Renzi e la metafora del cuculo ….

“Il cuculo non fa il nido. Non ne ha bisogno, dato che approfitta di quello degli altri. La femmina dopo aver scelto una covata, preferendo quelle dei passeracei, butta fuori un uovo e vi depone il suo, seguendo un perfetto copione. E’ un esempio di parassitismo assassino, dal momento che anche il cuculo appena nato, per non avere concorrenti, butta fuori dal nido i fratellastri, figli della madre adottiva che lo ha inconsapevolmente ospitato.” ( fonte )

La metafora del cuculo è sovrapponibile a quanto è successo nel PD, dalla fondazione del Lingotto in poi.
Posso testimoniare che in tempi non sospetti, ben prima della resistibile ascesa del Renzi, già si avvertiva nell’aria la reciproca antipatia tra provenienti dalle fila del vecchio Pci e i nuovi margheritini… Per cultura sacrificale i provenienti più vecchi dal Pci invitavano alla pazienza, a fare trascorrere i tempi necessari per la “fusione” di due culture che si erano combattute per anni…
Il “cuculo” Renzi e il suo cerchio magico erano già all’opera per disseminare di uova i “nidi” della Toscana fino al “nido” centrale del PD.

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Contro le case farmaceutiche o contro la scienza? Cosa fa la sinistra?

vaccini

 

FONTE SINISTRA.CH  CHE RINGRAZIAMO

in Editoriali/Opinione di

In questi giorni si sta molto dibattendo nella vicina Italia – e conseguentemente in parte anche in Ticino – sulle vaccinazioni, a seguito del decreto ministeriale relativo all’obbligo delle stesse. Si tratta di una decisione provocata dal calo della copertura vaccinale, dovuta a chi irresponsabilmente – preso da complottismi vari – arriva a giocare con la salute dei bambini. Premetto che non è mia intenzione analizzare il caso specifico italiano, ma piuttosto partire da lì per generalizzare il discorso.

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Il governo turco mette in vendita le proprietà e le licenze di trasmissione di 8 gruppi editoriali messi sotto sequestro dopo il fallito golpe del luglio sorso

FONTE PRIMAONLINE CHE RINGRAZIAMO

Il governo turco mette all’asta le proprietà di 8 tra i gruppi editoriali posti sotto sequestro nelle settimane successive al fallito colpo di stato del luglio 2016. Stando a quanto segnala lo Stockholm Center for freedom – che riprende un comunicato del Savings Deposit Insurance Fund (TMSF), fondo di garanzia del sistema bancario del paese – la vendita riguarda i beni di Can Erzincan, Barış e Ört TV stations, comprese le loro licenze di broadcasting, ma anche Nazar, Yerel Bakış, Turgutlu Havadis, Taraf newspapers e Özgür Radio.

segue su fonte PRIMAONLINE

E’ uscito il numero 92 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n92-s.pdf

In questo numero:

Nuovi voucher: la truffa e l’inganno
di Maurizio Landini

Populismo d’establishment: Renzi non è Macron
di Carlo Formenti

Il papa: abbassare l’età pensionabile, il sindacato torni a rappresentare gli esclusi
di Gabriele Polo

Le contraddizioni del reddito di cittadinanza
di Giovanni Mazzetti

Cinquant’anni di bugie sull’occupazione israeliana
di Gideon Levy

Buona lettura e diffondete!

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PROSSIME INIZIATIVE DI PUNTO ROSSO
http://www.puntorosso.it/iniziative.html

Il numero dei migranti (che non sono numeri) da Unimondo.org

FONTE UNIMONDO

Foto: UNHCR

Perché usare dati e statistiche quando si scrive di migranti e rifugiati? Perché i numeri aiutano 1) a “pulire” l’informazione dalle scorie di pregiudizi e luoghi comuni; 2) a certificare e a fondare meglio le argomentazioni; 3) a verificare affermazioni discutibili (fact cheking). È questa la sollecitazione dell’Associazione Carta di Roma, fondata nel dicembre 2011 per dare attuazione all’omonimo protocollo per un’informazione corretta sui temi dell’immigrazione siglato dall’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione della Stampa Italiana nel giugno 2008.

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I denti di #Farinetti e il sorriso di Marta Fana – di Alberto Prunetti

UN ARTICOLO DI ALBERTO PRUNETTI

Farinetti e Marta

di Alberto Prunetti

Non guardo quasi mai la televisione e ci ho messo almeno un giorno per vedere il finto duello, con colpi telefonati, tra Porro e Farinetti, con l’irruzione – questa vera e tagliente – di Marta Fana, ricercatrice di economia a Scienze politiche a Parigi, che affonda accuse al padrone di Eataly. Accuse già comparse su libri, articoli e volantini sindacali, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di scagliargli contro in diretta televisiva: sottomansionamenti, formazione pagata dai fondi europei e altre furbate a tutele decrescenti.

 

Com’è andata potete vederlo qui sotto. Porro ha dovuto ammettere che in realtà di fronte a una critica vera tocca prendere le parti di Farinetti mentre la conduttrice dava l’impressione di voler arginare un torrente che rifiutava di stare nelle briglie di contenimento.


E poi il miracolo: mentre Marta parla, il sorriso di Farinetti si spenge. Il sorriso hungry and foolish si irrigidisce in una smorfia e gli occhi del padrone si fanno piccoli. Farinetti capisce che stavolta non c’è il solito tappeto rosso steso dalla Langa fino allo studio televisivo. E non trova altra via d’uscita che la minaccia, l’uso della querela per imbavagliare l’incauta ricercatrice che continua a snocciolare cifre e fatti. Cifre che parlano di diritti violati, di tutele ridotte, di operai sfruttati.

