campagna dei democratici è stata inetta, malaccorta, autocompiaciuta e lontana dalla percezione degli orientamenti presenti nel paese.

Molti dettagli del rapporto erano già noti, almeno in parte. Ma le prove presentate in “Autopsy” hanno una forza e una efficacia molto maggiori. La task force che ha preparato questo documento critico era guidata dal giornalista ed esperto di critica dei media Norman Solomon, delegato alle Conventions democratiche nel 2008 e 2016; Karen Bernal, responsabile del Coordinamento Progressista del Partito Democratico della California; Pia Gallegos, storica avvocato e attivista nella difesa dei diritti civili nel New Mexico; e Sam McCann, uno specialista in comunicazione di New York esperto in giustizia internazionale. Gli estensori non supportano nessun candidato per il 2020, anche se ovviamente sono simpatizzanti di Bernie Sanders e della sua radicale agenda di riforme. Il loro obiettivo è in realtà quello di provocare un’esplicita resa dei conti nel Partito Democratico, fra l’establishment Clinton-Obama e la base, ferita e delusa.

L’establisment ha i soldi e il controllo del governo; i militanti di base la rabbia e le loro convinzioni forti.

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