Riforme costituzionali tese relazioni governo-legislativo in Cile

Santiago del Cile, 18 nov. (Prensa Latina) La Commissione Costituzionale del Senato del Cile invierà oggi alla plenaria una riforma costituzionale per un secondo ritiro dei fondi pensione che mantiene sempre più tesi i rapporti con il governo.

Il giorno prima quella Commissione, che analizza la proposta già approvata a forte maggioranza alla Camera dei deputati, ha ascoltato il parere di rappresentanti di importanti organizzazioni dei lavoratori che chiedevano che l’iniziativa fosse approvata in tempi brevi e senza “scritte in piccolo”.

Al termine di quella seduta, il senatore socialista Alfonso de Urresti, presidente di quel gruppo, ha detto che questo mercoledì proseguirà il dibattito fino a quando la proposta non sarà completamente spedita, la cui approvazione il governo cerca di impedire con ogni mezzo.

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Il neoliberismo radicale è nato e morirà in Cile 07.11.2020 – Patricio Zamorano – Pressenza IPA

FONTE PRESSENZA.COM

 

In Bolivia un’ondata di indigeni che sostenevano la candidatura presidenziale di Luis Arce e David Choquehuanca ha sconfitto il principale candidato di destra, Carlos Mesa, per 20 punti, ripristinando la democrazia nel paese, nonostante il fatto che le forze di destra fossero sostenute dagli Stati Uniti e dall’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Pochi giorni dopo circa l’80% degli elettori cileni ha deciso con un referendum di rifondare la propria nazione con una nuova Costituzione. Questi eventi epocali rappresentano due vittorie gemelle per l’indipendenza latinoamericana, il rifiuto del neoliberismo radicale, il desiderio di riforme socio-economiche e l’insistenza sull’autodeterminazione dal basso.

Nel caso cileno, gli indicatori storici sono ovunque. In Bolivia, un’elezione democratica ha ripristinato il protagonismo politico dei leader indigeni dopo un colpo di Stato che ha cercato di invertire il “processo di cambiamento”. Si è trattato di un evento storico. Il risultato del plebiscito in Cile significa che, per la prima volta nella storia del paese, una Costituzione sarà redatta da rappresentanti eletti direttamente con voto popolare. I 155 delegati costituzionali che saranno eletti entro l’aprile del 2021 dovranno rappresentare l’ampia diversità delle organizzazioni di base, le opinioni politiche, i diritti settoriali e gli interessi legittimi dei gruppi al di là delle élite tradizionali. Domenica 25 ottobre centinaia di migliaia di cileni provenienti da tutte le parti dello spettro politico si sono riuniti nel centro di Santiago intorno all’attuale “Plaza de la Dignidad” (Piazza della Dignità) per festeggiare pacificamente, per tutta la notte, con musica, balli e canti di speranza. Con quasi 7,6 milioni di elettori, è la più grande affluenza alle urne dai tempi del ritorno della democrazia nel 1989.

Gradualmente l’idea di elaborare una nuova Costituzione ha guadagnato terreno tra le migliaia di partecipanti alle proteste spontanee di piazza. I manifestanti hanno subito una brutale repressione da parte della polizia che, tra migliaia di violazioni dei diritti umani, ha accecato centinaia di persone sparando proiettili di gomma.

Decenni di acuto deterioramento delle condizioni di vita nel cosiddetto “miracolo neoliberista dell’America Latina” hanno frantumato il racconto dell’establishment e avviato il processo che si è concretizzato in questo storico 25 ottobre.

Poiché l’origine bolivariana-chavista di questo movimento per riscrivere la Costituzione non piaceva all’establishment politico conservatore, nella versione finale del voto hanno modificato l’espressione “Assemblea Costituente” in “Convenzione Costituzionale”. Non importa. Il Cile, uno degli ultimi baluardi del neoliberismo radicale, ha finalmente risposto a quel desiderio di riforme di vasta portata che ha portato i popoli dell’Ecuador (2007), della Bolivia (2006) e del Venezuela (1999) a riscrivere le loro Costituzioni.

La fine dell’economia neoliberista

L’effetto simbolico e concreto più importante della decisione popolare di domenica è che il neoliberismo radicale è iniziato e finito in Cile, esattamente 40 anni dopo che la Costituzione del 1980 è stata forgiata sotto una dittatura che ha imposto un coprifuoco militare e una repressione diffusa. L’ultra nazionalista Pinochet scelse, ironia della sorte, un’ideologia straniera per inquadrare il suo regno del terrore. A Santiago vennero accolti i Chicago Boys, reclutati dai leader religiosi conservatori che davano il loro sostegno ideologico alla dittatura.