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Da Olivetti al capitalismo delle piattaforme

Lelio Demichelis

C’era una volta , in un tempo che oggi sembra lontano lontano, un capitalista (e un capitalismo) dal volto umano e soprattutto umanistico. E che, diversamente dai neoliberali di oggi, non voleva trasformare la società in mercato, la vita in concorrenza di tutti contro tutti e ciascuno in mero imprenditore di se stesso. Un capitalista che certo aveva come suo baricentro l’impresa, ma un’impresa che si poneva al servizio della comunità e degli uomini e che voleva perfino democratizzare se stessa conferendo ai lavoratori e alle istituzioni del territorio la proprietà o la partecipazione alla gestione dell’impresa stessa. Un capitalista diventato per alcuni un mito e in parte certamente lo era (in verità i miti sono sempre pericolosi perché raccontano una verità che non sempre è la verità). Un mito, allora e forse, di nome Adriano Olivetti. Su cui torniamo grazie a un libro scritto da Alberto Saibene – L’Italia di Adriano Olivetti – diviso sapientemente tra storia d’impresa e storia culturale, tra biografia personale e biografia della nazione di quegli anni.

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E’ uscito il numero 91 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n91-s.pdf

In questo numero:

Fare la sinistra, non solo per prendere i voti… per sopravvivere e rigenerarsi
di Roberto Mapelli

Dal Brancaccio inizia un nuovo percorso, non ancora un partito
di Luciana Castellina

D’Alema: «A sinistra è vietata la rottura, per tutti noi è l’ultima chiamata»
di Daniela Preziosi

Una sinistra che non c’è ancora, fondata sulla attuazione della Costituzione
Parla Anna Falcone, dopo l’assemblea del Brancaccio.

Buona lettura e diffondete!

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PROSSIME INIZIATIVE DI PUNTO ROSSO
http://www.puntorosso.it/iniziative.html

Grenfell exposes the true face of deregulation

fonte STRONGERUNIONS-.ORG

21 Jun 2017, By

I think it is important that we do not rush to conclusions over the catastrophic fire at Grenfell Tower that has killed so many people in West London. The priority must be supporting residents who have lost their homes and comforting those who have lost loved ones. Many of those who lived, and died, in the block were union members and trade unions have already been active around supporting those members, or their families.

However, regardless of the outcome of any enquiry, it is clear that we cannot see Grenfell Tower as a “one-off” disaster but as something that is much more symptomatic of the society we live in and the value that it places on human life, especially the lives of the poor, the dispossessed and the vulnerable.

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Fattispecie di reato: la tortura di Armando Lancellotti

di Armando Lancellotti

FONTE CARMILLAONLINE

Marina Lalatta Costerbosa, Il silenzio della tortura. Contro un crimine estremo, DeriveApprodi, Roma, 2016, pp. 136, € 15,00

Tra pochi giorni, a fine giugno, la legge sull’introduzione del reato di tortura nell’ordinamento penale italiano arriverà a Montecitorio, per concludere, forse, l’iter di approvazione parlamentare. Si potrebbe pensare che stia per essere scritta una pagina positiva della storia legislativa e politica del nostro paese, ma la realtà delle cose è ben diversa e per almeno due grandi ordini di ragioni: innanzi tutto perché il ritardo con cui il codice penale italiano riconosce la fattispecie del reato di tortura è a dir poco epocale, visto che la stessa Italia ratificò la Convenzione internazionale contro la tortura (Onu, 1984) nel gennaio 1988, insomma una trentina di anni fa; in secondo luogo perché il testo approvato al Senato il 17 maggio scorso è talmente rabberciato e contraddittorio da tradire lo spirito stesso di una legge che dovrebbe in modo netto e senza equivoci riconoscere la tortura come fattispecie di reato e delle peggiori. Un “tradimento” che lo stesso Luigi Manconi, che nel maggio del 2013 aveva presentato il progetto di legge in qualità di presidente della commissione parlamentare sui diritti umani, non ha esitato a definire inaccettabile, avanzando le stesse critiche e perplessità espresse da associazioni quali Amnesty International ed Antigone o dalle vittime della tortura di Stato italiana e dai parenti delle stesse. Vittime, che nel paese dei fatti di Genova 2001, di Cucchi e di Aldrovandi tra gli altri, sono numerose e ancora in attesa (vana) che venga fatto un minimo di giustizia e venga loro restituita quella dignità di uomini e cittadini che è stata a loro negata dai violenti abusi di potere di uomini dello Stato, dell’arbitrio dei quali sono caduti in balia.

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Grenfell tower: una tragedia rivelatrice del neoliberismo criminale – di Salvatore Palidda

FONTE EFFIMERA

Grenfell tower: una tragedia rivelatrice del neoliberismo criminale – di Salvatore Palidda

Anche sul numero dei morti non hanno smesso di falsare l’informazione:  per giorni hanno detto che erano 15 o 17 poi 30. Tecnici e vigili del fuoco sono stati messi a tacere: sapevano da subito che i morti in quell’inferno sono stati oltre 100 e forse molti di più. Il governo e la sua capa, sig.ra May, hanno cercato di minimizzare la tragedia giustificando così la loro totale mancanza di pronto intervento e cercando così di nasconderne le cause. Tutti gli aspetti e le diverse immagini di tale tragedia, sin dall’inizio, meritano una particolare lettura perché sono assai rivelatori di cosa sono diventati Londra, il Regno Unito, più o meno al pari di altre città e paesi. In tutta questa terribile vicenda Victor Hugo potrebbe ritrovarci materia per riscrivere una versione “postmoderna” dell’L’uomo che ride. La becera indifferenza di una classe dominante ignobilmente avida, sempre più stupida e criminale che però è salvata dalla furba regina.

