Romano Prodi su Il Messaggero rifletteSul fallimento a Davos: più disoccupazione e disuguaglianza se il mondo rimane in mano ai big di Internet”. Silenzio a Davos.  L’iniquità del mercato se dilagano i big del web. Il compito che erano chiamati a svolgere a Davos i grandi della terra era quello di costruire un futuro condiviso in un mondo fratturato. Un compito nobile, la cui urgenza era sottolineata dalla contemporanea presentazione del rapporto Oxfam sulle disparità.

Rapporto in cui si legge che l’1% della popolazione mondiale controlla oltre la metà della ricchezza dell’intero pianeta e, soprattutto, che questo 1% ha incamerato l’82% della ricchezzacreata nello scorso anno. Lo stesso rapporto insiste sul fatto che a “coloro che cuciono i nostri vestiti, producono il nostro cibo quotidiano  e assemblano i nostri telefoni” è andata una parte trascurabile della ricchezza da loro stessi prodotta. (…)

Sul sito romanoprodi.it, nei giorni precedenti a Davos, è stato pubblicato un articolo in risposta all’articolo di Rita Querzè su Il Corriere della Sera del 24 gennaio 2018 in cui si legge:Oggi in Europa (a 28) si spendono 170 miliardi di euro l’ anno per tre fondamentali capitoli di spesa: educazione continua, salute e cura, alloggi con canoni accessibili. Il problema è che questi 170 miliardi non bastano a soddisfare i bisogni dei cittadini. Lo stato sociale arranca (non solo in Italia). Il risultato è che per questi tre capitoli di spesa mancano all’ appello altri 150 miliardi. Dove trovare questi soldi? …).

In allegatoIl Piano Prodi per l’investimento in infrastrutture sociali”. Alla domanda di Quarzè risponde il «Piano Prodi» per l’ investimento in infrastrutture sociali. Tutto è partito un anno fa, quando l’ Elti – l’ Associazione europea degli investitori di lungo termine di cui per l’ Italia fa parte la Cdp – ha chiesto al «professore» di presiedere una task force con un compito ambizioso: delineare i bisogni sociali insoddisfatti dell’ Europa e indicare una via per la loro soddisfazione. Ieri lo studio è stato presentato a Bruxelles. La stima dei fondi mancanti sarebbe di per sé frustrante se non venisse indicato il modo per reperire queste risorse. E la via sta nella finanza a impatto sociale. In grado di mettere insieme fondi pubblici con risorse private. Dando però a queste ultime una remunerazione di mercato proporzionata al rischio. (…)

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