Le teorie di Milton Friedman furono poi applicate in Cile in un esperimento sociale incontrollato imposto dal governo militare: decine di migliaia di cileni furono torturati, scomparvero, vennero gettati nell’Oceano Pacifico con il ventre aperto, esiliati ed espulsi dai posti di governo. In questo contesto sanguinoso, l’ideologia neoliberista dei Chicago Boys venne infusa nella Costituzione, privatizzando aspetti fondamentali della vita dei cileni. Questa Costituzione ha insinuato i principi del profitto e dell’investimento di capitale in settori chiave e sensibili come l’istruzione, la sanità, le pensioni, la regolamentazione del lavoro e altre aree socialmente vitali dell’economia. Il contratto tra lo Stato e la cittadinanza è stato completamente privatizzato.

L’esperimento sociale continuò ad avere un impatto drammatico sulla vita dei cileni anche dopo la fine della dittatura di Pinochet, soprattutto a causa della lunga ombra della Costituzione del 1980. Il suo rigido meccanismo per gli emendamenti e la trappola elettorale creata dagli avvocati di destra e dai costituzionalisti conservatori richiedevano super maggioranze per allontanare il paese dal sistema creato dai Chicago Boys e da Pinochet. Ecco perché anche le cosiddette “amministrazioni socialiste” (Lagos e due mandati della Bachelet) sono state incapaci di realizzare una riforma significativa.

Il voto di domenica scorsa e le massicce proteste di piazza che hanno invaso il paese per diversi anni (gli studenti avevano guidato un’ondata di ampie mobilitazioni prima del 2019) hanno finalmente liberato la nazione da queste pastoie politiche.

 

 

 

Claudia Aranda

Il rifiuto di 40 anni di crudele neoliberismo in Cile non è una sorpresa. L’andamento macroeconomico apparentemente sano del paese non nasconde la realtà di ciò che la popolazione ha sopportato durante la dittatura e fino al presente. Oggi, metà della popolazione sopravvive con meno di 500 dollari al mese. Circa il 70% guadagna meno di 700 dollari.

Come ha riferito il COHA (Council on Hemispheric Affairs) qualche mese fa, circa la metà dei 9 milioni di lavoratori cileni [1] è indebitata [2]. Uno studio del giugno 2017 ha dimostrato che il 31% dei lavoratori indebitati ha un onere finanziario superiore al 40% del suo reddito e il 22% ha un onere finanziario superiore al 50%. Inoltre, il 43% dei debitori ha un reddito mensile inferiore a 500.000 pesos, equivalente a poco meno di 700 dollari secondo i tassi di cambio attuali [3]. È semplicemente impossibile sbarcare il lunario in tutta tranquillità.

I livelli di disuguaglianza di oggi sono difficili da credere. Il Cile è oggi uno degli esempi più drammatici di disuguaglianza sociale ed economica del pianeta:

Tutto porta alla disuguaglianza. Secondo un rapporto del 2019 della CEPAL (Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi), l’1% più ricco dei cileni detiene il 26% della ricchezza della nazione [4] e il Cile è al settimo posto tra i paesi più disuguali del pianeta, come riportato dalla Banca Mondiale nel 2018 [5].

Ora la sfida per i movimenti sociali progressisti in Cile è di assicurarsi che la nuova Convenzione Costituzionale non venga cooptata dai politici conservatori ricchi e dai loro benefattori corporativi. I loro candidati riempiranno i programmi televisivi e le pubblicità sui giornali. L’assemblea dei rappresentanti, che rifonderà il paese scrivendo una nuova Costituzione, deve essere all’altezza delle aspettative di tante generazioni di cileni che hanno cercato di creare un paese che protegga e si prenda cura di tutti i suoi abitanti, invece che di pochi privilegiati.

Il risultato del voto del 25 ottobre avrà senza dubbio deluso le forze favorevoli al mercato nelle Americhe. La “storia di successo” neoliberista non è andata come previsto. Ci vorranno anni perché il paese e la sua popolazione si riprendano dall’esperimento dei Chicago Boys, importato da quella terra lontana, gli Stati Uniti, politiche che nemmeno la più ardente nazione capitalista ha osato applicare in patria.

Speriamo che il Cile cessi presto di essere famoso come una delle nazioni più disuguali e venga riconosciuto come terra di equità, di pari opportunità e anche di pari diritti. Forse il sogno del presidente Salvador Allende, condiviso attraverso un drammatico messaggio radio dal Palazzo della Moneda mentre veniva consumato dalle fiamme dei bombardieri dell’Aeronautica Militare quel fatidico 11 settembre 1973, si avvererà finalmente 40 anni dopo il suo sacrificio: “Hanno il potere, potranno dominarci, ma i processi sociali non possono essere fermati né dal crimine né dalla forza (…) Ho fiducia nel Cile e nel suo destino (…) Molto presto si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore”.

Domenica 25 ottobre 2020, parte di quel sogno è diventata una realtà piena di speranza.