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Bruno Giorgini: La rivoluzione di Macron. Il mare degli astenuti. Il disastro della sinistra

Bruno Giorgini | 14 giugno 2017 | Comments (0)

FONTE INCHIESTAONLINE

 

La rivoluzione di Macron.

 

Dal punto di vista della presa del potere con le recenti elezioni politiche si è compiuta. Dopo il potere presidenziale, Macron ha ottenuto anche il potere legislativo assicurandosi una ampia maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale, il parlamento. Le forze che potevano prefigurare una opposizione significativa giacciono sbaragliate ai lati della strada che segna il percorso trionfale del neo Presidente della Republique. Il FN s’arrovella con un pugno di deputati possibili; i Repubblicani, che si volevano gli eredi di De Gaulle,  sono ridotti ben sotto il centinaio e paiono in piena depressione politico psicologica coi loro leader screditati che palesemente non contano nulla; i socialisti ripongono le gloriose bandiere negli armadi, apprestandosi a licenziare i loro funzionari e a cambiare sede, insomma smobilitano con qualche decina di deputati se va bene. Infine la sinistra sinistra di Mélenchon, la France Insoumise, dal 19% delle presidenziali  è tornata all’ 11% , il numero di consensi che l’estrema sinistra raccoglie ormai da un paio di decenni, punto più punto meno. Mentre il Parlamento viene invaso da  oltre quattrocento giovani leoni e leonesse dei REM, la Republique En Marche, il nuovo partito che fino a un anno fa non esisteva.

A spiegazione di un tale fulmineo successo, leggo e sento paragoni impropri con Renzi o Grillo, che non c’entrano nulla. Se Grillo è figlio della commedia dell’arte, mentre Renzi incarna alla perfezione il ganzismo toscano, Macron viene dritto dritto dall’illuminismo in versione cartesiana, e da intense frequentazioni filosofiche con Paul Ricoeur per un verso e di tecniche finanziarie con la Banca Rothschild per l’altro. Due maestri non di poco conto. Come spiega Toni Negri in  “Descartes Politico”, Cartesio fu il precursore dell’ideologia borghese rivoluzionaria, la “ragionevole ideologia”, mentre la commedia dell’arte rivoluzioni non ne ha mai prodotte nonostante la carica di rivolta e critica del potere che per esempio Dario Fo le attribuisce. Così Grillo sta rancoroso in panchina mentre i suoi si vestono da ragionieri col ditino alzato – Di Maio ne è il noioso prototipo, seppure Di Battista e Fico per dire un po’ si differenzino ma senza potere scantonare troppo se no il capo li sgrida – e Macron vola all’Eliseo scaravoltando l’intero sistema dei partiti. Non le istituzioni però, che almeno nelle forme la V Repubblica ancora vige sovrana. Per ora perchè il Presidente pare abbia l’intenzione di trasformare lo stato d’eccezione col suo corredo di superpoteri ai corpi di polizia e ai servizi di sicurezza, a detrimento dei diritti di libertà dei cittadini, da misura eccezionale appunto a permanente assetto costituzionale. Il che introduce il problema di che rivoluzione si tratti. Qualcuno riconoscendo la dinamica rivoluzionaria dell’ascesa macronista, ritiene però che, sull’onda della rivoluzione, avanzi al galoppo una ipotesi di restaurazione  quasi totalitaria del potere e del comando capitalista dentro le aziende sul lavoro – in linguaggio marxista: il comando del lavoro morto sul lavoro vivo – e nella società affermando  il dominio del capitale senza più alcuna autonomia politica economica civile dei cittadini, trasformati in pure appendici degli algoritmi che decidono e regolano i flussi finanziari. Gramsci docet: non sempre le rivoluzioni sono progressive. Al momento siamo agli inizi, anche se le cose procederanno svelte, ma la direzione ancora non è così netta e predeterminata. Personalmente mi fido dei vecchi amici, per esempio Dany il rosso, Daniel Cohn – Bendit che viene dritto dritto dal maggio francese, il quale dimostra stima e amicizia per Macron.

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E’ uscito il numero 90 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

E’ uscito il numero 90 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n90-s.pdf

In questo numero:

Soffiano in Italia e in altri paesi dell’Europa venti e venticelli nuovi e importanti
di Luigi Vinci

Il salto del Grillo nella pancia del neofascismo europeo
di Roberto Mapelli

Articolo Uno-Mdp sbarra la strada a Renzi (e alla sua idea di fare le primarie con Pisapia)
Enrico Rossi: “L’ex premier è un piazzista”.

Salario minimo e minijob in Germania
di Toralf Pusch, Hartmut Seifert

Buona lettura e diffondete!

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Perché formare un comitato tedesco per la libertà di Milagro Sala?

FONTE PRESSENZA.COM

11.06.2017 – Germania Evelyn Rottengatter

Quest’articolo è disponibile anche in: Tedesco

Perché formare un comitato tedesco per la libertà di Milagro Sala?

Nell’ambito della campagna internazionale che si impegna per la liberazione di Milagro Sala in Argentina, si è appena formato anche un comitato tedesco, che si aggiunge alla lista sempre crescente dei diversi comitati in tutto il mondo. Essi sono presenti oltre che in Argentina anche in Brasile, Perù, Messico, Canada, Italia, Spagna, Francia, Olanda e nel Regno Unito, e probabilmente anche in altri luoghi.

