F35 e TAP, la democrazia delle multinazionali

Fonte Sbilanciamoci 
Francesco Ciafaloni

17 luglio 2017 | Sezione: Alter, Italie, Società
Anche se ci illudiamo di essere un paese democratico tra paesi democratici subiamo gli effetti di decisioni importanti, prese non tanto da istituzioni politiche sovranazionali quanto da grandi aziende multinazionali

Anche se ci illudiamo di essere un paese democratico tra paesi democratici (in Occidente almeno), mentre polemizziamo e ci dividiamo su temi di bandiera, subiamo gli effetti di decisioni importanti, prese non tanto da istituzioni politiche sovranazionali, come l’Unione Europea, quanto da grandi aziende multinazionali. Di queste decisioni ci rendiamo conto solo quando sono già realizzate e ci colpiscono direttamente. Tra le aziende multinazionali che decidono per noi ce ne sono alcune, poche, della cui proprietà fanno parte anche capitalisti italiani o il governo italiano, come la Fca, già Fiat, o l’Eni e l’Enel, che sono state Enti nazionali, per gli idrocarburi e per l’energia elettrica, ma in cui il peso dello Stato italiano e dei lavoratori italiani è drasticamente diminuito. Le più importanti hanno il baricentro negli Stati Uniti o nelle potenze economiche, politiche e militari maggiori. La composizione della proprietà, però, cambia poco il modo di funzionare. Quando intorno ad un progetto si raccoglie una massa sufficiente di soldi e di potere, si avvia un processo di cooptazione, organizzazione, pubblicità – talora, ma non sempre, immagino, corruzione – che coinvolge l’opinione pubblica e trasforma una scelta arbitraria, talora dannosa, persino criminale in qualche sua parte, in una necessità oggettiva.

Due casi recenti di contestazioni in ritardo, considerate irrealistiche e provinciali (not in my backyard) dalla grande stampa, guardate un po’ da vicino, possono consentire di aggiungere qualche dettaglio alla considerazione generale.

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