Patricio Zamorano è analista politico, accademico e co-direttore del COHA.

Jill Clark-Gollub e Fred Mills hanno collaborato come redattori di questo articolo.

[Tutte le foto, da Pressenza News Agency, licenza aperta]

Fonti:

[1] Banca Mondiale. https://datos.bancomundial.org/indicator/SL.TLF.TOTL.IN

[2] “Raggi X SBIF del debito in Cile”, https://www.sbif.cl/sbifweb/servlet/Noticia?indice=2.1&idContenido=11889

[3] “Raggi X SBIF del debito in Cile”, https://www.sbif.cl/sbifweb/servlet/Noticia?indice=2.1&idContenido=11889

[4] “Cepal descrive il Cile come un paese disuguale: L’1% concentra il 26,5% della ricchezza”, https://www.cnnchile.com/pais/cepal-describe-a-chile-como-un -país-desigual-un-1-concentra-el-265-de-la-riqueza_20190116 /

5] “Il Cile appare: questi sono i 10 paesi più disuguali del mondo”, https://www.biobiochile.cl/noticias/nacional/chile/2018/07/04/aparece-chile-estos-son-los- 10-paises-mas-desiguales-del-mundo.shtml

Una giornata storica in foto

Traduzione dall’inglese di Thomas Schmid

Revisione di Anna Polo

Rivolta in Cile: la vita contro il capitale Pierina Ferretti e Mia Dragnic 13 febbraio 2020

FONTE : VIEWPOINTMAG.COM CHE RINGRAZIAMO

“Non sono 30 pesos, sono 30 anni”

All’inizio di ottobre 2019, un aumento di $ 0,04 della tariffa della metropolitana è entrato in vigore nella città di Santiago. Pochi giorni dopo, gli studenti delle scuole superiori hanno iniziato a organizzare giorni di azione diretta, invitando le persone a sfuggire al pagamento del biglietto in segno di protesta contro le misure imposte dal governo. L’atto di saltare sui tornelli nelle stazioni della metropolitana si è diffuso rapidamente e le organizzazioni studentesche hanno richiesto un giorno di grande evasione venerdì 18 ottobre, con lo slogan “Evadi, non pagare, un’altra forma di lotta”. La popolazione ha risposto massicciamente alla chiamata e le proteste hanno avuto luogo nelle principali stazioni della metropolitana della città, che hanno incontrato una brutale repressione da parte dei Carabineros del Cile (una forza di polizia armata sotto il Ministero degli Interni) e la sospensione dei trasporti pubblici in diversi punti centrali della Santiago. Questa situazione ha portato al caos nelle ore di punta, mentre milioni di residenti stavano tornando a casa dal lavoro. Al calar della notte, la popolazione, indignata per l’azione della polizia e la reazione del governo, si riversò per le strade, sbattendo pentole e padelle. Le barricate salirono in tutta la città e nel giro di poche ore era iniziata la più grande rivolta sociale del paese, passando da una reazione all’aumento della tariffa a una sfida generale alle condizioni di vita imposte in più di quarant’anni di neoliberismo ortodosso .

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Santiago del Cile: una fotografia della città all’inizio di una nuova decade

 

FONTE PRESSENZA.COM 

08.01.2020 – Santiago de Chile – Redacción Chile

Quest’articolo è disponibile anche in: Spagnolo

Santiago del Cile: una fotografia della città all’inizio di una nuova decade
(Foto di La Agenda del Diablo)

Da Helodie Fazzalari

Ad oggi Santiago è come una bambina che da un giorno all’altro si è resa conto di essere diventata adulta”. Sono queste le parole che Pìa Figueroa, Co-Direttrice di Presenza, utilizza durante un nostro incontro, per descrivere ciò che è avvenuto in Cile negli ultimi mesi. Lo scorso 18 ottobre 2019, un rialzo di 30 pesos del prezzo del biglietto dei trasporti pubblici, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma dietro questa motivazione, apparentemente superficiale, si nascondono decenni si abusi di potere, disuguaglianze e ingiustizie sociali. Una dittatura in democrazia”, si legge in diversi striscioni affissi dai manifestanti sui muri della città. Oggi Santiago appare così, distrutta ed in ginocchio ma paradossalmente più forte degli anni in cui i cileni hanno dovuto forzatamente abbassare la testa. Questa bambina da un giorno all’altro, in maniera del tutto irrazionale si è resa conto di essere diventata adulta. Ha gettato uno ad uno tutti i giocattoli che non le servivano più, ed ha preso consapevolezza di quello che stava diventando e del fatto che aveva la possibilità di scegliere chi essere nel suo futuro.