L’esigenza di questo comitato è dovuta in parte alle già note ragioni per le quali l’incarcerazione della deputata, che continua fino a oggi, va contestata e condannata. Tra queste ragioni ci sono l’arbitrarietà dell’arresto (confermato dal gruppo di lavoro ONU per l’arresto arbitrario) e anche il modo con cui si tenta di screditare e distruggere Sala e il movimento sociale Tupac Amaru, da lei stessa fondato. Ciò è avvenuto e continua ad avvenire ancora con delle imputazioni false, testimonianze comprate, intimidazione e repressione da parte delle forze di sicurezza statali.

Una vera e propria caccia alle streghe messa in atto dai media argentini e da una giustizia prevenuta, che non sembra proprio per nulla distanziarsi dalla scelta politica del governo neoliberale.

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Operai, trent’anni dopo di Sergio Sinigaglia

fonte ILMANIFESTOBOLOGNA

Cooperazionedi Sergio Sinigaglia

Nel febbraio del 1988 Gad Lerner, allora giovane, ma già affermato giornalista trentatreenne dell’Espresso, pubblicò con Feltrinelli “Operai”. Si trattava di un ricco reportage che, partendo dalla Fiat, ci accompagnava in un viaggio “dentro la classe che non c’è più”, come si poteva leggere nel sottotitolo. Un’indagine che andava “oltre l’universo metallico delle grandi fabbriche automobilistiche per raccontare la vita nei casermoni di periferia, le metamorfosi avvenute nei paesini meridionali degli emigranti (i nostri…ndr), gli operai divisi tra robot e lavoro contadino”, cioè i cosiddetti metalmezzadri, ben conosciuti per esempio nel fabrianese, dove esisteva un altro impero, molto più piccolo di quello di sua Maestà Gianni Agnelli, ma comunque significativo. Ovviamente ci riferiamo alla famiglia Merloni.

Eravamo nel pieno della restaurazione conservatrice. Tre anni prima un referendum aveva sancito la sconfitta di chi voleva abrogare il decreto di San Valentino, voluto dal governo Craxi, provvedimento che cancellava quattro punti della scala mobile. Una prima picconata ad uno strumento fondamentale di difesa delle retribuzioni. La consultazione vide una clamorosa e significativa sconfitta del PCI e delle altre forze della sinistra che volevano abrogare la norma. Una debacle emblematica dei tempi che si stavano vivendo e annunciando. Nel 1992 ci penserà il governo Amato ad abolire definitivamente la scala mobile, con il beneplacito delle organizzazioni sindacali.

Più di trent’anni dopo quei fatti e 29 anni di distanza dalla pubblicazione del libro, Gad ci ha proposto un altro viaggio nel mondo del lavoro, andato in onda in sei puntate su Rai tre. Il titolo sempre uguale “Operai”, ma il contesto proposto è alquanto modificato. In peggio.

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Punto e a Capo

di Alessandra Daniele che ringraziamo

FONTE CARMILLAONLINE

È ancora riconosciuto come capo. Nonostante l’età, è ancora lucidissimo, e in grado di dare ordini.
Giorgio Napolitano è intervenuto a condannare il patto per la legge elettorale, e subito un commando di franchi tiratori del PD ha fatto secco il Tedesco, cioè il disegno di legge concordato dal Cazzaro con le opposizioni.
È stato facile poi mettere la pistola fumante in mano al Movimento 5 Stelle, già incalzato dalle giustificate proteste della sua base, schifata dalla porcheria della quale stava per rendersi corresponsabile.
Un problema che la Lega non ha avuto.
Con tutta la loro rabbiosa intransigenza apparente, gli elettori della Lega sono in realtà fra i nasi più tappati d’Italia. Presunti moralizzatori che per anni si sono fatti andare bene Berlusconi. Presunti secessionisti che adesso si fanno andare bene il nazionalismo neofascista.
Gli basta un facile capro espiatorio, e digeriscono di tutto.
Stavolta però l’inciucio è saltato. L’esecuzione di Gentiloni è rinviata, Renzi è stato di nuovo sconfitto, e ha ricominciato a rimpiangere quel sistema maggioritario che in Gran Bretagna, dove l’elettorato s’è spostato a sinistra, produrrà invece un governo più a destra, dichiaratamente già “pronto a stracciare le leggi sui diritti umani”, tanto per provare la superiorità morale dell’Occidente.
L’anno scorso dopo la Brexit molti nello stesso Labour Party avevano cercato di silurare Jeremy Corbyn, con l’accusa di “non aver sostenuto il Remain con sufficiente convinzione”. Praticamente uno psicoreato.
Prima della trionfale rimonta di Corbyn, Theresa May aveva come il Cazzaro incautamente promesso di dimettersi, se avesse perso la maggioranza assoluta.
Prevedibilmente, neanche lei ha mantenuto la promessa, alleandosi con gli Unionisti Irlandesi per restare al potere.
Ognuno ha l’Alfano – o la Meloni – che si merita.
Arrogante quanto incapace come la May, Renzi ha fallito di nuovo, e s’è ridotto a corteggiare Pisapia dopo averlo sbeffeggiato, quando contava ancora sulla Grossolana Coalizione con Berlusconi.
Berlusconi però sta perdendo il suo potere demiurgico. Lo Zeitgeist è cambiato.
A Renzi non rimane che cercare di consolarsi cogli incerti ballottaggi comunali, guardando Macron che invece realizza il suo stesso sogno napoleonico. E rosicare.

Umberto Romagnoli: da Pomigliano ai Voucher

FONTE INCHIESTAONLINE.IT

Non è stato finora osservato che la lesione subita dalla Cgil coi suoi milioni di rappresentati (oltreché dalla democrazia tout court) è qualitativamente identica a quella subita nel 2010, a Pomigliano D’Arco, dalla Fiom con le sue migliaia di iscritti (oltreché dalla garanzia costituzionale della libertà sindacale). La differenza è solo di quantità: riguarda l’entità della sbrego che è stato prodotto.

Allora, la Fiom venne estromessa dalla Fiat per non aver sottoscritto un contratto sostanzialmente imposto e l’espulsione era apparentemente legittimata dalla formulazione letterale dell’art. 19 st. lav. nella versione modificata dall’esito di un (improvvido) referendum del 1995. Nella riformulazione uscita dalla urne, infatti, la norma-pivot della nostra legislazione di sostegno sindacale subordinava la titolarità dei diritti di attività sindacale nei luoghi di lavoro alla sottoscrizione del contratto collettivo applicato nell’unità produttiva. Per ristabilire la legalità la Fiom ha dovuto rivolgersi alla Corte costituzionale, la quale ne ha ordinato la riammissione nei luoghi di lavoro emanando una sentenza appartenente alla tipologia delle sentenze c.d. additive, che sono assai infrequenti nella sua giurisprudenza. Nel 2013, ha riscritto la norma; e ciò per evitare che il dissenso di un sindacato sia punito sacrificando la libertà dei lavoratori di scegliersi la rappresentanza sindacale che vogliono.

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La via della seta del XXI secolo: il discorso integrale di Xi Jinping

fonte SINISTRA.CH

Di seguito presentiamo il testo integrale del discorso del presidente cinese Xi Jinping alla cerimonia di apertura del Forum per la cooperazione internazionale della Belt and Road* nella sua versione italiana tradotta da Marco Pondrelli per il sito italiano Marx21.it.

Discorso di S.E. Xi Jinping, presidente della Repubblica popolare cinese alla Cerimonia di Apertura del Forum per la cooperazione internazionale della Belt and Road: 14 maggio 2017.

Distinti Capi di Stato e di governo,
capi delle organizzazioni internazionali,
Signore e signori,
Cari amici,

In questa bella stagione di inizio estate mentre ogni cosa vivente è piena di energia, desidero accogliere tutti voi, illustri ospiti, che rappresentate più di 100 paesi, in questo importante forum sulla Belt and road Iniziative BRI* che si svolge a Pechino. Questo è davvero un incontro di grandi menti. Nei prossimi due giorni spero che, impegnandoci in uno scambio di opinioni, contribuiremo a perseguire l’iniziativa BRI, il progetto del secolo di cui possano beneficiare le persone di tutto il mondo.

Signore e signori,
Cari amici,

pushpin marking on China mapOltre 2000 anni fa i nostri antenati percorsero vaste steppe e deserti aprendo il passaggio transcontinentale che collega Asia, Europa ed Africa, conosciuto oggi come la via della Seta. I nostri antenati, navigando in acque difficili, crearono rotte marittime per collegare l’Oriente con l’Occidente, la Via della seta marittima. Queste antiche rotte della seta aprirono rapporti amichevoli tra le nazioni, aggiungendo un capitolo splendido alla storia del progresso umano. Il millenario “braccialetto di seta in bronzo” esposto al Museo di Storia della Cina di Shaanxi ed il “relitto di Belitung” scoperto in Indonesia testimoniano questo emozionante periodo della storia.

Attraverso migliaia di chilometri ed anni le antiche vie della seta incarnano lo spirito della pace e della cooperazione, l’apertura e l’inclusione, l’apprendimento reciproco ed il reciproco vantaggio. Lo spirito della via della seta è diventato un grande patrimonio della civiltà umana.

-Pace e cooperazione. In Cina durante la dinastia Han intorno al 140 a.c. Zhang Qian, un emissario reale, lasciò Chang’an capitale della Dinastia Han. Viaggiò verso ovest per una missione di pace e aprì una via terrestre per collegare l’Oriente e l’Occidente, un’impresa audace conosciuta come il viaggio di Zhang Qian nelle regioni occidentali. Secoli dopo durante gli anni delle dinastie Tang, Song e Yuan, si espansero questi sentieri sia in terra che in mare. I grandi avventurieri tra cui Du Huan dalla Cina, Marco Polo dall’Italia e Ibn Battuta dal Marocco hanno lasciato le loro orme lungo queste antiche rotte. All’inizio del Quattrocento, Zheng He, il famoso navigatore cinese della dinastia Ming, fece sette viaggi verso i mari occidentali, un’impresa ricordata ancora oggi. Questi pionieri hanno guadagnato il loro posto nella storia e non come conquistatori, con le loro navi da guerra, con le armi o con le spade. Sono piuttosto ricordati come emissari amichevoli che condussero carovane di cammelli e navi a vela con i loro tesori. Generazione dopo generazione i viaggiatori della via della seta hanno costruito un ponte per la pace e la cooperazione est-ovest.

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IDENTIKIT AMERICANO NEL PAESE DEGLI HOMELESS

Identikit americano nel paese degli homeless

di SANDRO MEZZADRA.