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Cile, «tolleranza zero» e soda caustica contro i manifestanti

 

Pubblicato da Il Manifesto.it  il 24 dicembre 2019. Ringraziamo Il Manifesto

Autrice   Claudia Fanti

La rivolta contro Piñera. Virale il video del giovane schiacciato tra due blindati. «Mostro dell’Interno» sotto accusa. E al Congresso passa la trappola del «processo costituente» a misura di destra

La scena, ripresa in un video che ha fatto subito il giro del web, è tra le più brutali viste in oltre due mesi di proteste: un mezzo blindato che insegue un giovane e lo schiaccia, provocandogli una frattura al bacino, contro un altro blindato, prima di allontanarsi inseguito da migliaia di manifestanti inferociti.

È L’EFFETTO della «tolleranza zero» promessa dall’intendente della regione metropolitana Felipe Guevara nel caso di manifestazioni non autorizzate, come quella che si è svolta venerdì in Plaza de la Dignidad, come è stata ribattezzata Plaza Italia, il cuore della rivolta contro il governo Piñera. «Mio figlio Oscar – ha scritto su Twitter la madre, Marta Cortez – è stato brutalmente, intenzionalmente investito e schiacciato da due veicoli anti-sommossa. È vivo per miracolo. Questa barbarie avallata dal “mostro dell’Interno” e dallo Stato cileno deve finire».

Una barbarie di cui è emerso nei giorni scorsi un nuovo inquietante dettaglio: nell’acqua lanciata dagli idranti dei carabineros durante le proteste è stata rintracciata, secondo uno studio diffuso dal Movimiento Salud en Resistencia, la presenza di gas urticante e di soda caustica. E mentre nella piazza militarizzata alcune migliaia di manifestanti subivano la repressione di sempre, il Congresso, dando il via libera al «processo costituente», faceva nuove, e inutili, concessioni in vista del plebiscito del 26 aprile, quando il popolo cileno dovrà non solo esprimersi a favore o contro l’elaborazione di una nuova Carta costituzionale, ma anche scegliere l’organismo incaricato di redigerla: una Convenzione mista costituzionale (composta al 50% da rappresentanti eletti e per l’altra metà dagli attuali parlamentari) o una Convenzione costituzionale (interamente votata dal popolo).

COSÌ, NELLO SFORZO DI RENDERE più credibile quella che resta una colossale trappola – il criterio della maggioranza dei due terzi per l’approvazione di ogni singolo articolo della nuova Costituzione assicura alla destra un solido potere di veto -, i parlamentari hanno infine introdotto la parità di genere e le quote per i popoli originari e per i candidati indipendenti (eccessivamente penalizzati dall’attuale sistema elettorale) che erano state inizialmente escluse. Ma se l’obiettivo è quello ben noto di mantenere lo status quo e di porre fine alle proteste, il tentativo di gettare briciole alle forze scese in piazza pare stia dando già qualche frutto: per quanto lo scontento resti inalterato, con la tregua di fatto decisa dalla Mesa de Unidad Social le mobilitazioni sono venute man mano perdendo forza.

GRANDE È STATA invece l’affluenza alla consultazione non vincolante organizzata da 226 (su 345) municipi del paese sul tema della Costituzione: il 91% dei due milioni di cittadini che hanno partecipato alla votazione si è pronunciato a favore di una nuova Carta, di cui il 78% ha optato per la Convenzione costituzionale interamente votata dal popolo. Tra le principali priorità sociali indicate dagli elettori, l’aumento delle pensioni (con il conseguente innalzamento delle condizioni di vita degli anziani) è risultato al primo posto, seguito dal miglioramento della qualità della salute pubblica, dall’accesso a una buona educazione, dalla riduzione della disuguaglianza del reddito e dalla lotta all’impunità.

Cile. Le cifre dopo 31 giorni di mobilitazione

Il 18 ottobre, dopo aver saltato per alcuni giorni i tornelli della metropolitana per evitare di pagare la tariffa, gli studenti delle scuole superiori hanno raggiunto una speciale sintonia con la popolazione che ha scatenato continue proteste in tutto il paese, un fenomeno che è stato chiamato “Cile si è svegliato” o “la marcia della dignità”.

Ecco le cifre per l’anniversario di un mese, probabilmente il più intenso della nostra storia:

23 morti – 2.365 feriti curati negli ospedali (42 da proiettili, 45 da armi a pallini, 400 da armi da fuoco non identificate, 774 da pallettoni, 1.104 da colpi, gas e altro) – 258 persone ferite agli occhi.

22.957 Carabineros nelle caserme – 15.911 Carabineros sul campo – 28.908 membri in uniforme delle Forze Armate nelle strade – 51.000 membri delle Forze Armate nelle caserme.

4.317.076 manifestanti in tutto il paese, di cui 2.314.356 nella regione metropolitana*.