La povertà ha assunto negli ultimi anni negli Stati Uniti dimensioni e caratteristiche per molti versi inedite. La figura del senza tetto, dell’homeless, le riassume nel modo più efficace, per quel che riguarda la sua crescita esponenziale, certo, ma anche per il tipo di visibilità che ha assunto in molte metropoli e per le relazioni che intrattiene con le istituzioni – a partire da quelle repressive sempre più presenti nella sua quotidianità

Quello degli homeless è ormai «un popolo nel popolo», scrive Elisabetta Grande nel suo Guai ai poveri. La faccia triste dell’America (edizioni Gruppo Abele, pp. 172, euro 14): non solo perché ha effettivamente assunto la consistenza quantitativa di un «popolo», ma anche nel senso che un insieme di dispositivi politici, giuridici e culturali – sapientemente orchestrati quantomeno a partire dalla prima presidenza di Ronald Reagan – ha finito per separare la figura inquietante e minacciosa del povero estremo dall’insieme della popolazione statunitense, scardinando le basi di quell’empatia che aveva pur caratterizzato altre fasi storiche, come il New Deal (nonostante la persistente discriminazione nei confronti degli afroamericani) e gli anni della «guerra alla povertà» di Lyndon Johnson.

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Riccardo Petrella: La tragedia della lotta al terrorismo

Riccardo Petrella: La tragedia della lotta al terrorismo

 

Quanto più gli Stati, soprattutto Usa e Ue, intensificano e ampliano le proprie azioni di guerra contro il terrorismo – in particolare di matrice islamica, jihadista – all’interno dei paesi considerati i focolai principali del terrorismo globale, più si assisterà alla distruzione di vite umane, alla devastazione economica e ambientale, senza neanche riuscire ad eliminare le cause del problema. Anzi, il contrario.

La tragedia si è consumata di nuovo durante il G7 a Taormina (26 e 27 maggio) in cui l’unico risultato di cui possono rallegrarsi i capi di Stato e di governo partecipanti è la “Dichiarazione comune sulla lotta contro il terrorismo”. Cosi, la prima ministra britannica May si è scapicollata a tornare nel suo paese per vendere come un gran successo la firma della dichiarazione. Gli attentati di Manchester e le elezioni politiche di giugno dettano le priorità. Dal canto suo, il guerrafondaio presidente americano Trump, ha riportato a casa non solo quella firma, ma anche numerosi contratti di vendita di armi all’Arabia Saudita, siglati il 21 maggio, per un valore di 110 miliardi di dollari. Secondo i firmatari, le costose armi sono assolutamente necessarie per aiutare l’Arabia saudita a sconfiggere il terrorismo nella regione e difendersi dalle “minacce” dell’Iran. Va tutto bene pure per gli altri capi di Stato e primi ministri europei, membri Nato, che hanno votato il 25 maggio a Bruxelles (ivi compreso il dittatore turco) per l’entrata della Nato nella “coalizione mondiale contro Daesh”, contravvenendo alle regole dello Statuto. Quante “iniziative” militari in soli cinque giorni! Ma tutto è permesso se fatto nel nome della lotta globale al terrorismo, per la “nostra” sicurezza.

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C’è puzza di “Renzusconi” di Loris Campetti

FONTE AREA7.CH

L’aveva giurato: se perdo il referendum torno a casa. Ha perso ma a casa è tornato solo per qualche ora, poi è nuovamente uscito e ha ripreso a dettare leggi e agende politiche. Matteo Renzi aveva due obiettivi: vincere le primarie del Pd e liberarsi di tutti i suoi oppositori e subito dopo buttare a mare il governo portaborse con l’ormai classico “Gentiloni stai sereno”, tornare alle urne e riprendere il comando della nave accendendo le luci a poppa e a prua. Sempre che le troppe luci non mandino a picco la nave come capitò al Titanic.

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Omicidi di stato sottaciuti dai media

Autore Franco Cavalli
fonte area7.ch
Recentemente sono stato per quasi due settimane in quattro paesi del Centro America e poi a Cuba. Su tutto ciò riferirò più ampiamente nel prossimo numero dei Quaderni del Forum Alternativo e nelle pubblicazioni dell’Associazione per l’aiuto medico al Centro America (Amca), dato che lo scopo principale del mio viaggio era appunto quello di visitare i progetti di questa associazione. Qui mi limito a raccontare soltanto una delle impressioni forti vissute durante questo viaggio.

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LE CONDIZIONI DEL LAVORO NELLE CATENE EUROPEE DI PRODUZIONE. IL CASO DELL’AUTOMOTIVE

Tansform Europa, Punto Rosso, Fondazione C. Sabattini e Fiom Lombardia
organizzano

LE CONDIZIONI DEL LAVORO NELLE CATENE EUROPEE DI PRODUZIONE.
IL CASO DELL’AUTOMOTIVE

Milano Venerdì 9 giugno ore 9,30 – 14
CGIL Lombardia, via Palmanova 22 (MM2 Udine)

Saluti: Aimilia Koukouma (Transform Europa), Alessandro Pagano (FIOM Lombardia), CGIL Lombardia

Introduzione: Matteo Gaddi (Punto Rosso/Fondazione Claudio Sabattini)

Intervengono:

Michele De Palma (Responsabile Nazionale Automotive FIOM)

Delegati di fabbriche automotive del territorio

Romain Descottes (CGT Francia)

Carlos Chicano Sanchez (CC.OO. Catalogna)

Stratos Kapetanios (Sindacato dell’Acciaio Grecia)

Krzysztof Laszczak (OPZZ Polonia)

Roland Kulke (Fondazione Rosa Luxemburg Germania)

Tibor Mesman (Magyar Szakszervezetek Orszagos Szovetsege Ungheria)

Conclusioni: Francesco Garibaldo (Direttore Fondazione Claudio Sabattini)

Lingue: Italiano – Inglese (traduzione simultanea)
info@puntorosso.itwww@puntorosso.it

E’ uscito il numero 89 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
http://www.puntorosso.it/uploads/1/7/0/3/17033228/lav21-sett-n89-s.pdf

In questo numero:

Il programma e una democrazia partecipata per riunire la sinistra
di Enrico Rossi

Il rischiatutto di Pisapia e la saggezza pragmatica
di Roberto Mapelli

Fare i conti col paese dell’ingiustizia
di Ciccio De Sellero

Buona lettura e diffondete!

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Arrestato il presidente di Amnesty International Turchia

 

 

 

fonte PRESSENZA.COM

Taner Kiliç, presidente di Amnesty International Turchia, è stato arrestato la mattina del 6 giugno, insieme ad altri 22 avvocati, nella città di Smirne. L’accusa, per tutti, è di aver avuto legami col movimento guidato da Fethullah Gülen, sospettato di aver ideato il fallito colpo di stato del luglio 2016.

Il fatto che la purga successiva al tentato colpo di stato abbia raggiunto persino il presidente di Amnesty International dimostra fino a che punto il governo turco sia arrivato. La storia di Taner Kiliç parla chiaro: è quella di un uomo che ha sempre difeso quelle libertà che le autorità di Ankara stanno cercando di annullare“, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International.

In assenza di ogni credibile e ammissibile prova del loro coinvolgimento in reati riconosciuti dal diritto internazionale, chiediamo alle autorità turche di rilasciare immediatamente Taner Kiliç e gli altri 22 avvocati e di annullare ogni accusa nei loro confronti“, ha aggiunto Shetty.

Ulteriori informazioni

Taner Kiliç ha fatto parte del direttivo di Amnesty International Turchia per vari periodi di tempo a partire dal 2002 ed è stato eletto presidente nel 2014. Nel corso di decenni di attività in favore dei diritti umani nell’ambito delle organizzazioni turche, si è sempre fatto riconoscere per l’incessante impegno in favore dei diritti umani.

L’arresto è avvenuto nella sua abitazione alle 6.30 del mattino, poco prima che si recasse al lavoro. Sia l’abitazione che lo studio sono stati perquisiti. Attualmente si trova in una stazione di polizia del quartiere di Yeşilyurt.

Al momento, l’arresto di Taner Kiliç non pare collegato all’azione di Amnesty International o avere per obiettivo l’associazione. Il mandato d’arresto fa riferimento a un’indagine su presunti membri della cosiddetta “Organizzazione terroristica di Fethullah Gülen”, ma non è neanche chiaro se Taner Kiliç sia sospettato di avere tali legami.

Alla Camera la conferenza sui diritti umani in Argentina

FONTE PRESSENZA.COM

07.06.2017 Dario Lo Scalzo

Alla Camera la conferenza sui diritti umani in Argentina
(Foto di Magalì Buj)

Martedì 6 giugno presso la sala stampa della Camera dei Deputati si è svolta la conferenza sullo stato dei diritti umani in Argentina.

A introdurre l’incontro la deputata Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista, Giovanna Martelli che partendo dalla difficile situazione che si vive in Argentina in materia di diritti umani ha poi posto l’accento sui preoccupanti scenari che si stanno disegnando anche nel resto del continente sudamericano. In tema di violazioni di diritti, infatti, oltre al caso argentino, la deputata ha fatto menzione della poco rassicurante attualità in Colombia e nel Venezuela.

“Le libertà fondamentali non vengono garantite nell’intera regione sudamericana” ha concluso Giovanna Martelli prima di cedere la parola a Federico Palumbo per l’occasione portavoce del Comitato per la liberazione di Milagro Sala.

“Sono 507 i giorni di detenzione arbitraria di Milagro Sala e delle altre compagne detenute a Jujuy” ha ricordato Palumbo che peraltro ha messo in luce come la vicenda Sala, considerata come eccezionale ed eclatante in un primo momento, abbia poi fatto emergere un quadro complessivo allarmante e oscuro. Sono innumerevoli le irregolarità, le violazioni di diritti e le persecuzioni che quotidianamente vengono subite dal popolo jujeño e da quello argentino sotto il governo di Gerardo Morales e sotto la presidenza di Mauricio Macri.

La conferma del brutto clima argentino viene data anche da Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International (AI) Italia, che rievocando l’ultimo rapporto annuale di AI sullo stato dei diritti umani si è soffermato sulle tematiche critiche e tuttora calde riguardanti l’Argentina. Noury ha così parlato dapprima di femminicidio, di trasgressione dei diritti dei popoli originari, di torture, citando in particolar modo quelle perpetrate nei commissariati di polizia per terminare rievocando lo scandaloso caso di Milagro Sala. Una vicenda seguita sin dall’inizio, portata avanti e denunciata da Amnesty International insieme a varie altre associazioni e che in conclusione ha partorito la richiesta di scarcerazione immediata da parte del Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulle detenzioni arbitrarie.

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La nave dei folli ricorda la politica italiana

di Gustavo Zagrebelsky su La Repubblica – 6 giugno 2017

GLI INTERESSI DI BOTTEGA

Chi sa perché si debba chiudere la legislatura qualche mese prima della normale scadenza e votare in autunno? Se ce lo chiediamo, non sappiamo rispondere. Se lo chiedessimo, non avremmo chiare risposte. Infatti, non ci sono ragioni evidenti e, in mancanza, la stragrande maggioranza dei cittadini interpellati è per la prosecuzione fino alla scadenza naturale: c’è un governo, ci sono leggi importanti da approvare definitivamente, ci sono scadenze legislative importantissime da rispettare in materia finanziaria, ci sono rischi per la tenuta dei conti pubblici, ci sono apprensioni per le conseguenze di possibili violazioni dei parametri europei di stabilità finanziaria, per non parlare dei rischi della speculazione internazionale.