Il servizio fotografico è di Laura Feldguer, Riccardo Marinai e Claudia Aranda:

*fonte: papeldigital.latercera.com

Santiago Arde

Dall’Agenzia cilena lavaca.org riprendiamo questo articolo: 

 

 

 

 

Come è stata vissuta e cosa ha detto ieri la massiccia mobilitazione a La Moneda, a Santiago, in Cile, dove il clima si riscalda sempre di più. Un uomo morto in Concepción, ferito da pallini che indicano gli occhi, insegnanti e operatori sanitari repressi ma ancora avanzando. Cronaca urgente dalle strade in cui è scritto il futuro latinoamericano.

Di Maxi Goldschmidt di Santiago per lavaca.org

Master fioriere represse. Così inizia martedì nelle strade di Santiago, dove si è svolta un’altra marcia massiccia, questa volta a La Moneda.

L’odore del bruciore si sente forte su La Alameda Avenue: le manifestazioni di lunedì si sono concluse con più incendi commerciali rispetto ad altri giorni e in alcuni casi si sono persino diffuse negli edifici che dovevano essere evacuati. Il tempo per le strade si riscalda di più, mentre le risposte ufficiali sembrano solo aggiungere più combustibile al fuoco.

-Vai, capre, non indietreggiare: devi arrivare a La Moneda.

Il motto di martedì era quello di manifestare in quel luogo storico, ma spostarsi attraverso le strade circostanti non era facile: gli agenti di polizia hanno difeso l’edificio con benzina e spari. Più tardi, il direttore generale dei Carabineros, Mario Rozas, dirà che la sua forza non ha commesso errori in questi giorni e che è “molto contento del lavoro svolto”.

Ieri, tra le nuove decine di feriti c’era un funzionario del National Institute of Human Rights (NHRI), che ha ricevuto sette pallottole nel suo corpo. Secondo quell’agenzia statale, fino a ieri sera c’erano 1233 feriti che venivano curati negli ospedali. Di questi, almeno 140 soffrono di danni agli occhi.

“I primi giorni in cui i pacos hanno sparato alle gambe, ora indicano la testa e gli occhi”, è la testimonianza ripetuta da medici e infermieri nelle postazioni sanitarie autogestite che continuano a spuntare in tutta la città. Uno striscione mostra un paio di occhi infranti. Si chiede: “Quanti altri per  aprire i tuoi ?”

La salute del modello

E come, come e come è il weá? I pazienti muoiono e nessuno fa nulla.

La canzone viene ascoltata attraverso il centro di Santiago, nel mezzo di una processione di cinque blocchi afflitta da entrambi i dottori di tutti i colori. Scendono in Mac Giver Street, dal Ministero della Salute a La Alameda.

“È la prima volta che tutti i settori sanitari sono uniti: medici, infermieri, studenti”, afferma Leonor Palma, entrambi fioriti, 42 anni, 15 infermieri di emergenza. Porta un cartello: “Per i miei pazienti ricoverati in ospedale nei corridoi”.

– Sono venuto per loro, che trascorrono fino a cinque o sei giorni in attesa di un letto. Le persone che muoiono senza essere curate, e questo non è detto, perché è vietato filmare, fare foto o diffondere ciò che accade negli ospedali pubblici.

Fischi e un suono di percussioni diverso: oltre alle pentole, vengono aggiunti vassoi d’argento che di solito contengono bisturi e altri strumenti chirurgici. Un gruppo di dentisti li colpisce con tazze in acciaio inossidabile e secchi di metallo per fare impronte dentali.

-Se ricevo un prematuro e non ho spazio in ospedale, ho l’obbligo di indirizzarti a una clinica privata. E lo Stato preferisce pagare i premi piuttosto che guadagnare più posti letto o investire nella sanità pubblica. Gran parte della risorsa va al servizio privato.

Irene è una neonatologa, lavora 39 anni fa in un ospedale pubblico e fornisce un esempio pratico di ciò che, a pochi metri dietro la lunga roulotte, ha appena spiegato Sebastian Wendt. “Lo Stato sovvenziona le aziende anziché le persone. E quello che vale, paga dieci. Ciò si ottiene grazie della porta girevole.  Gli uomini d’affari diventano legislatori, votano le leggi e poi divengono direttori di società sanitarie private finanziate da accordi con lo Stato. Ecco come viene gestito il neoliberismo ”, afferma Sebastian, uno psicologo, 40 anni, con un grembiule bianco e un megafono in mano.

“Violento è chiamare un paziente per la chemio due mesi dopo la sua morte”, dice un altro dei manifesti il ​​cui slogan, con diversi esempi, si ripete lungo la marcia che avanza lungo una delle corsie di La Alameda verso Piazza italia.

Nell’altra corsia, a passo lento e curvo su un medico di 77 anni, grembiule bianco, mezzo secolo di lavoro in un ospedale pubblico. Si chiama Andrés, è tossicologo e dice: «Per la prima volta nella mia vita vedo che è possibile un profondo cambiamento nel sistema sanitario. Dobbiamo cogliere questo momento, perché ora può essere raggiunto ».

Daniela Miranda è una sociologa, 34 anni. Tutto intorno c’è fumo nero, odore di gas, camion dei pompieri che passano a tutta velocità. Sirene, urla. Salutate e lasciate fluttuare un’altra frase che come “assassini” e “Cile si sono svegliati”, è una delle più sentite in strada: «Le persone non sono disposte a tornare indietro nelle loro richieste. C’è paura, ovviamente, ma la paura più grande è un’altra. La paura di molti è che questo sia finito e che nulla cambi.

Oggi c’è uno sciopero nazionale e fin dall’inizio nuove manifestazioni, che si replicano in altre città. Una carovana è partita ieri sera da Valparaiso e intende raggiungere La Moneda oggi alle 20.

Il governo e i media, nel frattempo, insistono nel concentrarsi sulla violenza dei manifestanti.

Daniela è una di queste, armata di padella e cucchiaio di legno. E dice:

-Se non ora, quando ?


Cos’è l’Agenzia lavaca.org ?

lavaca.org  è la casa virtuale della nostra cooperativa. Abbiamo abitato la rete dall’aprile 2002, ma la nostra nascita è avvenuta il 19 e 20 dicembre 2001, per strada e gridando “Lasciateli andare tutti”. È nata la nostra prima nota, che distribuiamo per posta tra i nostri contatti e con il motto “anticopyright”. Oggi fa parte del libro  Grandi cronache giornalistiche , curato dal Fondo de Cultura Económica, insieme a testi di José Martí, John Reed, Elena Poniatowska, tra gli altri classici.

Da allora fino ad oggi,  Lavaca  intende generare strumenti, informazioni, collegamenti e conoscenze che migliorano l’autonomia delle persone e delle loro organizzazioni sociali.

Comprendiamo per autonomia:

  • Autogestione di progetti di vita personali e collettivi.
  • Il libero flusso di nuovi modi di pensare e di agire.
  • L’esercizio della libertà, inteso come una forma di potere sociale.

PROSEGUE SU LAVACA.ORG

 

 

Facebook ha oscurato una pagina che documenta la repressione in Cile

 

FONTE DINAMOPRESS

In queste ore i giornalisti della cooperativa argentina La Vaca – Mu sono in Cile per documentare la rivolta contro il presidente Piñera e la repressione dei militari

I giornalisti della cooperativa di Buenos Aires Lavaca – Mu, che conosciamo e con cui abbiamo condiviso la copertura degli incendi in Amazzonia, sono in queste ore in Cile per documentare la rivolta della popolazione e la durissima repressione dei militari.

Proprio adesso ci è arrivata la notizia che la loro pagina Facebook è stata oscurata. Traduciamo e rilanciamo il loro comunicato.

#MUINCILE: LA COPERTURA CHE FACEBOOK CENSURA

Facebook ha censurato la nostra pagina il giorno che coprivamo dal vivo la protesta di massa e pacifica contro le politiche del governo di Sebastián Piñera repressa dai carabinieri nelle strade di Santiago.

Pensiamo si tratti di un attentato in più alla libertà di espressione e di accesso all’informazione. Inoltre, è un attacco alla nostra possibilità di lavorare e di informare, a due giorni dal processo elettorale [in Argentina si terranno nel fine settimana le elezioni politiche, ndt].

Condividiamo le principali informazioni dI un’altra giornata segnata da una ribellione storica in Cile. Questa copertura è possibile soltanto grazie a voi, lettori e lettrici. Continuate a seguirci nella nostra pagina Instagram @mu.lavaca. Sul nostro account twitter: @lavactuitera. E sul nostro sito, con il materiale completo: www.lavaca.org.

Aiutateci a condividere.

Alcuni materiali di Lavaca – Mu dal Cile:

LA PRIMAVERA CHILENA: CRÓNICA URGENTE DESDE LA CRISIS DEL NEOLIBERALISMO

#MUEnChile: Volar hacia la revuelta

Tomás Hirsch: Cile, un sistema profondamente inumano

 

FONTE  PRESSENZA.COM

 

Il “modello cileno”, mostrato all’estero come il più grande successo del neoliberismo, presenta una realtà molto diversa per milioni di famiglie cilene,” ha affermato Tomás Hirsch, deputato del Partito Umanista Cileno (Frente Amplio), in un intervista con ALAI. Questo si esprime nell’aumento della disparità di reddito e della concentrazione della ricchezza e nell’indebitamento soffocante in cui affonda la maggioranza dei lavoratori. Infatti, “tutti gli indicatori ci pongono come uno dei paesi più diseguali nell’OCSE, con i tassi peggiori di istruzione, sanità, pensioni, qualità delle abitazioni, aree verdi per abitante …”, aggiunge.