Vorremmo una risposta che riguardi non gli interessi di questo o quel partito in Parlamento e nemmeno di tutti o della maggior parte dei partiti, ma il bene del nostro Paese, quello che si chiama il “bene comune”. Nel nostro sistema costituzionale, a differenza di altri, non è previsto l’auto-scioglimento deciso dai partiti per propri interessi o timori. La durata prefissata e normale della legislatura (cinque anni) è una garanzia di ordinato e stabile sviluppo della vita politica.

La “STABILITÀ” è stato il Leitmotiv invocato quando faceva comodo, anche quando si sono rese evidenti ragioni oggettive di scioglimento delle Camere, come dopo la dichiarazione d’incostituzionalità della legge elettorale, all’inizio dell’anno 2014.

Una risposta istituzionale non c’è. Ci sono anzi molta ipocrisia e reticenza che nascondono ragioni che sono, infatti, di mero interesse partitico. Da parte del maggior partito di maggioranza, il Partito democratico, si dice che votare in autunno o alla scadenza normale nella primavera dell’anno venturo non fa una grande differenza, ma poi si lavora forsennatamente a una legge elettorale nuova per andare al voto il più presto possibile.

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Bruno Giorgini : L’equazione del panico

Bruno Giorgini | 4 giugno 2017 | Comments (0)

 

Durante il Memorial Day del 1883  , il tacco di una donna si incastrò tra le assi dell’area pedonale sul Ponte di Brooklyn, appena inaugurato, e lei iniziò ad urlare. Le persone intorno, forse credendo che il ponte stesse per crollare, furono prese dal panico,  e nella ressa 12 persone persero la vita schiacciate sulle scale, mentre molte altri rimasero ferite.

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E’ uscito il numero 88 del Settimanale di Punto Rosso-Lavoro21

Lo potete scaricare qui:
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In questo numero:

È giunta l’ora di un processo democratico per il nuovo centrosinistra
di Enrico Rossi

A sinistra del Pd: una questione di pratiche
di Alessandro Giglioli

Scheda: Che cos’è il “sistema tedesco”

Bivio Europeo
di Luigi Vinci

Voucher: non basta cambiare nome
Volantino di Art1

Buona lettura e diffondete!

Su questa legge elettorale, che chiamano “tedesca”, c’è da porsi alcune domande e fare riflessioni che rivelano la sua vera natura incostituzionale e specchio dell’”italietta” partitocratica.

FONTE ESSEREASINISTRA 

di Simone ZAGAROLO

1) Cosa succede se i seggi eventualmente conquistati nella parte uninominale da partiti che in quella proporzionale non superano la soglia del 5%? Questi seggi se li spartiscono i maggiori partiti in Italia.

2) Vi è la possibilità di candidature indipendenti nei collegi uninominali, non legate a liste presenti nella quota proporzionale? Questione irrisolta.

3) La chiamano legge “alla tedesca”, ma in Germania le candidature nei collegi uninominali avviene, attraverso il voto segreto degli iscritti ai partiti riuniti collegio per collegio in assemblea. In Italia le stesse candidature vengono decise dai segretari di partito

4) In Germania vige l’istituto della sfiducia costruttiva. Insomma: non si può far cadere un governo se non ne è già pronto un altro.

5) Intanto in Italia viene confermata l’impossibilità del voto disgiunto tra uninominale e proporzionale.

6) Ogni candidato, a discrezione assoluta del segretario del partito (colui che ha il potere di convalida sulle candidature) potrà candidarsi in un collegio uninominale e, per sicurezza, come capolista in tre circoscrizioni nel listino proporzionale.

…di questioni ce ne sarebbero mille altre ancora.

Insomma, in questo “accrocchio”, di tedesco e di costituzionale c’è solo il fascino discreto.

El feliz mundo neoliberal La homogeneización de los criterios de normalidad, salud y enfermedad en función de intereses económicos y sociales

FONTE PAGINA12.AR.COM
La autora advierte que, al igual que en la novela de Huxley, el neoliberalismo instala el ideal de felicidad a través del disciplinamiento y plantea una sociedad medicalizada, fundada en un supuesto funcionamiento normal y regimentado que homogeneiza.
 

Un mundo feliz, la novela del escritor británico Aldous Huxley publicada en 1932, narra la realización de un experimento consistente en producir una organización social feliz a través de la medicalización y la hipnopedia. Quienes dirigen la investigación administran, calculan y controlan procedimientos químicos sobre cultivos humanos que se producen en botellas. Luego adoctrinan a través de la “hipnopedia”, método de manipulación basado en la repetición de frases cortas, que se graban en el cerebro de los niños al nacer y mientras se duerme, para que la gente crea ciertas “verdades”. Se fabricaba un narcótico llamado Soma, droga que se suministraba a los deprimidos para que se evadan de la realidad y “curar” sus penas. El Estado era el encargado del reparto de esta sustancia, una especie de elixir de la felicidad, a fin de controlar las emociones y mantener a las personas contentas, factor necesario para no poner en peligro la estabilidad de la Metrópolis (nombre de la ciudad).

Para el mejor funcionamiento del sistema los seres humanos se dividían en castas: Alfas, Betas, Gammas, Deltas y Epsilons. Los Alfas eran inteligentes, altos y musculosos; los Epsilons bajos, tontos y feos. Ese mundo decidió que los de las castas inferiores se cultivarían por lotes de copias exactas, continuando de por vida siendo tontos e inferiores, para lo cual se agregaban ciertas sustancias en el tubo de ensayo, condenando a estos seres inferiores a un destino “natural” e inamovible.

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