Questo “sistema profondamente inumano” non dà priorità alla qualità della vita. Di seguito, uno scambio sulle linee guida politiche del governo cileno, che mettono in discussione la sua qualità morale per poter criticare il Venezuela.

Deputato, il giudizio critico del Presidente Sebastián Piñera sul governo costituzionale di Nicolás Maduro in Venezuela è conosciuto, per quanto riguarda l’attacco da parte del gruppo di Lima e dell’OAS contro la Rivoluzione Boliviana. Vorremmo rivedere alcuni aspetti del vostro paese per verificare la coerenza nell’atteggiamento del governo cileno.

La posizione del presidente Piñera è di un’incoerenza che rasenta il surrealismo politico. Il Cile dev’essere l’unico paese al mondo che, 29 anni dopo la fine della dittatura, ha ancora una Costituzione generata durante la dittatura, scritta da un piccolo gruppo di uomini di estrema destra senza dibattito, “votata” senza registri elettorali, progettata per perpetuare un sistema profondamente antidemocratico. Tranne qualche piccolo aggiustamento, rimane la stessa che manteneva al potere il dittatore Augusto Pinochet. Per quasi 20 anni abbiamo avuto senatori selezionati puntando il dito e un sistema elettorale totalmente truccato. E poi vogliamo dare lezioni sulla democrazia?

Il Cile, pur vantandosi a livello internazionale del suo supposto successo economico, ha una delle peggiori distribuzioni di reddito del pianeta, con un salario minimo vergognoso che non è sufficiente per la sussistenza del milione di lavoratori che lo ricevono. E intendiamo dare lezioni sui diritti sociali? Il sistema pensionistico cileno, anch’esso creato in regime di dittatura e mantenuto dal potere degli affari sul mondo politico, fornisce pensioni misere, vicine al 25% del salario percepito al momento del pensionamento. È una vera e propria violazione dei diritti umani degli anziani. Allo stesso tempo, sanità e istruzione sono imprese e non diritti, definiti dallo stesso presidente come beni di consumo.

Il Cile è l’unico paese al mondo in cui l’acqua è privata al 100%. Le risorse di pesca sono state consegnate in forma perpetua dal primo governo di Piñera  a 7 famiglie, attraverso una legge che è stata pubblicamente riconosciuta come corrotta, approvata con tangenti a ministri e parlamentari. Rame, litio, foreste, energia, tutto, assolutamente tutto, è stato denazionalizzato e consegnato alle multinazionali, che ovviamente parlano molto bene del nostro paese.

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Elezioni in Cile: nuovi scenari istituzionali?

FONTE PRESSENZA.COM

04.12.2017 – Michela Giovannini Unimondo

Elezioni in Cile: nuovi scenari istituzionali?
(Foto di Elciudadano)

Domenica 19 novembre si è svolto in Cile il primo turno delle elezioni presidenziali, in concomitanza con le elezioni per il rinnovo del parlamento. Sebastián Piñera, l’ex presidente imprenditore milionario che aveva retto le sorti del paese dal 2010 al 2014, era dato come vincitore secondo i sondaggi. Alla fine è stato sì il candidato più votato, ma è riuscito a racimolare un magro 26,6% dei voti, quando i sondaggi gli davano almeno 18 punti percentuali in più. Il fatto dei sondaggi poco attendibili ha fatto scattare numerose polemiche, dirette principalmente verso il CEP, Centro di Studi Pubblici, think tank fondato in piena dittatura e tradizionalmente legato agli ambienti di destra.

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Cile: quello che è rimasto dalle elezioni

FONTE PRESSENZA.COM

22.11.2017 Rodolfo Schmal

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Cile: quello che è rimasto dalle elezioni
(Foto di Agencia UNO)

I risultati delle elezioni presidenziali e parlamentari cilene sorprendono anche se non dovrebbero. Ormai da tempo i sondaggi non sono più strumenti affidabili, per via della crescente astensione, dell’alto numero di indecisi man mano che si avvicinano le elezioni e della loro manipolazione da parte dei poteri di fatto.

L’astensione e l’indecisione sono dovute essenzialmente alla depoliticizzazione che si sta vivendo, in cui pare che la vita dei cittadini segua un percorso diverso dalla politica. Come se la politica non influenzasse le nostre vite, la direzione presa dalla nazione, come se non avesse importanza chi sono le nostre autorità. Ormai un’elezione non si basa su ideali o un’immagine di futuro, ma su quanto sia conosciuta una  persona. Si spiega così l’esplosione di candidati provenienti dal mondo dello spettacolo, molti dei quali sono stati eletti.

E’ la banalizzazione della politica. Dopo il cibo e i film spazzatura, adesso c’è anche una politica spazzatura, con una grande quantità di politici tutti uguali.

Il rischio che corriamo, come diceva a suo tempo Platone, è che disinteressandoci della politica finiremo per essere governati dagli uomini peggiori.

D’altra parte i sondaggi si sono rivelati sbagliati. Davano per vincitore Piñera, molto al di sopra del 40% e assegnavano alla candidata del Frente Amplio, Beatriz Sánchez, una tendenza in calo che l’attestava più o meno intorno al 10%. A partire dai sondaggi e in collusione con i mezzi di comunicazione di massa, si è fabbricato uno scenario del secondo turno con Piñera contro Guillier, pensando a una distanza di oltre 20 punti tra di loro. Tuttavia i cittadini, o almeno molti di quelli che hanno votato, non si sono lasciati influenzare dai sondaggi e hanno smentito le previsioni.

In termini di aspettative, Piñera è stato sconfitto perché non ha ottenuto il risultato sperato e ora dovrà fare i salti mortali per arrivare al 50% e vincere al secondo turno. I voti di Kast non gli basteranno. Dovrà muoversi verso l’estrema destra e verso il centro, una specie di missione impossibile.

Dall’altra parte Guillier non può presentarsi come trionfatore, visto che è arrivato secondo, ma i risultati gli  permettono di vedere la luce alla fine del tunnel: la distanza da Piñera infatti non è grande come si pensava e c’è tutta una parte del Frente Amplio da conquistare, che non vuole Piñera presidente. Neanche per lui sarà facile, però. Non potrà avere intenzioni occulte.

Il 20% del Frente Amplio permette ai suoi dirigenti si collocarsi in una posizione alla pari con Guillier e i suoi. Queste conversazioni andranno fatte davanti al paese, riguardo a pochi temi specifici su cui si potrebbero stringere accordi chiari.

In ogni caso il nostro dramma è che abbiamo un paese diviso politicamente in due parti quasi uguali, con alcuni che vogliono mantenere il modello neoliberista individualista e competitivo in tutte le sue espressioni e altri che lo vogliono sostituire in modo radicale con un modello basato sulla solidarietà. Una metà lievemente superiore, corrispondente circa al 55% , aspira a quest’ultimo modello.

Finora si è tentato senza successo di rompere questa semi parità. Per farlo sarebbe necessario un grande accordo nazionale che abbia come punti centrali l’istruzione, la sanità e le pensioni, da considerare un bene pubblico e non privato. Questo comporterebbe un grande sforzo nazionale per assicurare educazione e cure sanitarie gratuite e di buon livello e farla finita con i fondi pensione come sono concepiti attualmente.

 

Tomás Hirsch: “Il cambiamento non si può costruire da soli”

fonte : Pressenza.com

18.11.2017 – Redacción Chile

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Tomás Hirsch: “Il cambiamento non si può costruire da soli”
(Foto di Domenico Musella)

Tomás Hirsch, candidato a deputato per il Partito Umanista cileno all’interno del Frente Ámplio, spiega in questa intervista – il cui video appare più sotto – come sia possibile e necessario lavorare con altri per andare costruendo una società degna dell’essere umano, senza che questo significhi perdere un profilo umanista.

Tomás, siamo arrivati all’ultimo giorno di una lunga campagna. Il Partito Umanista ha presentato molti candidati – e speriamo che tu arrivi in Parlamento – all’interno di una realtà più amplia, che si chiama appunto Frente Amplio. Vorremmo sapere come fa il Partito Umanista cileno a lavorare sempre con altre forze politiche senza perdere il suo profilo e le sue proposte.

Qui in Cile noi umanisti siamo convinti di tre cose. La prima è che abbiamo una buona proposta, che l’Umanesimo è buono e che è importante che si sviluppi, perché abbiamo un grande contributo da dare. La seconda, molto in sintesi, è che non possiamo fare quello che vogliamo da soli, ma dobbiamo farlo con altri. Altri che hanno le stesse convinzioni e gli stessi ideali, anche se provengono da correnti diverse: dal socialismo, dal marxismo, dall’ambientalismo, dall’ecologismo, dal femminismo, dai movimenti indigeni… insomma, da molti ambiti differenti, dove c’è la gente necessaria per questa costruzione. Nessuno può farcela da solo. Non c’è via d’uscita restando da soli. Per noi questo è un tema molto profondo. E la terza cosa, simile alla seconda, è che c’è gente buona da molte parti.

Con queste tre convinzioni, da quando siamo nati come partito politico abbiamo sempre cercato di lavorare con altri. Non saremmo riusciti a uscire dalla dittatura da soli. Poi abbiamo partecipato alla Concertación e ce ne siamo andati quando ha preso un’altra direzione. Siamo stati tra i fondatori di Juntos Podemos e oggi stiamo nel Frente Amplio, che abbiamo contribuito a formare. Come si fa a non perdere profilo? Buona domanda. E’ un po’ come chiedere al millepiedi come cammina…

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